Bello abbronzato

Bello abbronzato
( Dedicato a tutti gli stabiesi anche se adottati )

San Catello

San Catello

Che bella giornata! Oggi è proprio una bella giornata! Il sole caldo si fa sentire sulle gote infreddolite dei bambini in festa. Luminoso per chi vuol vedere, distante dalla terra come a curarsi poco delle vicende umane, mentre è assiso fra timide nuvole, sornione, lancia uno sguardo verso la Cattedrale. Oggi è la festività del Santo Patrono, tutta la città sembra svegliarsi dai torpori dell’inverno, per salutare con lui la prima o l’ultima festa dell’anno dipende dai punti di vista.
Ho deciso! Oggi vado alla processione, senza macchina fotografica, senza telefonino, senza alcun elemento tecnologico che possa distrarmi. Voglio dedicare la mattinata alle “facce” della festa, ai suoni, ai colori, ai “rumori della festa” rumors li chiamano gli inglesi, e forse sarebbe il termine più esatto da adoperare.
La banda, meno colorata che d’estate, è sempre la stessa da qualche anno a questa parte, una strana giacca color caffélatte non si addice a mio avviso alla cerimonia, e svaluta la bellezza della biondina che suona l’ottavino, ma va bene lo stesso; il basso tuba protesta perché a furia di camminare e, sempre davanti al corteo, non è riuscito ancora a vedere la statua del Santo (è stabiese, nonostante il gruppo bandistico sia di Casola), ci tiene tanto.
In breve ci sono tutti, proprio tutti, almeno ad inizio processione: il Vescovo, persona saggia e di principio; il Sindaco, persona di principio anche lui; tanti sacerdoti; e buona parte delle congreghe cittadine, insomma l’intera Curia e l’intera rappresentanza politico-amministrativa della Città.
Il Santo è accompagnato! I portatori, come sempre fanno il loro dovere, ce n’è uno dai capelli lunghi che ancora non ha la divisa classica dei portatori, ma va bene lo stesso.
Il corteo di fedeli arriva alle porte del centro antico, via Bonito affida a via Caio Duilio: Santo e i fedeli tutti; mi pare di intravedere Giulio Golia delle Jene, ma va bene lo stesso.
I cantieri navali, con un sparutissima rappresentanza ad accogliere il Santo, danno il senso del dramma profondo che sta vivendo questa cittadina.
Un palco allestito per le autorità accoglie il Vescovo, Monsignor Felice Cece e il Primo Cittadino Senatore Luigi Bobbio.
Il primo, narra l’innocente stratagemma col quale convinse Papa Giovanni Paolo II a far visita alla Curia: – Santità a Castellammare ci sono i cantieri navali, e Sua Santità batté il pugno sul tavolo e disse a San Giuseppe sarà un’ottima occasione per festeggiare la giornata con i lavoratori di Stabia -.
Il secondo, (bello, abbronzato, elegante, chiuso nel suo cappotto blu, con gli occhiali da sole e la fascia tricolore, contornato da paggi, valletti e adulatori), generoso, mentre si concede a fotografi e cameraman, accorsi numerosi per l’occasione, tace!
Il Vescovo benedice tutti i presenti, anche me (che credetemi non lo merito proprio) e si va, il corteo riprende il suo lento incedere per via Brin. San Catello a vederlo da lontano, per l’effetto dei passi di chi lo sorregge, sembra ondeggiare, l’ondeggiamento all’altezza dell’ “ingresso operai” delle Vecchie Terme si ferma, il Santo e i portatori fanno una prima sosta.
L’ondeggiamento riprende, il Santo si muove. Si fermerà non si fermerà, se ne andrà, non se ne andrà? Ancora poco e lo sapremo.
La banda intona “Cinesina” del maestro compositore Angelo Lamanna di Gioia del Colle (chi volesse ascoltarla, si renderà conto che atmosfera migliore non si poteva creare), il Santo ondeggiante s’avanza, davanti alla chiesetta di Santa Fara, come sempre, si ferma! La banda, come a voler sottolineare il momento, si tace; i flash dei fotografi impazziti, si rincorrono sui palazzi, sulla gente, su un balcone, i cameraman cercano la migliore prospettiva, qualche agente in borghese chiede timidamente ad uno degli operatori di procurargli una copia dell’intera processione (un fedele, un appassionato[?], non saprei dirlo); da un balcone, un fotografo (alto, capelli moderatamente lunghi, baffi e pizzetto) più spigliato degli altri, riprende un uomo malato in carrozzina che attende con trepidazione il passaggio della processione.
Lui, ormai, già non c’è più, un mormorio inizia a circolare, le radioline trasmittenti degli addetti all’ordine, lanciano la notizia fino all’inizio del corteo; la banda riprende festosa a suonare. Bello, abbronzato, cercasi… Primo Cittadino.
Riporto il commento rubato al volo ad uno sconosciuto: -‘N’atu poco e po’ fernesce ‘sta storia (non so riferire se tal signore alludesse alle drammatiche profezie dei Maya per il 2012, o ad una previsione tutta sua che non so interpretare).

Corrado di Martino.

 

P.S.: alla fine il Vescovo, uomo saggio e di principio, dalle gradinate della Cattedrale ringrazia tutti i fedeli e i portatori; senza i quali la processione non si potrebbe fare. Paggi, valletti e adulatori, dai balconi di Palazzo Farnese, malinconici guardano il Santo rientrare in Cattedrale.Sarò grato a quanti mi leggeranno, se non coloriranno politicamente questo breve articoletto. Oddio, ho le mie idee politiche, ma faccio di tutto per evitare che adombrino i miei pensieri.

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