capicchione

Capicchione

Capicchione

( Questo scritto è dedicato ad amici e compagni che hanno il vizio della “memoria” )

capicchione

Capicchione: nell’immagine sono ritratti tutti i protagonisti (compreso la lavagna) ed i testimoni della vicenda.

Sicuramente non si dimenticano mai quelli delle scuole elementari compreso il caro maestro. In classe mia eravamo più di 35 alunni, tutti diversi ed ognuno con il proprio nome, cognome e, naturalmente, soprannome. C’erano tanti Vincenzo, Catello, Ciro, Luigi perché allora mettere un nome non era un problema, ma quello che ci rendeva veramente unici era il soprannome, quello era d’obbligo, in classe mia eravamo: due pallini, un pallone, un pisello e tre pisellini, una bella banda, ma quello che dominava tutti era Antonio “capicchione”.
A differenza di tutti noi altri, Antonio era piccolo di statura e nerissimo di pelle perciò gli fu attribuito un altro soprannome quello di “cuzzecone” anche se, per la sua testa grande e sproporzionata rispetto al corpo, per tutti noi era semplicemente “capicchione” e per questa sua prerogativa sono sicuro che avrebbe fatto la felicità di Lombroso. La sua testa era sempre incerottata, a quei tempi sovente facevamo le “surriate” e lui risultava un bersaglio troppo facile, oppure rasata a zero per i pidocchi, inquilini abituali per la nostra epoca. Nonostante il “capone” che si ritrovava, che avrebbe potuto ospitare davvero tanta materia grigia, Antonio era di coccia dura e al maestro risultò arduo abituarlo alla nuova lingua “l’italiano”, e ancor di più per indirizzarlo alla matematica. Una volta venne interrogato sulla tabellina del cinque e dopo svariati tentativi per aiutarlo, il maestro vedendolo smarrito lo portò vicino alla lavagna e incominciò a contare: “5 x 1 = 5; 5 x 2 =10; 5 x 3 = ….a niente…”, Antonio non rispondeva e il maestro ripeteva come un registratore la stessa formula, ma la risposta tardava ad arrivare ed egli alzava la testa per aria oppure lo guardava smarrito.
Stanco, sfinito e demoralizzato il maestro fece l’ultimo tentativo, prese la lavagna girevole e per quindici volte giù sul testone di Antonio, ritmando i numeri una alla volta fino ad arrivare a quindici, poi guardandolo severamente disse: “Mo’ vedimme si’ mazza e panelle fanno ‘e figlie belle” e asciugandosi il sudore iniziò da capo la solita litania: “5 x 1 = 5; 5 x 2 =10; 5 x 3”, Antonio gli disse subito veloce e sicuro: “5 x 3 = 15”
Potete immaginare l’entusiasmo e la soddisfazione del maestro che guardandolo negli occhi, sicuro che ormai non ci fossero stati più problemi per la comprensione, gli disse: “Allora Anto’ ripetiamo, questa è la tabellina del…???? E capicchione con la padronanza e la sicura certezza di chi ha capito tutto disse: “Quella di mazza e panelle, prufessò…”.

Enzo Cesarano

2 pensieri su “Capicchione

  1. Nello

    Ciao Enzo,
    bellissimo il tuo racconto…
    Io sono uno dei testimoni…
    mi hai fatto fare un tuffo nel passato…
    Nello Zambrano

    Rispondi
  2. raffaele scala

    Se ho un rammarico nella mia vita è quello di aver perduto tutte le foto di gruppo dei miei cinque anni di scuola elementare con il maestro Perrotta Modestino, un tarantino stabilizzatosi nella nostra città, e che fu il mio insegnante al Cicerone, nel plesso nel quale entrai appena inaugurato all’inizio degli anni Sessanta. Chissà se qualcuno dei miei antichi compagni di classe, leggendo questo commento, non si ricordi di me e tiri fuori una copia della foto di classe, riportandomi a quei lontanissimi anni.
    Io aspetto fiducioso.
    Raffaele Scala

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *