Carluccio d”e ricuttelle
di Frank Avallone
Ascolta la voce di Carluccio (gentilmente concessa da Edis Film)
Ogni mattina, intorno alle sette e mezza, lui passava per la Fontana Grande; alluccanno: “‘E ricuttelle fresche ‘e ricuttelle!” Immediatamente, qualche nobile rampollo del vicinato, gli rispondeva con un pernacchio; un altro: “Carlu’, tiene ‘e corne!” E lui: “Grazie, grazie, fra poco cresceranno pure a vuie!” “Se so’ scetate mappine, mappine! Carlu’, ‘e ricuttelle so’ bbone? Signo’ si erano bbone me mangiavo io! Carlu’ ‘e ricuttelle so’ cchiu’ peccerelle stammatina! Signò n’aggio fatte ascì cchiu’ assaie!” Aveva la risposta pronta per tutti, sempre calmo, tranquillo. Io non l’ho visto mai arrabbiato o scortese, neanche quando lo sfottevano; credo che lui capisse che gli volevano bene e che tutto avveniva senza malizia. Infatti, se qualche mattina nessuno lo sfotteva; lui urlava: “So’ muorte ‘e figlie ‘e ntrocchie!” Forse si sentiva trascurato in quelle circostanze, forse voleva far sentire la sua presenza, come a dire: “Io sono qui per voi, sfottete, pazziate, faciteme ‘e pernacchie, ma fatemi sentire che mi avete notato”. Era come un attore che si aspetta applausi o anche fischi, ma il silenzio no e no! Così con una frasca in testa, come la corona di alloro, che si dava in premio ai vincitori, lui sembrava dicesse: “Io sono un vincitore, non c’è nessun altro come me; perciò notatemi fino a che sarò con voi; io vi voglio bene, voletemi bene un po’ anche voi!” Così Carluccio continuava il suo cammino, verso ‘a Chiazza, ‘o Cognulo, Licerta, ‘a Caperrina e tanti altri vicoli, dove gente povera, ma onesta lo aspettava ogni mattina per ricevere le sue ricottelle e una buona dose di buon umore. Carluccio viveva per questi incontri, gli davano energia, gioia e una ragione di vivere.
Ora che Carluccio non c’è più, faremmo bene a riflettere, su chi era quest’uomo, perché era amato ed oggi è compianto da tanta gente.
Forse perché aveva sempre la battuta pronta? Faceva le ricottelle migliori di Castellammare? O forse perché era una persona buona, felice, contenta di vivere e infinitamente saggio? La domanda ce la dobbiamo porre individualmente.
Carluccio era un uomo felice e contento, e noi, nel suo ricordo dobbiamo far tesoro della sua bellissima esperienza di vita, perché la vita è breve e bisogna approfittare delle lezioni di umiltà, che lui dava. Come a dire imbottigliamo questi ingredienti e usiamoli tutti i giorni!
La storia di Carluccio è talmente ricca di episodi di vita che ogni buon stabiese, che ha avuto la fortuna di conoscerlo, ne ricorderà qualcuno. A questo breve scritto dell’amico Franco Avallone, che ringrazio pubblicamente, vorrei quindi aggiungere un’altra simpatica vicenda che negli anni ’50 vedeva protagonista Carluccio, intento a vendere le sue ricottine; ecco i fatti: in quel periodo, Carluccio per richiamare gente soleva dare la voce: “Ddoje, cinche lire… ddoje, cinche lire!”, al che un ragazzo interessato al vantaggioso acquisto, si fermò dicendo: “Carlu’ chesta è cinche lire, dammene ddoje”, allora Carluccio senza scomporsi e sempre con la parola pronta gli rispose: “Guagliò, ma c’he capite!? Si vuò ‘na ricuttella, mi ha dà, ddoje cinque lire!” Ecco, questo era Carluccio nei ricordi di mio padre Domenico.
Maurizio Cuomo
Caro Maurizio, non saprei se c’è una sezione del tuo sito in cui potrebbe trovare spazio questo disegno, comunque te lo invio. E’ stato realizzato da posa, tempestivamente, per cui è realizzato a penna su foglio, successivamente acquerellato. L’autore è Pasquale Iozzino, pittore e ritrattista di Gragnano, abbastanza noto in zona per la sua pluriennale attività. Dell’originale mi è parso giusto fare dono a Enrico Discolo (Edis), anche Vostro collaboratore, che di questo personaggio ha ricostruito un affettuoso profilo in un documentario…
Cordialissimi saluti. Luigi Russo
Un acquerello di Carlucciello del ritrattista gragnanese Pasquale Iozzino
A seguire aggiungiamo i commenti dei nostri lettori:
Giuseppe Martino: “Avevo 5 anni o poco più e, passeggiando per Castellammare con i miei nonni, per la prima volta in vita mia “mi persi”: mi voltai un attimo e l’attimo dopo non li vidi più. Mi sentivo terrorizzato. Ricordo che rimasi fermo sulle scale di un portone a piangere per non so quanto tempo quando, ad un tratto percepii sopra di me una presenza, alzai lo sguardo e lo vidi: con la sua corona di foglie ed i cesti pieni di ricottine Carluccio mi guardò e mi chiese: “Uagliò, che è successo? Vieni qua, mangiamoci una ricottina”.
Era la prima volta che lo vedevo e Carluccio, per il resto della mattinata lasciò perdere le ricottine e mi aiutò a ritrovare i miei nonni.
Fu un gesto semplice, spontaneo ma che nella sua naturalezza fece smettere di piangere un bimbo di 5 anni.
Da allora non smisi mai di salutarlo ed ogni volta che lo vedevo per strada insistevo sempre per offrirgli un caffè o anche solo fermarmi qualche minuto a scambiare una chiacchiera.
Carluccio è stato probabilmente il primo motivo per cui poi nella vita avrei capito l’importanza di dare fiducia al prossimo, l’importanza di un gesto buono perché la bontà è intorno a noi. Buona come una ricottina tra le mani di un bimbo che piange. Basta osservarla, basta cercarla. Ciao Carluccio“.
Gioacchino Narciso: “In Piazza Spirito Santo, sulle ceneri del “palazzo dell’acqua ferrata”, sorge la nuova fontana. Io abitavo in quello stabile antico ed ogni mattina verso le 10:30 circa, Carluccio si faceva sentire: ” ‘o panino c”a ricotta”; avevo 5 anni e ricordo che mia madre mi dava 25 lire e di corsa mi precipitavo per la rampa di scale che mi portava fuori in piazza. Il vecchio col cappello pieno di foglie mi metteva sulla mano una foglia di fico e vi adagiava su due splendide ricottine freschissime che tirava fuori da uno dei due grossi cesti di vimini che aveva intorno alle braccia. Mi dava un bacio e prima di allontanarsi si assicurava che avessi raggiunto l’appartamento su alle scale. Era un uomo di grande umanità, un buono un altro nonnino a cui ho voluto e voglio bene“.
Antonello Ferraro: “Carluccio è senza dubbio un altro pezzo importante del nostro folclore che se n’è andato. Di lui si sentirà la mancanza non solo nei quartieri storici della nostra Città: tutti lo conoscevano, anche nei comuni confinanti. Per fortuna che possiamo fissarlo nella memoria storica stabiese grazie a questo sito“
Anna Pascucci: “Mio padre comprava spesso le sue ricotte…..cari ricordi!“
Pasquale Zurlo: “Carlu’ tiene e corne! Chi nun tene ‘e corne nun è omme… Tiempe belle ‘e ‘na vota!“
Susy Frascolla: “Mia madre quando ero pikkolina ne comprava talmente tante, che oggi odio la ricotta!!!!“
Susy Carluccio: “Era un personaggio, con il suo modo pittoresco vendeva tante ricottine“
Susy De Caro: “Antichi ricordi di voci di C/mmare; nuovi rumori: motorini impazziti che impazzano per le nostre strade“
Nicola Gallotti: “Quante ne ho mangiate di ricuttelle sopra la foglia di fico, arrivava a S. Caterina nel vicolo in cui sono nato, dove c’era il forno dei biscotti di Castellammare di mio nonno, noto come Catiello ‘o zelluso.
Vi ricordate? Quando gli si diceva: “Carluccie’, tiene ‘e corne!” E lui: “Grazie, grazie pure a vuie!” Altri tempi“
Arcangelo De Riso: “Se Carlucciello camminasse oggi in giro per C.mare sarebbe sicuramente oggetto di scherno da parte dei maleducati (a dir poco) ragazzi di oggi..“
Giuseppe Tramparulo: “Anch’io sento la nostalgia di Carlucciello… bei tempi“
Giuseppe Zurlo: “Ricordo quando ero piccolo e lui dalla strada urlava: “‘A ricutteeella” e io con 50 lire compravo la mia preziosa ricottina… e la portavo su da mamma come un trofeo… ah altri tempi… altri tempi, tiempe belle ‘e ‘na vota, ca nun tornano cchiù“
Rosa Merolla: “Io ricordo quando Carluccio vendeva le sue ricottine anche nei giorni di pioggia. Usava sul cappello tante foglie di fichi e gridava: “Votte a chiovere!“
Luigi Izzo: “Ricordo ancora quando passava per i vari rioni a vendere la ricotta che adagiava con arte e devozione sulle foglie di fico. Storica la frase: “‘O panino c’ ‘a ricotta, signora bella volete la ricottina…”. Riposa in pace Carluccio“.
Giuseppe Zingone: “Mio padre spesso mi comprava la ricuttella di Carluccio, ne conservo un buon ricordo d’infanzia, qualche volta lo incrociavamo sui boschi, un tipo NAIF, con un linguaggio colorito. Mia madre diceva di lui, che già da bambina se lo ricordava così, non invecchia si potrebbe dire…. Ma il tempo passa per tutti…. Buon viaggio Carlù!“
N.B.: Chi volesse aggiungere un commento è libero di contattarci.
La Redazione anticipatamente ringrazia.