a cura di Maurizio Cuomo
Volendo ancora una volta evidenziare il “patrimonio” perduto, e ahimè, purtroppo sempre meno apprezzato offerto dalla nostra cara Castellammare di Stabia (patrimonio dimenticato e per alcuni versi, sconosciuto dalle giovani generazioni)… nella speranza si possa essere ancora in tempo a sensibilizzare cittadini e amministratori (la storia vissuta, illustra un tenore di vita distante anni luce dal “sopravvivere” dei giorni nostri), a beneficio dei nostri lettori riporto uno spaccato di vita stabiese, tratto da “Le acque e il maestrale” (opera dello scrittore Piero Girace).
Qui l’estate viene soprattutto per gli albergatori, per i vetturini, i venditori d’acqua, i gelatieri, i barbieri e i caffettieri. Nessuno meglio di un vetturino o di un barbiere sa fare, credo, l’elogio di tutte le cose (aria, acque, boschi, colline, spiagge, cibi), che offre la ridente cittadina al forestiero; nessuno meglio di un vetturino saprebbe fare l’elogio dell’estate che scarica nelle strade e sulle spiagge la spensieratezza. Il vetturino, come il barbiere, come il venditore d’acqua, ha un vocabolario suo stranissimo, che raccoglie migliaia di termini magici e affatturanti. Nessuno meglio di lui sa competere con l’artista nel far sentire il sapore e la virtù di certe acque, nel far pregustare la dolcezza dei boschi e delle sieste pomeridiane, nel decantare con una semplicità che ha del suggestivo le colline che coronano Castellammare, le antiche ville gentilizie, le antichità e i ricordi del passato. Egli è una specie di artista, tutto istinto ed entusiasmo. Gli articoli di propaganda, le pubblicità periodiche, che ogni anno, come un rito, si fanno su per i giornali e le riviste, son cose scialbe in confronto alle parole entusiastiche e sincere di questi vetturini, i quali cammin facendo, dicono con un bel garbo al forestiero, delle acque e del clima, di Quisisana e dei boschi suoi centenari, degli alberghi e delle trattorie, dove si mangia il pesce fresco e si neve il vino di Gragnano. Altro che giornali e riviste! Il vetturino, il barbiere, il venditore d’acqua che si cuoce al sole sulla banchina accanto ai limoni del suo chioschetto e ai tavolini, il caffettiere che si ripara sotto l’ampio vivace tendone della sua bottega, vi sapran dire cose meravigliose con un linguaggio pittorico… Nelle Terme c’è l’ombra degli alberi del parco, c’è l’acqua che canta nelle vasche, c’è la folla dei forestieri, che va nei viali che conducono alla montagna, nelle sale e sotto i portici, dove le signore anziane, i vecchi ed i preti, seduti nelle poltrone, parlano di acque minerali e di vivande appetitose. Fra la folla il barbiere flebotomo, infermiere, mandolinista e cantastorie Giovanni Rosato, discendente di una nobilissima prosapia di barbieri, elogia le acque minerali e racconta i miracoli che esse operano.