Castellammare nel romanzo The Wing and the Wing
di Giuseppe Zingone
Anche al più famelico e ardito lettore, forse, il nome di James Fenimore Cooper1risulterà nuovo e quasi sconosciuto; niente paura, Liberoricercatore, sovviene in vostro aiuto: citando uno dei suoi romanzi più famosi pubblicato nel 1826: L’ultimo dei Moicani. Un autore prolifico, non sempre amato dai suoi colleghi contemporanei, certamente il titolo di questo suo romanzo è rimasto indelebilmente impresso nella memoria di tutti, grazie alle immagini del film del 1992, con protagonista l’attore Daniel Day-Lewis e la meravigliosa colonna sonora.
La nostra Castellammare è citata in un suo romanzo storico edito nel 1843,2nel quale mi sono imbattuto. si tratta come scopriremo di una storia, ambientata all’indomani dei moti della Repubblica Napoletana tra il 1798 e il 1799. Il romanzo ha per protagonisti due giovani, un corsaro francese (deista, ossia ateo) Raoul Yvard innamorato di Ghita (cattolica), la vicenda s’intreccia con quella dell’ammiraglio Francesco Caracciolo di cui Ghita, (la protagonista femminile) è la nipote ed il vano tentativo dei due, di liberare il grande ammiraglio partenopeo, mentre, Nelson tenta di catturare Raoul Yvard.
Mi sono subito reso conto che avrei dovuto approfondire l’argomento ed ho trovato un sito americano dedicato a Cooper, ossia: The James Fenimore Cooper Society, qui, esplorando il sito mi sono imbattuto nel nome della Professoressa Anna Scannavini, membro italiano della Cooper Society e professoressa dell’Università dell’Aquila docente di Lingue e Letterature Anglo Americane e di Lance E. Schachterle, Full Professor presso il Dipartimento di Humanities and Arts del Worcester Polytechnic Institute (WPI) a Worcester, Massachusetts.
Le mie domande erano molteplici e quindi non ho esitato a chiedere loro, informazioni sullo scrittore americano ed a contattarli.
Riporto qui una serie di risposte della professoressa Scannavini che ringrazio e saluto:
“Allora, cerco di rispondere punto per punto:
– Ahimé, “The Wing-and-Wing” non è stato mai tradotto in italiano né mi risulta se esistano sintesi, almeno in tempi recenti.
– Cooper visse in Europa dal 1826 a tutto il 1832, prevalentemente in Francia, ma non solo. Viaggiò, infatti, in Inghilterra, Germania, Svizzera; gli anni forse più felici li passò, tuttavia in Italia dove visse a Firenze, Sorrento e Roma fra l’autunno del 1828 e l’aprile del 1830. Fu un osservatore attento e sensibile e amò moltissimo l’Italia, in particolare il golfo di Napoli.
– Da agosto a novembre 1829 visse a Sorrento. Qui teneva a sua disposizione una «buona» barca a remi, utilizzando anche una barca più grande e con «padrone», la «Divina Provvidenza», per visite più lunghe. Visitò tutti i posti di cui parla nel romanzo (salvo, forse, «Qui Si Sana») e imparò a conoscere la costa, i venti, i luoghi, come lei dice. Ne parla nel libro «Gleanings in Europe: Italy» pubblicato nel 1838 e, questo sì, tradotto in Italiano col titolo «Viaggio in Italia, 1828-1830». La traduzione è del 1989 e non facile da reperire, ma dovrebbe esserci una copia alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Molte belle pagine sono su Sorrento e la penisola sorrentina, inclusa Castellammare.
– Che Nelson fosse a «Qui Si Sana» proprio nel momento cui si riferisce il romanzo non è dato sapere ed è probabilmente invenzione romanzesca; quel che è certo è che l’ammiraglio era frequentatore abituale della corte di Napoli, inclusi, direi, i luoghi preferiti di Re Ferdinando.
– infine: la pubblicazione di Parigi del 1843 reca il titolo originario con cui il libro era uscito in Inghilterra l’anno precedente. Il titolo cambiò a “The Wing-and-Wing” nell’edizione statunitense e tale rimase negli anni successivi (non sono sicura e dovrei controllare, ma credo che quella di Parigi possa essere una pubblicazione pirata?).
Spero di essere stata utile e torno a dire che mi ha fatto molto piacere sentire del suo interesse per “The Wing-and-Wing”, un titolo di Cooper poco conosciuto e, per molti aspetti (incluse le descrizioni della baia di Napoli), assai interessante.
Mi faccia sapere di sé, se crede, e se c’è altro, Anna Scannavini”.
Giuseppe, usi pure come crede le informazioni che le ho inviato; nessuna è riservata e fa piacere che il nome di Cooper circoli in luoghi a lui così cari. Nel frattempo, mi è venuto in mente che un riassunto abbastanza esteso di “The Wing-and-Wing” è sul sito della “James Fenimore Cooper Society“: dalla home page, clicchi “About Cooper’s Writings” dalla lista di menù a sinistra; poi clicchi “Plots and Characters” e lì potrà scegliere “The Wing-and-Wing” e vedere un testo che, se vuole, potrà evidenziare, copiare e salvare su un file. Per praticità abbiamo inserito un collegamento diretto alle indicazioni forniteci dalla professoressa per tutti coloro che volessero approfondire la conoscenza di James Fenimore Cooper e di The Wing and Wing; or Le Feu Follet (1842). Ricordiamo però che pur trattandosi di una sintesi il testo è in Inglese.
Nel 1808, Cooper si arruola nella marina degli Stati Uniti diventando luogotenente, compie solo due viaggi e nel 1810 sposò Susan Augusta de Lancey e anche grazie all’eredità lasciatagli dal padre poté dedicare la sua vita alla scrittura oltre che a diversi viaggi in Europa ed anche in Italia.
Lo scrittore prima di mettere mano al suo romanzo, si era certamente documentato sulla storia e la sorte toccata all’ammiraglio Francesco Caracciolo, sicuramente quale uomo di mare non si riconosceva nel comportamento dell’ufficiale Nelson invidioso dell’amico napoletano. Senza dubbio, disapprovò la congiura che il futuro antagonista di Napoleone mise in atto per eliminare un uomo straordinario di cui anche Ferdinando IV e la sua consorte Maria Carolina D’Asburgo avevano timore. Reputò, forse, incomprensibile il cambiamento della condanna che da prigionia fu, reclamata da Nelson e mutata in impiccagione; cosa che avvenne il 29 Giugno del 1799, all’albero di trinchetto della sua stessa nave, la Minerva. La fama di Nelson vincitore nella battaglia di Trafalgar del 1805, mal si conciliava con la storia che emergeva dai fatti della Repubblica napoletana. La colpa del doppio atteggiamento di Orazio Nelson viene attribuita da molti storici all’amore di questi per Lady Hamilton, a sua volta confidente ed amica della moglie del Re Ferdinando, alla quale la regina confidò di voler morto Francesco Caracciolo, “Perché conosce tutte le cale e i buchi di Napoli e Sicilia“.3In ogni caso l’odio verso Caracciolo non giustifica, da solo, l’efferatezza messa in campo dagli inglesi contro il popolo napoletano. Una traccia politica molto importante che Cooper era riuscito a cogliere visitando il nostro paese, ossia l’antagonismo tra Francia ed Inghilterra che perdurerà fino alla prima Guerra Mondiale per l’egemonia nel mare Mediterraneo ed oltre.4
Questi i fatti narrati dallo storico Pietro Colletta, di cui anche Cooper dovette venire a conoscenza e che poi lo spinsero alla scrittura del suo romanzo in chiave storica, The Wing and the Wing.
“L’ ammiraglio Caràcciolo, preso per tradimento di un servo da remoto asilo, fu chiesto da Nelson al cardinal Ruffo, e credevasi per salvare un prode tante volte compagno a’ pericoli della guerra e del mare; si che rammentando il rancore che le arti marinesche del Caràcciolo avevano talvolta concitato nell’altro, si laudava la magnanimìtà del vincitore. Ma questi, che sua mala fortuna e cieco amore avevano destinato alle vergogne, volle in mano il rivale per saziarsene di vendetta. E quindi al giorno stesso e sul proprio vascello adunò corte marziale di uffiziali napoletani, e ne fece capo il conte di Thurn, perché primo in grado. La qual corte, udite le accuse, quindi l’accusato (in discorso, però che il processo scritto mancava), credé giusta la inchiesta di esaminare i documenti e i testimonii della innocenza; di che avvisato lord Nelson scrisse: «non essere necessarie altre dimore.» E allora quel senato di schiavi condannò l’infelice Caràcciolo a perpetua prigionia; ma Nelson, saputa dal presidente Thurn la sentenza, replicò la morte. «E morte fu scritto dove leggevasi prigionia. Si sciolse l’infame concilio alle due ore dopo il mezzodì; e nel punto stesso Francesco Caràcciolo, principe napoletano, ammiraglio di armata, dotto in arte, felice in guerra, chiaro per acquistate glorie, meritevole per servigi di sette lustri alla patria ed al re, cittadino egregio e modesto, tradito dal servo nelle domestiche pareti, tradito dal compagno d’armi lord Nelson, tradito dagli uffiziali suoi giudici, che tante volte aveva in guerra onorati, cinto di catene, menato su la fregata napoletana la Minerva (rinomata ancor essa tra i navigli per le felici battaglie di lui), appiccato ad un’antenna come pubblico malfattore, spirò la vita; e restò esposto per chi a ludibrio, per chi a pietà, sino alla notte; quando, legando al cadavere un peso ai piedi, fu gettato nel mare. Per il qual esempio di crudeltà inerendo i malvagi della plebe, apportarono altre morti e rovine: nulla restava di sicuro o di sacro;
la vecchiezza, la tenera età, il debol sesso, i tempii, gli altari non riparavano dalla sete del sangue e delle prede. Sola speranza ponevasi nello arrivo del re, promesso da’ suoi ministri; e difatti nel giorno 30 di giugno, al comparire delle attese vele, si spiegò allegrezza nella città il vascello regale, però che il re volle restar su l’acque, vedevasi accerchiato di barche portanti i ministri, gli ambiziosi, i solleciti di mercedi e di cariche; o pure, fra tanti felici ed allegri, qualche famiglia onesta ed abbrunata, supplichevole per alcun prigioniero pericolante in causa di maestà. Ma tosto il re, infastidito, vietò l’appressamento di alcun legno, e diessi a riordinare lo stato; avendo per consiglieri il generale Acton, condotto seco da Sicilia, l’ammiraglio Nelson, i suggerimenti della regina ed il proprio sdegno.
Quarantamila cittadini, a dir poco, erano minacciati della pena suprema, e maggior numero dell’esilio; col quale si castigavano tutti gli ascritii a’ club, i membri delle municipalità, e gl’impiegati nella milizia, benché non combattenti. E infine, chiamando colpevoli anche le guardie urbane coscritte, senza il concorso della volontà, per forza di magistrati e di legge, il re diceva giusto il loro imprigionamento e necessario a liberarlo il suo perdono. La Giunta di stato nella città, i commissari regii col nome di visitatori nelle province, punirebbero i rei, tenendo in mira di purgare il regno da’ nemici del trono e dell’altare. Furono visitatori il cavalier Ferrante, il marchese Valva, il vescovo Lodovici, i magistrati Crescenzo de Marco, Vincenzo Marrano, Vincenzo Iorio. Ad ogni visitatore fu dato un compagno ne’ giudizi, si che tribunale di due giudici pronunziava della vita, della libertà, de’ beni di numerosi popoli.
Tali asprissime leggi dettava il re, quando al terzo giorno dopo l’arrivo scopri da lunge un viluppo che le onde spingevano verso il vascello; e fissando in esso vide un cadavere, tutto il fianco fuori dell’acqua, ed a viso alzato, con chiome sparse e stillanti, andare a lui quasi minaccioso e veloce; quindi, meglio intendendo lo sguardo, conosciute le misere spoglie, il re disse, Caràcciolo. E volgendosi inorridito, chiese in confuso: «Ma che vuole quel morto?» Al che nell’universale sbalordimento e silenzio de’ circostanti il cappellano pietosamente replicò : «Direi che viene a dimandare cristiana sepoltura.» «Se l’abbia;» rispose il re, e andò solo e pensieroso alla sua stanza. Il cadavere fu raccolto e sotterrato nella piccola chiesa di Santa Maria la Catena in Santa Lucia; e volendo spiegare il maraviglioso fenomeno, fu visto che il corpo, entrato nell’acqua, non più tenuto a fondo dal peso di cinquantadue libbre inglesi (misurate dal capitano Tommaso Hardy, comandante del vascello dove con Nelson stava il re imbarcato, testimonio e narratore a me stesso di quei fatti), si alzò nell’acqua; e per meccanico equilibrio ne usci dal fianco, mentre vento di terra lo sospingeva nel mare. Parre che la fortuna ordir volesse lo spavento e i rimorsi del re; ma quegli benché credulo e superstizioso, non mutò costume”.5
Annunziata Berrino ci fornisce le giuste coordinate per affermare la presenza di Cooper a Castellammare: “Oltrepassata Castellammare, ci si lasciava infatti alle spalle una città dinamica e popolosa, sede di numerose ambasciate straniere e, soprattutto dei più grandi cantieri navali del Regno; a Sorrento e negli altri centri circostanti, viceversa, la vita trascorreva ordinata e tranquilla, le carrozze sono quasi inutili e non c’è che una sola strada rotabile che percorre l’intera piana attraverso i villaggi o gli alti muri. Le escursioni sono quindi di due tipi suddivise in asino e non asino, (Cooper 1838, 267).6
The wing and the Wing, è consultabile grazie a Google Libri dal link messo in evidenza e il testo a cui noi stessi facciamo riferimento. Un libro diviso in due volumi.7
L’esperienza marinaresca di James Fenimore Cooper, emerge chiaramente dalle parole della professoressa Anna Scannavini e Lance Schachterle, a differenza di molti visitatori della nostra terra, lo scrittore sceglie di spostarsi spesso via mare conseguendo una notevole dimistichezza delle acque del Golfo di Napoli e Salerno. Questa è ben viva alla pagina 191 del Volume primo dove compare per la prima volta il nome di Castellammare. C’è un’ampia descrizione del territorio, dei venti, del traffico marittimo, del mare.8
Pag. 225 del Volume primo: Mentre la sera avanzava, la brezza terrestre aumentava e la Proserpina gradualmente guadagnava sull’altra barca. Quando quest’ultima era a circa due terzi della distanza attraverso la baia, la fregata catturò la corrente più forte che scendeva in mezzo alla campagna tra il Vesuvio e le montagne dietro Castel a Mare e la guidò veloce.
Al Capitolo VIII di pag. 104, volume secondo: Quando Clinch raggiunse la flotta, Nelson era a Castel a Mare e divenne necessario seguirlo in quel luogo via terra. Qui Clinch lo trovò nel palazzo di “Qui Si Sane“9in presenza sul campo e consegnò i suoi dispacci.
Pag. 136 Volume secondo: Anche le frastagliate cime delle montagne dietro e sopra Castel a Mare dovevano essere rintracciate, così come l’intera gamma della costa più vicina sebbene quell’opposto fosse visibile solo dai deboli bagliori di mille luci che apparivano e scomparivano come stelle eclissate sull’altro lato dell’ampio strato di acqua placida. Sulla stessa baia si poteva scorgere poco sotto la costa vicina, niente che le ombre delle rocce oscurassero i suoi confini con un’ampia fascia di oscurità.
Pag. 140 Volume secondo: Mentre il vento notturno soffiava direttamente nella baia sospirando attraverso la campagna tra il Vesuvio e Castel a Mare, divenne necessario virare al largo non appena le Feu Follet si avvicinò alle scogliere dove l’oscurità era maggiore e le sue proporzioni e forme non erano riconoscibili a qualsiasi distanza. Mentre nell’atto stesso di girare intorno e prima che le vele fossero tese, Raoul fu sorpreso da una grandinata improvvisa.
James Fenimore Cooper, Excursion in Italy, Paris 1838.10
LETTERA XVIII
Sentieri montani vicino a Sorrento – Lo Scaricatòjo – Case pittoresche – Amalfi – Salerno – Eboli. Il castello – Vista da esso -Insalubrità dei contadini – Bufali – Razza utile dei buoi – Scena di un omicidio – Paestum – Il tempio di Nettuno – Scenario di Paestum – Bel giro per Pompei – Castel a Mare -Vascelli americani sequestrati da Murat – Influenza della classe commerciale in America – I diritti dei singoli cittadini sono stati disattesi. Pag. 169
Ma già all’interno della lettera XII, nella sua prima notte a Napoli, Castellammare è citata due volte.
Parlando del Vesuvio afferma: Dovrei pensare che l’attuale altezza del Vesuvio non è lontana da tremila piedi ma ci sono cime dietro Castel a mare del doppio di questa altitudine. Le vette di Ischia e Capri sono alte e l’intera costa meridionale della baia ha un nobile profilo di montagne. Pagina 104.
Napoli si trova all’angolo nord-est e Castel a mare a sud-est distanti tra loro circa una quindicina di miglia in una linea diretta e il Vesuvio occupa il centro un po’ più vicino al primo che all’ultima. Pagina 105.
Lettera XVIII
C’erano moltissime piccole torri isolate in piedi lungo le creste e i lati delle montagne, che, mi è stato detto, erano utilizzate per gli sport da campo del Re, anche se in che modo non posso dirtelo. Le montagne tra Castel a mare e Sorrento ne hanno anche diverse. Se ho capito la spiegazione, non sono pensate per i posti di caccia o di tiro, per i quali sono troppo piccole e troppo numerose, ma semplicemente un punto da cui sparare! Questo può essere definito come bracconaggio reale. Pagina 183.
Aneddoto su Murat
Da Pompei andammo a Castel a mare. Questa città si trova vicino all’antico sito di Stabia, che fu anche distrutto dall’eruzione dell’anno 79. Il re ha un palazzo di campagna preferito sulle alture dietro la città; si chiama Qui si sane un nome che risponde al Sans Souci di Frederic,11sebbene con un significato diverso. Abbiamo visto, poco tempo dopo, lo squadrone reale in viaggio da Napoli a Castel a Mare con diverse navi che il Re usa come yacht. Uno era una nave e c’erano anche un brigantino e una goletta. C’è una goletta, ora situata a Napoli, che è stata sequestrata ai sensi dei decreti di Murat, che in precedenza era destinata per gli stessi scopi. Dal mio arrivo qui, ho sentito un fatto interessante associato a questi sequestri, da un’autorità così fidata da dargli credito.
Quando la proposta di sequestrare queste navi fu fatta a Murat, egli resistette, sostenendo che si trattava di una specie di pirateria, una violazione della fede che non poteva essere tollerata per un momento da nessuna nazione indipendente e che la guerra immediata sarebbe stata la conseguenza. Il suo ministro conosceva l’America meglio del suo padrone: “L’America non dichiarerà guerra, Sire, perché è un paese di commercianti e questi sono uomini che non acconsentiranno a perdere i loro attuali profitti per il mantenimento di un principio. È vero, alla fine si farà qualcosa, perché nessuna nazione può sottomettersi a una simile aggressione: ma al momento non si può fare altro che parlare. D’ora in poi, Napoli potrebbe dover risarcire; ma Sua maestà ha bisogno di soldi e possiamo considerarlo come un prestito forzato”.
Il consiglio è stato seguito e ora sappiamo quanto fosse vera la previsione del ministro. Questa persona aveva torto nella sua stima generale della nazione americana, ma perfettamente in quella dei suoi mercanti, che hanno il carattere comune a tutti gli operatori commerciali. Non guardano mai oltre il giorno. È una nostra sfortuna non avere città ma città commerciali e, di conseguenza, nessuna influenza raccolta per resistere alle loro opinioni pubblicate e al clamore interessato, che tendono rapidamente a un malinteso e allo spostamento di tutti gli interessi della vita.
A tutti coloro che hanno amato e amano la mia terra.
Leggi anche sullo stesso argomento di Cooper: Storia di Giacomo, di Francesco Mastriani.
Articolo terminato il 2 Marzo 2020.
Note
- Una interessante biografia dell’autore si trova in Anonimo, Solitudine ossia Raccolta di letture per le ore tranquille: novità, varietà, amenità, istruzione, per i tipi di G. Radaelli, 1849, pag. 185-192. James Fenimore Cooper nacque a Burlington, in New Jersey, il 15 settembre 1789, undicesimo figlio del giudice William e dodicesimo di Elizabeth Cooper. All’età di un anno, la sua famiglia si trasferì alla frontiera del lago Otsego, nello stato di New York, dove il padre fondò un insediamento in vasti territori ancora disabitati, creando quella che sarebbe diventata la città di Cooperstown nell’attuale Contea di Otsego. Il padre era giudice e membro del Congresso degli Stati Uniti. James frequentò le scuole ad Albany e New Haven e tra il 1803 e il 1805 il College di Yale. Fa piacere ricordare inoltre che proprio in questi luoghi americani, molto più tardi si stabilirà, profeticamente, una folta comunità stabiese. Vedi anche: Stabiesi nel mondo (a tutti gli STABIESI a vario titolo sparsi per il mondo). ↩
- Jack ‘O Lantern Le Feu Follet, in una copia edita in francia nel 1843. Ricordiamo che il romanzo il cui titolo originale è The Wing and the Wing or Le Fue Follet, vide la stampa nel 1842. Nella traduzione in italiano The Wing and the wing significa L’ala e l’ala e fa riferimento alle particolari imbarcazioni (feluche e brigantini, ben documentate nello stesso periodo da Johan Christian Dahl) che navigavano nel Mediterraneo ed in particolare alla disposizione delle loro vele. ↩
- Vedi: Camillo Albanese, Cronache di una Rivoluzione, Napoli 1799, FrancoAngeli, Milano 1998, pag. 128. Camillo Albanese a sua volta riprende un passo tratto da: La Riconquista del Regno di Napoli, di Benedetto Croce. ↩
- Leggi: La flotta Inglese a Castellammare e I cantieri di Castellammare alla vigilia della Grande Guerra. ↩
- Pietro Colletta, Storia del Reame di Napoli, dal 1734 al 1825, Tomo I, Milano 1861, pag. 269-273. ↩
- Annunziata Berrino, Viaggi e soggiorni di primo Ottocento oltre Napoli verso Amalfi e Sorrento, Milano 2017, pag. 138. ↩
- James Fenimore Cooper, The Wing and the Wing, In two Volumes, Philadelphia 1842. ↩
- Cosi scrivono la professoressa Anna Scannavini ed il suo collega Lance Schachterle: Ciò che distingue The Wing-and-Wing dalle altre avventure marittime di Cooper è l’ambientazione: la maggior parte dell’azione si svolge nelle geniali acque italiane del Golfo di Napoli e del Golfo di Salerno, località che Cooper aveva visitato nel 1829-1830 e in seguito ricordato come “L’unica regione della terra che adoro davvero“. Ha unito la lotta per il dominio navale appena iniziata tra Francia e Inghilterra con eventi storici che si verificano nel Regno di Napoli, in particolare il ruolo ricoperto con riluttanza da Nelson, sotto la pressione della sua amante Lady Hamilton, nell’esecuzione dell’eroe napoletano ammiraglio Caracciolo. In: Suny Press. ↩
- Sul Palazzo Reale di Quisisana a Castellammare, leggi Giuseppe D’Angelo; Giovanni Celoro Parascadolo. ↩
- Vedi anche: An American, Gleanings in Europe Italy, in two Volumes, volume 2, Philadelphia 1838, pag. 2, pag. 24 e 25, pag. 33, pag. 49. ↩
- Il Palazzo di Sanssouci fu fatto costruire fra il 1745 ed il 1747 da Federico II il grande re di Prussia nello stato di Brandeburgo. Il progetto fu affidato all’architetto Georg, che la realizzò in stile rococò. Sans souci, significa senza preoccupazioni. ↩
Gentile dott. Zingone, non posso dirle quanto ho apprezzato il suo articolo. Per noi studiosi di Cooper è sempre utile e istruttivo vedere la trama dei fili, grandi e piccoli, che lo connettono ai luoghi italiani e, in particolare, alla baia di Napoli. Grazie
Grazie a Lei per le preziose informazioni che ci ha donato, spero che non lontano da.ora sia prevista una traduzione di questo romanzo…
Un caro Saluto Giuseppe Zingone
Thank you for this excellent disquisition on Cooper’s use of Neapolitan settings in THE WING AND WING. For American readers and scholars, Professor Scannavini’s detailed Explanatory Notes provide strong evidence of how thoroughly Cooper immersed himself in the history and geography of a region he loved so well. I hope Italian readers get the benefit of a translation soon; it’s an exciting tale which those who know and love the region will greatly enjoy.
Thank you, kindly professor. We await with interest and hope a translation in Italian of the novel …. Good evening Giuseppe Zingone