Aniello Lascialfari racconta
Si ringrazia il prof. Luigi Casale per la preziosissima revisione di bozza
Un tempo, nella mia gioventù, scendevo da quella strada vecchia che mena sulla piazza davanti all’antica basilica di Pozzano. Per raggiungerla, partivo sul tardo pomeriggio – di questa stagione potevano essere le ore 17,00 – dalla piazza del Caporivo, ed a piedi, per salita S.Croce, raggiungevo la strada Panoramica fino al Castello. Poi prendevo a sinistra per la strada vecchia che porta al santuario della Madonna Della Libera, senza raggiungerlo. Preferivo proseguire per la strada antica che porta alla Basilica di Pozzano. La mia meta odierna, di questo viaggio della memoria, rimane ancora il largo dove sorge la Basilica. Tra me e me vado alla ricerca di tracce che m’indichino la presenza di personaggi illustri. La fantasia scioglie le briglie, si dà al galoppo, quasi prende il volo, e mi tocca assecondarla: Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco, Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio, Peppino Turco ed Olga Ossani. Questo è il luogo dove si racconta che alla fine dell’Ottocento essi erano soliti incontrarsi. La Ossani, poi, abitava proprio nei pressi della chiesa. E immaginare che insieme parlassero di politica, di letteratura, di musica, di canzoni, di Piedigrotta; e in presenza della divina Eleonora Duse, anche di teatro. Chi ravvivava la conversazione era proprio Olga Ossani, che si firmava negli articoli e nei racconti con lo pseudonimo “La Febea” (seguace di Apollo, alias poetessa). I suoi genitori si erano trasferiti al Sud per sfuggire alla persecuzione austriaca, e conducevano una piccola pensione nei pressi della piazzetta di Pozzano. Nel piccolo giardino Olga aveva creato il suo salotto letterario. La Febea era una donna bellissima, corteggiata ed amata da molti poeti famosi, tra cui Gabriele D’Annunzio. E ne arrivavano lettere su questo poggio antico di Castellammare, indirizzate alla Febea! Moltissimi a firma del Vate. E ancora la memoria corre a ruota libera, o meglio, vola col vento in poppa, sulle ali della fantasia che non conosce ostacoli e costrizioni. E allora … via col vento! Il richiamo al personaggio D’Annunzio mi fa ricordare che egli aveva scritto una canzone napoletana: ”’A vucchella”. La tradizione vuole che l’abbia scritta seduto al tavolo del Caffè Gambrinus, a Napoli. Mi piace pensare che La Febea sia stata la sua ispiratrice per questa lirica, come lascia intendere lo scrittore stabiese Piero Girace. Ma ancora tante e tante altre storie si potrebbero raccontare di fatti e personaggi che hanno avuto a che fare con questi luoghi. Però qui la fantasia svolazzando di qua e di là prende un’altra direzione, libera di sfarfallare. Stasera questo mare cristallino, questo sole che si diverte a dipingere con colori sempre diversi lo scenario di fiaba, fanno sì che io mi fermi più del necessario e decida di godermi lo spettacolo fino all’ultima goccia. Sono proprio contento di trovarmi qui, di fronte a questo tramonto che è un incanto; e il mare è calmo. La sera settembrina mi dà un senso di quiete e il venticello mi rinfresca il volto.