articolo a cura di Maurizio Cuomo
“In applicazione della legge 11 marzo 1817, con cui il re Ferdinando I di Borbone ordinava che in ogni Comune del Regno delle Due Sicilie venisse costruito il Camposanto, l’Intendente della provincia di Napoli dette incarico all’architetto D. Francesco Carpi, Commissario ai Lavori del Senato, e all’ingegnere D. Saverio Mastriani, di recarsi a Castellammare per procedere…
La scelta del suolo presentò moltissime difficoltà, e ci volle più di un anno per soffermarsi sul terreno di proprietà dei fratelli sigg. Michele e Antonio, e eredi di Pietrangelo e di Aniello Spagnuolo, loro germani, sito nella zona di Schito, precisamente nel luogo detto “Casabianca“, distante un quarto di miglio (m. 463 circa) dall’abitato…
Il tracciato del terreno fu fatto la mattina del 3 agosto 1820 dall’appaltatore dei lavori sig. Michele Parisi… I lavori ebbero inizio il 15 ottobre 1820, ma durante la loro esecuzione i tecnici si accorsero che il lato di mezzogiorno del costruendo Camposanto presentava delle irregolarità planimetriche, per cui proposero di occupare una porzione di un altro terreno, di 29 passi quadrati, della vicina palude di proprietà della vedova signora Anna di Rosa…
Il Camposanto fu pronto a metà dell’anno 1825; ma esso non entrò subito in funzione, tanto che, cresciutavi l’erba, i coloni viciniori vi menavano a pascolare le pecore; e una volta, come risulta dalla lettera n. 69 in data 7 gennaio 1827 dell’Intendente, vi entrò un lupo e sbranò parecchie pecore. Successivamente a tale data si trova cenno di rilievi scritti, avanzati dall’Ordinario Diocesano, Mons. Francesco Colangelo, per deficienze nella costruzione del luogo, nonché lettere di parroci che annunziavano di avere gli ipogei delle chiese soprapieni di cadaveri addirittura non sotterrati, con conseguente diffusione di fetore, a danno della salute dei fedeli, per cui sollecitavano l’entrata in funzione del pio recinto. Ciò avvenne solo il 26 luglio 1827 dopo la benedizione impartita, alle ore 11, dal pro-Vicario… Primo Cappellano (della cappella cimiteriale) fu il Sac. D. Tomaso Damiani; primo custode il sig. Giovanni d’Apice”.1
Per la curiosità dei lettori, in calce all’articolo, aggiungiamo anche la traduzione delle due lapidi poste ai lati dell’ingresso del cimitero vecchio di Castellammare. La traduzione è stata operata per liberoricercatore.it dal prof. Luigi Casale, che nell’occasione si ringrazia per la preziosissima collaborazione.
O viandante, fermati all’inizio del confine di questo campo, dove è assisa la morte che tutto regola con legge suprema.
Qui, dolore! Qui, ombra silenziosa!
Qui osserva i numerosi sepolcri dove – poveri noi! – dormono tanti corpi distesi.
Entra e devotamente colà prega molto
che la pace eterna (alma quies) protegga i cittadini defunti.
Infatti al Padre degli uomini piacque perdonare (esaudire)
a chi pregò che essi meritassero (conseguissero) la patria celeste, e gliela concesse.
Note:
- tratto da: Stabiae e Castellammare di Stabia – Antologia storica, Michele Palumbo, pagg. 194 – 195, Aldo Fiory Editore, 1972. ↩
Sempre interessanti i suoi articoli che , per me emigrato molto tempo fa ma sempre con lamia città nel cuore , rappresentano un rafforzamento di un legame che mai potrà venir meno !
Grazie! Bellissimo articolo!