Archivi categoria: Cultura

Giovanbattista Di Martino (Poetica stabiese)

‘A sora grossa

è comme  ‘na mamma,

è ‘o ricorde ‘e mammete.

È chella ca te chiamme

ogni juorne pe’ sape’

si te serve quaccose,

si staje buone.

È chella ca nun caccia lacrime

ma ‘nsieme a te soffre dinte ‘o core.

T’è cunsigliére ‘ncoppe a ogni cosa

e te sta sempre vicine, …’e vote forse

troppo vicina.

Ma è fatte accussì, semplice,

verace, genuina, nun lascia

niente ca cammine,

si nun vede a luce da matine.

‘O scure ll’he sempre fatte paura,

si mancava ‘a luce, ‘e notte se scetave,

pure ‘o suonne insomma nun ‘a cummanava.

Qualcuno potrà pensare e ‘na rannate…

no è sule ‘na sore e ringrazio o padreterno

che me ll’ha data.

Castellammare di Stabia (pitture nostrane)

La pagina raccoglie le pitture che ritraggono Castellammare di Stabia. Opere senza tempo di vari autori che hanno celebrato una bellezza paesaggistica unica al mondo.

a cura di:
Maurizio Cuomo & Giuseppe Zingone

Ultima opera inserita:

Veduta di Castellammare da Pozzano, Raffaele Carelli

Autore: Raffaele Carelli

Titolo: Veduta di Castellammare da Pozzano

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: ?

Periodo: Prima metà dell’Ottocento

Luogo: Museo Correale di Sorrento;

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Stabia Quiz: la Morte

La Redazione propone questa rubrica, per mettere alla prova le conoscenze del cittadino e per risvegliare la sua curiosità, affinché, riscopra elementi dimenticati o mai notati sul territorio stabiese.


Cosa rappresenta questo antico mosaico?

morte

Soluzione:

L’antico mosaico realizzato con mattonelle a fuoco, parte integrante del pavimento della cripta della chiesa di San Giacomo Apostolo, fu posto nel lontano 1759 al centro della “Terra Santa”. La suggestiva figura dello scheletro che con la mano destra impugna la falce e con la sinistra sorregge una clessidra, rappresenta nella sua semplicità la morte. In attesa che la clessidra filtri l’ultimo granello di sabbia (ad indicare il tempo concesso ad ognuno di noi), la morte con il suo rudimentale attrezzo agricolo, è pronta a mietere la sua prossima vittima.


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Pillole di cultura: Uósemo

a cura del prof. Luigi Casale

a parola “uósemo”, usata nel meridione d’Italia, a Napoli significa “fiuto del cane”. Essa come tantissime altre parole è un relitto della lingua greca, che più a lungo si è parlata nell’Italia bizantina. Ed è originata dalla forma “osmé” o “osmòs” (odore), parole collegate al verbo “osmao” (odoro, fiuto). A loro volta, rispettivamente, da “odmè” (odore) e “ozo” (mando odore, esalo), corrispondenti ai vocaboli latini: “odor” (sostantivo: “odore”) e “oleo” (verbo: it. “olezzo”).

L.C.

P.S. (post scriptum = dopo aver scritto)
Chiedo scusa ai cultori della lingua greca e agli appassionati della sua grafia se ho scritto gli etimi greci con grafia latina. E’ colpa della mia modesta attrezzatura informatica e delle mie limitate capacità a reperire tabelle.
Ciò ha comportato qualche inesattezza, quanto agli accenti grafici e alla lunghezza delle sillabe (cose che non influiscono sulla comprensione del messaggio nella sua essenzialità). Agli esperti non mancheranno gli elementi per la ricostruzione graficamente ineccepibile della corretta lettura.