Archivi categoria: Cultura

Pensione Weiss: Il signore del N. 41

Pensione Weiss: Il signore del N. 41

a cura di Giuseppe Zingone

Paul Hindenburg, Bundesarchiv bild 183-C06886

Diversi anni or sono, veniva pubblicato sull’Opinione di Stabia, un interessante articolo, tratto dal meraviglioso libro di Piero Girace, Le acque e il maestrale. Il brano inizialmente enigmatico possiede in sé, una rara bellezza evocativa della storia, che il giornalista e critico d’arte stabiese, meravigliosamente ripresenta. Mancava a liberoricercatore questo, che sarà il primo di una serie di documenti dedicato a Piero Girace. La penna del barone non è solo uno strumento di scrittura; egli dipinge, rievoca, ripresenta e coinvolge, siamo anche noi lì, con i tipi, i figuri, i protagonisti, introiettati e coinvolti nelle vicende di Castellammare. Continua a leggere

Le Terme in una mostra fotografica

Grande successo di pubblico e visitatori ha avuto la mostra fotografica sui 100 anni del Circolo Nautico Stabia curata e organizzata da Libero Ricercatore. Presto seguirà un reportage sulla manifestazione che ha visto circa 3500 visitatori fra studenti e appassionati in oltre 40 giorni di esposizione.

Appena terminato un evento, ne parte un altro, di pari importanza, domenica 27 novembre, sempre presso i saloni del circolo remiero cittadino, una nuova mostra di immagini storiche avrà per tema le Acque di Stabia. Un nuovo impegno culturale, quello di domenica prossima, che vede di nuovo in prima linea il sito informativo della città delle acque stavolta affianco all’Associazione Culturale Garden Club Stabiae.

Garden Club Stabiae è un sodalizio che promuove la conoscenza dell’arte del giardinaggio e della natura in generale, cooperando per la protezione della flora e della fauna incoraggiando la creazione e conservazione di parchi e giardini pubblici.

Nell’ambito della mission dell’associazione e del portale stabiese, la mostra storico fotografica sulle terme stabiane tende a sensibilizzare tutti gli amanti della natura ricercando in essa stessa un motivo si crescita.

La Mostra, presso il Circolo Nautico Stabia, sarà inaugurata domenica 27 novembre alle ore 11.00; rimarrà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 17.00 alle ore 19.00 fino a domenica 3 dicembre. Successivamente la Mostra, completa di un ricco compendio storico, diventerà itinerante, con inizio nel Salone della Banca Stabiese proseguirà nelle scuole cittadine, affinché i giovani stabiesi per primi, possano comprendere l’inestimabile valore di una nostra risorsa naturale unica al mondo.

melagrana pipetta

‘A pipparella cu’ ‘o ‘ranato

melagrana pipettaIl melograno (Punica granatum) tradizionalmente associato al culto dei morti, è una pianta che mette un po’ tristezza. I frutti maturi arrivano sulle nostre tavole proprio nel periodo dedicato ai defunti. A scuola l’insegnante spiega che proprio a quest’albero, dai bei vermigli fiori, il figlioletto di Carducci, poco prima di morire, tendeva la pargoletta mano. Per concludere col mito classico che racconta come la giovane Persefone, per aver assaggiato pochi semi di melagrana, era costretta a vivere per sei mesi l’anno nel regno degli inferi in compagnia di Plutone. Tuttavia per i ragazzi che hanno studiato presso l’università della strada, da cui sono bandite tristezza, parafrasi e traduzioni, e la tradizione è solo l’occasione per assaggiare qualche sana leccornia. La melagrana, ‘o ‘ranato nel nostro dialetto, diventa materiale indispensabile per la realizzazione di una simpatica pipetta giocattolo. La pipparella che lo scugnizzo fuma per scherzo mentre impara ad essere grande. Continua a leggere

Castellammare 1947

di Giuseppe Zingone

Castellammare 1947

Castellammare di Stabia

E’ Napoli la città più bella e misteriosa al mondo, è inutile cercare, sotto il Vesuvio trovi tutto ciò di cui hai bisogno, un capoluogo unico, impareggiabile, irriproducibile da mano d’uomo. Solo qui i tasselli sono tutti perfettamente ordinati e disseminati simultaneamente, un progetto ultimato ed incompleto, stravagante e razionale del buon Dio.
Queste affermazioni per molti versi campanilistiche, non sono dimentiche dei drammi che in essa continuamente si consumano, vivono e ahimè vivranno anche dopo di noi. Sono urla che continuamente ascendono al cielo senza trovare soluzione immediata ma che sono indissolubilmente legate a tutto ciò di buono e di bello in questa città viene prodotto. Il male e il bene qui si aggrovigliano, come il serpente al ramo lasciandoci sconvolti, il volto tra le mani ed in esso una lacrima ed un sogghigno si confondono. Ma riusciremmo a pensare noi stessi e questa città in maniera diversa in un posto qualsiasi del mondo?
Chiedo al lettore di questo sito: Sono più romano o napoletano? Quale è la mia prima lingua pensata? Quella in cui mi sforzo di parlare o quel dialetto che fuoriesce violento e impetuoso come un Vesuvio in eruzione? Le battute ironiche, sarcastiche, sono più efficaci in milanese, in veneziano o sacrileghe e sante “dint’a lengua nosta?
Insomma io sono io… e non solo perché riesco a pensare, ma perché ho tutta una serie impazzita di geni ereditati da innumerevoli razze, a volte anche violenti, che si divertono a rincorrersi nel mio corpo, una maratona senza fine che si svolge in questo caduco involucro animato, dove non manca nessuno; è una tragedia ed una commedia insieme, un basso napoletano dove tutti, cromosomicamente parlando, sono costretti a convivere perché non saprebbero dove allogare altrimenti; gli attori principali sono tutti quelli che hanno assoggettato le nostre latitudini, vincitori e vinti. Speriamo solo di metterci tutti d’accordo prima o poi, per non dare a chi ci guarda di sbieco, l’impressione di non essere partenopei.
Morendo spero di dover dire come altri prima di me: “Purtateme a vedè sta Terra Mia!” e spirare come se si stesse firmando tutt’insieme vivi e morti, un armistizio o come se si fosse a pranzo in un’antica trattoria sul mare con un piatto di spaghetti ai frutti di mare e gli occhi avvolti dalla luce del sole riflessa dalle onde.
Ma prima di ciò vi presento una pagina sulla nostra Città del 1947, firmata dal giornalista e critico cinematografico Giuseppe Marotta, napoletano, grande scrittore forse troppo dimenticato, il quale diventa ogni giorno di più il mio precettore. Leggendo i suoi libri ti perdi e ti ritrovi, ridi e piangi, ti addormenti felice e ti svegli sempre a Napoli. Il pedagogo che mi ha condotto per mano alla scuola di tanta arte è un uomo che non ama essere citato (ma ch’io amo!) tutti gli appassionati del liberoricercatore lo conoscono e apprezzano, Buona Lettura e che buon pro ci faccia…

Via Mazzini, La nostra piccola via Toledo

Via Mazzini, La nostra piccola via Toledo

Castellammare di Stabia 1947

Sono pusillanime, non reggo alla vista dei soffe­renti, uscendo dall’Ospedale dei Pellegrini mi di­cevo: “Domani vado a dare un’occhiata ai paesi della riviera”, e così feci. La mia prima tappa fu Castellammare di Stabia, l’antica cittadina di cui su­bito si pensa: qui i vecchi industriali e commercianti milanesi dovrebbero venire a trascorrere i loro ul­timi anni, s’intende dopo aver lasciato le loro aziende in mani sicure, e salvo a telefonare ogni sera istru­zioni e rimbrotti. Castellammare è una celebre stazio­ne climatica, balneare e termale; irta di ciminiere pe­rò, disseminata di officine e di fabbriche, piena di bu­ste-paga, sorvolata da estrose nuvolette che potrebbero benissimo simulare, per i canuti uomini di cifre riversi nelle amache, i più lusinghieri diagrammi. Continua a leggere

Villa Comunale

Villa Comunale

Villa Comunale

( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )
Villa Comunale

Villa Comunale

La Villa Comunale, viene ricavata nella seconda metà dell’800 sul materiale di risulta della demolizione della vecchia muraglia difensiva che circondava la città, dal Quartuccio a Fontana Grande. Agli inizi del ‘900, su progetto dell’arch. Eugenio Cosenza, fu realizzata la deliziosa Fontana dei Tritoni. Come ogni villa comunale che si rispetti, anche la nostra possiede il suo bravo viale delle celebrità, istituito nel 1924 con l’erezione del busto al musicista Luigi Denza, opera dello scultore Renda, cui seguirono negli anni Raffaele Viviani (commediografo), Giuseppe Bonito (pittore), Michele Esposito (musicista), Annibale Ruccello (commediografo) ed infine il Monumento al Marinaio e quello alla Resistenza, opera dello scultore Antonio Gargiulo.