Archivi categoria: Cultura

Catello Coda (pitture)

a cura di Gaetano Fontana

2017 Archeologia industriale olio su MDF 40X50cm.

Nasce a Castellammare di Stabia, il 26 luglio 1950.
Compie i propri studi classico-scientifici fino al 1972 quando sceglie di dedicarsi alla pittura e al disegno a cui aveva rivolto particolare attenzione dal 1968 dopo il diploma liceale.
La pausa per il servizio militare a Roma gli permette di avvicinarsi ancora di più ai capolavori di tutti i tempi che aveva opportunità di vedere e studiare.
Conosce diversi importanti artisti viventi e ne segue il lavoro e alcune lezioni quando possibile.
Dopo una breve esperienza politica e sindacale accetta l’impiego in una scuola statale d’arte fino alla pensione nel 2012.
Dal 1975 partecipa a diverse mostre collettive e personali sia a livello locale che nazionale.
Aderisce al movimento internazionale della pittura iperrealista nel 1977, in contatto con rilevanti artisti di calibro internazionale.
Fonda presso il proprio studio una Scuola di Pittura denominata “Pro-Vocazioni Artistiche Stabiesi”organizzando per quasi quattro anni una mostra quindicinale in cui ospita i giovani talenti dell’arte di Castellammare e dintorni.
E’artista invitato in diverse manifestazioni d’Arte come la Mostra Estemporanea d’Arte Sacra di Piano di Sorrento, la Biennale di Arte Estemporanea di Teramo, e numerosissime altrein tutti i più famosi centri turistici della Campania in cui riporta numerosi premi e riconoscimenti vari.
Da sempre cultore della “natura morta” si scopre in maturità amante del paesaggio en plein air per sfuggire al “binario obbligato della verità e realtà del lavoro pittorico quotidiano” cova in nuce la sua predisposizione al “diletto in pittura” tradendo la sua formazione moderna ed impressionista, a tratti addirittura naif.
Dal 1989 svolge limitata attività artistica fino al 2010, in cui riprende a disegnare e dipingere e inizia un blog di pittura e disegno sul web.
Lavora quotidianamente mantenendo lo spirito “dilettantistico” di chi si “diverte” cioè ama perdutamente il contatto della pennellata e del colore sulla tela o sul legno e la magia di veder apparire su una superficie l’illusione di una tridimensionalità dell’anima attraverso gli oggetti dipinti o i paesaggi riportati.


ALCUNE ESPOSIZIONI:

1981 Circolo Internazionale Stabia retrospettiva
1982 Circolo popolare Pimonte retrospettiva
1982 Mostra personale Studio 34 Stabia
1983 Biennale Internazionale Iperrealisti Londra
1983 Mostra personale Studio 34 Stabia
1984 Mostra Nazionale Iperrealisti Sorrento
1984 Mostra personale Studio 34 Stabia
1985 Mostra pittura personale Galleria del Vento La Spezia
1985 Mostra personale Studio 34 Stabia
1986 Biennale Iperrealismo Toledo
1986 Mostra personale Studio 34 Stabia
1987 Mostra personale Studio 34 Stabia
1988 Mostra personale Studio 34 Stabia
1989 Biennale Iperrealismo Roma
1989 Mostra personale Studio 34 Stabia

Contatti : Catello Coda 3312660243
0818011792

e.mail : catellocoda@gmail.com
blog: www.segniecolori.blogspot.com
Facebook : catello coda pittore
Presente su Artelista.com ; RedBubble.com ; Paratissima ; FineArtAmerica.com


A seguire mettiamo in galleria parte delle sue opere:

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Serenata tascabile - raffaele viviani

Una serenata di Raffaele Viviani

Una serenata di Raffaele Viviani

a cura di Giuseppe Zingone

Quello che è scritto in “Guaglione” è la meravigliosa sintesi in rime della vita di Raffaele Viviani,  la sua autobiografia, una vita complessa, modellata dalla caparbia volontà del grande poeta di piegare la sorte nemica, al proprio bisogno, sottomettendola almeno per quel tempo che il buon Dio gli concesse.

Abbiamo recuperato e già donato ai nostri lettori l’articolo del 1931 a firma Tina Sabbatini, “Il Teatro di Viviani“.1

Raffaele Viviani, Varietà

Raffaele Viviani, Varietà

Le parole della Sabbatini, meritano anch’esse, la dovuta attenzione del lettore, per la potente sintesi che ne emerge.

Aveva cinque anni; e si pose a studiare da solo l’alfabeto. Di scuola non se ne parlò, né allora, né poi. Viviani non ha mai visto un banco scolastico, una lavagna, un quaderno, un libro di testo. Egli è entrato per la prima volta in un tempio della sapienza per accompagnarvi il figlio maggiore. Continua a leggere

  1. Spartito in:  Comoedia, numero IX, 15 Ottobre-15 Novembre del 1931.
Scavi di Stabiae

L’antica Stabiae – Luci e ombre di un patrimonio archeologico

Luci e ombre di un patrimonio archeologico

articolo di Maurizio Cuomo
( pubblicato su “il Gazzettino Vesuviano”, il 16 ottobre 2008 )

Seppur brevemente, in questa pagina ricordiamo le antiche ville romane di Stabiae, sicuramente tra le maggiori risorse su cui si basa il patrimonio inestimabile (purtroppo, sigh!, ancora troppo poco valorizzato), offerto dal territorio in cui insiste la nostra cara Castellammare di Stabia.

Scavi archeologici di Stabiae (foto F. Fontanella)

Scavi archeologici di Stabiae (foto F. Fontanella)

Tra i siti archeologici della Campania, senza alcun dubbio merita particolare attenzione l’antica Stabiae e le sue ville di otium (di riposo). Situata in località Varano, su un antico pianoro che si affaccia panoramico sul magnifico Golfo di Napoli, la porzione più esposta di Stabiae, luogo prediletto dai ricchi patrizi romani, fu completamente sepolta dalla disastrosa eruzione vesuviana del 24 agosto del 79 d.C., che stessa sorte riservò alle vicine città di Ercolano, Oplonti e Pompei. Quasi del tutto dimenticato, questo sito venne dissepolto diversi secoli dopo i catastrofici eventi, ad opera dei Borbone che operarono in due riprese dal 1749 al 1762 e dal 1775 al 1782 una serie di rudimentali scavi, alla ricerca di ori e preziosi, periodi in cui Stabiae viene dapprima scavata per poi essere ricoperta e restituita ad una fertile agricoltura.

“Nel 1749 il nome di Castellammare veniva ricordato un po’ dovunque, in seguito agli inizi degli scavi archeologici, che avevano l’intento di portare alla luce i resti delle ville della famosa Stabia Romana. Questa campagna di scavi, iniziata il 7 giugno 1749 sulla collina di Varano (ripa di Barano) fu voluta da re Carlo (di Borbone), e continuò tra alterne vicende, fino al 1762, con risultati disastrosi e con effetti deleterii pel nostro patrimonio archeologico”1. Continua a leggere

  1. Testo tratto da: Stabiae dalle origini ai Borboni, Giuseppe Greco – pag. 277
Castellamare di Stabia (foto Corrado Di Martino)

Castellamare

Castellamare

Il 31 maggio del 1912 il Consiglio Comunale delibera che Castellammare venga scritto (con due m).

( articolo di Redazione* )

Con tutti gli stabiesi che nel leggere il titolo di questa pagina sono balzati dalla sedia, ci scusiamo e diremo subito che non abbiamo commesso un errore ortografico! L’errore scritturale è voluto e brucia tanto anche a noi, ma “Castellamare”, a nostro personale avviso, è il titolo più azzeccato e diretto per segnalare l’ennesimo orrendo svarione perpetrato ai danni della nostra Castellammare di Stabia… un danno d’immagine macroscopico che in quella “m” in meno racchiude l’immensa pochezza di chi ancora una volta avrebbe dovuto vigilare affinché l’errore non si verificasse e non l’ha fatto e soprattutto, l’abominevole negligenza di chi probabilmente se ne è accorto e non lo ha prontamente segnalato alle autorità competenti, incarnando alla perfezione l’adagio popolare: “Ma a me, che me ne fotte!”.

Castellamare di Stabia (foto Corrado Di Martino)

Castellamare di Stabia (foto Corrado Di Martino)

Questa nuova segnalazione posta in essere dalla redazione di LR, di certo smuoverà nella ristretta cerchia di stabiesi DOC (i cittadini che realmente amano la nostra Castellammare di Stabia e fattivamente si prodigano affinché la sua immagine non venga mai offuscata), una nuova ondata di malcontento, ciò dispiace (a noi non piace polemizzare, preferiamo i fatti alle parole, e sollevare l’opinione pubblica sulla questione è il solo ed unico modo con cui possiamo contribuire), ma non potevamo fare altrimenti e credeteci questa volta la mortificazione, che oscura il buon “nome” della nostra città, va oltre ogni limite e immaginazione. Ma di cosa stiamo parlando?
Ebbene certi che una immagine possa rendere meglio di un milione di parole, poniamo alla vostra attenzione delle fotografie che, ahimé, daranno un senso a questa nostra nuova segnalazione.

Dalla Banchina 'e zì Catiello (foto Corrado Di Martino)

Dalla Banchina ‘e zì Catiello (foto Corrado Di Martino)

La scena è quella solita (mozzafiato) che ogni buon stabiese è abituato a vedere quando, dalla Villa Comunale, ci si spinge verso il mare percorrendo la celebre banchina ‘e zì Catiello: l’arenile, l’inconfondibile profilo dei palazzi del lungomare e il dirimpettaio Vesuvio che all’orizzonte svetta sul nostro mare, peccato che nell’aguzzare la vista non si può fare a meno di notare lo strafalcione posto nella scritta sul frontalino della cassettina d’ispezione dei lampioni… e qui tutto il nostro rammarico… a voi la parola!!!

Castellamare (foto Corrado Di Martino)

Castellamare (foto Corrado Di Martino)

Castellamare (foto Corrado Di Martino)

Castellamare (foto Corrado Di Martino)


P.S.: *il presente articolo per la prima volta è andato in pubblicazione su LR l’11 marzo del 2014.

 

Raffaele Viviani

Il teatro di Viviani

Il teatro di Viviani

a cura di Giuseppe Zingone

Il teatro di Viviani e la sua storia in un articolo di Tina Sabbatini del 1931.

Raffaele Viviani

Raffaele Viviani

I “Pupi” di Don Aniello

“Or sono molti anni, a Porta San Gennaro, uno degli angoli della vecchia Napoli, più caratteristica e popolare, traeva la sua grama esistenza, ricca di sogni e di buon umore, una  “famelica troupe” dell’Opera dei Pupi, che ogni sera offriva al pubblico del rione il repertorio delle sue tragicomiche rappresentazioni.

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