Dicembre, un anno a Castellammare
di Giuseppe Zingone
Senza farsi attendere troppo è giunto anche Dicembre, tra i mesi dell’anno il più fuggevole, gioioso e facente baldoria, insomma il più bello. Mi è passato accanto stamattina assieme ad una odorosa “sporta” di arance e mandarini, ferocemente addossata sulle spalle di un giovane che risaliva piazza “Orologio”.
Dicembre è mese di Luce, ma anche di odori, di abbracci di auguri, un arcobaleno tra le tinte attenuate dei mesi freddi, una batteria di fuochi pirotecnici.
A Castellammare vi attendono se ci fate l’onore di una visita (prego accomodatevi “v’offrimmo ‘o café!”) le festività più lunghe di tutto il circondario, forse della nazione intera, venite Signori a “strusciare” nelle nostre vigilie per le familiari e consumate strade e sull’affascinante lungomare, vi attende la più superba gioventù. Come una bella donna si affaccia al suo verde e fiorito balcone così iniziano le feste a Castellammare, ecco allora la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, di questa solennità è caratteristica l’attesa fatta di un richiamo di voce (quasi una nenia) che si arrampica sui palazzi sfregiati dal tempo, tra i vicoli sempre assonnati e valica le nostre finestre sorprendendoci nel buio e nel tepore della nostra intimità, non è una melodia invadente è un canto a Maria; direi che è più profano e irritante il botto che negli ultimi anni l’anticipa e che ne sottolinea il passaggio ad altro caseggiato, insomma viene da chiedersi: “Ma nuje sti cristiani avimma scetà o l’avimma fa murì?”.
Molte famiglie stabiesi, ancora si riuniscono e trascorrono insieme con i propri familiari la notte tra il sette e l’otto, facendosi assistere nell’attesa da rombi di baccalà fritto, da palline di struffoli, e da informi zeppole fritte annegate nel miele e ricoperte di “diavolini” coloratissimi.
Per giungere svegli fino al giorno dopo si rispolvera e ci si fa guidare dalla vecchia e fragorosa tombola con le sue unte cartelle, a volte segnate con i nomi o con le sigle di chi le portò alla gloria, frantumando così tutti i record di chiamata e attirando su sé stessi l’ira dei più piccoli ed anche del resto della famiglia sino alle più remote generazioni. Questi segni oltre la fortuna ribadiscono l’ancestrale legame che unisce chi “tene proprio tutt’e ciorte” alle suadenti mani dell’ingiusta e sempre cieca fortuna.
La mattina presto del giorno otto i grandi falò ridotti in cenere, fanno da contraltare alle fredde chiese traboccanti di fedeli che rinnovano il loro amore per la Gran Madre di Dio.
Inoltrandomi di buon mattino per via Gesù, giungo in Piazza del Municipio dove mi attende l’amico pasticciere Antonio, con una delle sue calde e straordinarie “Brioche”, e senza vergognarmene troppo gli chiedo gentilmente anche un po’ di “Pulece ‘e monaco”.
Quanto è bella questa piazza ( ‘O Viscuvado )… protagonista assieme a Santa Lucia, di una festa che qui prendeva vita grazie al suo ideatore “Tore a Marzucca”, molti di voi ricorderanno che questo signore era anche il Presidente dell’Associazione dei ciechi e che nella chiesetta dell’Oratorio aveva una sua sede. In questo armonioso dipinto, tra qualche spiffero di vento dicembrino vidi esibirsi ad angolo tra il Duomo ed il Municipio la banda musicale della Nato; fu forse, l’ultimo festeggiamento in onore della santa protettrice della vista nella nostra Città.
Come vi dicevo Dicembre è festa di luce, in questo mese le giornate tendono ad allungarsi, nell’antichità si festeggiava nella data del Natale la festa del Deus Sol Invictus che i cristiani seppero meravigliosamente trasformare nella più universale solennità della nascita del Salvatore, il figlio dell’Altissimo, ed è qui che vi invito a far visita al nostro maestoso presepe, non ne vedrete un altro simile né a Sud né a Nord, né a Oriente, né a Occidente dell’itale genti.
Lasciate la tristezza, abbandonate i regali, la fretta, il trambusto, queste cose non aggiungono e non tolgono un giorno alla nostra felicità, in breve niente alla nostra miserevole vita.
Questo presepe antichissimo ha sempre avuto per i piccoli stabiesi il ruolo evocatore del Santo Natale e con solennità, amore e semplicità si accoglieva Gesù che solo nel nostro Duomo è a casa propria solo qui è stabiese e uomo, solo qui ci mostra il suo aspetto divino. Il piccolo nascituro sa che non può nascondersi agli occhi dei visitatori Magi o Pastori che siano, e a tutti non nasconde un suo piccolo Regale sorriso.
Pubblicato Dicembre 2013
Leggendo ho posato l’occhio su Tore a Marzocca. Mi hanno parlato di questo signore quale risibile allenatore della Juve Stabia degli anni 60, divenuto famoso per la frase guidata ai suoi ragazzi “uagliù, chiditivi im difesa e mantenute O’Higgins risultato” Durante una partita in cui perdevamo 7-1. Credo si chiamasse Gallo ma non ne sono certo. E’ lo stesso Presidente dell’associazione ciechi?
La nostra Città era ricca di personaggi alquanto singolari, non so se allenasse la Juve Stabia, sicuramente i nostri ricordi sono popolati di queste persone, a volte gente innocente che cercava solo un modo per rendersi utile e farsi amare.