Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Caro Maurizio, torno sulla controversa origine dei tradizionali “fuocaracchi” (rif.: “Fuocaracchi stabiesi”), per riconfermare la mia testimonianza, con l’aggiunta di ulteriori considerazioni. Non ricordo che negli 8/10 anni precedenti l’inizio della seconda guerra mondiale (1938/1945) a Castellammare si accendessero tali falò. In quell’epoca, come tu ricordi, in Italia imperava il Regime Fascista, in quel periodo, a parte qualche iniziativa positiva (il sabato fascista, che dimezzava le ore di lavoro in questo giorno; la befana fascista, che il 6 gennaio, donava ai bambini qualche giocattolo o qualche dolciume), quasi tutti gli ordini o disposizioni erano di carattere proibitivo. Per esempio, dopo una certa età ci si doveva sposare. Chi non lo faceva doveva pagare una tassa: “la tassa sul celibato”. Oggi questa legge può sembrare assurda, eppure esisteva. Ma il regime non emanava soltanto leggi e ordini scritti: molte volte erano anche soltanto verbali. Bastava che al “federale fascista” del luogo venisse raccomandato di vietare una data cosa che la voce veniva sparsa e quella tal cosa non si faceva. L’obbedienza dei cittadini a questi ordini era totale. I pochissimi che vi si opponevano erano qualificati come “antifascisti”, ed erano ben conosciuti dalla “milizia fascista” e dalla Polizia. Per loro la vita diventava dura. Quindi per ritornare alla questione che ha originato questa controversia, può darsi che verbalmente fossero state date disposizioni ai federali per vietare i “fuocaracchi”. Le ragioni di tali divieti avrebbero potuto essere le più varie, per esempio evitare infortuni ai cittadini; oppure per non dare adito ai suddetti “antifascisti”, consapevoli o meno, di approfittare di queste occasioni e ritrovarsi per criticare il fascismo. Insomma, i motivi avrebbero potuto essere tanti.
Naturalmente le ragioni suddette sono soltanto ipotesi per spiegare il perché io, in quegli anni che vanno dal 1930 al 1938 non ho mai visto o sentito parlare di questi “fuocaracchi”. Naturalmente le suddette considerazioni non vogliono minimamente mettere in dubbio le affermazioni ed i ricordi del buon signor Alminni, al quale mando in anticipo i miei auguri di buon Natale.
Queste mie osservazioni mi hanno portato a descrivere, anche se sommariamente, il clima politico che si respirava allora e se questa mia passione per la Storia ha urtato la suscettibilità di qualcuno gli chiedo scusa. Ma quella era la realtà dell’epoca. Auguri e buon Natale a te e a tutti i lettori di Libero Ricercatore.
Gigi Nocera.