di Enzo Cesarano
Partendo da uno spunto dell’amico Nando Fontanella che ci ha segnalato la manutenzione di un’edicola votiva posta in via Cannavale (foto a corredo) dicendoci che il manufatto è in buono stato e non è andato perso grazie all’impegno appassionato di alcune famiglie del posto che, di tanto in tanto, si preoccupano di togliere le erbacce, ridipingere la cornice, imbiancare il muro… tenere una lucerna perennemente accesa per la gloria della figura sacra e per rischiarare il cammino dei viandanti che, ancora oggi, di là passano.
Da questa immagine, all’apparenza così scontata, dicevo, ho creduto opportuno fare una riflessione generale sulla capacità di noi stabiesi di conservare la bellezza.
Queste preziose tracce di fede popolare, di cui Castellammare di Stabia è ricca, possono insegnare: che tutti noi dovremmo cominciare a lavorare con impegno costante al recupero della città, a darci da fare fattivamente e non solo e sempre a chiacchiere. Non dovremmo dimenticare che i nostri avi ci hanno lasciato un’eredità bella, fragile e preziosa che non è un soprammobile, ma un lascito importante che richiede una costante manutenzione. Basterebbe partire da questa semplice constatazione per rimettere in ordine molte cose.
Prendiamo ad esempio questi stabiesi di via Cannavale che da anni, silenziosamente e caparbiamente, curano uno spicchio della città. Facciamolo da subito… curiamo le edicole votive, e manuteniamo tutti gli altri tesori trascurati. Per cominciare bene l’impresa salvifica, oltre al cuore mettiamoci anche la testa.
Nel caso delle edicole votive possiamo iniziare col chiederci “cosa sappiamo di queste strutture?” …
Le edicole sacre, o “cappellette”, nacquero durante il regno di Carlo III di Borbone su consiglio del gesuita Padre Rocco che ne incoraggiò la diffusione per migliorare l’evangelizzazione del popolo e anche per creare uno dei primi sistemi di pubblica illuminazione, grazie soprattutto ai ceri presenti all’interno delle piccole cavità.
Queste edicole erano meno raffinate rispetto alle famose “aediculae” romane, ma cercavano di andare incontro al gusto del popolo; erano costruite con caratteri architettonici del tutto particolari: rettangolari a nicchia, a tempio ed altre forme; inoltre, soprattutto alcune di grandi dimensioni, sono delle vere e proprie pseudo-cappelle. Passeggiando tra i vicoli della città, possiamo incontrarne davvero di tutti i tipi e in qualsiasi stato. Ricorrono le figure del Santo Patrono Catello, della Madonna col bambinello e il Crocifisso.
Ogni edicola inoltre racconta la storia di chi l’ha costruita, ad esempio i materiali per la realizzazione delle cornici, ora ricchi come le meravigliose e raffinate maioliche, ora poveri come le comuni piastrelle riciclate di un appartamento, sono indizio dell’agiatezza o meno delle famiglie stabiesi di un tempo.
Parecchie di queste edicole votive, infatti, non sono l’opera di un singolo, ma sono state costruite da intere famiglie e poi adottate, come nel periodo dell’Immacolata, da un intero quartiere e tenerle in buono stato dovrebbe essere una doverosa impresa collettiva.
Enzo Cesarano
Mi dispiace contravvenire ad una tua convinzione, ma avendo abitato sette anni in quel vicolo ti devo precisare che la cura dell’edicola avviene grazie al buon cuore di una famiglia di Ucraini che abitano a villa Cannavale. Queste persone di buon cuore la tinteggiano una volta l’anno e provvedono all’installazione di fiori, luci e quant’altro. Fosse per i castelluonici l’edicola se ne sarebbe caduta, come la fontanella di via Fratte, usata come bidone dell’immondizia. Di questa capacità di preservare degli stabiesi, davvero non ne vedo traccia. D’altronde non furono proprio le maestranze del Teatro Regio a dargli fuoco per “dispetto”?!?
Carissimo Gaetano prendiamo ad esempio questi stabiesi di via Cannavale, senza fare riferimento alla nazionalità d’origine.
L’edicola votiva di via Cannavale è lì da moltissimi anni e da sempre è stata curata. Se in questo periodo la manutenzione è merito di una volenterosa famiglia stabiese, di origine ucraina, non vedo quale sia il problema.
Con l’affetto di sempre il tuo amico Enzo.