di Antonio Greco*
LLa casa grande e vuota gelava il cuore più che la fredda coltre di neve che copriva i monti e la squallida, circostante campagna.
Sebbene limitato alla sola capanna poggiata sul buffet, il Presepio acuiva la nostalgia struggente delle cose passate.
Ero solo e invocavo la mamma.
Risentivo le sue carezze sfiorarmi il viso e scaldarmi l’animo.
Non avevo freddo, quando, malgrado i vent’anni, mi serrava fra le sue forti braccia e mi augurava il Buon Natale.
Ora la mamma sarebbe rimasta assente per sempre.
Piangevo… ed avrei voluto disfare il Presepio, romperla con una serie di tradizione che, per il loro carattere intimamente familiare, mi struggevano l’animo.
Cercai di ingannare il tempo affacciandomi alla finestra e mi sovvenne il ricordo di un Natale lontano in cui la neve scendeva lieve e silenziosa, con ritmo eguale.
Tutto era fasciato di bianco: l’alto campanile della cattedrale, i comignoli delle case, gli spogli rami degli alberi.
Guardavo attorno, quasi con invidia, le finestre illuminate, dove le famiglie erano raccolte attorno alla tavola natalizia.
Mi sembrava di intravedere il luccichio dei fili d’oro dell’albero, di udire le squillanti risate, il tintinnio delle coppe nei brindisi…
In quell’ora di pace e di intimità per tutti, a me non restava neppure il confronto di essere vicino alla mia donna…
Lontano, le campane di Natale invitavano alla preghiera; lo squillare natalizio sembrava più festoso e ridente.
Ogni anno, a mezzanotte, rinasce il Messia per tutti gli uomini; i pastori, come allora, discendevano dalle colline della Giudea invitati dalle divine armonie degli angeli.
Da Oriente, sugli alti cammelli e guidati dal fulgido astro comato, giungevano i Magi.
Tutti offrono il dono al piccolo, povero, tremante Fanciullo disceso dalle stelle, e si prostrano a Lui…
Allora, anch’io mi inginocchiai come i pecorai di Betlemme, offrii a Gesù il mio dolore: “Ho solo questo, piccolo Re, accettalo nella tua Misericordia!”.
In quell’attimo sentii scendere in me una calma mirabile, profonda, come una pace nuova da tempo sconosciuta.
Mi sembrò che in quella fredda notte stellata, un lievissimo bacio della mamma mi sfiorasse ancora i capelli come un invisibile frullare d’ali…
Antonio Greco
Note: *Pubblicato nella rivista “Il Presepio” n. 36/37 del dicembre 1963 e 207 del settembre 2006.