articolo di Ferdinando Fontanella
Nell’ormai lontano 1982 il Corpo Forestale dello Stato pubblicò il censimento degli alberi monumentali d’Italia, un lavoro lodevole in cui sono elencati gli alberi nazionali che presentano le caratteristiche di maggiore interesse ambientale e culturale.
In sostanza il censimento ha interessato le essenze arboree che per una o più caratteristiche biologiche (come ad esempio la longevità, la maestosità) e/o culturali (alberi legati a particolari avvenimenti storici e sociali) sono meritevoli di protezione e rispetto.
Consultando i dati del censimento (visualizza la pagina del censimento dal web ufficiale del Corpo Forestale dello Stato) il primo e lampante fatto che si evince è che le regioni del nord e del centro Italia ospitano il doppio degli alberi monumentali rispetto a quelle del sud. Un dato che a prima vista potrebbe far credere, ai meno attenti, che il sud della nostra nazione sia meno ricco di questi doni della natura.
Ovviamente non è così, la discrepanza si spiega semplicemente ammettendo che chi doveva provvedere al censimento degli alberi monumentali meridionali non lo ha fatto con zelo. Questa è una “stupenda” testimonianza dell’inefficienza (passata?) degli enti pubblici meridionali. Per la Campania si segnalano nel censimento dell’82 appena 41 alberi monumentali, un dato questo a cui ha parzialmente rimediato un nuovo censimento fatto nel 2007 dalla Lega Italiana Protezioni Uccelli (LIPU), in collaborazione col Corpo Forestale dello Stato, Comando Regionale della Campania e la Regione Campania con l’Assessorato Governo del Territorio.
I dati di questo nuovo censimento, pubblicati nel 2008 in un bel volume illustrato dal titolo “Gli alberi secolari in Campania”, dimostrano quanto il primo lavoro fosse fallace. Infatti scorrendo le pagine è lampante un notevole aumento degli esemplari censiti ben 166.
Eppure in questo pregevole lavoro manca un dato fondamentale per gli alberi monumentali campani, sono stati ancora una volta dimenticati i Faggi secolari del Monte Faito. Questi alberi incarnano l’essenza stessa dell’albero monumentale, hanno infatti eccezionali caratteristiche biologiche, alcuni esemplari hanno un perimetro del tronco che supera abbondantemente i 6 metri , le loro chiome si elevano altissime e maestose.
Anche l’età deve essere eccezionale, è presumibile che alcuni Faggi del Faito siano tra gli esemplari più longevi d’Italia superando abbondantemente i 400 anni. Smisurata è anche la valenza culturale di questi esemplari, i Faggi secolari del Faito sono infatti testimoni viventi della ormai estinta industria della neve. Questi alberi bordano le neviere, le fosse dove, un tempo, nel periodo invernale si ammassava la neve caduta al Faito.
Prima di stipare la neve le neviere venivano foderate da uno strato coibento di foglie secche di Faggio. La neve così “interrata” era quindi protetta dal calore del suolo e dai venti caldi; il fresco in quota, poi, e la fitta ombra della chioma dei Faggi, assicuravano le condizioni ideali affinché il gelido e prezioso carico resistesse senza sciogliersi fino ai mesi estivi, quando la neve veniva cavata e trasportata in blocchi in tutti i paesi della Penisola Sorrentina e del vesuviano per essere venduta. Il ruolo dei Faggi era quindi fondamentale per questa industria, questi alberi erano così importanti da essere protetti da apposite leggi che ne vietavano il taglio. L’utilità di questi alberi li ha quindi protetti consentendogli di attraversare interi secoli di storia.
L’industria della neve ha cessato di esistere nei primi anni del ‘900 con l’avvento delle moderne macchine per la produzione del ghiaccio, un velo di silenzioso oblio ha, da quel momento, ammantato un’importante parte della nostra tradizione e con essa anche i nostri maestosi Faggi sono stati da tutti dimenticati. Il riconoscimento ufficiale di alberi monumentali potrebbe dare un importante contributo alla conservazione di veri e propri monumenti viventi del patrimonio naturalistico e culturale della nostra terra.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt
Testi consultati:
- TROMBETTA A., 1983. Profilo Linguistico ed Onomastico della Penisola Sorrentina e STORIA DEL FAITO. Tipografia dell’Abbazia di Casamiri (Fr), 81-86.
- AA.VV. 2007., Gli Alberi Secolari in Campania, testimoni viventi della storia. Tipografia Galluccio, Napoli.