L'edicola votiva di Fontana Grande

La sorgente di Fontana Grande nella storia della città

a cura di Antonio Cimmino

L’abbondanza di acqua sorgiva di Fontana Grande e la celebre sorgente dell’Acqua della Madonna (notoriamente appellata come “Acqua dei naviganti”, perché si presta ottimamente per la conservazione nei lunghi viaggi di mare) ha da millenni interessato sia gli abitanti della zona che i navigatori.

L'edicola votiva di Fontana Grande

L’edicola votiva di Fontana Grande

Il rinvenimento di un muro con reticulum romano a ridosso della sorgente durante i lavori di manutenzione eseguiti nel 1983, fa supporre che essa fosse già utilizzata dagli antichi abitanti di Stabiae prima della distruzione causata dall’eruzione pliniana del 79 d.C. Tale ipotesi è avvalorata dal ritrovamento, durante lavori di consolidamento effettuati nel 1936, di mura romane in opus reticulatum costruiti su mura precedenti sui quali si intravedevano tracce di pittura e nicchie. Il muro romano fu poi inopinatamente inglobato nella rete in cemento armato che sostiene il sovrastante sistema della linea ferroviaria della Circumvesuviana.
Nella stessa zona si trovarono anche alcune tombe, per cui il Di Capua ( Francesco Di Capua, Stabia e le sue cure con le acque minerali presso i Romani. Terme e sorgenti, in Castellammare di Stabia, Napoli, 1939) affermò: “Le più antiche tombe stabiesi finora scoverte, risalenti al quarto secolo avanti Cristo, si trovano proprio sul poggio che, ad un’altezza fra gli ottanta e i cento metri, domina questa sorgente (Fontana Grande)”. Per un altro archeologo (O. Elia, 1954), la zona di Fontana Grande con le sue strutture in linea con le tombe preromane ritrovate presso il castello, potrebbe “segnare l’estremo limite occidentale” dell’oppidum preromano dell’antica Stabiae.
La zona, ricca di sorgenti anche di acque minerali era ben nota già dal I secolo d.C. allorquando Columella (Columella Lucio Giunio Moderato, De re rustica) asseriva: “Fontibus et Stabaie celebres” cioè “per le sorgenti anche Stabia è famosa”. Lo stesso Plinio (Plinio Seniore, Historia Naturalis, XXXI, 5) consigliava, per la cura dei calcoli, l’acqua stabiese chiamata “dimitia” (di mezzo: “Media”).

Galeno

Galeno

Anche Claudio Galeno, nel II secolo d. C. consigliava di recarsi a bere le acque di Stabia per curare i calcoli. Nel primo millennio, all’incirca nel 1150, una testimonianza del geografo arabo Abu ‘Abd Allah Muhammad El Edrisi, tratta della sorgente di Fontana Grande. Egli, nella sua opera “Il libro del Re Ruggiero” (Kitab Rugiar) scrive: “Da Napoli a marsâ Stâbah (Porto di Stabia) trenta miglia. Questo è un eccellente ancoraggio, con acqua molta, (formata dalla) imboccatura di un fiume perenne di acqua dolce, (che ha foce) in fondo a un golfo”.
Monsignor Milante nelle sue cinque Dissertazioni tradotte nel 1836 dal latino (Pio-Thoma Milante, De Stabiis, Stabiana Eccelsi, et Episcopis ejus, Napoli, 1750), così descrive Fontana Grande: “Nel luogo detto la Fontana esiste un’abbondantissima sorgente di acqua pura, e limpidissima, che sgorgando dalla falda del monte non molto discosto dal Porto, e formando quasi un laghetto, è giovevolissima ad ogni generte di persone, e soprattutto a’ naviganti. Quest’acqua pochi passi discosto dalla sua sorgente va ad animare non pochi Mulini, i quali posti alla riva del mare riescono utilissimi a’ cittadini non solo, ma benanche a’ stranieri”.
Il fiume d’acqua di Fontana Grande un tempo veniva sfruttato per mettere in moto i mulini ubicati nell’attuale area posta all’ingresso della sorgente, ove, negli anni passati c’era il fabbricato dei Bagni del Mulino. Anticamente tale struttura apparteneva ai monaci di S. Giacomo di Capri ed era inserita nel sistema difensivo mura-bastioni che dal castello scendeva fino alla torre Alfonsina, fatta costruire da Alfonso d’Aragona negli anni 1551 – 1553 dopo la vittoria che il citato re di Napoli conseguì contro Renato d’Angiò di Lorena. Il fabbricato (conosciuto in tempi recenti come “palazzo Fezza”), fino alla prima metà del secolo scorso era denominato Stabilimento dei bagni dell’Acqua Ferrata del Mulino. La torre Alfonsina un po’ più esterna alla meno nota “Torre piccola della Fontana” fu posta a difesa della “Porta della Fontana” che, in corrispondenza dell’inizio dell’attuale Via Brin chiudeva la cinta muraria stabiese verso la penisola sorrentina, qualche chilometro prima dell’altra torre detta di Porto Carello, posta nei pressi dell’ex Calce e Cementi.
Fontana Grande è stata sempre protagonista della storia della città, anche come fonte di approvvigionamento idrico. In un libro scritto nel 1600 circa da un certo Gian Battista Rosalia dal titolo: “Descrittione della Città di Castell’a mare di Stabia” si legge:” (…) per tutto si veggono scaturire acque in tanta abbondanza e così diverse ch’è cosa da stupire, e quindi è che i cittadini non si prendono cura di ridurle in fonte per delizie della città, poiché ciascuno ne tien copia in sua casa. E benché si veda da presso al Castello cette volte sopra l’acque che vanno al molino di San Giacomo di Capri de’ Cartesiani donatali dalla regina Giovanna 1°, ad ogni modo non furon fatte a spese della città detti archi, ma a costi dei passati re angioini e per loro delizie, e quivi si veggono l’armi reali in tufo ed è ben chiaro che tutto i regi francesi quando gli aragonesi ed altri tennero sempre questa città per lor delizia e diporto e spasso, e fecero per via d’acquedotto addur l’acqua di San Giacomo nella città che è molto leggiera e buona e si dà all’ammalati per consulta de’ medici. (…) Scaturiscono in Castell’a mare varie e diverse acque in grande abbondanza e con gran diversità. L’acque del sopraddetto Molino escono da due capi: l’una partecipa di vene di ferro poiché tinge le pietre di rosso, l’altra è più leggiera e di miglior vena, ed ambedue sono molto fredde e d’estate recano delizie a coloro che goder vogliono della loro freddezza. Quindi da presso esce un’acqua da certe pietre grosse e scende verso il lido e fa lo medesimo effetto di far divenire rosse le pietre. In un casamento vicino l’orto di Ottavio Cuomo vengono fuore altre acque che sono freddissime ed hanno la qualità che, postovi l’uomo dentro, sente un caldo mirabile…”.
Nel 1754 Raimondo De Majo (Raimondo De Majo,Trattato delle Acque Acidule che sono nella città di Castellammare di Stabia composto da Raimondo De Majo Cittadino, e Medico attuale di detta città, ed. Vincenzo Mazzola, Napoli, MDCCLIV) descrivendo l’abbondanza di acqua che fuoriesce nella zona prospiciente Fontana Grande, afferma: “(…) scaturiscono fuora la Porta marittima, a riserba d’una sola, che sorge poco avanti detta Porta, a mano destra, vicino al lido del mare, e propriamente nel magazzino di Nicolò Aniello Magliano”. Lo stesso, a proposito del ritrovamento, presso l’attuale rotonda dell’Acqua acidula, di una nuova sorgente, già utilizzata evidentemente in secoli precedenti, scrive:” Prima però, che sbucchi da un cunicolo sotterraneo all’aperto presso al lido del mare, scaturisce privatamente nel Palazzo del Signor D. Nicolò di Felice: ivi si vede una piccola nicchia di fabbrica antica con tubo di creta nel mezzo, da cui scorre incessantemente in una proporzionata fonte anche fatta di fabbrica: e perché era questa fonte ripiena di terra quasi fino al tubo, cominciò il Bottegaio a scavarla, e nell’atto, che ciò faceva, tré palmi più sotto incontrò un suolo di bianche riggiole delineate a color giallo, e torchino, conforme attualmente si vede…”. Tale presenza è avvalorata anche dal ritrovamento del 1936 (Di Capua) di un canale, a due metri di profondità, di grosse tegole e di muretti in opus reticulatum.

Fontana dei meloni

Nell’800 Fontana Grande era anche conosciuta come “Fontana de’ Melloni in Castellammare”; infatti la si può vedere in una incisione, eseguita su disegno di Antonio Ciuni. Essa fu anche incisa all’acquaforte da Achille Gigante nell’opera del 1845 di Alvino “Viaggio da Napoli a Castellammare” ( Francesco Alvino, Viaggio da Napoli a Castellammare, Stamperia dell’Iride, Napoli, 1845).
Nel 1842 Parisi (Catello Parisi, Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia, Firenze, 1842) scrisse in una sua pubblicazione su Castellammare: “ La Fontana Grande dà un’acqua pura e limpidissima che alle falde sgorga dal monte Faito nel luogo della nostra città che da essa prende il nome. In una grande vasca raccolta a dare anima passa ad uno stabilimento di molini e quindi nel mare si scarica non molto dal porto distante. I cittadini ed i naviganti per loro bevanda ve l’attingono ed i rinomati nostri cocomeri vi si raffreddano per vendersi pubblicamente”.
Alla fine del XIX secolo fu demolito il vecchio molino antistante la sorgente e costruito uno stabilimento di bagni che sfruttava l’acqua ferrata. Lo stabilimento continuò a funzionare fino al 1961 presentando, però, dei problemi di infiltrazione di acqua dolce della sorgente di Fontana Grande nell’acqua ferrata che utilizzava per i bagni. Incaute opere di trivellazione per separare le due bolle, fecero scomparire la sorgente dell’acqua ferrata che prese altre vie sotterranee. Lo stabilimento fu abbandonato e, poi, demolito.

Stabilimento bagni acqua ferrata

Stabilimento bagni acqua ferrata

La facciata della sorgente, a forma di esedra, così com’è oggi, è stata realizzata solamente negli anni ‘20 del secolo scorso, in luogo di un’edicola in muratura contenente l’attuale pannello in ceramica posto sulla sorgente. Sempre nella prima metà del secolo scorso vi fu impiantato un sistema di pompaggio, man mano adeguato all’espandersi della città. Diverse elettropompe, ammodernate nel corso degli anni, pescano nella sorgente, allargata negli anni ‘80 per permettere la sistemazione delle tubazioni di aspirazione e del sistema di clorazione imposto dalla normativa vigente. Il funzionamento delle predette pompe è continuamente monitorato da un sistema di telecontrollo del Campo Pozzi di Via Suppezza che tiene anche sotto controllo il livello della sorgente.

pescaggio pompe

pescaggio pompe

Distribuzione idrica della fontana

Oggi, da Fontana Grande, si dipartono diverse condotte:

– Un grosso collettore (foto n. 1) distribuisce l’acqua nella parte bassa della città (alimentando anche le fontanine in villa comunale), fino agli ex C.M.I.;
– il surplus di acqua che la rete “bassa” non riesce ad assorbire viene inviato, sempre a mezzo di condotta, ad un serbatoio detto “Basso” di Via Cannavale (foto n. 2), nella zona Oasi San Francesco e costruito negli anni ‘50. Da qui si diparte una grossa condotta che, per gravità, alimenta in uno snodo di largo Caporivo, le condotte di Via Viviani, Via Coppola e Via De Turris collegandosi, così con la rete formata dal precedente collettore;
– una condotta in ghisa alimenta, attraversando il Centro antico, il Serbatoio Medio (foto n. 3 – foto n. 4) situato alla Via Quisisana e costruito dalla Società Condotte di Roma nel lontano 1896 per raccogliere una parte dell’acqua della sorgente “Acqua Fredda” di Agevola, già utilizzata dai Borbone all’atto della costruzione del cantiere navale nel 1783;
– una condotta elevatoria può portare acqua al cosiddetto Serbatoio Fratte situato nella zona sovrastante il castello stabiese;
– un’altra condotta elevatoria, più delicata per l’enorme pressione che deve sopportare, alimenta le poche centinaia di utenze del Villaggio Faito posto a circa 1000 metri sul livello del mare;
– qualche anno or sono è stata sistemata un’altra condotta elevatoria che, passando per Visanola, Via Panoramica, Viale Terme e Via Castellammare, è in grado di convogliare l’acqua di Fontana Grande nei serbatoio del nuovo complesso Campo Pozzi Monti Lattari di Via Suppezzo (foto n. 5).
La sorgente Fontana Grande è molto delicata e manca delle zone di rispetto e di tutela previste dalla vigente normativa. Tale zona è interessata anche da altre manifestazioni sorgentizie tra cui la cosiddetta “Sorgente di Visanola” situata sotto un fabbricato di Via Brin (vedi foto) e che fa defluire verso il mare un’enorme quantità d’acqua.
Nel 1983 Fontana Grande fu interessata da fenomeni di inquinamenti di colibatteri per cui si procedette a consistenti opere di bonifica. Attualmente l’intera struttura è soggetta ad una consistente opera di bonifica e di risistemazione. L’Amministrazione comunale intende recuperare l’Acqua Ferrata e ripristinare l’antica mescita che sopra le tre bocchette di erogazione, recava la seguente iscrizione: “Fonte ferruginosa carbonica bicarbonato calcica tonicamente ricostituente. Uso mezzo litro durante il pasto. Batteriologicamente pura”.


 

La nuova interessante scenografia che vede risistemata e recuperata l’immagine di Fontana Grande, con la mescita di acqua (inaugurata a luglio del 2008), reca le seguenti iscrizioni:

“Sulo pe’ ll’acqua, Castiellammare avarri’a tene’ fortuna!(Raffaele Viviani, Padroni di barche – 1937);
“Castellammare metropoli delle acque, dei climi e del mare” (XIII Congresso Nazionale di Idrologia – 1921);
“Da Napoli a marsa Stâbah (Porto di Stabia) trenta miglia. Questo è un eccellente ancoraggio, con acqua molta…” (El Edrisi, Kitab Rugiar – 1150);
“Stabias ire desiderant ut reliquias longae aegritudinis depellant” (Quinto Aurelio Simmaco, Epistulae VI, 18 – 401 d.C.);
“Quarto die post navi pervenit ad Stabias, atquae ille quidem adulescens sanatus est ac post eum similiter alii” (Claudio Galeno, II sec. d.C.);
“Ne desunt variae circa oblectamina vitae. Denarumque lacus medicos Stabiasque renatas” (Publio Papinio Stazio, Silvarum libri V, 95-104);
“Aquae calculosis mederi in stabiano quae dimidia vocatur” ( Plinio il Vecchio, Naturalis istoria XXXI, 9 – 77 d.C.);
“Fontibus et Stabiae celebres” (Lucio Giunio Moderato Columella, De rustica X, 133 – 65 d.C.);
“Neque tamen dubito quin in illo cubicolo tuo ex quo tibi Stabianum perforando et patefacisti sinum” (Marco Tullio Cicerone, Epistulae ad familiares – 55 a.C.).


Durante i lavori di scavo per la predetta risistemazione sono venuti alla luce i resti di antiche fortificazioni medioevali e di mura che, a detta degli esperti, possono riferirsi alla “Torre piccola della fontana“, posta a guardia della sorgente e della cinta muraria che difendeva la città dalle incursioni che provenivano dal mare.

Un pensiero su “La sorgente di Fontana Grande nella storia della città

  1. Catello Izzo

    Avevo sentito che durante la costruzione della galleria ferroviaria il cui cantiere era subito dopo l’uscita dell’autostrada a Salerno, era stata trovata una grossa sorgente d’acqua e la Cassa del Mezzogiorno (parlo di quarant’anni fa) aveva previsto di imbrigliarla e mandarla a Castellammare per sostituire l’acqua della fontana grande che sarebbe stata assorbita tutta da Sorrento. Spero che questo non sia avvenuto. Ad ogni modo, a vergogna degli amministratori resta il fatto che, per tanti anni, per chi se lo ricorda, la visione di quell’opera, ora devastata, è stata vietata al popolo ed ai turisti con un tavolato oltretutto grezzo e bruttissimo.

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