a cura di Gaetano Fontana
Giovanni Salvati nasce a Castellammare di Stabia il 2 novembre 1941. Il padre Narciso gestiva la pompa di benzina “Shell” con annesso negozio di ricambi e gomme al Corso Vittorio Emanuele (alcuni cugini ancora oggi gestiscono una nota pompa di benzina al Viale Europa). Nel 1960 la famiglia di Giovanni, viste anche le doti di quest’ultimo, decide di trasferirsi a Milano. E proprio a Monza all’età di 24 anni debutta nelle gare automobilistiche.
Nel 1966 partecipa al Campionato Formula 875-Monza “Trofeo Cadetti” arrivando al terzo posto. Le gare si disputavano il giovedì sera.
Si correva con piccole monoposto dotate di motore Fiat 500 Giardiniera e il numero 875 indicava il costo massimo delle vetture (875.000 lire).
Oggi questo Campionato dopo aver cambiato nel tempo nome in “Formula Panda” poi “Formula Fire” è conosciuto come “Formula Junior”.
Nel 1967 Giovanni, o meglio Giovannino come è chiamato dai parenti e dagli amici, passa alla Formula 850 e alla guida prima di una Zambarbieri e successivamente di una Dagrada ottiene 4 vittorie in due anni.
Nel 1969 fonda insieme al fratello Adriano la “Scuderia Italia” e debutta in Formula 3. Addirittura nella sua gara di esordio a Monza conquista la Pole Position al volante di una vecchia Tecno e precede il fino allora incontrastato re della Formula 3 Ronnie Peterson.
Il 1970 per Giovannino è un anno speciale. Vince il Campionato Italiano di Formula 3 con 4 vittorie e 2 secondo posto al volante di una Tecno 70-Ford.
Sempre quell’anno vince il Gran Premio Lotteria di Monza Formula 2 davanti a Gerry Birrel ed Ernesto Brambilla.
Ancora in Formula 3 alla guida di una Tecno vince a Monthery, Magny Cours e Hockenheim.
A dicembre gli viene conferito il premio “Casco d’Oro” dalla rivista Autosprint.
All’inizio del 1971 è uno dei favoriti per il Campionato Europeo di Formula 2 ma, le cose non vanno per il verso giusto. Dopo alcuni mesi di stasi, a maggio entra nella scuderia “Ala d’Oro” ed ottiene un secondo posto ad Imola dietro Josè Carlos Pace.
Nel settembre 1971 dietro invito di Aquilino Branca, proprietario della omonima scuderia, partecipa al Torneo Brasileiro de Formula 2.
In Brasile ottiene un quinto posto nella prima gara ed un ritiro nella seconda.
Ma la cosa più importante è che proprio in Brasile si accorda con Graham Hill per correre la stagione successiva in Formula 1.
Ma nella maledetta gara di Taruma, per effettuare un sorpasso su Fittipaldi che era in quarta posizione, la macchina di Giovannino sbanda sulla ghiaia e finisce contro il guard-rail. Per il giovane pilota stabiese non c’è nulla da fare. Ci lascia il 14 novembre 1971 all’età di 30 anni.
Dopo la sua morte, nel 1973, gli è stata intitolata una scuderia automobilistica “Racing Scuderia Salvati”. Ricordiamo che in questa scuderia si forma il pilota di Formula 1 Michele Alboreto.
Chissà dove sarebbe arrivato Giovannino se non ci fosse stato il tragico incidente a Taruma… Sicuramente ne avrebbe fatta di strada.
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Breve ricordo del fratello Adriano
( tratto da corrispondenza privata con G. Fontana )
“Parlare di mio fratello non pilota è difficile, pur avendo solo 3 anni più di me, era molto maturo, amava le corse già dalla tenera età ed i suoi pensieri erano sempre rivolti a quello, io pensavo a giocare a pallone a fare i bagni d’estate, e correre dietro le ragazzine ecc….lui no, avevamo compagnie diverse, anche i suoi amici erano molto maturi (parliamo di ragazzi di 16/19 anni).
Lui parlava spesso con nostro padre, esprimendogli il desiderio di venire a Milano, non solo per le corse, ma anche per il lavoro, aveva idee moderne sulle opportunità di sviluppo dell’automobilismo sportivo, è stato forse il primo a Milano a trasformare normali utilitarie in vetture “cattive” con assetti rasoterra, ruote larghe, volanti d’alluminio rivestiti in pelle, fatti fare da bravi artigiani, solo qualche tempo dopo sono arrivati i prodotti in serie (cerchi larghi, volanti MOMO e Fusina ecc…) insomma è stato un precursore in questo settore. Questo era Giovanni, una persona dedita al lavoro e alle corse, le cose banali e frivole non appartenevano a lui. E’ stato un grosso dispiacere per tutti la sua perdita, tanto che i suoi amici hanno voluto creare un gruppo sportivo che lo ricordasse e da li è nata poi la scuderia “Giovanni Salvati” con l’intento di aiutare tutti quei ragazzi appassionati ad avvicinarsi al difficilissimo mondo delle competizioni. Unaffettuoso
saluto! Adriano Salvati”.
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P.S.: voglio ringraziare il sig. Adriano Salvati per l’aiuto che mi ha dato nella redazione di questo articolo (la carriera di Giovannino è stata suggellata da molti successi ed era molto facile sbagliarsi nell’omettere qualche cosa). Il sig. Adriano mantiene vivo il ricordo del fratello anche su facebook pertanto invito tutti ad iscriversi al gruppo “Scuderia Salvati”.
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Fotocronaca dell’incidente tratta da:
AutoSprint (anno XI n. 47 / 22-29 novembre 1971)
NEW Casco D’oro 1970 tratto da:
Autosprint (anno XI n. 1 4-11 Gennaio 1971)
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Omaggio a Giovanni Salvati
( dal libro www.fermopostaparadiso.it di Duccio Castelli )
“Dei sorrisi, avevamo dei sorrisi tra noi ma anche buoni scambi di idee. Tu meridionale e semplice, credo meccanico, e io no, pochi ti parlavano, che puzza sotto il naso avevano molti dei bravi ragazzi milanesi tra i Box. E lo dico da milanese. Posso e devo.
Avevamo diciannove anni. Io son rimasto, anche perché non ho scelto il tuo professionismo, perchè era allora come un testa o croce ed io avevo troppo altro da fare. Ma lo feci pieno di nostalgia.
Salvati, di Castellammare di Stabia. Veloce e impetuoso. Eri, mi dicevi, di Castellammare, e chissà dov’era Castellammare pensavo io, e mi guardavi ricciuto in nero, sperso in quella Brianza, pieno di passione, troppa.
Ho una bella foto a Monza sul bagnato in bagarre, e mi dispiace sai, ma son davanti io…
Mi conforta rivederla oggi e mi ricorda che te ne sei andato presto, troppo presto appunto. Era domenica, all’estero, in trasferta.
Restasti stampato su un guard-rail mal posto, battagliando nella prestigiosa Formula Due. Allora, tu sai bene, era così. Nessuna Commissione d’Inchiesta. Un “coccodrillo” su Autosprint e fu tutto finito.
Come si è soli in mezzo ai rettifili in pieno, quando manca ancora.. per staccare. E devi tener giù. E tutto trema e passa via, e solo devi.. tener giù. O invece quei magnifici e perversi curvoni ciechi? Che pennellate si davano, ricordi Giovanni?
Ciao Pilota. Buon Pilota. Mi dispiace tanto”.
bravi me lo ricordo bene anche il padre Narciso
che per un certo periodo quando faceva il gommista subito dopo la guerra era in società con mio padre Alfonso Celotto.
Ciao Gaetano mi hai fatto ricordare anche tuo Nonno, persone che non torneranno più. Elio
Bravi per aver ricordato un piccolo grande pezzo della nostra città. Articolo fantastico, pieno di dettagli e cose mai conosciute prima.
Ricordi vivi di quando abitavo ancora a Castellammare e ritrovati poi a Milano dove rincontrai il suo papà che poi rivedevo spesso nel cimitero di Chiaravalle presso la tomba in cui giace il suo Giovannino !