Gli Scavi di Stabia

Gli Scavi di Stabia

a cura di Giuseppe Zingone

Michele De Ruggiero, Pianta Stabia, San Marco

Un articolo d’epoca sugli Scavi di Stabia, tratto dall’Illustrazione Italiana del 1882, nel quale si celebra anche la stampa della pubblicazione della nuova raccolta di Michele De Ruggiero, Degli scavi di Stabia dal 1749 al 1782, pubblicato il giorno delle Palilie1 21 aprile 1882.


L’Illustrazione Italiana, 1882

Nel secolo passato e propriamente verso il 1749 il Re Carlo III fece dare inizio a quegli scavi, che poi, interrotti sotto il regno di Ferdinando III nel 1762, ricominciarono nel 75 e furono continuati fino all’82.
Ne fu affidata la direzione a due uffiziali del Genio militare, Rocco di Alcubierre, come capo, e Carlo Weber svizzero, come ingegnere subalterno, solerti ed accurati entrambi, ma di cose archeologiche ed artistiche tanto digiuni da scambiare Mercurio con Vespasiano, e da attribuire a Platone e sua moglie, i busti di Bacco e d’Arianna.
Francesco Vega successe al Weber, ed ebbe molto a lottare col vecchio Alcubierre, fino a che, morto questi nel 1880, non ne venne a lui interamente commessa la direzione e potè più assennatamente proseguire il lavoro.
Siamo debitori ai Vega di un accuratissimo giornale, in cui giornalmente ci descrive l’andamento degli scavi e lo arricchì di piante e diligentissimi profili degli edifici, nonché dei disegni di parecchi utensili; e fu lui il primo a meglio intendere e rettamente investigare il modo e gl’istrumenti usati dagli antichi nel far l’olio ed il vino.
Carlo III aveva ordinato elie ogni settimana gli venisse fatta una minuta relazione di quanto accadeva o si ritrovava negli scavi, ed era tanto geloso di essere il primo a far pubblicare le fatte scoperte, che queste relazioni riposte nell’archivio della Segreteria di Stato erano a tutti tenute celate.
Lo stesso Winckelmann con tutta l’autorità del suo nome dovè molto spendere, pregare e penare primachè gli fosse conceduto di vedere le piante del Weber. Né degli scavi potette avere facili e certe notizie, avendo nei suoi scritti affermato cose diverse dal vero; come a cagione di esempio, quando dice ritrovati a Stabia quattro dipinti, che in realtà lo erano stati ad Ercolano, e l’avere affermato che gli stabiani altra acqua non avessero a dissetarsi, che quella caduta loro dal cielo. I resti invece del”acquedotto, visibili ancora ai dì nostri nella cupa di S. Marco, la moltitudine dei condotti e zampilli e le due fontane, attestano chiaramente il contrario.
Una delle particolarità degli scavi di Stabia si è la scoperta d’un ospedale, cosa che non si era mai incontrato nè a Pompei, nè altrove. L’edificio ha un lungo cortile ed è diviso in piccole cellule di cui ancora ben si veggono i muri.
Mercè condotti che si allacciavano all’acquedotto, l’acqua era quivi portata in abbondanza.
Per le tante vicende politiche avvenute nel regno in sullo scorcio del passato secolo ed in questo, i documenti che si riferiscono a Stabia andarono tutti dispersi. Parte si ritrovano nel Grande Archivio dello Stato, altri capitarono alla soprintendenza degli del Museo, altri si ricuperarono alla morte del chiarissimo canonico Jorio, presso cui non saprei dire come nè perchè si ritrovassero.
Un volume conservasi fra i libri della Società di storia patria napolitana, come pure altri tre nella preziosa raccolta di memorie nostre, legate non ha guari dal diligente Vincenzo Cuorno al Municipio napolitano.

Dei disegni del Weber, che alla sua morte passarono tutti nelle mani del Vega, ed erano meglio che cento, non se n’era saputo più nulla, senonchè nel 1879 con altre carte di Pompei ed Ercolano, furono dal nostro Ruggiero comperati per la Società Reale Archeologica.

La fortunata ricuperazione di questi ignoti documenti, unita a coscienziose ricerche fatte nel Grande Archivio di Stato, han messo il comm. Ruggiero in grado di occuparsi di Stabia e di ricomporre quasi per intiero la storia di quei lavori; salvo qualche interruzione nel primo tempo, di che mancano le relazioni, e nei tre anni dal 70 al 72, di cui andarono perduti i disegni.
Il dotto lavoro del comm. Ruggiero, che ora è uscito alla luce, è accompagnato da una carta topografica dell’ intera contrada, disegnata in buona proporzione e che mostra distintamente i vari poderi coi nomi degli antichi possessori.
Fu una impresa nè facile nè breve e venne condotta con rara pazienza del valente ingegnere Giacomo Pascone.
(Da Napoli).

P.ssa DELLA ROCCA.2

Michele De Ruggiero

Degli scavi di Stabia dal 1749 al 1782, notizie raccolte e pubblicate da MICHELE RUGGIERO, architetto direttore degli scavi di antichità del Regno, pubblicato il giorno delle Palilie 21 aprile 1882. Grande in-4 (XXVI, 366 pag.), con molte tavole e figure nel testo – L. 50.

Articolo terminato 12 maggio 2023


 

  1. I Palilia o Parilia erano un’antichissima festa pastorale della religione romana, che si celebrava il 21 aprile in onore del numen Pale, a volte descritto come semplice genio, a volte come divinità femminile. Info tratta da Wikipedia.
  2. L’Illustrazione Italiana, Anno IX, numero 19 – 7 Maggio 1882, pag. 330.

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