Gli anni ’30 a Castellammare ( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Nel 1935, mentre quasi tutte le Potenze coloniali abbandonavano i loro possedimenti d’oltre mare (Francia, Belgio, Germania e poco dopo l’Inghilterra), all’Italia venne il ghiribizzo di avere anche lei “un posto al sole”.
Benché da tempo nutrisse questo desiderio, soltanto in quell’anno, approfittando di un pretesto, l’Italia dichiarò guerra all’Abissinia. Capitò questo: una nostra guarnigione che controllava i pozzi di Ual Ual venne attaccata da guerriglieri etiopi (così sosteneva la propaganda fascista) nella primavera di quell’anno. La questione si trascinò fra accordi e contrasti fino all’autunno del 1935, quando le truppe italiane invasero il territorio nemico sia partendo dall’Eritrea che dalla Somalia (già nostra colonia) più a sud.
Naturalmente qui non voglio parlare di eventi storici, ma ho creduto utile questo antefatto per far comprendere meglio a chi quegli anni non li ha vissuti o non li ricorda, come si seguivano gli avvenimenti importanti che interessavano da vicino tutti i cittadini. La televisione non esisteva ancora; la radio aveva iniziato da pochi anni le sue trasmissioni, che consistevano poi in tanta musica da camera e pochi notiziari. Inoltre poche famiglie avevano le possibilità economiche per comperare l’apparecchio; il giornale lo comperavano in pochi. Io ho avuto la fortuna di avere un nonno benestante che aveva la radio e mio padre, che per lavoro tutti i giorni partiva da Castellammare per Portici, comperava il giornale (Il Mattino o il Roma) per ingannare il tempo durante il viaggio. Fin da piccolo sono stato quindi un accanito lettore e mi appassionava la Storia e la Geografia (avendo avuto un bravissimo insegnante di queste materie) quindi il giornale lo leggevo anche io, ecco perchè ricordo bene le date e i luoghi. Per informare i cittadini dell’andamento della guerra nella Villa Comunale fu installato un enorme cartellone nel viale di mezzo, dalla parte opposta alla Cassa Armonica. Di sera era molto bene illuminato, in esso era riportato una carta geografica che interessava i luoghi dove si svolgevano le operazioni militari. Per evidenziare l’avanzata delle truppe italiane, che giorno dopo giorno occupavano sempre nuove località, venivano poste delle bandierine tricolori in corrispondenza delle città conquistate: Agordat, Axsum poi Adua, Gondar, il lago Tana, l’Amba Alagi a nord, dove dall’Eritrea erano partite le nostre truppe. Poi a sud Dire Daua, Harar occupate dalle truppe partite dalla Somalia. Infine Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Gli stabiesi interessati, e quasi tutti lo erano, di sera durante la consueta passeggiata in Villa si soffermavano a seguire l’andamento di questa guerra. Ricordo ancora l’esultanza e l’entusiasmo che prendeva il pubblico tutte le volte che scoprivano le bandierine sempre più avanti in territorio nemico. L’andamento di questa guerra era seguito con passione e partecipazione. Le discussioni e i commenti che si scambiavano i vari gruppetti di amici e conoscenti durante la passeggiata erano improntate al massimo entusiasmo. Io, appena adolescente, assistevo in silenzio a queste discussioni che imbastivano mio padre, i suoi fratelli e gli amici comuni, e mi appassionavo sempre più per questo fatto a me ancora sconosciuto: la guerra! Devo ricordare che lo stesso sistema informativo fu messo in atto anche quando una squadriglia di aerei italiani attraversò l’Oceano Atlantico senza scalo. Impresa allora abbastanza eccezionale.