In ricordo dei miei cari
E’ il 1° novembre, festa di Ognissanti, segnata in rosso sul calendario, non si lavora. Per me non è mai festa il 1° novembre, anche se non vado in ufficio.
Come molte altre persone, il 1° novembre vado a trovare i miei morti, il pezzo della mia famiglia che non c’è più. Non mi piace farlo, cioè… voglio dire… non mi piace farlo quando lo fanno tutti. Non vado mai al cimitero, non ne ho bisogno, e non ne hanno bisogno neanche loro… mia madre, mio padre, mio fratello, i miei amici… loro sono sempre qui con me, nei miei pensieri, nel mio cuore; non c’è bisogno che io vada nel “luogo deputato” perché loro lo sappiano. Ma ogni 1° novembre ci vado comunque, sennò mi pare come fare Natale senza mettere il Bambinello nel presepe.
Stamattina sono andata. I miei non sono al cimitero, ma in un loculo, nella Chiesa del Purgatorio, a Via Gesù. Non c’è niente da fare, lo so, lo sapevo fin da quando mi sono svegliata; quando vado lì e vedo quel cubo di marmo con scritto “Ruocco” e le foto di mamma, di papà, di Ivo… io mi sento male. E le lacrime riprendono a scorrere, come se il lutto fosse recente e il dolore ancora vivo… e mi vergogno, il dolore è una cosa privata, non mi va di esibire le mie lacrime davanti a una marea di persone che stanno lì a far conversazione, che trascinano quell’enorme scala per raggiungere i loculi più in alto e sbaciucchiare le foto.
Sarò stata lì un quarto d’ora e son scappata via, mi son seduta alla “canesta” con i miei occhiali da sole a coprire gli occhi anche se era nuvolo, e guardavo il mare da lontano. Una giovane mamma seguiva il suo cucciolo che imparava ad andare in bici; un gruppetto di anziani leggeva giornali e commentava risultati di calcio; in villa comunale c’era un discreto passeggio… i miei occhi notavano tante cose ma il pensiero era altrove, era con mamma, con papà, con Ivo… Son stata più vicina a loro mentre ero alla “canesta” che non nella Chiesa del Purgatorio.
Poi ho ripreso il cammino verso casa. Via Mazzini, il palazzo sul Bar Spagnuolo (quello della radio, dove ho tanti ricordi) era “incartato” per manutenzione; l’arco di San Catello, la Piazza con il monumento ai caduti… ho evitato il lungomare e il Corso dove, probabilmente, avrei incontrato gente… preferivo restare sola con i miei pensieri. Santa Maria dell’Orto, il palazzo dove ho lavorato per tanti anni… Via Nocera… i negozi chiusi, meglio così. Un pezzo di Via Denza e poi Via Plinio il Vecchio. Finalmente a casa.
Castellammare di Stabia, lì 1 novembre 2011
Delfina Ruocco