a cura di Maurizio Cuomo
Con ogni probabilità a tutti coloro che hanno avuto occasione di dissetarsi alla monumentale fonte dell’Acqua Acidola di Castellammare di Stabia, è sovvenuta almeno una volta la curiosità di comprendere e di capire il senso dell’antica epigrafe posta a ridosso della mescita… al fine di colmare questa mia (e forse anche vostra) atavica curiosità, ho improntato una personale ricerca che mi ha permesso di rintracciare un esaustivo articolo d’epoca1, che a beneficio dei nostri lettori trascrivo a seguire, rimettendolo nella sua integrità. Buona lettura e buona cultura stabiana a tutti!
Tra le numerose acque minerali del bacino idrico di Castellammare di Stabia quella che, fin dalla più remota antichità, godette maggiore fama fu la sorgente dell’Acqua Acidola.
Nell’antichità greco-romana, nel Medioevo e nei secoli seguenti, questa sorgente, che limpida, fresca e frizzante, sgorga dalle visceri della montagna, fu usata e lodata come rimedio efficace nelle malattie dei reni, del fegato, dello stomaco e del ricambio in generale.
Il periodo di maggior fama di quest’acqua salutare credo che sia stato il Settecento. Il professore dell’Università di Napoli, Domenico Cotugno, il maggior clinico del tempo, famoso non solo in Italia ma in tutta l’Europa, ne sperimentò l’efficacia negli ospedali napoletani e la dichiarò superiore alla tanto celebre acqua di Spa.
I nobili e i signori della corte borbonica, nel Settecento, mangiavano molto e andavano perciò soggetti alla gotta e agli altri morbi affini.
A questi impenitenti ghiottoni il Cotugno e gli altri medici napoletani consigliavano come rimedio efficacissimo l’Acqua Acidola di Castellammare.
In quegli anni la corte di Napoli prese l’uso di venire a passare la villeggiatura estiva sulla collina di Quisisana, che i re napoletani avevano avuto in eredità dalla regina di Spagna, Elisabetta Farnese. E’ da ricordare che Castellammare era stata per vari secoli un feudo dei Farnesi.
II re Ferdinando IV, sentendo lodare da medici e cortigiani le virtù salutari dell’Acqua Acidola, espresse il desiderio che questa sorgente, venisse meglio sistemata in modo che fosse agevole ai servi di corte il poterla attingere.
A quei tempi il desiderio di un re era un comando e i decurioni stabiesi si affrettarono a costruire una specie di tempietto di fronte alla sorgente.
Tale edicola, che ancora è in piedi, ma trasformata in una cappella sacra, si trova a destra di chi entra nel cosiddetto giardinetto dell’Acqua Acidola.
In questa edicola c’era una vasca centrale chiusa, da cui scaturivano due fontanine laterali. La vasca centrale era come un piccolo serbatoio con due fontanine laterali.
La chiave del serbatoio era custodita dai guardiani di Casa Reale. Così, quando la Corte veniva a villeggiare a Quisisana, i servi di corte attingevano l’Acqua Acidola, di cui il re, il seguito ed anche gli ambasciatori delle potenze estere, facevano grande uso, direttamente dal piccolo serbatoio.
Per tramandare ai posteri tutto questo, gli Stabiesi fecero murare un’epigrafe, la quale è emigrata da un luogo all’altro seguendo le vicissitudini delle fontanine dell’Acqua Acidola.
L’epigrafe è scritta in un discreto latino, ma l’autore, volendo dare a essa maggiore solennità, ha ingarbugliato un po’ la costruzione, per cui non riesce facile, anche a quelli che sanno benino il latino, comprenderne il senso. Inoltre, le abbreviazioni di alcune parole confondono il lettore ignaro dei segreti dell’epigrafia latina. Facciamo ora, come si diceva nelle antiche scuole, la costruzione, sciogliendo pure le sigle.
« Stabienses consulentes commoditati Regis ac Populi, fac(ientes) cur(averunt) P(eeunia) S(ua) aediculam hanc Aquae Acidulae cuius vim in plures morbos olim Plinius commendavit nunc vero Cotumnio Vairoque probantibus. Anni Domini MDCCLXXXVII ».
Eccone la traduzione:
« Gli stabiesi, volendo provvedere al bene del Re e del Popolo, fecero costruire questa edicola dell’Acqua Acidola, la cui efficacia in molte malattie già un tempo Plinio decantò e ora han confermato Cotugno e Vairo. Anno del Signore 1787 ».
Note:
- articolo tratto da: “Castellammare di Stabia – Annuario turistico economico. Anno 1955 (archivio liberoricercatore.it). ↩
Pecunia sua….di tasca loro
Volevo dire che manca nella traduzione