La 850 di zio Catello

La 850 di zio Catello
( storia minima di Corrado di Martino )

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E’ già accaduto in passato che vi parlassi di zio Catello, il più anziano fra i miei zii materni. Zio Catello, era una fonte inesauribile di storie, le sue numerose peripezie,rimangono una vera e propria antologia di episodi gustosi e divertenti. La vicenda che vi racconto oggi, ha dell’inverosimile. Con qualche sacrificio, era riuscito a comprare di seconda mano, una berlinetta FIAT di color ottania, una specie di “azzurro loffio”. Più d’una privazione ebbe a tollerare per raggiungere il suo scopo: -acquistare una FIAT 850-. Zio Catello, finalmente, era proprietario di uno degli oltre due milioni di modelli, prodotti dalla casa torinese, era orgoglioso e geloso della sua automobile. Varie volte, ad esempio, scalciò il cane del macellaio sotto casa, rischiando di finire allo spezzatino; perché la bestiola gli faceva pipì sulle ruote dell’auto. Alfonso un suo amico, possedeva lo stesso modello di auto, ed ugualmente orgoglioso, faceva mostra di tutti gli optionals che via via, comprava: – l’arbre magique; la coda di tigre; l’immaginetta dei figli sul cruscotto, con il rituale invito alla prudenza. –


Da parte sua, zio Catello, l’arbre magique, lo schifava proprio; figli da mettere sul cruscotto non ne aveva; ma la coda del tigre, sì, se la procurò immediatamente. Fra i due c’era una sfida tacita, nella quale, spesso, mio zio era soccombente. Un giorno però, gli capitò, a zio Catello; di concludere un affare per un’autoradio usata, in ottime condizioni; un’autovox con cinque canali preselezionabili, volume e manopola per la ricerca delle stazioni; c’era un solo problema, doveva trovare chi fosse in grado di installargli l’apparato. Per il vero, uno che poteva farlo c’era, Alfonso, ma zio Catello non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di chiedergli aiuto. Allora, recuperate un po’ di informazioni generiche, troppo generiche, si cimentò da solo a provare la messa in funzione dell’autoradio. Per fare questo, come prima azione, pensò di portarsi in un luogo discreto, dove non fosse disturbato, né scorto da qualcuno. Il parcheggio delle Terme Nuove, di primo pomeriggio, quando i curandi erano ormai ciascuno occupato a fare altro, poteva fare al caso suo. Arrivò nel parcheggio intorno alle 16,30; si mise immediatamente all’opera, aprì gli sportelli per avere agilità nelle operazioni e, cacciavite alla mano, iniziò a studiare il cruscotto. La sede per la radio c’era, occorreva collegare i cavetti dell’alimentazione alla batteria e, gli altoparlanti alle uscite audio. Si tuffò completamente nell’abitacolo, si immerse sotto il manubrio, vincendo a fatica le vertigini da cervicale, pinza e giravite, smadonnando, operò. Mentre si affaticava, mentre sudava, mentre già temeva il fallimento, sentì sobbalzare l’auto, sembrava librarsi… Che poteva essere? I sobbalzi venivano da fuori, scese dall’auto e notò un giovane magro, dall’aria poco raccomandabile, che era tutto preso dalla ruota posteriore a destra, della sua adorata auto. – Sanghe ‘e chi t’è vivo? Che staje facenne, te vuo’ fottere ‘a rota? – Il giovane senza perdersi d’animo, gli rispose: – Embé?!? Tu te staje facenne ‘o stereo, io nun me pozzo arrubba’ ‘na rota?!?

Corrado di Martino.

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