( di Enzo Cesarano )
E’ da molto tempo che, sinceramente, vorrei chiedere agli Stabiesi: cosa ne pensano della loro città? Molti sicuramente risponderanno di amarla ed apprezzarla, seguendo alla lettera un canovaccio ancestrale che da sempre ci caratterizza, però a conti fatti sono pochi coloro che muovono realmente un dito per renderla migliore. La decadenza della città l’ho toccata con mano, in appena cinquant’anni di vita, accorgendomi già da un bel po’ che la routine quotidiana e la vita sempre più frenetica, distoglie sempre maggiormente la nostra attenzione da ciò che accade e che spesso resta inosservato. In particolare, in questi giorni che ricorre il centenario della costruzione della Cassa Armonica, non ho avuto notizia di programmi, né che vi sarà una manifestazione ricordo e nemmeno mi è sembrato di sapere che una semplice banda musicale suonerà per onorare e dare lustro a questo nostro particolarissimo monumento, niente, proprio niente di tutto ciò.
Eppure la Cassarmonica è di grande valore simbolico per l’identità storico/culturale di Castellammare; fu progettata nei primi anni del ‘900 in stile liberty dall’architetto Eugenio Cosenza ed è stata per anni vanto della nostra Città, la sua storia è bella e importante, ma non mi dilungo nel descrivere i suoi fasti perché al confronto odierno diventerebbe un vero e proprio miserere.
Come tutti sanno e vedono, essa oggi è in uno stato di totale abbandono, e da tale realtà, nasce il sospetto (se non la piena consapevolezza) che ormai siamo un paese “morto” e non soltanto in senso metaforico.
Noi stabiesi ci siamo arresi o quantomeno rassegnati nel momento in cui abbiamo delegato la gestione della cosa pubblica, a politici senza alcuno: stimolo, forza e capacità, stranamente incapaci di attuare un programma o un progetto che sappia riportare Stabia ai fasti di un tempo e che possa dare a noi cittadini la voglia di “ri-vivere”.
Per attuare ciò penso sia di fondamentale importanza, la valorizzazione dei nostri monumenti, perché anche in loro si possa riscoprire la nostra identità, perché la cultura e la bellezza non sono tempo libero, ma misurano la creatività, la storia e la passione di un popolo.
Ecco, perché bisognava dare importanza a questo anniversario e non nascondersi dietro il famoso motto stabiese “chi se ne fotte”, che a mio personale avviso ha sepolto letteralmente l’antico “Post Fata Resurgo”.
Caro Maurizio, se non lo fanno coloro che abitano i piani alti della politica stabiese, lo faccio io e spero come me tanti altri, quindi: “Tanti auguri ai 100 anni della Cassa Armonica”
E concludo dicendoti che vorrei che questo mio accorato appello fossero in tanti a condividerlo, affinché la nostra amata città, abbia rinnovata speranza, ma davvero tanta tantissima speranza!
Un abbraccio, Enzo Cesarano