La giornata della Memoria 27 Gennaio

La giornata della Memoria 27 Gennaio

di Giuseppe Zingone

Museo Ebraico di Varsavia, foto Giuseppe Zingone

La Giornata della memoria (27 Gennaio) che qui su Liberoricercatore si celebra ogni giorno, pensando a Castellammare, ci impone oggi qualcosa in più, ce lo chiedono le migliaia di vittime degli orrori di una guerra che in molti vogliono minimizzare e dimenticare. La Shoà degli ebrei di tutto il mondo è in qualche modo  anche stabiese, nel ricordo di tutti quelli che riuscirono a tornare e a coloro che non poterono farlo.

Ho iniziato una breve ricerca sul sito dell’Arolsen Archives, per tentare di recuperare notizie su Ciaccio Giuseppe, (nato il 16 Novembre 1919) marito della sorella di mia nonna paterna, poche note, a dire il vero, ma l’archivio mi ha poi restituito, più di quello che cercavo. Tanti altri nomi stabiesi emergevano tra le migliaia di documenti raccolti da questa importante istituzione, che ne custodisce oltre 30 milioni, recuperati da varie fonti oltre che dagli stessi campi di concentramento.

Ciaccio Giuseppe, busta

Il sito Arolsen nella sua pagina iniziale pone al suo visitatore questa domanda:

Cosa pensa la Generazione Z del nazismo?1L’attuale generazione di giovani tra i 16 e i 25 anni è molto più interessata all’era nazista rispetto ai propri genitori e, quando studiano il periodo, si concentrano su questioni come il razzismo e la discriminazione“.

Cerchi informazioni sui parenti che furono perseguitati durante il periodo nazista? Stai facendo ricerche sulla persecuzione nazionalsocialista o stai pianificando un progetto educativo su questo argomento? Gli archivi di Arolsen hanno la più grande raccolta di informazioni sulle vittime naziste, compresi i documenti sui campi di concentramento, sui lavori forzati e sugli sfollati“.

Le truppe inglesi a Castellammare, per gentile concessione del Museo dello Sbarco di Anzio

Il 25 aprile 2005 (a 60 anni dalla Liberazione), il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferisce alla città di Castellammare di Stabia, la Medaglia d’Oro al Merito Civile, come racconta Antonio Cimmino nel suo: La Resistenza nasce a Castellammare di Stabia ad opera dei marinai, la città di Castellammare non rimase a guardare, ma la punizione fu tremenda, i cantieri navali distrutti. La repressione messa in atto dai tedeschi sulla popolazione coinvolse oltre duemila persone che furono  deportate, molti di questi erano giovanissimi come ci racconta Raffaele Scala nei suoi: Quei terribili giorni del 1943, e I Giorni della Memoria a Castellammare di Stabia, Tutto questo fu l’apice di un dolore mai sopito, di una sofferenza incancellabile ma dignitosamente vissuta, come gli abiti del lutto di un tempo: Leggi anche: 19 gennaio 1944.

Jozzino Catello, Studente nato il 4 Aprile 1918, deportato

Oggi non siamo più disposti a ricordare, a fare memoria, lo dice l’indifferenza nei confronti dei cari defunti, che una volta sepolti sono ricordati (forse) il 2 novembre. Lo dice anche lo stato pietoso, in cui ho trovato la lapide, nel sacrario della basilica di Pozzano, a terra, poggiata ad un muro e che ricorda solo chi perse la vita in quelle tragiche ore del settembre 1943. Ma assolutamente tace sul dolore dei civili e delle centinaia di famiglie a cui vennero sottratti i propri cari, per non parlare del trauma vissuto da chi fece ritorno e chi in quella deportazione trovò la morte.

Lilino Diogene, All’ombra del Castello, la memoria racconta, volume secondo2

Già il grande Eduardo De Filippo (era il 1945), nella sua Napoli milionaria esprimeva tutto il suo dissenso davanti alle parole: «La guerra è finita» che gli ripetono tutti. Ma don Gennaro sa che i valori smarriti sono la più grande sconfitta della povera gente.3

Ai caduti del settembre 1943

Nella lunga, ma non esaustiva galleria di documenti, c’è di tutto, deportati, destinati alle fabbriche, uomini e donne aiutati ad espatriare, tra i molti nomi di uomini, figurano due donne. molti di questi erano giovanissimi. Forse alcuni (pochi) non sono stabiesi. Tra queste carte, ho ritrovato un lontano parente deportato a Lubiana, in Polonia, nel campo di concentramento di Majdanek, KL di Lubiana. Francesco Zingone, questo il suo nome; era nato a Castellammare di Stabia, il 30 Settembre del 1921, residente in via Cognulo 2. Grazie alla traduzione di un’amica sono venuto a conoscenza del fatto che si presentò alla croce rossa di Lubiana solo l’undici aprile del 1945, cioè quasi un anno dopo la chiusura del campo, che avvenne nel luglio del 1944. Lui come diversi altri si salvarono, rimasero certamente segnati dagli eventi a loro capitati, come mi ha raccontato, il dottor Raffaele Scala, commentando la scheda di suo zio Matteo Cinque, che mai condivise la sua esperienza di deportato.

Un foglio, un nome, spesso una o più date, non restituiscono per intero le vicende e gli orrori che questi nostri concittadini hanno vissuto in quei tremendi giorni di deportazione. Drammi silenziosi di cui spesso l’eco è stato sepolto proprio dai protagonisti, volutamente obliato. Rimasero marchiati, segnati nel corpo e nell’anima, dalle vicende di una guerra che come oggi in Ucraina, vede i civili tra le prime vittime.

Questo articolo nasce dalla voglia di recuperare quella memoria, che oggi è messa a tacere da uno stile di vita edonistico ed egoistico, volto solo alla soddisfazione delle proprie necessità materiali, siamo come criceti costretti a correre all’interno di una ruota, senza una meta precisa, un punto d’arrivo; burattini senz’anima mossi dai fili delle grandi governance, attente solo all’economia e non alle reali necessità delle persone.

Articolo terminato 19 Luglio 2022


 

  1. Con il termine Generazione Z (o Centennial, Digitarian, Gen Z, iGen, Plural, Post-Millennial, Zoomer) ci si riferisce alla generazione dei nati tra il 1996 e il 2010.
  2. Lilino Diogene, All’ombra del Castello, la memoria racconta, volume secondo, Tipografia Sicignano, 2002, pag. 86.
  3. La mancanza di memoria, la voglia di dimenticare, lo smarrimento valoriale è ben palesato, da Eduardo De Filippo in: Napoli milionaria!  (una commedia del 1945), nell’Atto terzo.

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