La progenie del Gran Mogol
articolo del 15 maggio 2021
del dott. Carlo Felice Vingiani
In un’epoca ormai lontana, in luoghi esotici che nel nostro immaginario restano inevitabilmente legati alle descrizioni fantastiche che ne fecero romanzieri come Jules Verne ed Emilio Salgari, si snodarono le vite di numerosi avventurieri recatisi in quelle terre in cerca di fortuna.
Spinti dalla voglia di arricchirsi, o dal semplice desiderio di avventura e gloria o, come potremmo dire oggi, bisognosi di ritrovare sé stessi, quegli uomini si resero protagonisti di azioni che, a seconda di chi le narrò, ci sono state tramandate come gesta eroiche oppure crimini brutali.
Alla luce delle odierne tendenze a rivisitare la storia in chiave obiettiva, scevra dai fronzoli narrativi che furono associati a questi personaggi al fine di conferire loro un’immagine eroica e leggendaria, potremmo giudicarli invasori privi di scrupoli, sterminatori di popolazioni pacifiche e distruttori di civiltà secolari.
Quale che sia il giudizio che la storia ha voluto dare di questi uomini e delle loro azioni, non si può negare che furono davvero tanti a lasciare la propria terra natia per non farvi mai più ritorno, il più delle volte perché il destino volle che trovassero la morte inseguendo una chimera, più raramente perché, realizzato il proprio sogno, rimasero per viverlo fino alla fine.
Pochissimi tornarono nella loro Patria e ancor meno furono quelli che lo fecero recando con sé cospicue ricchezze, oltre che le storie inevitabilmente rivisitate da poter raccontare ad amici e parenti, magari davanti ad un boccale di vino.
Fra questi ultimi, non possiamo fare a meno di annoverare due nostri conterranei: lo stabiese Catello Filose e l’agerolese Paolo Avitabile.
CATELLO FILOSE IN INDIA
Catello, nacque a Castellammare di Stabia nel 1749 circa, figlio di Gennaro Filose e di Agnella o Nella Di Capua e nipote di Giacomo Filose. Appena sedicenne, si imbarcò e non fece ritorno per lunghissimi anni, se non quando, cinquantenne, ossia nel 1799, rientrò carico di ricchezze ed unico custode di storie dette e non dette che ammantarono di mistero il suo passato, rendendo lui una figura leggendaria agli occhi degli stabiesi suoi contemporanei, che lo soprannominarono ‘o Gran Mogol.
Degli aspetti più affascinanti e folkloristici della sua vita, una volta tornato a Stabia, molti hanno raccontato: da Catello Parisi nel 1842 a Don Matteo Rispoli nel 1859, da Michele Palumbo nel 1972 a Giuseppe D’Angelo nel 2000, ma per questo vi rimando all’esauriente articolo di Maurizio Cuomo “Il Gran Mogol”.
Cosa accadde, però, dal giorno in cui il giovane Catello si lasciò alle spalle il porto che l’aveva visto nascere fino a quando vi tornò?
Viene in nostro soccorso il Dott. Tomaso Vialardi di Sandigliano, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico militare [1], che ringraziamo per le preziose informazioni ed i riferimenti bibliografici fornitici.
Catello in India fu conosciuto come Michael Filose o Filoze.
Herbert Compton lo descrive come “a low-bred Neapolitan of worthless carachter, yet not without a certain address and cunning that enabled him to advance his interests” (un napoletano di infimo rango di carattere inutile, ma non privo di una certa ambizione e astuzia che gli permisero di promuovere i suoi interessi) [2].
Catello, o meglio, Michele, come si faceva chiamare in quegli anni, nel 1770 arrivò in India, la terra del Mogol (o Moghul), un paese che era diviso in numerosi potentati i cui signori erano bendisposti ad assoldare mercenari provenienti dall’Europa, molto più esperti in tattiche militari di quanto fossero i militari indiani. Allo stesso tempo, l’Inghilterra e la Francia erano in guerra nel Carnatico per conquistare il controllo economico e politico di quelle terre e fu proprio con le truppe francesi (secondo quanto riportato da Compton) [2] o, secondo un’altra versione, proveniente direttamente da Napoli (in non meglio precisate carte di famiglia, come indicato da F. Coslovi) [3], che Catello giunse a Madras. A Delhi si arruolò nell’esercito comandato da Madoc, al servizio del Rana di Gohad. A Calcutta conobbe Jean Baptiste de La Fontaine, che lo fece entrare al servizio di Asaf-ud-Daula, Nawwāb Wazīr dell’Awadh.
A Fayzabad, intorno al 1774 sposò la scozzese Magdalena Morris (circa 1754†1796), da cui ebbe due figli: Giovanni Battista (1775†1846), che sarebbe stato poi adottato da de La Fontaine, e Fedele (1776†1801), che alcune cronache indicano invece figlio di una concubina indiana [2].
Dopo la sconfitta del Rana di Gohad, avvenuta nel 1782 per opera dell’esercito di Scindia (o Shindia), andò al servizio di uno degli stati del Sud.
Tornato al Nord e, lasciata la moglie ad Agra, nel 1790 entrò col grado di Colonnello tra “les hommes de M. de Boigne”, il quale gli affidò un battaglione della sua Prima Brigata, al servizio degli Scindia, sovrani di Gwalior.
Dopo aver scortato con le truppe al suo comando Madhaji Scindia nel Deccan, nel 1793 ottenne che il suo battaglione divenisse indipendente da quello di de Boigne e lo accrebbe a tal punto che, nel volgere di pochi anni, il suo Corpo era costituito da undici battaglioni [4].
Nel 1797 fu coinvolto in un complotto di corte, sebbene non fosse chiara la sua eventuale malafede, allorché, dovendo scortare il primo ministro del Peshwa, Nana Fadnavis, nel corso di una visita formale presso Scindia, il Filosa si era reso garante della sua protezione ma, giunti a destinazione, lo aveva fatto prigioniero e consegnato.
Questo gesto gli attirò le contestazioni di molti ufficiali europei i quali, seppur uomini di ventura, seguivano un proprio codice d’onore. Altri, però, ritennero che Filose fosse stato in qualche modo raggirato solo una volta arrivati presso Scindia e che la cattura del diplomatico non fosse stata preorganizzata.
Comunque fossero andate realmente le cose, l’anno successivo il primo ministro Fadnavis fu liberato dietro pagamento di un riscatto e Catello Filose si ritirò prudentemente prima a Bombay e poi a Goa, affidando il comando dei suoi battaglioni ai figli Giovanni Battista e Fedele.
Giunto a Goa, si arruolò come tenente colonnello nell’esercito portoghese [5].
Nel volume di R. B. Saksena “European and Indo-European poets of Urdu and Persian”, compare un albero genealogico dei Filose che, come indicato dallo stesso autore, è incompleto ed è stato ricavato dal materiale disponibile e dagli epitaffi riscontrabili nella cappella funebre della famiglia Filose, che si trova ancora oggi a Gwalior. In tale prospetto –che copre un arco temporale compreso fra l’arrivo di Catello (Michael) in India e il 1913 (data più recente riportata)- si può notare l’attribuzione a Catello di altri tre figli, tutti avuti dalla medesima consorte: Michael (nato nel 1779), Costello (Catello? Nato nel 1782) e Mary (nata nel 1792). Basandosi però su quanto indicato sia nell’atto di morte di Catello, del 1820, che sui certificati dei figli in compagnia dei quali fece ritorno a Castellammare di Stabia nel 1799, egli aveva sposato una donna di origini portoghesi, Anna de Lima, e dalla loro unione erano nati altri tre figli, Michele (1795†1832), Margherita (1796†1866) e Nicola (Bombay 1797†Napoli 1855). Risulta evidente che nomi ed anni di nascita di questa parte della sua progenie non combaciano, così come la loro maternità, ma il buon Catello ci ha abituati ad innumerevoli contraddizioni ed ambiguità.
Quanto sembrerebbe certo è che Anna de Lima restò in India, o comunque non arrivò a Castellammare col resto della famiglia, tant’è che il figlio Nicola, in occasione del proprio matrimonio, dichiara “di ignorare il luogo della morte e dell’ultimo domicilio della di lui madre”.
L’alone di mistero che, fra gli stabiesi, ha sempre circondato ciò che Catello aveva vissuto in India, tanto da renderlo una figura leggendaria, a giudicare da quanto hanno scritto sul suo conto alcuni autori inglesi, ha invece avvolto, ai loro occhi, le sue origini. Secondo il Compton, infatti, “In his native country he followed the calling of a muleteer, before he enlisted in the french army” (Nel suo paese natale aveva intrapreso l’attività di mulattiere, prima di arruolarsi nell’esercito francese) [2]. Invece, in un articolo pubblicato nella città indiana di Hyderabad, si legge: “Michael Filose was the first of his line to come to India. The Filoses lived at Castellamare near Naples where they were prominent bankers and merchants. Michael arrived of Calcutta in 1770 on one of his father’s ships.” (Michael Filose è stato il primo della sua dinastia a venire in India. I Filose vivevano a Castellamare vicino Napoli dove erano importanti banchieri e mercanti. Michele arrivò a Calcutta nel 1770 su una delle navi di suo padre). Ovviamente, sappiamo che entrambe le versioni erano piuttosto fantasiose e create ad arte, a seconda dell’immagine, negativa o positiva, che ciascun autore voleva dare di Catello.
CATELLO E I DISCENDENTI FILOSE A CASTELLAMMARE
Gli avvenimenti che determinarono il repentino rientro in Patria del Filose possono spiegare le ragioni di una delle storie che di lui si raccontavano a Castellammare, ossia la costruzione delle cosiddette Torrette del Mogol e la costante presenza su di esse di ragazzi incaricati di sorvegliare l’eventuale arrivo di vele dall’Oriente. Fortunatamente per lui –ma questo egli non poteva saperlo-, in India lo avevano dato per morto, quindi nessuno lo avrebbe cercato, così come riporta il Compton, “he set out for Europe, “but died” whether on the voyage or after his arrival there is not specified” (egli partì per l’Europa, ma morì, se durante il viaggio o dopo il suo arrivo lì non è specificato) [2].
C’è da supporre che alla presunzione della sua morte possa aver contribuito il fatto che in India egli fosse conosciuto come Michele, mentre a Castellammare, era tornato al suo vero nome: Catello.
La ricchezza accumulata e i racconti delle sue avventure gli dovettero rendere facile ammaliare le donne stabiesi, tant’è che Catello ebbe altri due figli, da altrettante signore del luogo, sebbene il riconoscimento di paternità avvenne soltanto dodici anni dopo la morte dello stesso Catello -avvenuta a Castellammare il 3 Aprile 1820- ossia con D.R. 751 del Regno delle Due Sicilie del 1832.
Il primo dei due figli illegittimi,
– Francesco Esposito, poi Filose (Castellammare 1808†ivi 1881), nato da tale Anna Fattoruso, come si apprende dal suo atto di morte, fu allevato da una coppia di coniugi benestanti: Francesco Rossi, padrone di bastimenti, e Rosolina di Guida. Sposò nel 1841 Raffaela Vingiani (Castellammare 1808†ivi 1887), dalla quale ebbe tre figlie, tutte morte in tenera età: Candida (Castellammare 1842†ivi 1842), Olimpia (Castellammare 1846†ivi 1848) ed Errichetta (Castellammare 1850†ivi 1854).
Il secondo figlio illegittimo,
– Pietro Esposito, poi Filose, nato a Castellammare nel 1809 da madre ignota, era stato abbandonato nella Ruota de’ Projetti avvolto in laceri panni. Di lui si trova notizia solo nell’atto di riconoscimento del 1832.
Dei tre figli che aveva avuto con Anna De Lima, il primo,
– Michele (India 1795†Castellammare 1832), sposò Maria Gaetana Cacace (1797†Castellammare 1833), dalla quale ebbe quattro figli: Erico (1819†Castellammare 1820), Leopoldo (1819†Castellammare 1820), Blandina (1820†) e Catello (1822†). Di questi,
– – Blandina (Castellammare 1820†) andò sposa a Napoli a Pasquale Ravelli (Napoli 1812†), con cui ebbe quattro figli.
– – Catello (Castellammare 1822†) sposò a Napoli la duchessa Camilla Sarriano (Napoli 1820†), da cui ebbe due figli: Ettore (1840†) e Michele (Napoli 1841†).
– – – Ettore (Napoli 1840†) sposò, nel 1866 a Parigi, la contessa Amelia Polidori con la quale, alcuni anni dopo, risultava residente a Firenze.
– Margherita (India 1796†Castellammare 1866) andò sposa al barone Carlo Rossi (Napoli 1771†Napoli 1861) con cui ebbe una figlia, morta quando aveva appena due anni.
– Nicola (Bombay 1797†Napoli 1855) sposò in prime nozze, a Napoli nel 1823, Giuseppa Fabrè (Avignone, Francia 1800†Napoli 1827) (la cui biografia la si può leggere nelle ricerche del Prof. Giuseppe Zingone intitolate “La Cantatrice, Belle Fille du Grand Mogol” e “Giuseppina Noel Fabrè”), da cui ebbe due figli: Eugenio (Castellammare 1824†Napoli 1831) e Federico (Castellammare 1826†Napoli 1831);
quindi sposò in seconde nozze, a Napoli nel 1828, Maria Antonia Ricci (Napoli 1806†ivi 1850), da cui ebbe nove figli: Eduardo Errico (Napoli 1828†ivi 1828), Eduardo Fedele (Napoli 1829†ivi 1829), Giuseppe (1830†), Errichetta (1832†), Elisabetta (Napoli 1834†ivi 1834), Michele (Napoli 1836†), Eugenio (Napoli 1838†), Adolfo (1840†) e Maria Filomena (Napoli 1843†ivi 1849).
– – Giuseppa (Napoli 1830†) andò sposa, a Napoli nel 1854, a Ferdinando Rossi (Napoli 1834†).
– – Errichetta (Napoli 1832†) andò sposa, a Napoli nel 1860, ad Agostino Santoro (Napoli 1831†).
– – Adolfo (Napoli 1840†) sposò, a Torino nel 1871, Vittoria Buono (Torino 1844†).
Di conseguenza, non restano, ad oggi, a Castellammare, discendenti diretti di Catello Filose, dal momento che le ultime tracce che i suoi eredi hanno lasciato sono reperibili solo nelle città di Napoli, Torino e Firenze. Purtroppo il materiale consultabile non consente, al momento, di ricostruire ulteriori discendenze in territorio italico, ma ci riserviamo di rendere più completa la ricerca allorché si renderanno disponibili nuove fonti.
LA DINASTIA DEI FILOSE IN INDIA
In India, dopo la fuga di Catello, avvenuta nel 1798, erano rimasti i due figli maggiori, Giovanni Battista e Fedele.
Il padre aveva lasciato loro il comando dei suoi undici battaglioni, ma Fedele ne tenne per sé otto ed inviò i rimanenti tre al fratello, a Delhi.
– il Colonnello Fedele Filose (circa 1776†1801), che si era fatto notare già nel 1798 per aver eseguito l’arresto di Ghatge Rao, nel 1801 accompagnò il sovrano Daulat Rao Scindia durante la campagna militare del Malwa, nel corso della quale perse due dei suoi otto battaglioni. Subito dopo, però, fu accusato di tradimento per aver fatto sparare contro gli uomini di Sutherland mentre avanzavano. Arrestato e condotto nel carcere di Ujjain, vi si suicidò tagliandosi la gola, forse per sottrarsi all’esecuzione o, secondo una diversa versione, in preda al delirio, conseguenza di una febbre.
– il Colonnello Jean Baptiste Filose (Fayzabad 1774 o 1775†Gwalior 1846), ricevette questo nome in onore del de La Fontaine. Era nato a Fayzabad e battezzato l’anno successivo ad Agra. Adottato dal suo padrino, tanto da essere ancora oggi conosciuto come Jean Baptiste de la Fontaine Filose, grazie a lui aveva studiato l’italiano e il francese a Calcutta e poi il persiano e l’arabo a Delhi.
Quando aveva appena dodici anni, convinse il de la Fontaine ad affidargli il comando di due reggimenti, che egli condusse vittoriosamente in battaglia, guadagnandosi la fama di soldato e leader.
Dopo la partenza del padre, avvenuta nel 1798, fu raggiunto a Delhi dai tre battaglioni inviatigli dal fratello Fedele ed a questi ne aggiunse altri tre, formati da uomini reclutati in zona, coi quali prese parte alla guerra contro George Thomas dopo la quale, nel 1801, tornò a Delhi, dove però gli fu sottratto il comando dei suoi battaglioni ad opera di Perron.
Nel 1802, dopo il suicidio del fratello, si trasferì a Deccan per prendere il comando delle sue truppe che erano costituite da otto battaglioni, 500 cavalieri e 45 cannoni [3].
Avendo preso parte alla guerra contro gli inglesi, perse i quattro battaglioni al cui comando aveva posto Dupont, mentre i restanti quattro, che si trovavano ai suoi ordini a difesa di Ujjain, si salvarono.
Terminata la guerra, Jean Baptiste tornò al servizio degli Scindia -prima di Daulat Rao Scindia e poi di suo figlio Jankoji Rao Scindia- e vi rimase fino al 1843, ossia fino alla sconfitta del Raja ad opera degli inglesi.
In questi ultimi 37 anni della sua vita, egli fu al comando dell’esercito di Gwalior, che era costituito da circa 30.000 uomini, e con esso conquistò vasti territori in direzione Sud-Ovest. La sua tattica consisteva nello sconfiggere e soggiogare i diversi potentati, imponendo loro il pagamento agli Scindia di una consistente tassa annua. In quel periodo le sue ricchezze e la sua influenza crebbero progressivamente ed egli divenne proprietario di alcune miniere. Fu forse grazie a queste che potette coniare almeno sei differenti monete, delle Rupie, sulle quali comparivano, insieme al suo monogramma JB, alcuni simboli: il cannone, la spada, l’ascia, la lancia e la mazza [6].
Sei esempi di monete fatte coniare da Jean Baptiste Filose.
(immagini tratte dai siti: vcoins.com, indiancoins.com, twitter e classicalnumismaticgallery.com)
Gli studi che Jean Baptiste aveva condotto a Calcutta e a Delhi avevano fatto di lui un uomo di cultura, oltre che di armi. Fu così che egli si affermò anche in ambito letterario ed è principalmente grazie alle sue doti di poeta -che saranno coltivate anche da suo figlio Julian e dal nipote Florence-, che egli viene ancora oggi ricordato col nome Jān.
Sposò Margaret Marion Peacock, dalla quale ebbe un figlio: Julian (1797†1848).
Jean Baptiste morì a Gwalior nel 1846.
Lapidi presenti rispettivamente sulla tomba del Maggiore Julian Filose e di sua moglie Esperance, nella cappella di famiglia all’interno della St. John Baptist Cathedral a Gwalior (immagini prese dal sito indiasthan.com)
– – il Maggiore Julian Filose (Gwalior 1797†ivi 1848) fu, col nome Tālib, un illustre autore di poesie scritte in urdu.
Dalla moglie Esperance (1801†1874) ebbe sei figli: il Capitano John Julian (1816†1838), il Capitano Simeon (1818†1837), il Maggiore Anthony (1821†1869), il Colonnello Sir Peter (1824†1880), il Tenente Colonnello Florence (1829†1912) e il Tenente Colonnello Sir Michael (1836†1925).
– – – Il Colonnello Sir Peter Filose (Kotah 1824†1880) successe al nonno Jean Baptiste nel 1846.
Sposò Mary Theresa Damany (Quebec, Canada 1834†1872), dalla quale ebbe cinque figli: John Edmund (1852†1852), John (1855†1855), John Alphonse (1853†1877), Melanie (1859†1887) e il Colonnello Vincent (Gwalior 1861†1882 o 1888).
– – – – Melanie andò sposa al proprio cugino Clement, con cui ebbe due figli.
– – – – Il Colonnello Vincent Filose successe al padre, Sir Peter, nel 1880.
– – – Il Tenente Colonnello Sir Florence Filose (Shivpurī 1829†ivi 1912) era Aiutante di Campo del Maharaja Jayaji Rao Scindia e fu nominato Capo della Criminal Administration di Gwalior. Egli fu, come già suo nonno Jean Baptiste e suo padre Julian, un rinomato poeta e, probabilmente, il più famoso dei tre. Al contrario del nonno, che scriveva in persiano, e come suo padre, egli compose in urdu le sue opere, firmandosi Matlūb e venendo fortemente influenzato dalla sua estrazione Cattolica. Inoltre, il suo sostegno alle missioni cattoliche in India fece sì che, nel 1882, venisse creato Cavaliere di San Silvestro da Papa Leone XIII.
Sposò Marie Anne Geltrude Reilly (1836†Moran, India 1909), dalla quale ebbe cinque figli: Victoria (1852†), il Colonnello Albert Julian (1852†1924) e il Maggiore Clement Augustine (Gwalior 1853†Surrey, Inghilterra 1938), Eveline Mary Josephine (1855†), Mary Elizabeth (1857†) e Victoria (1859†).
– – – – Il Colonnello Albert Julian Filose (1852†1924), comunemente conosciuto col nome di Munna Sahab, successe a suo cugino, il Colonnello Vincent Filose, nel 1882.
Sposò in prime nozze Frances Quinn, dalla quale ebbe tre figli: Patrick Joseph (1888†1968), Francis Derek Bayly (1890†1962) e Nicholas Albert (1891†1964); quindi sposò in seconde nozze Jane Elisabeth McDonald (1867†1896) ed infine sposò in terze nozze Jessie Furman (1889†).
– – – – – Patrick Joseph (1888†Gosport, Inghilterra 1968) sposò Paula St.Clair (1887†Evesham, Inghilterra 1973).
– – – – – Francis Derek Bayly (1890†1962) sposò Eileen Griffiths, dalla quale ebbe due figli: Derek (1924†2003) e John.
– – – – – – Derek (1924†2003) ha avuto quattro figli.
– – – – – Nicholas Albert (1891†Surrey, Inghilterra 1964) sposò Aileen Mary Moore (1891†Surrey, Inghilterra 1954) dalla quale ebbe tre figli: Myles Albert Stephan (1919†1997), Eimar James Francis (1922†1981) e Gerald Nicholas (1926†1980).
– – – – – – Myles Albert Stephan (Dublino 1919†Sway, Inghilterra 1997) sposò Audrey Patricia Stack (Christchurch, Inghilterra 1922†Sway, Inghilterra 2006) dalla quale ebbe quattro figli: Nicholas John (1950†2016), Bridget Aileen Mary (Surrey, Inghilterra 1955†2018) ed altri due ancora viventi.
– – – – – – – – Nicholas John (Surrey, Inghilterra 1950†Brockenhurst, Inghilterra 2016) sposò Paulina Bowen, dalla quale ebbe due figli ancora viventi.
– – – – – – Eimar James Francis (Dublino 1922†Hillingdon, Inghilterra 1981) sposò Mary Chilton, dalla quale ebbe quattro figli ancora viventi.
– – – – – Gerald Nicholas (Calcutta 1926†Camden, Inghilterra 1980) sposò Jane Thomas.
– – – – Il Maggiore Clement Augustine Filose (Gwalior 1853†Surrey, Inghilterra 1938), che nel 1894 venne creato Cavaliere di San Gregorio da Papa Leone XIII, sposò in prime nozze la propria cugina Melanie (1859†1887), figlia di suo zio Albert Julian, dalla quale ebbe due figli: Marie Theresa (Gwalior 1884†ivi 1884) e Anthony Carmel (Gwalior 1885†ivi 1886);
quindi sposò in seconde nozze Mary Sheehan (Missouri, USA 1870†Gwalior 1926), da cui ebbe sette figli: Miriam Joe (1892†1934), il Brigadiere Anthony Aloisius Emmanuel (Gwalior 1893†Ascot, Inghilterra 1965), Bernadette Mary (1894†1972), Shamrock Imelda (Dublino 1897†Londra 1973), Josephine (Mussoorie, India 1898†), Mary Theresa (Gwalior 1902†) e John Clement (1906†1995).
– – – – – Miriam Joe (1892†1934) andò sposa a Reginald Arthur James Baldwin, col quale ebbe due figli
– – – – – Il Brigadiere Anthony Aloisius Emmanuel (Gwalior 1893†Ascot 1965) sposò Geraldine May Constance Burrowes (1895†1983).
– – – – – Bernadette Mary (Gwalior 1894†Londra, Inghilterra 1972) andò sposa a Patrick Henry Morrissey (Londra 1895†Gosport, Inghilterra 1948), col quale ebbe tre figli.
– – – – – John Clement (Dublino, Irlanda 1906†Perth, Australia 1995) sposò Patricia Hicks, dalla quale ebbe un figlio, Michael (1946†2014) il quale, a sua volta, ha avuto due figli maschi, entrambi viventi.
– – – Il Tenente Colonnello Sir Michael Filose (1836†Gwalior 1925) fu un noto architetto. Sono suoi il progetto e la realizzazione dell’immenso e sontuoso palazzo reale Jai Vilas Mahal di Gwalior, commissionatogli dagli Scindia e terminato nel 1874, oltre che l’edificazione di altre strutture governative, quali il Moti Mahal, le Law Courts e la Central Jail e ricreative, come l’Italian Garden [7].
Fu anche Governatore Provinciale del Malwa e venne insignito, dal Re Giorgio V d’Inghilterra, col titolo di Cavaliere Commendatore dell’Eminentissimo Ordine dell’Impero Indiano. Secondo il Saksena [4] egli venne anche creato dal Papa Cavaliere di San Silvestro, ma il Coslovi [3] non ha trovato conferma di tale notizia.
Michael sposò Marie Theresa Damany (Quebec, Canada 1838†Gwalior 1919) dalla quale ebbe undici figli: Emily Angelina (1855†1933), Agnes (1858†1913), il Maggiore Joseph Alphonse (1865†1911), Bessie (Gwalior 1870†), Beatrice (Gwalior 1874†), Augustine (1881†1947), Francis (1882†), Annie, Cecilia, Clare e Mary.
– – – – Emily Angelina (1855†Londra 1933) andò sposa in prime nozze a William Barnard Broughton (Bishop Stortford, Inghilterra 1845†) con cui ebbe tre figli e, in seconde nozze, a Ernest Frederick Cambier (York Town, Inghilterra 1842†Bedford, Inghilterra 1910) con cui ebbe due figli.
– – – – Augustine (1881†Gwalior 1947) sposò Kathleen Thompson (1904†).
La discendenza di Catello in India, dunque, rivestì in quel paese un ruolo rilevante per oltre un secolo. Svariate notizie inducono il Coslovi [3] a ritenere che la famiglia sia stata inizialmente molto vicina alla comunità francese e, senz’altro, agli europei di religione Cattolica. Lo dimostrerebbero anche i matrimoni con donne di origine canadese e le importanti onorificenze con le quali due (o forse tre) di essi furono insigniti dal Papa. Successivamente, allorché l’Inghilterra soggiogò l’India facendone una propria colonia, i Filose ricoprirono importanti incarichi militari e di governo nel paese asiatico, fino agli anni a cavallo fra la fine del XIX e de XX secolo, nel corso dei quali si trasferirono tutti, o quasi, prima a Dublino, in Irlanda, e successivamente in Inghilterra ed un ramo anche in Australia.
Non sembrerebbero esservi oggi, in India, altre discendenze “ufficiali” del Gran Mogol, sebbene il cognome Filose sia ancora portato da alcune persone le quali però, interpellate, non sono state in grado di riferire in quale modo potessero essere collegate all’albero genealogico noto.
Resta in ogni caso indelebile il segno che i Filose hanno lasciato in quel Paese, sia nelle opere architettoniche progettate dal Colonnello sir Michael Filose, che nella letteratura, grazie alle poesie di Jean Baptiste, Julian e Florence Filose.
Bibliografia:
[1] Presidente della Federazione Provinciale di Biella e Vercelli dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, Membro Rappresentante del Comitato Associazioni Armi di Biella. L’elenco dei suoi lavori è visionabile agli indirizzi:
http://www.vialardi.org/VdSF/prs_scritti_2007.html e
http://www.vialardi.org/VdSF/prs_scritti_2009.html
[2] H. Compton “A particular Account of the European Military Adventures of Hindustan from 1784 to 1803”, Londra 1892.
[3] F. Coslovi “Gwalior, crogiuolo di culture, e la famiglia di origini italiane dei Filose” in “India tra Oriente e Occidente”, Milano 1991.
[4] R. B. Saksena “European and Indo-European Poets of Urdu and Persian”, Lahore, 1941.
[5] Sen Surendranath “Military System of the Marathas”, Calcutta, 1928.
[6] Shailen Bhandare “Making the Most in Troubled Times’: Jean Baptiste Filose and his Coinage”, in “Journal of Oriental Numismatic” n°198 winter 2009.
[7] C. Hayavadana Rao “The Indian Biographical Dictionary”, Madras, 1915.
[*] Date di nascita e di morte sono state ricavate da alberi genealogici pubblici presenti sui siti myheritage.it, ancestry.com e familysearch.org. L’esattezza di tali dati è stata verificata nei limiti del possibile.