L’acqua rossa e la vesuvialis
di Giuseppe Zingone
Ero alla ricerca in rete di qualcosa che potesse essere inerente alla nostra città ed all’indirizzo evidenziato Castellamare di Stabia, sul portale Alamy1ho trovato 44 immagini. Mi è bastato aggiungere un m a Castellammare, che mi sono ritrovato davanti centinaia di foto. Tutti possono trarne beneficio, poiché alcune immagini sono libere da copyright mentre per poterne utilizzare altre, bisogna pagare.
Scorrendo le immagini del primo link ci s’imbatte in tre bellissimi scatti fotografici delle antiche Terme, il contributore, in questo caso, è per tutte lo stesso ossia il Touring Club Italiano, scatti inseriti da Alamy sul proprio portale, il 30 settembre 2008.
Noi abbiamo preferito risalire alla “fonte” dalla quale sono tratte, per svincolarci naturalmente sia dal pagamento che da quelle antipatiche scritte che compaiono quando si visualizza senza acquistare la foto. Certo un costo lo hanno avuto, ma abbiamo anche il piacere di avere le riviste e le loro ingiallite pagine d’altri tempi.
Nella foto sopra abbiamo notato, anche se non siamo i primi, queste fonti visibili sulla sinistra che diversamente dalle altre sono chiuse mediante un rubinetto. L’acqua Rossa e la Vesuvialis, acque di cui non potevamo aver memoria, leggi anche: Le antiche terme: una picconata al “cuore”.
Una ricerca però non è tale se non fornisce qualche dato bibliografico ed allora aggiungiamo qualche informazione.
L’Acqua Rossa: In tre differenti luoghi vedesi sgorgare. (dice il Parisi) -1. Sotto l’atrio della parrocchiale chiesa dello Spirito-Santo – 2. Presso lo stabilimento dei molini dell’acqua della Fontana-grande animati e con miglior precisione sotto la casa Magliano verso il mare-3. Nel vicolo Acqua Rossa ed è la medesima che altra volta scorrere vedevasi dietro la chiesa del Purgatorio-Vecchio e che dopo la demolizione di questa era quà dove attualmente vedesi trasportata sotto il suo recente tempietto – Questa specie di acqua a promuovere giova i fiori mensili – le ostruzioni a curare di fegato e di milza non che alcune piaghe interne, ed a rinforzare la vista.2
Raimondo De Majo nel suo: Trattato delle acque acidole che sono nella città di Castellammare di Stabia composto da Raimondo De Majo cittadino, e medico attuale di detta città, alla pag. 43 e 44: Coll’istessa efficacia opererà quest’acqua Rossa per la sua parte aluminosa, se si praticarà con insupparne i lini e con applicarli più volte il giorno alle parti offese, secondo farà la bisogna.
alla pag. 51 e 52: Ma basti questo brieve abbozzo di così vasta, ed oscura materia; rivolgendo il camino addietro, ritorniamo alla virtù oculare che la sovra detta acqua Rossa possiede. Bagnandosi dunque l’occhio, come dicevamo, con quest’acqua, si sgombra l’infiammaggione, e se trovasi qualche bianco fermato umore, mediante l’amico alume, sicuramente si strugge.
alla pag. 81: Dell’ultima Acqua Rossa caminandosi. innanzi per la medesima via, si trovarà una gran pianura, dove vi sono due Tempj, uno dedicato a S. Maria di Porto Salvo, e l’altro a S. Maria del Monte Carmelo: nel principio di tal pianura a mano destra vassi al deliziosissimo porto, alla sinistra si vede una picciola, retta, e piana strada, ma alquanto erta, e superiore al piano delle Acque già descritte, che attacca colla montagna, dalle di cui radici sorgono tre Acque, una detta Ferrata, la seconda Solfurea, e la terza Nitrata: tutte e tre unité insieme formano un torrente, che tramanda fragánza di solfo, per ciò chiamato dagli Abitanti acqua fetente.3
Infine poco abbiamo trovato sull’acqua Vesuvialis, anche se dai due documenti siamo ancor più consapevoli della ricchezza che la Città ha perso con la chiusura dei due stabilimenti termali, di cui a mio avviso bisognerebbe preservare e ripristinare almeno quello antico, scaturiggine della maggior parte delle nostre acque.
L’Acqua Vesuvialis (Acidola) viene definita in un bollettino delle malattie, Batteriologicamente purissima e l’Acqua della Madonna addirittura batteriologicamente eccezionale.
Acqua VESUVIALIS (ACIDOLA COMUNALE). È quindi un’acqua batteriologicamente purissima. Acqua della MADONNA. Ha pertanto una purezza batteriologicamente eccezionale.4
Degni di rilievo sono pure gli studi del GASPERINI (29) sul pH urinario in soggetti cui somministrava l’acqua ipotonica Vesuvialis, in quanto dimostrano come il comportamento della reazione jonica urinaria varia anche nello stesso soggetto in rapporto alla durata della cura. Egli vide infatti che nel 65% dei casi si ha dopo la somministrazione della Vesuvialis uno spostamento dell’acidità jonica di circa 0,2-0,4 verso l’acidità.5
L’acqua Vesuvialis, quindi non solo è realmente esistita, ma per quasi un ventennio, almeno dai dati dei bollettini sovracitati, ha prodotto i suoi effetti benefici e curativi, per migliaia di persone oltre ad essere studiata e clinicamente somministrata, fino a quando con molta probabilità la vena minerale o la falda su cui scorreva ha intrapreso (potenza della natura) altre vie.
Questo infine racconta Saverio Kambo nel suo articolo su Castellammare del 1927: L’acqua ferrata del molino, ricca di acido carbonico e di ferro colloidale con una portata di mezzo milione di litri al giorno; l’acqua della Madonna, alcalina, litiaca, lievemente acidula, radioattiva; l’acidula vesuvialis, la famosa Acidula decantata da Plinio, essenzialmente alcalina e delle più radiative fra le acque minerali d’Italia; l’acqua rossa, bicarbonata, calcica, clorurata, sodica.
Ancora: Durante il regno di Ferdinando IV, due illustri clinici napoletani, il Cotugno e il Vairo giudicano l’acidula vesuvialis “una fra le migliori e salubri acque minerali superiore a quella di Spa” (La perla delle Ardenne in Belgio, n.d.r.).6
Articolo terminato il 30 agosto 2022
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- Catello Parisi, Cenno storico descrittivo della città di Castellammare di Stabia, Firenze 1842, pag. 38. ↩
- Raimondo De Majo, Trattato delle acque acidole che sono nella città di Castellammare di Stabia composto da Raimondo De Majo cittadino, e medico attuale di detta città, Napoli MDCCLIV, pag. 43 e 44, pag. 51 e 51, pag. 81. ↩
- VESUVIALIS (ACIDOLA COMUNALE), Bollettino delle malattie dell’orecchio, della gola e del naso, Biblioteca Nazionale centrale di Roma,1928, pag. 24. ↩
- Acqua Vesuvialis, Archivio italiano di scienze farmacologiche farmacologia, farmacognosia, tossicologia, terapia, crenologia, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, 1941, pag 177. ↩
- Saverio Kambo, Castellammare di Stabia, Touring Club Italiano, Febbraio 1927, pag. 215 e 216. ↩
Ero un ragazzino quando mio padre mi portò a Castellammare di Stabia mostrandomi l’acqua rossa e sulfurea .Peccato in Italia non avere più la FIAT e tantissime altre società che hanno fatto grande l’Italia nel mondo,ma distruggere fonti di benessere che beneficerebbe anche il turismo è inconcepibile. Che si ripristino tali fonti e i bagni termali
Ricordo ancora, ero bambina, nei primi anni 70 le acque allineate, con i nomi sulle targhette, nelle antiche terme Stabiane, erano uno spettacolo. I cittadini stabiesi potevano entrare liberamente, solo nelle prime ore del mattino per riempire bottiglie, questo fino a inizio 2000, ricordo che qualche volta sono andata alle 7 del mattino per portare una certa acqua curativa a una collega a Nola, dove lavoravo all’epoca. Le Antiche terme erano in uso per cure termali negli anni ’70, poi costruirono le Nuove terme in collina. Le Antiche terme, di fronte ai Cantieri navali rimasero aperte solo per offrire acqua agli abitanti, e per eventi serali estivi, ricordo Miss Stabia ad esempio, e concerti. Poco distante altre fonti fuori dalle terme, acqua della Madonna, oggi inquinata continua a uscire dalla fontana sul porticciolo turistico. Le Terme sono chiuse per fallimento della società. Molte acque a causa di costruzioni abusive sulle colline, e alle pendici del monte Faito, si sono perse, il corso dirottato dai movimenti sui terreni, altre si sono mischiate dando origine a un nuovo tipo di acqua, molte inquinate a causa delle infiltrazioni dei pozzi neri delle abitazioni abusive.