a cura di Antonio Cimmino
Tanti anni fa, per colpa della siccità nei paesi attorno al Vesuvio si ebbe una grave carestia. Gli animali morivano perché non c’era l’erba e la gente moriva di fame. Non sapendo come fare, il popolo stabiese si inginocchiò innanzi a San Catello e piangendo si chiusero in preghiera chiedendo un suo miracoloso intervento.
La provvidenziale intercessione del Santo Patrono stabiese non tardò a venire, quando, una nave carica di grano si trovò a passare da quelle parti ed una barchetta con un vecchietto sopra che aveva una lunga barba bianca, vi si accostò. Il vecchietto salì sopra e convinse il capitano a portare il grano a Castellammare. Per essere sicuro che il capitano non cambiasse idea, gli diede l’anello che aveva al dito.
Arrivato a Castellammare, il capitano mantenne la parola e vendette tutto il grano. A questo punto avrebbe voluto ringraziare quel vecchio che gli aveva fatto fare questo affare e domandò alla gente dove lo si potesse trovare, ma nessuno glielo seppe dire. Prima di andarsene, e di intraprendere il lungo viaggio di ritorno, il capitano passò quindi per la chiesa di San Catello, dove inevitabilmente ebbe ad incontrare la statua del Santo, alla cui vista esclamò: “Uh, è proprio il vecchio con la barba. È lui che mi ha detto di venire qui”. La gente si accorse che non aveva più l’anello perché l’aveva dato al capitano; ed iniziarono a gridare: “Miracolo, miracolo!”.
Note: Il racconto è tratto da “Fiabe e racconti popolari casertani” di Augusto Ferraiuolo riportato in: Claudio Corvino, Guida insolita della Campania, vol. II, ed Newton Compton, Roma, 2005, pag. 529-530).
Facendo ricerche sul presepe della Reggia di Caserta, lo stesso articolo l’ho trovato su un libro degli anni ‘60, Meravigliosa Italia – Encoclopedia delle regioni, Campania.
È nella sezione “le leggende più belle della Campania”, tra quella del “lacrima Cristi” e quella della “campana sommersa” di Punta campanella a Sorrento.