Le Polene delle navi stabiesi
di Giuseppe Zingone
Alle maestranze dei cantieri stabiesi che tanto lustro hanno recato a Castellammare
Descrizione dell’immagine: Dal castello di prua, è possibile osservare la polena. Sporgendosi leggermente oltre il parapetto di prora, infatti, la si può scorgere appena sopra il tagliamare, quasi sostenesse l’albero di bompresso. Scolpita in legno e rivestita in foglie d’oro zecchino, la polena raffigura il celebre navigatore italiano che dà il nome al veliero: la figura è intera, in piedi, a capo scoperto e con lo sguardo rivolto in avanti; inoltre, indossa una giubba con degli sbuffi sulle spalle e un mantello che la avvolge solo in parte. La scultura tiene la mano destra appoggiata sul petto, all’altezza del cuore, mentre con la sinistra impugna una carta nautica arrotolata che simboleggia gli studi di Amerigo Vespucci grazie ai quali i due grandi artisti tedeschi Martin Waldseemuller e Albrecht Durer disegnarono rispettivamente la mappa della costa atlantica del Nuovo Mondo nel 1507 e quella delle costellazioni del cielo australe nel 1515. La polena, come d’altronde anche i fregi di prora, è continuamente colpita dalle onde e col tempo può danneggiarsi. Per tale ragione, durante i lavori di manutenzione a cui la nave viene regolarmente sottoposta, questi pezzi vengono smontati e trasferiti nell’officina dei pittori dell’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia per essere puliti, restaurati e nuovamente dorati. Alle spalle della polena, poi, sono state affisse le corna di toro, considerate un simbolo di buon auspicio.1
Castellammare, città delle “Acque”, materia liquida che ha nutrito gli stabiesi dai tempi antichi, ma quella davvero importante, rimane sempre l’acqua del mare, acqua salata (oggi inquinata). Durante la scorsa estate mentre camminavamo sul lungomare, io e mio padre ci trovammo a fare le solite campanilistiche considerazioni, sempre amare, sempre salate, sulle bellezze della nostra Città. Soffermandoci su quei discorsi vecchi, triti e ritriti, luoghi comuni, insomma, che sentirete miliardi di volte sotto il nostro cielo, dalle bocche di chi non si dà requie e non comprende assolutamente come questo paese, si trovi oggi in uno stato di agonia a fronte di tutte le sue ricchezze naturali.
Alcuni esempi: L’acqua–L’acqua ca tenimme nuje, nun a tene nisciuno! E allora come mai non ce ne serviamo per arricchirci?
Le Terme–Le Terme di Castellammare, 28 sorgenti medicamentose, due complessi termali. E come mai solo da noi sono morte?
Castellammare–Castiellammare? E che teneno l’ati città a cunfronto a nuje! E perché quando torno nella mia terra, penso che il terremoto dell’80 continua a produrre i suoi marci frutti?
E cosi via, dove stavolta l’immancabile ciliegina, cade sui cantieri navali. E mio padre oramai in pensione da qualche decennio dice: Vagliò te ricuorde quanno sò ghiuto a Pesaro? Bella cittadina, un bel lungomare curato, e sul lungomare un globo sopra una vasca d’acqua.2E continua…. Ma tu è capito ca sta città (Castellammare) nun è maje riuscita a dedicà nu monumento ‘e cantieri e all’operai che c’hanno faticato!
Mi astengo da altre considerazioni, eppure questo tarlo riemerge, mi rode il cervello di continuo e soprattutto quando, navigando in rete vedo le immagini della nave Vespucci e i commenti che si sprecano sulla sua bellezza.
Ma quanti di questi commenti conoscono la sua storia? Quasi nessuno, in pochi sanno che è stabiese; Se qualcuno commenta che è stata varata a Castellammare, un altro subito risponde: Si, però il progettista era foggiano; Se dici che ha sbirciato dai progetti del Vascello Monarca, allora sei filoborbonico o terrone. Ma quando si renderà il giusto merito ai nostri avi? E soprattutto a quelli che ancora portano avanti questo antico lavoro, se neanche la città che ci ha dato i natali ne conserva il ricordo?
Un tempo le navi erano in legno e forse a quei tempi non si faceva molta attenzione alla loro straordinaria bellezza, erano navi comuni. Oggi sono una rarità che le rende beni preziosi e la perla stabiese più bella (non in legno) è proprietà della Marina Militare. Quando solca i mari o la s’intravede nei porti nessuno l’associa a Castellammare, nessuno pensa alla fatica, alla maestria e all’arte dei nostri operai. La sua bellezza è data dal richiamo di un tempo lontano, in cui i fregi, le decorazioni, le vele e le Polene dicevano qualcosa in più delle nostre moderne costruzioni navali belle, ma vuote e senz’anima.
Descrizione dell’immagine: Modello di scafo di fregata ad elica e con tre alberi parzialmente fasciato, sullo scalo di varo di Castellammare di Stabia. Sotto Francesco II, fu realizzata nei cantieri di Castellammare di Stabia una poderosa fregata: la “Borbone” (che entrò in servizio il 18 gennaio 1860). Era lunga m. 68 e larga m. 15. L’apparato motore, realizzato negli stabilimenti di Pietrarsa, erogava 457 cavalli per la motrice alternativa. Aveva due ponti a batteria coperti, tre alberi a vele quadre. Era una grande fregata a elica che entrava a far parte della forza navale dell’Armata di Mare e dopo l’unità d’Italia fu ribattezzata “Garibaldi”. L’armamento consisteva in 8 cannoni rigati da 160, per la prima volta usati nella Marina napoletana, 12 cannoni lisci da 72, 26 pezzi da 68 e 4 cannoni da 8 in bronzo, su affusto. Il suo equipaggio era composto da 24 ufficiali e 635 tra sottufficiali e comuni. Il restauro conservativo si è reso urgente per ridurre i danni prodotti dal tempo e da insetti xilofagi.
Le Polene in particolare hanno sempre esercitato su tutti noi un fascino arcaico, era come se quelle imbarcazioni avessero un proprio corpo, un volto, una fisicità, un segno caratterizzante attraverso il quale lo scafo, con impeto e coraggio era pronto ad aprire brecce in ogni mare. Poste sulle prue, le Polene vissero il loro periodo aureo dal XVI al XIX secolo, prima sui Galeoni, e con la fine della propulsione a vela sparirono del tutto. Non ebbero inizialmente vita facile, in quanto, queste imponenti figure intagliate, influivano negativamente sulla navigazione della nave.
Ne abbiamo rintracciate alcune messe in salvo dai beni culturali, in quanto opere d’arte oramai quasi del tutto scomparse:
Descrizione dell’immagine: Polena, la città Napoletana (Partenope appunto) sotto forma di donna di piacente aspetto, recante un diadema sui capelli. La polena era posta sulla nave della marina napoletana Regia fregata “Partenope”, varata nel cantiere di Castellammare di Stabia il 17 novembre 1834. Nel 1864 passò sotto la marina italiana; nel 1868 scompariva dalla lista delle navi dello stato e due anni dopo fu usata come magazzino galleggiante a La Spezia.
Descrizione Immagine: Decorazione (non Polena), figura femminile con tromba e tunica svolazzante. L’oggetto proviene dalla fregata “Partenope” della Regia marina borbonica. costruita a Castellammare di Stabia nel 1834, passò alla Regia Marina italiana nel 1861 e fu radiata nel 1867.
Descrizione dell’immagine: Polena Cristoforo Colombo con il braccio destro alzato ad indicare il nuovo continente avvistato a bordo della “S. Maria “. La polena è stata realizzata nel 1937, in sostituzione di quella originale deteriorata ed è ancora rivestita con la dipintura originale. Apparteneva alla nave scuola “Cristoforo Colombo”, costruita a Castellammare di Stabia nel 1928.
Descrizione dell’immagine: Polena Ercole a mezzo busto indossante una pelle leone e recante una clava nella mano sinistra. La polena faceva parte della pirofregata “Ercole” della Regia Marina Napoletana, varata il 21 ottobre 1843 nel cantiere di Castellammare di Stabia, fu radiata nel 1875.
Descrizione dell’immagine: Polena femminile che rappresenta “L’Italia” che ha conquistato la libertà. Essa indossa la lorica romana e reca sul capo una corona turrita e sulle sue mani le maglie recise della catena della schiavitù. La polena apparteneva all’unità della Marina Napoletana “Farnese”, impostata a Castellammare di stabia nel 1857. Fu ribattezzata come “Italia” dalla Regia Marina italiana; Restò in servizio fino al 1875.
Descrizione dell’immagine: Polena re Vittorio Emanuele II a mezzo busto, la polena proviene dal vascello napoletano “Monarca”, costruito a Castellammare di Stabia nel 1850. Fu catturato nel porto di Napoli con l’ingresso delle truppe garibaldine nella città nel settembre 1860. L’unità fu incorporata, in seguito, nella Regia Marina italiana con il nome di “Re Galantuomo”. fu radiata nel 1875.3
Vogliamo qui aggiungere tre schede, sull’argomento, redatte dal nostro Antonio Cimmino, ricercatore instancabile e punto di riferimento per noi di Libero ricercatore.
- Nave Amerigo Vespucci, informazioni tratte dal foglio matricolare della nave, Archivio storico della Marina Militare. ↩
- Posta sul piazzale della Libertà, sul lungomare di Pesaro, emerge la fontana con la monumentale Grande Sfera, in fusione di bronzo realizzata dallo scultore Arnaldo Pomodoro nel 1998. ↩
- Tutta la documentazione inserita nell’articolo, appartiene al Ministero dei Beni Culturali, esclusa quella dove viene esplicitamente indicato il proprietario. ↩