giovedì 29 dicembre 2011 (Gaetano Caruso)
Ci scrive il carissimo Gaetano Caruso:
“Carissimo Libero Ricercatore, vorrei rinnovare i miei complimenti per il Vostro meraviglioso sito ed il Vostro, oramai, insostituibile contributo a questa realtà che permette a tutti gli Stabiesi nel mondo di poter, anche se lontani, sentire meno la mancanza e la nostalgia della nostra Grande Città. Con l’occasione ne approfitto per inviarVi due miei contributi fotografici, che spero di vedere pubblicati appena vi è possibile. Nella foto n. 1 vi sono i miei genitori, Caruso Catello e De Riso Carmela con in braccio la mia sorella maggiore Esterina che si trovano (a giudicare dalla palma alle loro spalle), nella nostra Villa comunale, siamo agli inizi degli anni ’50. Nella foto n. 2 vediamo mio zio Antonio De Riso nei pressi del porto, qui penso che siamo nei primissimi anni ’60. Nella speranza di veder presto questo mio contributo colgo anche l’occasione per rivolgere a tutto lo Staff di Libero Ricercatore i miei più sinceri Auguri di buone feste.
Con Stima. Gaetano Caruso”.
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lunedì 26 dicembre 2011 (Massimiliano Greco)
Ci scrive Massimiliano Greco dell’Associazione Stabiese dell’Arte e del Presepe:
“Caro Maurizio, ti segnalo un ignobile furto. Una mano sacrilega ha rubato il bambino Gesù dal presepe posto nella vetrina di un negozio di Castellammare di Stabia che ha aderito alla manifestazione “Natale In… vetrina”, promossa dall’Associazione stabiese dell’Arte e del Presepe e dall’ASCOM.
Il negoziante, sebbene sconcertato, mortificato e offeso dal gesto di questa persona sporca nel profondo dell’anima, ha avuto la prontezza e lo spirito di esporre il cartello riprodotto nell’allegata foto.
Salvo miracoli, l’originale non sarà reso, ma Gesù è comunque al suo posto grazie al gentile dono di alcune suore, credo del San Marco.
Ti abbraccio e ancora buon Natale. Massimiliano”.
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giovedì 22 dicembre 2011 (Gigi Nocera)
Ci scrive Gigi Nocera (l’eccezione che conferma la tradizione!!!):
“Caro Maurizio, ho riletto ancora con molto interesse lo studio sul “munaciello”, pubblicato a suo tempo su Libero Ricercatore. A distanza di tempo l’ho confrontato col mio relativo ricordo di bambino e la descrizione che ne facevo. Ebbene, è grande la mia soddisfazione nel rilevare le molte analogie contenute nei due scritti e il mio intimo piacere nel constatare quanta sia ancora valida la mia memoria.
Nello studio si afferma che questo munaciello si manifesta “solo ad alcuni membri della famiglia”. E difatti, a casa mia, soltanto mio fratello di 8/9 anni affermava di “sentirlo”. Si dice anche che, tra l’altro, “rompe o nasconde oggetti”: e a mio fratello nascondeva i calzini o gli metteva in disordine il portapenne.
Perchè sono ritornato su questo argomento? In quello studio citato si afferma che “a volte una vecchia storia subisca nel tempo delle involontarie modifiche, imputabili ad omissioni di tracce ritenute poco importanti o addirittura inserimenti di nuovi particolari per rendere il tutto più credibile. Questa involontaria, ma continua alterazione può trasformare la vecchia storia, generando addirittura una credenza popolare di straordinario impatto suggestivo”.
Poiché i miei ricordi relativi erano, e sono, ben chiari nella mia mente, state pur certi che nessuna delle suddette alterazioni hanno modificato il mio racconto.
Gigi Nocera”
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martedì 20 dicembre 2011 (Ugo Meli)
Ci scrive il carissimo Ugo Meli da Mozzate (CO):
“Ciao a tutti, ancora una volta devo dirVi grazie per avermi fatto incontrare una parte della mia famiglia di cui non sapevo la discendenza.
Mi spiego: nel leggere una lettera alla redazione del 17 ottobre 2011 ho saputo di Giovanni Cosenza che è alle prese con l’Albero Genealogico della fam. Cosenza. Mia nonna era una Cosenza e così con un giro di ricerca ho trovato il numero di telefono di Giovanni e ci siamo parlati e siamo addivenuti alla conclusione che siamo parenti. Sua moglie si ricorda di me perché abitavamo tutti vicini e adesso sto contribuendo alla costruzione dell’Albero Genealogico della famiglia.
Caramente a tutti Voi e famiglie AUGURO BUONE FESTE!
Alla prossima Ugo Meli”.
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sabato 17 dicembre 2011 (Anna D’Arco)
Ci scrive la sig.ra Anna D’Arco:
“Gentile sig. Cuomo, mio cognato segue con molta attenzione il Suo sito, infatti ogni sera legge le novità che vi si trovano pubblicate; per la verità anche io mi collego, ma in modo più sporadico. Questa sera mi ha chiamato e mi ha detto di andare su “tiempe belle ‘e ‘ na vota” per leggere la new pubblicata “Biscotti Jolanda: pubblicità d’inizio Novecento”. A questo punto mi devo presentare: mi chiamo Anna D’Arco e sono la nipote del sig. Catello D’Arco pasticciere di via del Gesù, 36. Sono stata molto contenta di leggere la pubblicità dei biscotti Jolanda inventati e prodotti da mio nonno. Deve sapere che quei biscotti si chiamano Jolanda perchè il nonno chiese al re il permesso di chiamarli con il nome della figlia, permesso che gli fu concesso e per i quali ottenne numerose medaglie ancora in possesso di noi nipoti. Questo per confermare che gli “unici veri biscotti Jolanda” sono quelli della ricetta in possesso, mio e dei miei fratelli. Comunque Le scrivo perchè sarei molto felice di poter contattare personalmente il signor Antonio Sorrentino di cui Le chiedo la mail o il numero telefonico, se in Suo possesso.
La ringrazio anticipatamente e Le invio i miei più sinceri saluti. Anna D’Arco”.
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martedì 13 dicembre 2011 (Gigi Nocera)
Per l’artista Umberto Cesino:
“Al Maestro Cesino, il grande artista stabiese, auguro un meritato successo alla sua mostra. E voglio ringraziarlo affettuosamente per aver esposto in prima fila il quadro che generosamente mi donò. Lo stesso rappresenta il Largo della Pace dove sono cresciuto e fatto uomo.
Grazie Maestro! Gigi Nocera”
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sabato 10 dicembre 2011 (Antonio Cimmino)
Una lettera/appello di Antonio Cimmino:
“Caro Maurizio, Elio Masini di Genova (mio amico di facebook) ex marinaio, mi ha scritto in merito alla ricerca di notizie di suo suocero, ora deceduto.
Il suocero di nome MORSI NORBERTO era un marinaio di Genova che faceva servizio a Castellammare, si fidanzò e poi sposò la Signora CUOMO CARMELA che aveva una pizzeria a Via Bonito. Dopo l’8 settembre del 1943 combatté agli ordini del suo corregionale Comandante Domenico Baffigo e, alla morte di questi, fu internato in Germania. Ritornato a Castellammare sposò la signora Cuomo Carmela e giocò, fino al 1951 come portiere nella squadra di calcio della TURRIS (notizia certa) e forse anche nel PORTICI. Nel 1952 si trasferì con la sua famiglia a Genova sua città natale e da lì non si è più mosso fino al suo decesso. Sembra di capire che la nostra concittadina Cuomo Carmela sia ancora in vita (chissà se riusciamo a rintracciarla).
Ti ho scritto nella speranza che qualche lettore di liberoricercatore, abbia conosciuto le persone di cui sopra e possa fornire qualche dettaglio in più in merito. In tal caso fammi sapere.
Buon fine settimana, Antonio”
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lunedì 5 dicembre 2011 (Giuseppe Mollo)
Ci scrive il sig. Giuseppe Mollo:
“Buonasera, mi chiamo Giuseppe Mollo e sono nato a Castellammare di STABIA il 24 10 1938 e ricordo piuttosto confusamente la tragedia che si abbattè su Castellammare e la mia famiglia nella notte fra il 22-23 ottobre 1944.
Mio padre Mollo Luigi era il gestore del buffet della stazione delle ferrovie dello stato sito in detta città. Nella notte suddetta, che io sappia e confusamente ricordi due soldati (forse inglesi) misero in moto in Gragnano una locomotiva alimentata a carbone che, a velocità sempre crescente, raggiunse la stazione FS di Castellammare; scalò i gradini posti in testa ai binari sfondando i locali biglietteria, sala di attesa, bar-buffet, e retrobottega dove avevano trovato temporaneo alloggio alcuni soldati, forse 12, originari dell’Italia del nord in attesa di rientrare alle loro città compatibilmente con lo sviluppo degli eventi bellici.
Di quella sciagura, che condizionò l’esistenza della mia famiglia, mio padre si ammalò quasi subito, decedendo esattamente tre anni dopo, il 22-10-1947, conservo un ricordo molto labile e nebuloso e nessuna documentazione fotografica/articoli di giornale. Gradirei avere ulteriori notizie al riguardo se disponibili.
Cordialmente, Giuseppe Mollo.”.
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sabato 3 dicembre 2011 (Rita Lina Cosenza)
La graditissima missiva di Rita Lina Cosenza:
“Mi presento sono una STABIESE residente da 47 anni a CORMANO (MI) che non dimentica le sue origini. Faccio i complimenti x questo sito dove ci sono foto d’epoca di alcuni miei parenti e di mia mamma che non conoscevo. So che conoscete UGO MELI con il quale avrei piacere di parlare per scambiare due chiacchiere relative alle nostre famiglie. Anche a me piacciono molto le foto (ne possiedo di vecchie che hanno molto fascino e vi posso assicurare che danno più emozioni di quelle nuove).
Ringrazio di nuovo perché ci avete fatto provare delle emozioni che non avremmo mai pensato di provare nel vedere i nostri cari da giovani. Ora possiamo dire senza ombra di dubbio che belli ci si nasce!
Saluti LINA COSENZA”
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giovedì 24 novembre 2011 (Tullio Pesola)
Una nuovo gentilissimo contributo del dott. Tullio Pesola:
“Dott. Maurizio, gradirebbe che Le inviassi qualche altro soprannome da inserire nella Sua rubrica? Bene! Si appresti a verificare che quelli che Le invio… (rif. rubrica “Soprannomi stabiesi”, aggiornamento odierno) non siano stati già segnalati. Al momento non ne ricordo altri.
Distinti saluti. Pesola”
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giovedì 17 novembre 2011 (Ugo Meli)
Ci scrive il carissimo Ugo Meli per un gradito contributo:
“Ciao a tutti, quando andavo alla scuola elementare con noi c’era un ragazzone che spaccava i banchi e beveva l’inchiostro (a quei tempi adoperavamo ancora le penne con i pennini), poi c’era: Giuseppe ‘e nannella (che abita nei pressi della farmacia di Scanzano e che lavora al Comune come ingegnere (di cognome fa Scalzi), poi… (rif. rubrica “Soprannomi stabiesi”, aggiornamento odierno). Sperando che questi nomi possono contribuire ad allungare l’elenco pubblicato vi saluto caramente.
Alla prossima. Ugo Meli”
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domenica 13 novembre 2011 (Tullio Pesola)
Una nuova gradita missiva del dott. Tullio Pesola:
“Dottor Maurizio, intendo contribuire -anche se solo di qualche centimetro- all’allungamento della lista dei soprannomi stabiesi. Passo subito all’azione… (rif. rubrica “Soprannomi stabiesi”, aggiornamento odierno).
Se dovessero passarmene altri per la mente, sarà mia cura inviarglieli.
Cordiali saluti. Tullio Pesola”.
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giovedì 10 novembre 2011 (Michelangelo Gargiulo)
Ci scrive il carissimo Michelangelo Gargiulo:
“Un saluto a tutti voi. Come quasi ogni giorno, mi “affaccio” al vostro sito per “respirare” un poco di aria paesana, così oggi ho potuto leggere la “Tombola Stabiese” e siccome mi è piaciuta moltissimo, voglio fare i complimenti all’autore per l’originalità e la fantasia che ha avuto nell’ideazione. Penso che se ci fossero più persone come voi di “LIBERORICERCATORE” la nostra Castellammare sarebbe di gran lunga migliore.
Con stima, vostro affezionato lettore Gargiulo Michelangelo”.
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mercoledì 9 novembre 2011 (Mauro Avino)
Ci scrive il sig. Mauro Avino:
“Caro Libero Ricercatore, sto conducendo da qualche giorno delle ricerche sul ex Teatro Francesco I di Borbone, acquistato dal mio bisnonno Raffaele Perna ad inizio secolo scorso. Vorrei chiederle se potesse aiutarmi a rintracciare info, descrizioni o illustrazioni dell’epoca dai quale ricavare lo stato originale di quello che doveva essere un edificio costruito con gusto ed i dettami architettonici dell’epoca.
Le sarei molto grato (ho letto con molta attenzione i suoi articoli e quelli del professor D’angelo).
Grazie in anticipo. Mauro Avino”
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domenica 6 novembre 2011 (Frank Avallone)
Frank Avallone risponde e ringrazia Marianna Virginia Sala (rif.: post del giorno 1 novembre 2011):
“Carissima, Marianna Virginia Sala, la ringrazio per avermi reso noto, il nome della mia levatrice. Deve sapere che il nome “PANE ‘E FARINA”, nell’immediato dopoguerra a Castellammare era famosissimo; infatti se qualcuno accusava un qualsiasi mal di pancia, diceva: “CHIAMATEMI A PANE ‘E FARINA”. Anche nel teatro stabiese [nella cantata dei pastori] quando Razzullo e Sarchiapone credevano di essere stati avvelenati,chiedevano aiuto a lei! Come vede la sua prozia era tenuta in gran conto, credo per la sua abilità e certamente per la sua bontà.
La ringrazio e la saluto caramente dalla sunny Florida. Frank Avallone.
P.S.: dove abitava la sua prozia?”.
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sabato 5 novembre 2011 (Delfina Ruocco)
Delfina Ruocco risponde a Gigi Nocera ( rif.: In ricordo dei miei cari ):
“Carissimo Gigi, mi permetta di usare questo tono confidenziale, ho avuto il piacere di conoscerLa personalmente alla presentazione del Suo Secondo Quaderno tenutasi nel luglio scorso a Castellammare, al Cinema Teatro Montil, anche se – grazie all’encomiabile lavoro di liberoricercatore.it – mi sembrava di conoscerLa da tempo. Sono compiaciuta di aver suscitato in Lei, con il mio scritto, il ricordo “di un giorno qualsiasi” grazie al quale i nostri pensieri tornano ai nostri cari ai quali dobbiamo il dono della vita. Quel che siamo oggi, oltre alle esperienze vissute, lo dobbiamo anche a loro. Ho notato il tono reverenziale con il quale, citando Sua madre, usa la lettera maiuscola, ed è con altrettanto rispetto che io la uso con Lei, ringraziandola per il Suo graditissimo commento.
A risentirLa presto. Delfina Ruocco”
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venerdì 4 novembre 2011 (Gigi Nocera)
Il carissimo Gigi Nocera scrive a Delfina Ruocco ( rif.: In ricordo dei miei cari ):
“Cara Signora Ruocco, anch’io non vado al Cimitero nei giorni in cui ci vanno tutti perchè così vuole la tradizione. No, io non vado dai miei genitori perchè sono loro che vengono da me: quasi tutte le sere, appena mi metto a letto. Quasi a volermi dare la buona notte. E se in quel momento mi viene in mente qualche canzone napoletana che mio padre canticchiava mentre si faceva la barba, io piango: e per pudore nascondo la testa sotto le lenzuola. E da allora sono passati quasi 40 anni! E mia mamma! Benedico quei giorni in cui rimasta vedova mi chiedeva: “Giggì stasera vien”a durmì cu’ mico?!”. Io che avevo già famiglia, lasciavo la mia sposa e mia figlia e mi recavo da Lei. Al mattina ero ben felice di essere svegliato dal tintinnio del cucchiaino nella tazzina del caffè che Lei mi portava a letto, e il suo richiamo “Giggì, songhe ‘e sei”. Ed io trafelato mi vestivo per salutare la mia compagna e recarmi al lavoro. Vede cara Signora Delfina, questo ricordo mi è venuto non nel giorno di Ognisanto, ma, grazie al suo scritto, oggi, che è un giorno qualsiasi. E di “giorni qualsiasi” per me durante l’anno ce ne sono tanti.
Con cordialità e simpatia. Gigi Nocera”
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martedì 1 novembre 2011 (Marianna Virginia Sala)
Marianna Virginia Sala scrive a Frank Avallone:
“Gentilissimo Maurizio, è da tempo che seguo il vostro bellissimo sito e vorrei farvi i miei complimenti! Vi scrivo perchè ho letto un articolo del signor Avallone e, parlando della sua nascita, ho visto che fa riferimento alla mia famiglia… che sorpresa!!! La sua mamma durante il parto è stata assistita da una levatrice conosciuta come “Pane ‘e farina” e scrive che nessuno conosce il suo nome, io sono la sua pronipote. Volevo che sapesse che il soprannome deriva dal fatto che anticamente la famiglia della mia bisnonna possedeva una panetteria, questa è la motivazione per cui quel soprannome ha accompagnato prima la mia bisnonna Angela Cataldo e successivamente la mia prozia Virginia Sala e tutte e due svolgevano la professione di levatrice. Quando è nato il signor Avallone al parto ha assistito la mia prozia Virginia. Non so se lei può farle avere queste informazioni, nel caso mi farebbe davvero piacere.
Marianna Virginia Sala”
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lunedì 31 ottobre 2011 (Catello Nastro)
Solidarietà alla popolazione ligure. La lettera dello stabiese Catello Nastro:
“Venerdì 28 ottobre 2011, telegiornale serale. Ancora immagini del disastro in Liguria. Terrazzamenti, ma non speculazione edilizia, dice l’onorevole intervistato. E forse ha ragione. La Liguria rispetta – salvo qualche sporadica eccezione – l’integrità del paesaggio perchè ha capito che il turismo è un insieme di interventi che non prevedono la speculazione. Di nessun genere. Figuriamoci quella edilizia. Eppure una forte pioggia caduta in poco tempo ha creato un disastro, con morti, feriti, case e negozi distrutti, strade che sembravano torrenti in piena, gente che piangeva. Immagini terribili che forse non avremmo voluto vedere per l’atrocità e l’impotenza della popolazione – specialmente gli anziani – a reagire. Una rapidità che non ha dato modo di trovare scampo. Un nubifragio annunciato, ma non di quella portata. Le riprese televisive sono varie, ma quasi tutte della stessa serie: allagamenti, strade come fiumi in piena, porte e finestre sfondate, muri crepati, case distrutte ed intere famiglie in cerca di salvezza. Ma in tutto questo dramma, arrivato in pochi minuti, ma chissà in quanto tempo sanato, c’è stata una parentesi che mi ha colpito molto. Una vecchietta –avrà avuto ottanta o novanta anni – distesa su una barella, con lo sguardo nel vuoto e nel dramma, veniva tirata fuori di casa e portata all’esterno per essere trasportata al più vicino ospedale per l’assistenza immediata e per le cure del caso. Vicino a lei un volontario della Protezione Civile. Non so di quale gruppo, di quale paese, di quale associazione. Un uomo alto, normale, quaranta anni o forse cinquanta – con un sorriso accarezza le guance della sfortunata donna che a quella età deve notare, vivere e sopportare una catastrofe naturale, forse la peggiore della sua ultraottuagenaria vita. L’uomo continua ad accarezzarle le guance, l’anziana donna volge lo sguardo verso di lui, quasi per ringraziarlo di quello che ha fatto. Una carezza. Una semplice carezza fatta ad una donna anziana, malata, in barella, in una situazione drammatica per cause atmosferiche. Eppure in quelle semplici carezze, di un semplice volontario della Protezione Civile, non so di quale paese, ma poco interessa, ci sta, evidente, tutto il significato di una parola che molta gente ha dimenticato: la Solidarietà. Essa non ha età, sesso, religione, partito politico, nazionalità, condizione sociale. La Solidarietà è forse la cosa più pura che esiste in una società non sempre lodevole per il suo operato. Una società definita “di merda”, ma che non può essere generalizzata. In quella carezza ho visto la carezza di Cristo sceso tra gli alluvionati, per portare una parola di conforto, un aiuto materiale che non costa niente e che non è retribuito. Una carezza ad una anziana nella sofferenza e nella disperazione. Una carezza di un uomo qualsiasi, del nord o del sud, che vota Bossi, Bersani o Berlusconi, che crede in Cristo o in Maometto o in Buddha, che è laureato o ha solo la terza media, che vive in una villa o nelle case popolari. Questa è la carezza della Solidarietà: è la carezza di Dio.
Catello Nastro”
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domenica 30 ottobre 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
Ci scrive Silvano Cannavacciuolo da Boston:
“Carissimo Maurizio, fu proprio per un caso che ho trovato sulla rete l’annuncio della scomparsa del mio caro amico Pasquale Gaeta, una cosa molto triste per me:
ROMA, 02 ottobre 2010 – “Perdiamo il padre di tutti quanti noi”. Con queste parole il campione Giuseppe Abbagnale comunica la scomparsa di Pasquale Gaeta, presidente negli anni d’Oro (1977-1988) del Circolo Nautico Stabia. La Federazione Italiana Canottaggio si stringe attorno alla famiglia Gaeta e alla famiglia remiera del sodalizio di Castellammare in questo triste momento. I funerali si terranno domani alla Chiesa del Carmine alle ore 9.00. Per tutti coloro che intendono mandare le loro condoglianze l’indirizzo è via Alcide De Gasperi, 105 (Castellammare di Stabia). A corredo del comunicato, Pasquale Gaeta (quinto in piedi) è ritratto con i suoi ragazzi in una foto d’epoca.
Pasquale Gaeta fu parte di un equipaggio di noi canottieri negli anni cinquanta durante una regata a Salerno. Noi eravamo ottimi amici anche assieme con Bruno De Stefano che fu il capovoga nel nostro equipaggio Pattison con me al numero due.
L’ultima volta che ci siamo riabbracciati con Pasquale e Bruno fu nel ’82 durante una mia visita a Castellammare quando Pasquale Gaeta era Presidente del circolo Nautico. Nei giorni susseguenti, io e il mio amico Gianni Ferraro, fummo invitati a Pranzo a casa di Pasquale dove anche presente fu Bruno De Stefano, siccome tutti e due abitavano fianco a fianco in ‘Penthouse’ appartamenti con viste meravigliose di mare e monti. A quel tempo io avevo il numero di telefono di Bruno che adesso sembra che sia cambiato perché non riesco a contattarlo e non è neanche presente nei numeri dell’elenco telefonico di C/mare. La ragione per cui ho scritto questa lettera è anzitutto per offrire un sincero cordoglio alla famiglia Gaeta nel ‘passaggio’ del caro Amico Pasquale ed anche di cercare aiuto al Libero ricercatore nel contattare il mio amico Bruno De Stefano. Io credo che Bruno sarà senz’altro ancora socio al Circolo Nautico come sempre. Io ho ancora moltissimi ricordi di bei tempi passati in compagnia di Bruno e Pasquale al Circolo Nautico, in particolare le feste da ballo a casa di Giorgio Criscuolo ed i veglioni al Circolo a fine d’anno. Giorni di immensa felicità nell’appartenere alla famiglia remiera della nostra bella città.
Se possibile, vorrei avere la e-mail e il numero di telefono Di Bruno, così che posso rimettermi in contatto e chiacchierare a lungo dei nostri bei tempi trascorsi assieme a Pasquale.
Mille grazie in anticipo. Sinceramente, Silvano”
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venerdì 28 ottobre 2011 (Luigi Casale)
Una nuova lettera del prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, vedi come cambia la lingua nel tempo? Mi rifaccio al REGOLAMENTO pubblicato oggi, pur limitandomi alla copertina. La prima parola che merita un commento è “commesso”. Oggi il commesso è il dipendente del supermercato o di qualsiasi altro magazzino: un venditore; anche se siamo abituati ad usarlo al femminile: “la commessa”. A rigore dovremmo dire “il commesso (o la commessa) di negozio”. Perché chi lavora presso una banca o presso un altro Ufficio di una certa importanza sa che il commesso è il “fattorino” (a proposito, in Francia il “postino” si chiama “facteur”), cioè l’addetto a fare “le commissioni”, cioè a ricevere “la commessa (affidamento di un incarico)” , o cioè – ancora – la consegna. Ancora è rimasta la terminologia di “messo comunale”, cioè colui che è mandato (da qualche parte a fare qualche cosa) a fare una commissione o commessa. Oggi diciamo un incaricato di fiducia. Ma non si tratta ancora di una qualifica burocratica. Di un titolo di funzione o di mansione o di mestiere. Quindi il “commesso” del nostro testo se non è l’incarico in sé (come suppongo), è l’incaricato a cui l’incarico viene affidato. Dobbiamo leggere allora: o Regolamento per l’incarico, oppure Regolamento dell’incaricato (delegato, addetto). Addetto a che cosa? “Alla custodia della sala di disciplina”. Perciò: il guardiano, la guardia, il sorvegliante. La sala di disciplina, poi, è la cella di rigore, dove vengono fermati e custoditi quei militari che meritano una punizione. Qui si tratta allora della cella di rigore del “quartiere” della Guardia Nazionale. Si dice ancora “acquartierare le truppe”, quando i militari in attività di servizio e durante le operazioni d’istituto vengono alloggiati in strutture civili o militari. Quindi il quartiere è la caserma. E infatti la caserma più importante di un territorio si dice “Quartiere generale”, cioè l’Ufficio del Comandante Generale. Ciò che suona strano è quel “ammessa”. Sarebbe stato meglio “annessa”. O forse la parola non era ancora in uso? Altrimenti se non è una svista del tipografo, dobbiamo supporre che l’istituzione della cella di rigore sia stata conseguenza di una recente deliberazione: ammessa – cioè – nel senso di concessa, accordata, permessa; e per la quale novità erano necessari la nomina di un custode e il regolamento relativo ai suoi compiti d’ufficio. Un’altra possibilità è che in ambiente militare si dicesse proprio così: ammesso = annesso. Ho fatto delle ipotesi. Ho posto il problema, al ricercatore il ricercare. E anche sulla Guardia Nazionale. Cioè: in quale circostanza storica nasce la denominazione? come poi il nome si è evoluto in ragione dei mutamenti organizzativi? e a quale corpo di militari corrisponderebbe oggi?
Buona giornata. Luigi”.
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domenica 23 ottobre 2011 (Luigi Casale)
Una nuova lettera del prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, ieri, 22 ottobre, hai pubblicato due notizie molto interessanti che in qualche modo mi toccano. Forse suggestionato anche dal fatto che il 22 ottobre è la festa patronale a Torre Annunziata (vedi un po’ di nostalgia è rimasta anche a me che passo per uno che ha il cuore indurito).
La prima: la riapertura al culto della chiesa del Rosario. Ti avevo anticipato a luglio che sarebbe stata riaperta per ottobre; e le suore hanno mantenuto l’impegno. Grazie a chi ci ha lavorato: con la burocrazia, con le finanze, con la fatica e con la buona volontà. Una sinergia insomma. E di tutto questo dobbiamo ringraziare Dio. Ma, per l’occasione, avresti potuto richiamare anche la presenza dell’edicola votiva ai piedi della salita, di cui parlammo a luglio. Adesso capisco anche perché lá c’è la Madonna del Rosario.
Seconda notizia: la visita del papa nel 1849. Ti ho voluto fare la traduzione del testo della lapide per consentire a tutti i nostri lettori di comprendere quello che dice. Verso la fine c’è scritto che “la lapide è stata messa lì per evitare che il tempo distrugga la memoria dell’avvenimento”.
Allora rinfreschiamola questa memoria. Ringraziando anche il dott. Plaitano.
Rispetto all’articolo riportato, però, dubito che la “basilica” sia quella del santuario mariano. Essa più probabilmente è quella degli scavi dell’antica Pompei.
Buona serata. Luigi”.
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mercoledì 19 ottobre 2011 (Luigi Casale)
Una nuova lettera del prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, sono sempre al “confino” di Lussemburgo, costretto (piacevolmente) dalla nipotina. Sarò restituito (restando nella metafora) alla mia libertà , spero, per la settimana dei Santi (e anche dei morti, che sono santi anch’essi). Intanto vi saluto tutti, da questa capitale europea che – bene o male – merita di essere visitata e conosciuta. Adesso (in rif.: alla spigolatura relativa ai vaccarielli di S. Giovanni) vorrei pregarti di chiedere al dott. Cimmino se è possibile, attraverso il confronto di alcune coincidenze, avanzare qualche ipotesi di analogia o di corrispondenza, sulla usanza infantile (d’altri tempi, peraltro) di giocare colle “vaccarelle” di S. Antonio (così le chiamavamo noi).
Ecco le coincidenze: l’insetto dovrebbe chiamarsi “Lucanus cervus” ed è quello che comunemente è detto “cervo volante”.
In Francia, “giocare a cervo volante” significa lanciare in aria l’aquilone (che credo si chiami appunto cerf-volant = “cervo-volante”).
È tutto. Solo aggiungere un’ultima cosa, recuperata dai miei ricordi. Quello che facevamo noi, ragazzi, nel nostro quartiere.
Durante quelle stagioni primaverili (che era anche quella della nostra età!), insieme alle vaccarelle uscivano i maggiolini, detti “i mùlleri”. E quelli, molto più piccoli di dimensione, oltre ad essere dorati (metallizzati), erano variamente colorati; quindi avevano un diverso valore di scambio fra i ragazzi. Insomma erano più ricercati, specialmente quelli azzurri. Ad essi il filo di cotone veniva legato alla zampetta posteriore. Ma quando o per stanchezza, o forse più probabilmente a causa del nostro maltrattamento, non erano più capaci di volare, dicevamo di averli ammaestrati: li lasciavamo per terra ed essi nel tentativo di riprendere il volo ruotavano sulle élitre (le alette dure e colorate). E noi, per dimostrare che li avevamo addomesticati, assecondavamo il loro movimento con degli ordini da domatori di leoni.
Buona giornata.
Un abbraccio generale. In particolare a chi ci rinfresca questi ricordi, che vorremmo rivivere almeno per un giorno insieme ai nostri giovani. Luigi”.
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lunedì 17 ottobre 2011 (Giovanni Cosenza)
Ci scrive il sig. Giovanni Cosenza:
“Gentile Maurizio, Un grande plauso per la bella ed ammirevole opera che fate con Libero Ricercatore. Ho appreso di voi da mio cugino Gianfranco (che lavora presso Incisud, dall’altro ns. cugino Giulio) e da allora vi seguo con immenso piacere, pur avendo fatto nel tempo innumerevoli lavori anche disagiati e/o non proprio vicino casa. Ora che vivo a Gragnano e lavoro spesso a C.mare, ho trovato anche il tempo per ricostruire l’Albero Genealogico dei Cosenza e di TUTTI i familiari collegati. E proprio per questo Vi chiedo una cortesia. Mi piacerebbe avere, rimborsando le spese, una copia del Manifesto con la Lista Politica per le Elezioni Comunali del famoso Sindaco Cecchi (non so se 1° o 2° Giunta). In quella Lista, che era sul Vs. sito ma ora non trovo più, compare il nome del mio amato nonno Giovanni Cosenza, del quale io solo (fra i discendenti in zona) porto gli stessi Nome & Cognome.
Ed inoltre, per approfondire ancor più sulla (sterminata) genealogia dei ns. avi, mi farebbe molto piacerebbe conoscere di persona Lei ed altri che mi potrebbero aiutare con ulteriori Cenni/Dati/Foto eccetera sui ns. congiunti vicini e lontani. La ringrazio in anticipo per quanto si potrà fare e Le rinnovo l’invito a perseverare sulla Sua preziosa ed unica opera.
Cari saluti, Giovanni Cosenza”.
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venerdì 14 ottobre 2011 (Raffaele Scala)
La missiva del dott. Raffaele Scala:
“Cara Redazione, in riferimento all’episodio raccontato dagli amici Gianni Ferraro e Silvano Cannavacciuolo sul treno di Gragnano, posso aggiungere il breve passo tratto dalla relazione di Uccio De Santis letto in un Convegno di studi storici tenutosi a Napoli nel 2005 e che riporto, insieme ad altri episodi, nel mio volume sulla storia della Camera del Lavoro di Gragnano edito nel 2010, spero sia sufficiente ad appagare la curiosità di chi legge: “… il 23 ottobre 1944, a Gragnano, alcuni soldati australiani ubriachi mettono in moto il treno TB 33 che in discesa raggiunge velocissimo la stazione di Castellammare uccidendo 6 militari italiani di guardia e ferendone altri 4 più 2 civili…”.
Cordiali saluti, dott. Raffaele Scala”
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martedì 11 ottobre 2011 (Gianni Ferraro)
Ci scrive Gianni Ferraro da Jesolo:
“Scorrendo la corrispondenza delle “lettere alla redazione”, la richiesta dell’amico Silvano Cannavacciulo da Boston, ha scosso un po’ la mia memoria catapultandomi indietro nel tempo di oltre 65 anni. Il fatto cui lui fa riferimento credo rappresenti una delle pagine più tristi del periodo in cui a Castellammare, o a Gragnano, c’erano le truppe alleate. Non che gli americani ci facessero del male, non dico questo, sicuramente però le loro bravate erano tutt’altro che cose da poco conto. Io a quell’epoca avevo appena sette anni, ma la scena di quella locomotiva, mezza dentro e mezza fuori dalla stazione, non la dimenticherò mai. Era il 1944, non ricordo esattamente che mese fosse, ed io con tutta la mia famiglia arrivavamo da Terracina per stabilirci a Castellammare presso la mia nonna materna che abitava ad un centinaio di metri dalla Stazione dove accadde l’incidente. Ricordo che di quel fatto, per tutta la durata in cui la locomotiva rimase imprigionata tra le pareti della stazione, si fece un gran parlare e tutti dicevano la loro. Solo quando si svolsero di lì a pochi giorni dall’impatto i funerali delle vittime si seppe poi che la locomotiva era partita da Gragnano azionata da un soldato americano ubriaco, incapace di condurla, e questa aveva finito la sua corsa nella stazione di Castellammare uccidendo nel sonno alcuni militari italiani mentre dormivano nella sala d’attesa della stazione. Non so se questa testimonianza possa soddisfare il mio amico Silvano, ma che mi ricordi io, mai nessuno me l’ha mai raccontata in maniera diversa, nemmeno un paio di parenti ai quali ho chiesto se di quell’accaduto conoscessero una versione diversa. Le vittime ci furono, eccome!!
Cordialmente Gianni Ferraro da Jesolo”.
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domenica 9 ottobre 2011 (Antonello Ferraro)
Una bella missiva di Antonello Ferraro:
“Caro Maurizio, per caso ho ritrovato uno scritto che avevo perso, me lo diede un signore anziano che anni fa faceva il volontario davanti alle scuole, ed in questo particolare momento, in cui la superficialità e l’egoismo surclassano ogni altra cosa, vorrei riproporlo a te e a tutti i nostri cari lettori.
Trovo che sia bellissimo e lo invio, nella speranza che faccia riflettere noi tutti.
Per la strada vidi una ragazzina che tremava dal freddo;
aveva un vestitino leggero e poca speranza di un pasto decente.
Mi arrabbiai e dissi a Dio:
“Perché permetti tutto questo? Perché non fai qualcosa?”.
Per un po’ Dio non disse niente.
Poi improvvisamente quella notte mi rispose:
“Ho fatto te!”.
( Scritto nel dicembre 1999 da una bambina disabile di dieci anni, di cui purtroppo non conosco il nome )
Ciao Antonello”.
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sabato 8 ottobre 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
Ci scrive il carissimo Silvano Cannavacciuolo da Boston:
“Caro Maurizio, nel parlare recentemente con Beppe Cuomo, lui mi ha detto che alcuno tempo fa, una persona, non so chi sia, gli accennò di quel disastro alla ferrovia dello stato durante l’occupazione degli alleati a Castellammare quando dei soldati ubriachi a Gragnano salirono sulla locomotiva in stazione che era rimasta accesa per mantenerla calda in partenza il mattino seguente e la misero in moto. La locomotiva ‘impazzita’ senza frenata, andò a sbattere contro la stazione, attraversandola tutta e uccidendo quei poveri soldati Italiani in accampamento dentro. Io a quel tempo ero a casa mia, via Corso Vittorio Emanuele 191 [ oggi 42 corso Alcide De Gasperi ] e mi svegliai impaurito da un rumore e scossa tremenda che sembrava un terremoto. Sul sito non si vede nessuna foto di quel disastro. Io mi ricordo di aver visto la Locomotiva sbucare dall’edificio al momento che venne a fermarsi, ed anche la processione funebre per i poveri soldati deceduti. Vorremmo sapere se qualcun’altra persona, forse anche il Signor Gigi Nocera per caso, si ricorda del disastro e se qualcuno abbia delle foto. Senz’altro dovrebbero esserci delle foto in qualche posto.
Tanti saluti da Boston. Silvano”
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sabato 1 ottobre 2011 (Luigi Casale)
Una nuova lettera del prof. Luigi Casale:
“Buongiorno! Oggi, primo ottobre, è la festa di s. Remigio. Negli anni passati in questa data iniziava l’anno scolastico. Chi se ne ricorda più? Eppure i nuovi iscritti della prima elementare si chiamano ancora “remigini”. E possiamo continuare a mantenere il nome: in ricordo della festa che quel giorno ha rappresentato e continua a rappresentare per mamme e piccini. Ho avuto un insegnante di liceo di nome Remigio, che oggi mi piace ricordare e che mi ha dato tanto: di cultura e di umanità. Come, d’altronde, tanti altri insegnanti della mia lunga (troppo lunga, ahimé!) carriera di studi. Pur avendo dimenticato il mio primo giorno di scuola, ricordo con piacevole gioia tanti momenti sereni e le persone che mi hanno aiutato con tanto affetto a viverli. Perciò auguro a tutti i novelli remigini (anche se la scuola è già iniziata da circa un mese) di incontrarne altrettante e, se possibile, anche di più. Auguri, quindi, ai remigini!
Ma più ancora auguri alla scuola che li accoglie. Luigi”.
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giovedì 29 settembre 2011 (Vincenzo de Simone)
Il sig. Vincenzo de Simone nel leggere ” ‘A Caperrina anni ’50 “, scrive un’accorata lettera a Nello Lascialfari:
“Egregio signor Nello LASCIALFARI, mi chiamo Vincenzo de SIMONE ed appartengo alla famiglia dei “lattari” che una volta avevano i caseifici in via Rivo, in particolare sono il figlio di Sisto che da qualche anno ha chiuso l’ultimo negozio laboratorio in detta via. Manco da Castellammare da moltissimi anni, ed anche se vengo a trovare i miei genitori una volta ogni tanto, raramente sono andato sulla “Caperrina”, perchè nel vedere la citata piazza e le vie adiacenti in quelle condizioni di degrado mi fa male, e nel vedere il luogo dove sono nato (via Rivo, 24) con gli occhi di chi ha servito per 35 anni lo Stato fa ancora più male. Leggendo questo suo “sogno” mi ha aperto lo scrigno dei ricordi, alcuni dei personaggi che lei ha indicato non li ho conosciuti, ma mi ha fatto ricordare i luoghi, i negozi, la fontana, la piazza, le vie che la circondano e nel bene e nel male i loro figli, miei amici di scuola e mi sono sentito il “forestiero” che lei ha “sognato”.
La ringrazio. Vincenzo de SIMONE”
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giovedì 22 settembre 2011 (Luigi Casale)
Il prof. Luigi Casale fa gli auguri a modo suo!!!:
“Caro Maurizio, la “certezza di Gigi” è confortata dalla mia risposta di adesione.
Sottoscrivo tutto. A u g u r i !
Luigi Casale”.
P.S.: Mauricius, Fabricius, Patricius, poi divenuti Maurizio, Fabbrizio, Patrizio, sono all’origine aggettivi sostantivati formatisi da un nome (Maurus, Faber, Pater) e il suffisso aggettivale -icius che indica “alla maniera di” o “derivante da”. Patres, a Roma sono i senatori: quindi patrizio significa di famiglia senatoria. Faber è l´operaio, l’artefice: quindi fabrizio (originariamente) è chi ha qualche rapporto col lavoro o con l’arte, o, per metafora, col “fare la storia”.
Mauricius è uno che vive alla maniera dei Mauri, popolo della Mauritania.
Poi questi nome si sono diffusi come nomi propri. (Ma tutti i nomi propri – sia i Nomi che i Cognomi -, in quanto appellativi, hanno un’origine occasionale e pretestuosa. Cioè erano dei soprannomi per individuare la persona.
E´ come oggi chiamare una persona Onorato, Felice, Fortunato, Giocondo, o nel medioevo Francesco (francese), Chiara, ecc.
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giovedì 22 settembre 2011 (Gigi Nocera)
I graditi AUGURI! del carissimo Gigi Nocera:
“Carissimo Maurizio, in occasione del tuo onomastico questo affettuoso abbraccio contiene tutta la mia stima e la mia ammirazione per la tua persona e per il tuo impegno per il riscatto civile della nostra città. Sono certo che questi sentimenti sono comuni a tutti coloro che ti conoscono e in special modo dai validi collaboratori del Libero Ricercatore e dai suoi lettori.
Sii felice sempre, assieme alla tua meravigliosa Famiglia. Gigi Nocera”.
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martedì 20 settembre 2011 (Giuseppe Calabrese)
Una sera ho incontrato Fabrizio De André, ci scrive Giuseppe Calabrese:
“Quella sera c’ero anch’io (si dice così, vero?), giovane innamorato del Poeta. E’ stata quella l’unica volta che l’ho sentito cantare, e visto, da vicino. Un ricordo indelebile, ma confuso nelle nebbie del tempo che (ahimè) è passato…
Ero alla ricerca di documenti che raccontassero quella sera, per rivivere ricordi lontani, ma anche per assicurarmi che fosse successo veramente… ricordate la data, io dovevo avere 15-16 anni (52 gli attuali).
Grazie! Saluti, Giuseppe Calabrese”.
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martedì 20 settembre 2011 (Luigi De Simone)
Ci scrive il laureando Luigi De Simone:
“Salve, sono Luigi De Simone, laureando in Scienze dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi Napoli. Conduco uno studio sul Floreale a Castellammare di Stabia, in particolare studio la ricca ed interessantissima CASSA ARMONICA. Ho trovato molto interessante il sito e Le sarei molto grato per ulteriori approfondimenti. Le chiedo qualche informazione e/o articoli e/o approfondimenti inerente al mio studio. La ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti, Luigi De Simone”.
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domenica 18 settembre 2011 (Gigi Nocera)
In riferimento all’editoriale sulla Vespucci ci scrive il carissimo Gigi Nocera:
“Caro Maurizio, avete fatto un capolavoro! Organizzare un così importante incontro con il Comandante e l’equipaggio della nave più bella del mondo e come aver portato sulla tolda di quel magico veliero tutta la cittadinanza di Castellammare, di allora e di oggi. Hai voluto benevolmente citarmi, perché di quella “figlia” del lavoro dei nostri bravi operai, io a suo tempo assistetti al suo sposalizio col mare del golfo nostro. Ma che merito si ha se si nasce prima o dopo? E’ solo un caso; in tale occasione, fortunato perché ebbi la possibilità di posare il piedino di un bimbo di 7 anni sulla stessa tolda dove voi nei giorni scorsi avete portato il saluto degli stabiesi, degli eredi di quella maestranza ben rappresentata dalla fotografia che avete donato al Comandante. Ancora una volta complimenti a te e a tutti gli amici collaboratori del sito.
Vi abbraccio tutti. Gigi Nocera”.
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domenica 18 settembre 2011 (Daniela Rapicano)
In riferimento all’editoriale sulla Vespucci ci scrive Daniela Rapicano:
“Caro Maurizio è bello poter vedere uno squarcio magnifico del passato della nostra amata città. Le fotografie che sono state pubblicate sul libero ricercatore suscitano in me emozioni contrastanti: da una parte sono orgogliosissima di quello che un tempo Castellammare è stata in anni addietro, dall’altra parte sono anche rattristata perchè la nostra città potrebbe ritornare come era un tempo, una città altamente industrializzata come a quei tempi che elargiva lavoro anche alle città limitrofe… Di chi è stata la colpa? Una politica inadatta? Dei cittadini per niente attaccati alle loro radici ed al futuro dei propri figli? Imprenditori poco corretti? Chissà cosa ci aspetta… E’ già difficile per noi trovare un impiego anche se abbiamo tutti i requisiti per poter accedere nel mondo del lavoro! Sarò utopista ma mi va ancora di sognare e sperare in un futuro migliore per la mia amata Castellammare… Spero che questi momenti di ritorno al passato possano risvegliare un po’ la coscienza collettiva di tutti noi per poter risollevare le sorti della città delle acque.
Daniela Rapicano
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domenica 18 settembre 2011 (Gennaro Manzo)
In riferimento all’editoriale sulla Vespucci ci scrive Gennaro Manzo:
“Complimenti a mio cugino Maurizio per questo bellissimo editoriale e per le bellissime foto a corredo, di Giuseppe Plaitano. Maurizio, ha saputo rendere Liberoricercatore (e io, questo impeccabile strumento di Cultura e di Tradizioni stabiesi, lo seguo dai primi passi) un’Enciclopedia digitale su Castellammare, prodotta nei tempi di ritaglio dalla sua professione (e questa dà ancora più valore all’opera). Materiale di grande valore che mostrano Castellammare e le sue opere sempre più belle.
Gennaro Manzo”.
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domenica 18 settembre 2011 (Salvatore Manzo)
In riferimento all’editoriale sulla Vespucci ci scrive Salvatore Manzo:
“Quando si parte per un avventura, si è consapevoli degli ostacoli e dei rischi che può comportare il viaggio verso il raggiungimento dell’obiettivo, e la soddisfazione del successo arriva con la determinazione, con la tenacia, con l’umiltà, con l’entusiasmo e con la passione …che certo non è mancata a Maurizio in questo suo progetto, e parafrasando il celebre motto della Vespucci: “NON CHI COMINCIA, MA QUEL CHE PERSEVERA”, si comprende bene che la cosa più importante è crederci fino in fondo!!
Salvatore Manzo”.
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venerdì 16 settembre 2011 (Marianna Sala)
La gradita missiva di Marianna Sala:
“Carissima redazione di Liberoricercatore, vi seguo ormai da molto tempo e il vostro sito diventa sempre più bello e più ricco. Vi scrivo perchè ho una curiosità da soddisfare e spero davvero mi siate d’aiuto. Vorrei sapere se i palazzi che c’erano in via salita San Giacomo, nei pressi del carcere vecchio e se non ricordo male nello specifico il civico 36, esistono ancora. Ve lo chiedo perchè lì c’era la casa dei miei nonni e fino a prima del terremoto ci andavo per le feste e per le vacanze estive. Castellammare custodisce tutti i miei ricordi più belli e quelle zone sono a me molto care, se riuscite a darmi informazioni ve ne sono davvero grata.
Saluti e ancora complimenti. Marianna”.
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mercoledì 7 settembre 2011 (Angelo Del Gaudio)
Il clamoroso svarione, la missiva del dott. Angelo Del Gaudio:
“Caro Maurizio, caro Gigi e caro Nando, ma perchè prendersela tanto per aver trovato la nuova Castellammare sul portale del Comune?!
Sapete bene, e lo sappiamo tutti, che i politici, a qualsiasi livello, non sono altro che scaltri Cicero pro domo sua e per raggiungere lo scopo prendono in franchising una sigla di un partito o di un sindacato e ne sfruttano l’immagine.
Ma, visto che le teste di legno fan sempre del chiasso, per darsi un aspetto credibile, usano nel modo di fare il copia e incolla, sopratutto ripetendo chiacchiere e paroloni dei vari capoccia in auge al momento ( il capoccione da parecchio non fa più proclami! ). Detto questo è naturale che, nella penuria di cultura, abbiano pensato bene di fare un copia e incolla anche del profilo della nostra città, senza nemmeno accorgersi che si trattava di un’altra città.
Nemo dat quod non habet, che tradotto in lingua napoletana vuol dire chi nasce tunno nun more quadro. Aspettiamoci un nuovo copia e incolla per la soluzione dei problemi della città, augurandoci però che, perlomeno, non facciano danni.
Cordialità. dr. Angelo Del Gaudio”.
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martedì 6 settembre 2011 (Luigi Casale)
Uno spunto di riflessione del prof. Luigi Casale:
“Avendo raggiunto alla mia età una certa maturità di pensiero, in questi giorni mi è solleticata per la testa la seguente idea: se invece di dedicare la poesia ad una donna, la dedicassimo alla città, cosa ne verrebbe fuori? Mi spiego meglio: immaginiamo che l’illustre Luigi Denza, abbia dedicato le parole della sua celebre “Si tu m’aimais!.. non a una donna dei suoi tempi, ma alla nostra odierna Castellammare, così tanto bistrattata, ecco ora che la nostra città, è protagonista e come per incanto, riceve finalmente la facoltà di parola, rivolgendosi allo “stabiese” prima e a tutta la cittadinanza poi, nell’invariato testo della canzone direbbe:
“Se tu m’amassi… chi sa?,
quante cose…
Ma voi, non mi amate!
Cari saluti. Luigi Casale”.
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lunedì 5 settembre 2011 (Gigi Nocera)
La lettera di Gigi Nocera all’indomani del clamoroso svarione:
“Caro Libero Ricercatore, che dire… Sono mortificato, umiliato, ma non demoralizzato. Se anche le Autorità cittadine trattano la nostra bella Stabia con un pressappochismo da far paura, allora cosa dobbiamo fare, arrenderci? No mai! Piuttosto, ribelliamoci, indigniamoci. Raddoppiamo i nostri sforzi, il nostro impegno. Non lasciamoci travolgere dal solito ritornello “ma ‘a mme chi mmò fa fà?”. Se ci chiudiamo nel nostro individualismo infruttuoso saremo fottuti. Quei pochi volenterosi che si battono per dare dignità alla città, vedi: il nostro portale,”Spiaggia pulita”, gli Amici del Filangieri, il dottor Fontanella, naturalista amico e tante altre organizzazioni culturali e sportive non devono combattere sempre, non demoralizzarsi. Amici battetevi per la nostra bella Castellammare. Mi avrete sempre al vostro fianco; magari con poca forza fisica (che non occorre in questo caso), ma con tanta forza morale. Coraggio, amici.
Vi abbraccio tutti. Gigi Nocera”.
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sabato 3 settembre 2011 (Gianni Ferraro)
La lettera di Gianni Ferraro da Jesolo:
“Caro Maurizio Cuomo, sono Gianni Ferraro e ti scrivo da Jesolo. Ho appreso dal mio amico Silvano Cannavacciuolo che vive negli Usa, che pochi giorni fa è deceduto a Castellammare Vincenzo Cuomo, noto personaggio degli anni ’50 nell’ambiente del canottaggio stabiese. Pur non essendo mai intercorso un rapporto di amicizia vero e proprio tra il sottoscritto e Vincenzo in quanto entrambi frequentavamo ambiti sportivi diversi, lo conoscevo molto bene e di lui mi sono note le sue capacità professionali e come e quanto si dedicasse ai giovani canottieri
di Castellammare. Per questo sento il dovere di far pervenire alla sua famiglia in questo momento le mie più sincere espressioni di cordoglio attraverso la tua rubrica di “lettere alla direzione”.
Ti ringrazio e ti porgo un cordiale saluto. Gianni Ferraro da Jesolo”.
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domenica 28 agosto 2011 (Ferdinando Puzzella)
Un graditissimo pensiero di Ferdinando Puzzella:
“Vi seguo da un sacco di tempo e ogni volta che apro c’è sempre qualcosa di nuovo… siete pure la pagina iniziale sul mio pc. Grazie, grazie, grazie per quello che fate… …ma se volessi aiutarvi pure io, come devo fare?
Un abbraccio. POST FATA RESURGO!!!!”
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sabato 27 agosto 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
Silvano da Boston, ci comunica la triste perdita di Enzo ( la redazione tutta di liberoricercatore.it si stringe in cordoglio alla famiglia Cuomo ed in particolare al fratello Beppe, da sempre nostro amico fraterno ). Ecco il messaggio di Silvano:
“Caro Maurizio, ho ricevuto notizia da Beppe Cuomo che il suo caro fratello, Enzo ha lasciato questo mondo. La notizia mi avvilisce perché Enzo nella mia prima gioventù era il ‘Mister Cannottaggio’ di Castellammare ed era sempre stato associato ai miei sogni giovanili e della felicità che io sentii quando lui mi scelse per equipaggi Pattison ed una susseguente gara a Salerno. Io allora, dopo un anno in più di assenza, ero appena tornato dall’Argentina e poter diventare un canottiere al circolo, nella mia bella Castellammare tanto mancata e appena ‘ritrovata’, fu come un sogno. Enzo era una persona sempre molto gentile, incoraggiante e simpatica.
Ricordo anche che prima di partire per Napoli per la regata Pattison, Enzo portò il nostro equipaggio al ristorante Fontana per un pranzo leggero. Tantissimi ricordi di meravigliose giornate di allenamenti e serate incantevoli al circolo in compagnia di Enzo… Purtroppo la nostra vita è così breve. Esprimo le mie sincere e sentite condoglianze alla famiglia Cuomo. Sarebbe molto gradito di poter vedere alcune foto di Enzo ai suoi tempi di allenatore al circolo. Chissà se il Nautico abbia alcune sue foto negli archivi.
Sinceramente, Silvano Cannavacciuolo”.
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giovedì 25 agosto 2011 (Antonello Ferraro)
Ci scrive il carissimo Antonello Ferraro:
“Carissimo Maurizio, carissimi Amici Stabiesi, leggendo un po’ le vostre ultime lettere alla Redazione, ed in particolare quella del carissimo Gigi Nocera del 6 agosto, mi nasce spontaneo esternare le sensazioni che ho provato durante l’ultimo viaggio lontano dalla nostra Città. Non posso dire esattamente dove sono stato, capite bene le ragioni, ma posso dirvi che siamo stati accolti sempre e ovunque con
grande cortesia e cordialità. Ho visitato diversi piccoli centri che, con tutto il rispetto, non hanno neppure la minima parte di ciò che abbiamo noi stabiesi, eppure tutto funziona alla perfezione e tutti vivono in maniera decorosa. Non posso fare a meno di chiedermi: perchè da noi non è così? Cosa ci manca per poter essere in linea con i grandi centri turistici? Vi assicuro, ed è un pensiero ricorrente quando viaggio, che cerco sempre qualcosa che mi ricordi la nostra Castellammare: un profilo montagnoso, uno scorcio di mare, un po’ di panorama…! Tutto inutile! La nostra città è davvero unica. I suoi panorami, i suoi colori, i suoi profumi…! Non buttiamo tutto alle ortiche. Cerchiamo di fare tutti un piccolo sforzo affinché si torni all’antico splendore. Ho letto della nostra Cassa Armonica. Mi auguro di sentire in futuro quella bella musica che ascoltavo da bambino, quando con i miei si usciva a passeggiare in villa comunale. Sono certo che tanti piccoli sforzi, tanti tentativi ci porteranno di sicuro qualcosa di buono.
Con grande amicizia. Antonello Ferraro”.
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mercoledì 24 agosto 2011 (Gigi Nocera)
Una nuova lettera del carissimo Gigi Nocera:
“Don Ciro Alminni ha scritto in dialetto quello che riportano i libri di Storia. Ma per chi ha vissuto quei tempi è più aderente alla realtà la descrizione semplice e genuina fatta da don Ciro. Di quell’epoca noi siamo i superstiti. è quindi nostro dovere portare a conoscenza dei giovani i fatti e gli avvenimenti, belli e brutti, di quei tempi. Dopo le nostre testimonianze dirette subentrano le ricostruzioni degli storici, che molte volte sono parziali e viste con occhio partigiano. Pertanto tutti coloro che quei tempi hanno vissuto, hanno il dovere morale di mettere a disposizione dei giovani i loro ricordi. Del resto non si dice che “quando muore un vecchio è come se bruciasse una intera biblioteca”? Quindi, coraggio, miei coetanei.
Gigi Nocera”.
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sabato 13 agosto 2011 (Luigi Casale)
Politica o morale: chi viene prima? Ci scrive il prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, ho riletto il lemma “Ecologia”. E’ breve, è essenziale. Mi piace. E’ detto poco: ma è tutto. E ne ho fatto omaggio a Nando.
Quando l’avevo scritto mi era sembrato involuto, ermetico, quasi come sono io o come credo di vedermi rispecchiato nella scrittura. Adesso però mi sento precipitato in una crisi esistenziale, se anche la scrittura mi sfugge di mano. Mi tradisce!?
E’ meglio “smarrirsi e tacere” ? Oppure “il naufragar m’è dolce in questo mare”?
Si parte con una certa intenzione, poi si ritorna con un altro stato d’animo. Delusione? Eccitazione? Sorpresa? Compiacimento?
Per me sarà un problema continuare: con questi dubbi esistenziali. Tutto il programma è stato scompaginato. Si marcia a vista nella nebbia. Ciononostante vorrei agganciarmi alla chiusa con cui è uscita ieri la voce “ecologia”, che più o meno dice così: “… e meno male che si era detto che non dovevamo parlare di politica! Ma di morale possiamo parlare?” Questo dilemma si è incuneato nell’asse progettata di un lavoro che marciava bene, con i suoi tempi, con la sua misura, con i suoi richiami, i rimpalli, i salti, e i voli pindarici. Stavamo sviluppando il tema “casa”. E poi… Come spiegherò oggi ai miei lettori l’etimologia di politica e di morale? Con la freddezza dell’analista? E chi troverò disposto a leggermi? Su queste realtà tutti già sanno tutto. Allora cercherò di mostrare quello che so io. E lo farò questa volta con una lettera alla redazione. In maniera schematica. Elementare. Per questo motivo non scomoderò neppure la grafia greca anche se a quella lingua da cui provengono le due parole: politica ed etica (sostitutiva di morale) sarò costretto a ricorrere. Insieme alla latina. Politica, stando all’uso italiano è un sostantivo astratto. Si riferisce ad un’attività, un modo di pensare, un’idea. All’origine (politiká) doveva essere un aggettivo neutro plurale e come tale era sostantivato col valore di nome collettivo (le cose che riguardano il cittadino), essendo “polítēs”, proprio il cittadino. E visto che “pólis” è la città. Città organizzata con le sue istituzioni, la sua amministrazione, il suo governo. Ricapitoliamo, allora. Da pólis (la città) deriva polítēs (il cittadino); e da questo poi deriva politiká (le cose del cittadino). Siamo nella lingua greca. Ma queste parole, pur essendo diventata complessa la realtà di riferimento, hanno mantenute sostanzialmente il loro significato. Sono parole dotte. Cioè salvate dalla trasformazione evolutiva e dall’oscuramento da parte di parole nuove più vicine a noi, come potrebbero essere quelle derivate dal urbs, plebs, civis, civitas, (urbano, plebiscito, civile [civiltà], città, cittadino, ecc.) che tuttavia esistono in italiano e che vengono usate con altri registri di lingua a seconda dei casi. La politica è dunque tutto quanto riguarda il cittadino. (E perché non dovremmo allora parlare di politica, visto che abbiamo il dovere di farla?). Morale è un calco di etica: ciò significa che il meccanismo logico di formazione delle due parole è analogo, parallelo, identico, sia in latino come in greco; poi le rispettive storie e le singole letterature dei due mondi culturali: Atene e Roma, a noi che siamo formati dell’una e dell’altra (sia se parliamo di storie che di letterature: ma potremmo aggiungere anche Gerusalemme, Alessandria, Antiochia ) le hanno leggermente differenziate da farcele sembrare addirittura diverse.
Morale è un aggettivo singolare, anch’esso sostantivato. In genere è il neutro (né maschile, né femminile) che si sostantivizza. Il singolare indica il concetto astratto di ciò che l’aggettivo significa; il plurale invece le cose, le situazioni, gli oggetti concreti quindi sempre in collegamento con ciò che l’aggettivo significa. Prendendo ad esempio l’aggettivo moralis, la sua forma neutra: “morale” (singolare) indica il comportamento in astratto; “moralia” (plurale) indica la serie di azioni, delle situazioni, legate al significato di “moralis”. Ma che significa moralis? L’aggettivo ha per radice un sostantivo monosillabico “mos” che significa abitudine, costume, tradizione. Plurale: mores. Questo nome, come si vede in mores, ha delle forme con la “r”. Esempio: moris, mores, more, moribus. Perciò forma l’aggettivo derivato “moralis” il cui neutro è “morale”. Cioè che riguarda le abitudini, i costumi, le tradizioni; e, quindi, il comportamento. La stessa cosa succede alla parola “etica” nella lingua greca. “L’éthos” è proprio il comportamento. Perciò ethicá (neutro plurale) sono le azioni, le situazioni che riguardano il comportamento. Oggi però – se sembra anche a voi – morale è più usato per indicare i comportamenti reali, mentre etica è più usato per indicare la disciplina, lo studio, quella parte di filosofia che ha per oggetto “il giusto” cioè il problema morale. Forse ci siamo allineati involontariamente anche noi alla scuola che vuole che la filosofia (la ricerca speculativa) ci viene da Atene e l’attività pratica (il diritto) ci viene da Roma? Ma oggi un’altra disciplina studia i comportamenti, e di uomini e di animali: quei comportamenti – diciamo, per intenderci – automatici, cioè che non sono originati da finalità deliberate e perciò non soggetti a giudizi morali; e si chiama etologia. Resta il dilemma: politica o morale, quale delle due viene prima? Ieri siamo inciampati su economia ed ecologia. Oggi rischiamo di scivolare su politica e morale (o etica, se preferite). Non etologia: quella riguarda più gli animali.
Luigi Casale”.
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domenica 7 agosto 2011 (Luigi Casale)
A proposito di Cassarmonica… ci scrive il prof. Luigi Casale:
“Prendete tutti i cori delle scuole, tutti i gruppi musicali (i complessi), le compagnie di canto popolare, le bande, i cultori del bel canto, gli alunni dei conservatori, le corali liturgiche, le vecchiette della marina, le contadinelle di Varano, i militari, il CAI con i suoi canti di montagna, ecc. ecc. e programmate un mese di manifestazioni pubbliche (tutto gratis: poi vedrete se il Comune penserà di concedervi un contributo di incoraggiamento). Non costa niente e si fa subito.
Per un mese intero, ogni sera dalle otto alle nove un’ora di intrattenimento sulla Cassa armonica (più un paio d’ore per le prove e gli allestimenti) e vedrete come si valorizza il monumento.
I cittadini saranno contenti, il turismo si rilancia, e nello stesso tempo vivono anche i tarallari … e i borseggiatori. E se vi diranno che la Cassa è inagibile, almeno i cori (quelli che non usano strumentazioni elettriche) potranno esibirsi sui giardinetti o lungo la passeggiata dell’arenile.
Luigi Casale”.
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sabato 6 agosto 2011 (Gigi Nocera)
L’accorato messaggio dello stabiese Gigi Nocera:
“Caro Maurizio, il “grido di dolore” lanciato nei giorni scorsi dall’amico Enzo Cesarano non è niente altro che uno schiaffo in faccia a moltissimi stabiesi. Quelli la cui filosofia di vita (quella degli ignavi) è contenuta nella frase “Ma ‘a mme chi mmò fa fà! Che è dda mia Castiellammare!?” – A costoro mi permetto di dire che si! “Castiellammare è pure da toia!”- Noi abbiamo avuto la fortuna di nascere in una città che per tradizione, storia, bellezza non ha nulla da invidiare ad altri luoghi esageratamente decantati. Amici stabiesi, quando avete un poco di tempo disponibile recatevi in fondo al Corso Garibaldi. E da lì ammirate l’incantevole paesaggio che si presenta ai vostri occhi: a sinistra l’austero Faito che ci fa da guardiaspalle. Alle sue falde si esalta il maestoso il Castello- Poi la Madonna della libera e volgendo lo sguardo in giù, il glorioso Cantiere e poi quel mare, quella spiaggia, quella Cassa Armonica! Dove mai si può trovare una così perfetta armonia (è il caso di dire) di luce e di colori? E noi che possediamo questo tesoro lo vogliamo sperperare? Buttarlo via? La Cassa Armonica! Perchè non ospita più quei concerti di musica operistica che un tempo attiravano turisti da molte località meridionali? In uno dei miei ricordi pubblicato qualche tempo fa dal Libero Ricercatore descrivevo questi eventi che si svolgevano in Villa, il salotto di Castellammare. Amici stabiesi andate a rileggerlo, rivivrete quella atmosfera che i nostri padri hanno (e anche qualcuno di noi) respirato in quei tempi difficili e felici allo stesso tempo.
Io che non sono un nostalgico, ma che, malgrado tutto, ho lo sguardo rivolto al futuro, quando ritorno in questa mia bellissima città vado sovente al fondo di Corso Garibaldi e mi riempio gli occhi di quel magico paesaggio che alla fine sfuoca sulla amica e confidenziale sagoma della Cassa Armonica. Miei amici e fratelli castelluonici, qualche volta andateci anche voi là in fondo al Corso e vi sorprenderete a dirvi: QUANTA E’ BELLA CASTIELLAMMARE!
Gigi Nocera”.
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venerdì 5 agosto 2011 (Antonio Cimmino)
Un breve commento del carissimo Antonio Cimmino:
“A proposito della cassa armonica, Nando con il suo pamphlet ha sintetizzato il fallimento della classe politica stabiese. Il suo “Quante volte?” vuole anche scuotere l’apatia in cui ci crogioliamo noi cittadini che abbiamo perso anche la capacità di indignarci. Bravo Nando! Speriamo che alla tua voce isolata, se ne aggiungano altre per farci finalmente uscire dalla nostra colpevole indifferenza verso i problemi che affliggono la nostra città.
Antonio Cimmino”.
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giovedì 28 luglio 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
Silvano Cannavacciuolo da Boston, ringrazia liberoricercatore nella persona di Gaetano Fontana, che in seguito alla corrispondenza intrattenuta, ha avuto il gentilissimo pensiero di inviargli il nostro secondo quaderno “Gli anni ’30 a Castellammare – vol. II” di Gigi Nocera, il libro dal titolo “Il 1943 a Castellammare di Stabia” del dott. prof. Antonio Vozza ed una foto con gli autografi dei fratelli Abbagnale e del timoniere Di Capua:
“Carissimo Gaetano, aver pensato di mandarmi quei due libri è stata davvero un’idea fantastica da parte tua! Non ho parole per ringraziarti del gentilissimo pensiero, per il quale hai dovuto, oltretutto, sostenere anche le relative spese di spedizione. Ritrovarmi la sorpresa del pacchetto con il contenuto dei due libri nella mia cassetta della posta, è stata una bella emozione. Era un qualcosa che avrei voluto avere sin da quando dal Libero ricercatore venni a conoscenza della pubblicazione di questi due libri per me molto interessanti. Ma vorrei anche ringraziarti caramente per il tuo pensiero della foto con dedica a me indirizzata dai F.lli Abbagnale, orgoglio dello sport stabiese, la cui notorietà ricordo sempre… perché ritengo che il canottaggio Stabiese è una fratellanza immensurabile. Io e il mio grande amico Gianni Ferraro, una volta portiere della Juve Stabia, fummo brevemente presentati ai fratelli Abbagnale nel Circolo Nautico durante una mia visita di ritorno da Boston, da Pasquale Gaeta, allora presidente del circolo ed anche una volta sul mio equipaggio ‘quattro con’ in una regata a Salerno. Senza falsa retorica, lascia che ti dica che per me anche questo è stato una forte emozione per i tanti ricordi che improvvisamente mi sono passati per la mente. Li ringrazio tutti e tre, per il tuo tramite, con il cuore ricolmo di esultanza. Avrei tanto piacere se tu un giorno potessi spingerti sin qui negli Usa per trascorrere qualche giorno assieme per darmi l’opportunità di ricambiare la tua gentilezza avuta nei miei confronti. A risentirci e intanto ti saluto cordialmente.
A big hello` to your wonderful grandmother. Con affetto, Silvano”.
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sabato 23 luglio 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
Ci scrive Silvano Cannavacciuolo da Boston:
“Carissimo Maurizio, con immenso piacere ti scrivo questa missiva dopo che (grazie a te e all’amico Gaetano Fontana), ho potuto rintracciare il caro Beppe Cuomo che abita in Florida. Beppe mi ha scritto una e-mail, e poi si è fatto sentire al telefono qualche giorno dopo. Per entrambi è stato un tuffo nel passato, Beppe mi ha fatto ricordare che noi due ci allenavamo insieme nel hangar imbarcazioni del Circolo Nautico, dove c’erano gli anelli ed altri attrezzi di ginnastica che utilizzavamo noi canottieri. Mi ha poi detto che suo fratello, Enzo Cuomo… nostro allenatore dell’equipaggio Pattison di quel tempo, si è ricordato di me. E` stato veramente una bella cosa ritrovarci per parlare della nostra bella Castellammare e della nostra gioventù fuggita via. Beppe verrà a Boston per rivedersi con me prossimamente. Grazie mille per il tuo aiuto nel facilitare questo incontro.
Un abbraccio, Silvano Cannavacciuolo”.
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lunedì 18 luglio 2011 (Luigi Casale)
Integrazione alla lettura dell’immagine del Rosario della Caperrina:
“Caro Maurizio, vorrei ritornare sull’immagine della Madonna del Rosario riprodotta sul murale in maiolica di salita Santa Croce alla Caperrina. Per segnalare un particolare del quadro, che per mia grave disattenzione mi era sfuggito.
Nella descrizione precedente, mi ero soffermato su alcuni simboli che caratterizzano la figura di S. Vincenzo Ferreri (la più ricca di elementi identificativi). Questi simboli sono ricavati dalla letteratura agiografica (racconti delle vite dei santi). Ora nelle rappresentazioni della Madonna del Rosario, spesso ricorrono alcuni particolari, come: coppia di angeli che depongono una corona di regina sulla testa della Madonna (qui la Madonna risulta già incoronata; come pure il Bambino); angioletti che lasciano cadere una pioggia di rose (le grazie richieste dai devoti?), qui raggruppate in un mazzettino nelle mani della Madre e del Figlio; un libro dalla parte di s. Domenico (la dottrina), qui mancante; il giglio dalla parte di s. Caterina, qui mancante. Dalla presenza di questi indizi si potrebbe risalire al modello iconografico d’ispirazione dell’opera, se non addirittura all’ambiente culturale in cui essa fu concepita ( e di conseguenza alla data di produzione). Come si vede, la maggior parte di questi simboli mancano nel quadro della Caperrina, non certo a causa della tecnica di esecuzione (la ceramica, il cotto). Ma perché l’artista autore di questa opera non li ha ancora incontrati nei modelli a lui noti. Tuttavia, però, egli ne ha riportato un altro del tutto originale, che certamente avrà visto nel suo modello (e che a me – distratto come sono – era sfuggito nel fare la descrizione precedente).
Se si fa attenzione , ai piedi di s. Domenico si nota un piccolo cane con una fiaccola in bocca. (Un’immagine simile l’avevo vista già in Francia e in Alto Adige. Ti allego quella della Francia. Si tratta della vetrata della cappella laterale della chiesa dei Carmelitani di Clermont-Ferrand. La cappellina è dedicata alla Madonna del Rosario [XVIII sec.], per cui anche la vetrata s’intona al tema).
Passiamo alla lettura del particolare. Il cane è l’ordine dei Domenicani (“Domini-cani” [dativo]= il cane del Signore). E’ fedele e fa la guardia alla Casa del Signore, la Chiesa: rappresenta cioè la difesa della fede e Ia santa inquisizione, operate dai Domenicani. La fiaccola è la parola di Dio (i Domenicani sono i “predicatori” per eccellenza) che infiamma il mondo.
La cosa interessante è constatare come questi simboli affiorano in opere distanti nel tempo e nello spazio (mentre a noi molto spesso sfugge il loro significato). Luigi”.
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martedì 12 luglio 2011 (Luigi Casale)
Lettera a Gigi:
“Caro Gigi, complimenti e onore a te, per la presentazione della seconda raccolta dei tuoi racconti. Mi associo alla compagnia e, lieto, partecipo ai festeggiamenti. Per i molti? … i pochi? … tutto è relativo! … anni accantonati. I tuoi, preziosi di esperienza e di ricordi; quelli del liberoricercatore.it, piccoli germogli di speranza. Proprio per questo, in omaggio a te e al liberoricercatore stamattina ho voluto leggermi il tuo scritto: Confidenze… familiari.
E mi sono chiesto: Ma perché chiama in causa proprio me per dirimere una questione di “analisi sociologica”?
Tu dici, perché sarei istruito. (Su questo punto ti dedicherò una delle prossime voci nella rubrica “pillole di cultura”). Siamo quasi tutti pensionati, almeno quelli fino alla classe ’46; o “emeriti” – come si dice – di fronte al personale della nostra rispettiva categoria ancora in attività si servizio. Ma ciò, in ogni caso, non sminuisce la condizione di dignità e di rispetto.
E’ vero, in altri tempi sono stato professore. Ma, in altri tempi. Ora, perché non mi chiamate (voi tutti – è un plurale!) “Luigi” come fa Maurizio? E cominciano a fare anche gli altri? Vedi in Francia! Sono tutti o “Monsieur” o “Madame”.
Visto però che ti aspetti anche da me una “precisazione”, proverò a risponderti.
Anch’io ho avuto dei nonni, in tutto quattro. Quelli paterni non ho fatto in tempo a conoscerli. Di quelli materni ricordo poco, ma abbastanza per coglierne tratti di personalità. Non credo che si dessero del voi. Anzi si chiamavano addirittura con appellativi come “bella figliò” e “nennella”. Ma anche il : “…portami le scarpe!” non sarebbe stato degradante. Né il “… che vulite mangià, stasera?”, un indice di sottomissione. Quando c’era l’amore, ….
Il fatto stesso che si raggiungesse insieme la vecchiaia e, una volta vecchi, spesso si morisse a distanza di due giorni l’uno dall’altro, la dice lunga sui rapporti coniugali. Il resto fa parte del costume e delle mentalità; cose che cambiano di epoca in epoca. Con questo non voglio dire che non sia esistito il “maschilismo”. Né però mi convincerete tanto facilmente che esso sia superato. “Ogni mondo è paese” si dice. Mia madre diceva “Mondo era e mondo è”, per dire che l’uomo, alla fin fine, non cambia. Da qui la necessità di acuire intuito e intelligenza. Sviluppare l’autonoma capacità di giudizio. E tentare l’avventura … della ricerca. Ma di che cosa? Stavo per dire: la verità. Intanto mi accontento di dire: la libertà. Cioè l’autodeterminazione razionale. La promozione.
Quanto ai tuoi nonni Catella e Luigi, da come li presenti, ferme restando la caratterizzazione dei ruoli e un certa standardizzazione dovuta alle convenzioni sociali dell’epoca, mi pare che il personaggio più forte fosse proprio nonna Catella. E che nonno Luigi, nonostante i suoi modi sbrigativi fosse profondamente buono. Se poi dici che era il contrario, … non per questo siamo tenuti a generalizzare. Potrebbero costituire un caso isolato.
Con affetto e … ad maiora. Luigi”.
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giovedì 7 luglio 2011 (Ferdinando Fontanella)
Una breve missiva del naturalista Nando Fontanella:
“Caro Maurizio, ho partecipato alla manifestazione “E mò pedala”. Un vero successo per partecipazione e buone intenzioni!
Son rimasto favorevolmente colpito dalla bontà di tutti quei ragazzi, l’unica vera speranza per un futuro migliore per la città, la provincia, la regione, la nazione, il continente e infine il mondo intero! La presente solo per sottolineare che qui a Castellammare qualcosa di buono si sta facendo, “Gli amici della Filangieri” sono davvero una bella associazione!
Un abbraccio. Nando”.
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mercoledì 6 luglio 2011 (Luigi Casale)
Ci scrive il prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, a conclusione delle cure termali (di tutto c’è la fine!) è giunto il momento di ripartire da Castellammare. A breve avrò cura di inviarti una serie di foto che insieme a tante altre ho ripreso durante il mio soggiorno stabiese. Le altre seguiranno. A scandire i lunghi giorni dell’inverno e il ritmo della nostra
comunicazione. Come l’anno scorso, ho fatto tante foto, ma mi son rifiutato di fotografare gli immensi cumuli di immondizia (per dignità e rispetto) e i festoni (un altro scempio) per la riconquistata serie B da parte dello Stabia. Tuttavia, forse, qualcosa apparirà nelle mie foto, ma – ti assicuro – è stato tutto involontario. L’unico scopo era riprendere la città e la sua vita…
Ti auguro ogni successo col tuo – e di riflesso anche nostro – liberoricercatore.
Luigi”.
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lunedì 4 luglio 2011 (Gigi Nocera)
La lettera di indignazione dello stabiese Gigi Nocera:
“Caro Maurizio, ha ragione il caro Antonio Orazzo: questa è una città che sta morendo anche perchè ai suoi abitanti manca il coraggio di INDIGNARSI. Di ribellarsi. L’espressione “ma a mme cchi mo fa fà” si è impadronito dell’animo di molti cittadini, ecco perchè siamo in questo stato. Quei buzzurri cafoni dei leghisti ce ne dicono di tutti i colori e noi come reagiamo”Và bbuò n’he dà aurienzio!”.
Stabiesi, napoletani, campani INDIGNATEVI; RIBELLATEVI, non arrendetevi: “Chi se fa pecora ‘o lupo s’ha magna!”.
Il caro Orazzo e tutti i miei cari amici stabiesi spero di incontrarli domenica prossima, durante la mia scappata a Castellammare.
Gigi Nocera”.
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lunedì 4 luglio 2011 (Antonio Orazzo)
Un nuovo messaggio di Antonio Orazzo presidente della UNITRE di Castellammare:
“Chiedo scusa, nel vedere ieri e stamane tanti incendi dell’immondizia a C/mare, ho dimenticato di accludere la lettera inviata alle autorità.
Cordialmente, Antonio Orazzo”.
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domenica 3 luglio 2011 (Antonio Orazzo)
Il messaggio di Antonio Orazzo presidente della UNITRE di Castellammare:
“Stiamo vivendo il peggiore periodo da quando C/mare di Stabia è diventata città. Dobbiamo agire, anche subito o scappare dalla nostra città visto che, secondo indagini, a causa delle immondizie, della diossina che circola nell’aria e delle polveri sottili dovute ai roghi continui, i nostri figli vivranno menomati. Fra 10 anni vedremo le prime conseguenze.
Cordialmente, Antonio Orazzo”.
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martedì 28 giugno 2011 (Gennaro Lambiase)
Il messaggio di Gennaro Lambiase:
“Grazie Maurizio, gentilissimo… continuate così che mi state facendo scoprire cose uniche al mondo, un abbraccio fortissimo a tutto lo staff.
Gennaro Lambiase”.
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lunedì 27 giugno 2011 (Vincenzo Di Martino)
La gradita missiva di Vincenzo Di Martino:
“Egregio dr. CUOMO, volevo ringraziare Lei e tutta la redazione di Libero Ricercatore, per la pubblicazione del video di mia figlia Daniela, nell’interpretazione della coreografia che ha coronato il suo ed il nostro sogno di verderLa laureata con il massimo dei voti all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Spero che altri successi possano presto dimostrare le sue doti artistiche, e che Lei, qualora ciò avvenisse, possa dedicare ancora un piccolo spazio.
Ancora grazie per la Sua squisita sensibilità. Enzo Di Martino”.
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domenica 26 giugno 2011 (Beppe Cuomo)
Una nuova missiva del carissimo Beppe Cuomo dalla Florida:
“La foto che a suo tempo inviai con Gegé Di Giacomo fu scattata appunto al laghetto dei Cigni, quando venni a Castellammare con l’orchestra di Riccardo Rauchi, sassofonista con Renato Carosone. Ricordo che l’appalto del bar era stato dato a Catello Tolino (buonanima): un mese di agosto meraviglioso del 1967, se la memoria non mi tradisce, la seconda orchestra dopo di noi era un gruppo locale denominato ‘I Germani’. Spero che il laghetto e con esso le Terme tutte vengano restituite agli antichi splendori (rif.: “Avvisi”: post di martedì 7 giugno 2011), ma è un chiedere troppo…
Un abbraccio, Beppe Cuomo”.
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martedì 21 giugno 2011 (Beppe Cuomo)
Ci scrive il carissimo Beppe Cuomo dalla Florida:
“Caro libero ricercatore, tutto il giorno, domenica 19 giugno (festa del padre qua in America), non ho fatto altro che pensare alla Juve Stabia in serie B e mi tornava alla mente il vecchio Stabia di 60 anni fa dello spareggio a Firenze col Foggia (arbitro un certo… Agnolin). Avevo 11 anni e, abitando all’inizio in via Nocera, ricordo le carrozzelle che sfrecciavano verso lo stadio, dove aprivano le porte negli ultimi dieci minuti e lasciavano entrare le persone che erano rimaste fuori. Incontrammo la Roma, il Genoa ed altre grandi squadre (in particolare uno zero a zero con la Roma), ma il sogno della B durò un solo anno e fu la fine del glorioso Stabia. Ma da oggi basta con i ricordi: sono orgoglioso di essere Stabiese ed auguro a tutti un meraviglioso Campionato. Forza JUVE STABIA!!!
Beppe Cuomo dalla Florida.
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lunedì 20 giugno 2011 (Luigi Casale)
Juve Stabia: Le riflessioni del carissimo Luigi Casale:
“Caro Maurizio, a te l’onore e il merito di aver stilato, il pomeriggio di domenica 19 giugno 2011, un editoriale tempestivo, opportuno e pertinente. Che fisserà la storica data. Ieri è capitato anche a me di aver visto in televisione un pezzo della partita Atletico Roma – Juve Stabia. Grazie anche alle informazioni che opportunamente passano sul sito, nella rubrica “Stabiaeventi” (agenda on-line). Forse, se non l’avessi letto, neppure mi sarebbe capitato di assistere allo spezzone conclusivo di un evento che ha coronato un ciclo di lavoro, di passione, di impegno, che – come tu dici – ha visto coinvolta tutta la città ripagandola di altre sofferenze.
Partecipare alla letizia generale è stato per me un onore e una gioia, pur essendo io per natura e per cultura abbastanza distaccato dalle manifestazioni sportive, in particolare quelle del calcio. Né tifoso, né competente. Degli avvenimenti sportivi mi piace la cronaca, la storia, e quel tanto di umanità che è possibile riconoscervi. Ieri, per esempio, ho visto una squadra volitiva, ma lealmente sportiva; sicura nella conduzione del gioco, ma disposta ad accettare qualsiasi verdetto; umile – come ripetutamente hanno sottolineato i telecronisti – ma orgogliosa, e – cosa molto importante – sempre rispettosa dei concorrenti.
E anche la festa dei tifosi è stata composta e luminosa. La posta in gioco era importante: la promozione. Promozione che è arrivata, sì, con la partita di ieri, ma che è stata costruita partendo da lontano. Credo – pur non conoscendo tutti i particolari della vicenda calcistica stabiese – credo da quando si è allargata la base della partecipazione, della condivisione, ma soprattutto della consapevolezza e del consenso tra operatori, sportivi, tifosi, amatori, simpatizzanti, cittadini.
Perciò questa “promozione”, merito di tutta la cittadinanza, dev’essere assunta come emblema di una promozione più generalizzata, nella quale tutti indistintamente possano sentirsi bene perché realizzati, soddisfatti e rispettati per aver saputo rispettare, e dove si rifugga dal far torto, ledere o mortificare chicchessia.
Ecco, detto questo, voglio partecipare anch’io al gioco del “Sei stabiese”.
“Sei stabiese se… fai della promozione la ragione della tua vita”. Luigi.
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lunedì 20 giugno 2011 (Giuseppe Zingone)
La missiva di augurio di Giuseppe Zingone da Ladispoli:
“Caro Maurizio, auguro alla Juve Stabia tante future vittorie in serie B, un ringraziamento a tutta la Dirigenza, all’allenatore ed a tutta la squadra.
Speriamo che i tifosi e la Città rispondano sempre in maniera civile all’impegno cui andranno incontro il prossimo anno.
Un abbraccio, Giuseppe Zingone”.
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venerdì 17 giugno 2011 (CPS Castellammare)
L’iniziativa del Comitato per l’acqua di Castellammare in ricordo di Don Gennarino Somma:
“Carissimi, in seguito al risultato del referendum sull’acqua, il Comitato per l’acqua di Castellammare ha organizzato un momento di saluto e di ringraziamento a don Gennaro, come segno per tutto l’impegno da lui profuso per l’acqua, bene comune.
L’appuntamento è per sabato 18 giugno alle ore 9.30 davanti al cimitero nuovo di Castellammare di Stabia; da lì ci si recherà sulla tomba di don Gennaro.
Ci auguriamo di trovarci numerosi per portare il nostro saluto e il nostro ricordo.
CPS – Comunità Promozione e Sviluppo
Via S. Vincenzo, 15 – 80053 Castellammare di Stabia (NA)
tel. 081-8704180 – fax 081-8704180
e-mail: info@cps-ong.it – sito: www.cps-ong.it”.
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mercoledì 15 giugno 2011 (Silvano Cannavacciuolo)
La gradita missiva di Silvano Cannavacciuolo da Boston (U.S.A.):
“Carissimo Maurizio, chi ti scrive è Silvano Cannavacciuolo da Boston Massachusetts. Non so se anche questa richiesta è alla tua portata… ma negli anni cinquanta quando io facevo il canottiere al Circolo Nautico avevo conosciuto una persona molto simpatica, anche lui un ex canottiere. Un certo Mario Siano [non son sicuro dello spelling]… che a quel tempo usciva sempre con la sua barca a vela. Lui aveva una bellissima fidanzata, bionda, che abitava nel palazzo di fronte al circolo, verso la Cattedrale. Lei suonava il pianoforte al Circolo, ed era molto brava. Mario era un giovanotto molto affabile sempre con un sorriso per tutti. Vorrei sapere, se è possibile, se è ancora in giro e dove posso contattarlo. Mille grazie Maurizio. Volevo anche farti sapere che il mio carissimo amico Esposito Sansone Dante [che sei riuscito a rintracciare a Riccione e con il quale mi hai messo nuovamente in contatto], ci sentiamo per telefono ogni due settimane. Spero tutto bene con te e famiglia.
Sinceramente, Silvano Cannavacciuolo”.
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sabato 11 giugno 2011 (Angelo Del Gaudio)
Stabiae dimenticata…: la missiva del dott. Angelo Del Gaudio:
“Caro Maurizio, ho letto con angoscia l’ulteriore schiaffo dato alla nostra città con l’esclusione dagli interventi a favore dei suoi siti culturali quali gli scavi di Varano e la Reggia di Quisisana. Una volta si diceva che delle tre città distrutte dal Vesuvio, Stabia, Ercolano e Pompei, era stata privilegiata quest’ultima perchè bastava e avanzava come testimonianza storica dell’habitat dei Romani. Si faceva a meno di scavare a Stabia ed Ercolano ( che si dice abbia sommersa una delle più ricche biblioteche dell’antichità?!) perchè altrimenti avrebbero dovuto abbattere le costruzioni delle due città fino a cancellarle dai loro siti. Sarà anche vero, ma adesso che Stabia ha quel che resta delle ville romane sul Varano ( cioè quel che resta del saccheggio dei tombaroli, molti ed agguerriti – e ne ho conosciuto alcuni veri professionisti nell’individuare nelle campagne sotto un certo strato di lapillo antiche dimore – ) sarebbe opportuno intervenire perchè si conservi quantomeno un così prezioso patrimonio culturale, vanto di una città all’avanguardia della civiltà romana. Castellammare ha validi onorevoli, culturalmente preparati, dell’uno e l’altro schieramento, che dovrebbero essere seriamente incalzati perchè facciano sentire la loro voce autorevole presso le istituzioni di competenza. Inutile manifestare e gridare se poi tutto finisce come diceva il Carducci ” eco di tromba che si perde a valle “. Si faccia una mobilitazione generale, anche degli stabiesi lontani dalla città, perchè sostengano e facciano sentire alta la voce di questi loro rappresentanti presso le istituzioni. Spero di aver solo sussurrato un’idea senza scopo di polemica.
Cordialità. dr. Angelo Del Gaudio”.
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giovedì 9 giugno 2011 (Luigi Casale)
In vista del Referendum, una “precisazione” del prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, permettimi di ringraziarti per la cortesia e per la pazienza che hai con me. Non è la prima vota che dopo averti mandato i pezzi (le pillole letterarie) sono costretto a richiamare per pregarti di correggere qualche mia svista (refuso di stampa). Spesso è veramente colpa mia: per sbadataggine o eccessiva superficialità. Ma questa volta vorrei scusarmi perché credo di avere scoperto un attenuante. Il motivo che adduco non è pretestuoso, una classica “scusa”, per cercare di vedere ridotte le mie colpe; ma una difficoltà reale. Per questo motivo ho preferito scriverti questa lettera alla Redazione. Per esprimere il mio disagio anche a quei lettori affezionati che mi leggono con interesse e con piacere. Che rispetto, stimo, e pubblicamente ringrazio per l’interesse e la comprensione.
Ma questa volta, “l’errore”, si sarebbe potuto fare a meno di correggerlo. Tuttavia, nel rispetto dei lettori, voglio fare ugualmente la precisazione.
Nella nuova pillola, “‘a ciòrta”, compare l’espressione: “fortuna seconda”. Ero sicuro di avere scritto “secunda”. Allora sono andato a rileggere il testo originale e mi sono accorto che riportava proprio “seconda”, come risulta sul sito. Ho provveduto subito alla correzione della mia copia; almeno per mantenere una memoria d’archivio che non mi lasciasse incertezze in futuro. Ebbene, sai che mi ha fatto il mio elaboratore? In un momento di mia distrazione, appena ho digitato lo spazio alla fine della parola, di sua iniziativa, mi ha corretto “secunda” in “seconda”. Ancora una volta! La cosa in sé non è grave; ma finalmente ho capito l’origine di certi miei errori ortografici. Non di tutti, naturalmente. Ma solo di quelle parole che il correttore automatico, non essendo tarato per la lingua latina, mi corregge di sua iniziativa.
E con questo chiedo scusa agli affezionatissimi lettori, ai quali -per farmi perdonare- dedico questa postilla (aggiunta: ‘a jonta) alla già citata pillola.
Fortuna, come dicevo, è la sorte; cioè, fondamentalmente, il caso. Per cui essa non implica necessariamente, come succede a noi parlanti moderni, un qualcosa di favorevole, di positivo. Per lo stesso motivo i Romani dicevano “fortuna secunda” o “fortuna adversa” per distinguere la fortuna buona da quella cattiva.
“Secunda” significa, infatti “che segue, seguente”; cioè che ci viene da dietro, e quindi ci spinge in avanti. Pensate al verbo “assecondare” (= guidare il movimento spingendo da dietro). Mentre “adversa” è contraria: cioè (da “ad + versus”) che ci viene incontro girata verso di noi, perciò si oppone al nostro movimento. Ci frena, se non – addirittura – ci respinge. Buona giornata a tutti. E buona fortuna!
E mi raccomando: “Tutti a votare domenica!”. Se ci stanno a cuore la nostra sorte e – insieme – la nostra fortuna. Che sia “secunda”!
Luigi”.
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mercoledì 8 giugno 2011 (Angelo Del Gaudio)
Solidarietà agli operai: ancora una missiva del dott. Angelo Del Gaudio:
“Domenica lo dicevo “in fondo al tunnel c’è sempre la luce” e finalmente appare tenue il filo della speranza che ancora una volta Stabia, il suo Cantiere e la sua gente risorgeranno… post fata resurgo … mai profezia fu più idonea!
Forza amici operai della Fincantieri, parva favilla gran fiamma seconda.
Angelo”.
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lunedì 6 giugno 2011 (Bonuccio Gatti)
Il messaggio del carissimo Bonuccio Gatti:
“Carissimo Maurizio, nella certezza che sul tuo Pregiatissimo, nonché Nobilissimo Portale, in questi giorni, troverai tempo per sensibilizzare a votare SI al prossimo referendum contro la privatizzazione dell’acqua, saluto te e tutti i tuoi graditi lettori in questo modo: “Acquaiuò’ ll’acqua è fresca? Manc”a neve!” Nella speranza che sarà questo il grido di riscossa della “Città delle acque” che viene “privata”, perchè “privatizzata”, della sua risorsa più grande e più importante: l’acqua!
Cordialmente, Bonuccio Gatti”.
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sabato 4 giugno 2011 (Luigi Casale)
Solidarietà agli operai: la missiva del prof. Luigi Casale:
“Il Cantiere non chiude! Finalmente stamattina un bella notizia anche per Castellammare. Ma perché si è dovuto arrivare fino a tanto?
Mentre cercheremo di capirlo, continueremo a restare vigili. E’ questo, infatti, il momento di maggiore attenzione.
Poi, recuperata una non illusoria serenità, continueremo ad approfondire la riflessione per capire. E’ importante.
Così non solo rammarico e disperazione, ma idee e proposte animeranno i nostri discorsi (anche nelle lettere alla Redazione), frutto di impegno e senso civico. Per la formazione di una vera coscienza di solidarietà.
Che continuino le lettere e i contributi personali, perché adesso più che mai c’è bisogno di incoraggiamento e di amicizia. Ora possiamo riprendere il canto: “Stringiamoci a coorte…” .
Luigi”.
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giovedì 2 giugno 2011 (Umberto Verdoliva)
Ci scrive lo stabiese Umberto Verdoliva (al quale facciamo i nostri complimenti):
“Ciao Maurizio, spero tu stia bene è da parecchio che non ci sentiamo. A te vanno sempre i miei complimenti per l’impegno e il lavoro che fai per Castellammare di Stabia. Per chi come me è lontano, il tuo portale è fonte di forti emozioni.
Volevo metterti al corrente di questo mio lavoro fotografico, pubblicato su varie riviste di fotografia e per ultimo, giorni fa, su repubblica.it ( visualizza la pagina ).
Spero un giorno di poter fare una mostra a Castellammare e magari liberoricercatore a farmi da supporto, sarebbe molto bello far conoscere la “fotografia” anche nella mia città, è una forma d’arte poco praticata dagli stabiesi e promuoverla per me sarebbe un onore.
Ciao. Umberto Verdoliva”.
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martedì 31 maggio 2011 (Francesca Tramparulo)
La gradita missiva della carissima Francesca Tramparulo:
“Carissimi amici di L.R., vi sono profondamente grata dell’aiuto offertomi in tutti questi mesi in cui ho elaborato la mia tesi di laurea intitolata – STABIA E IL SUO TERRITORIO NEL MEDIOEVO – Devo in modo particolare dire grazie a Maurizio Cuomo perché con il sito da lui creato, mi ha fatto conoscere persone studiose, ma soprattutto amanti della nostra bella città che mi hanno contagiata con l’amore per la ricerca continua sui fasti della nostra gloriosa Stabia.
Ringrazio la prof.ssa Gelda Vollono, Lino Di Capua, Gaetano Fontana, il dott. Giuseppe Plaitano, il maestro di vita Gigi Nocera e Corrado Di Martino.
Abbraccio tutti perché dopo la mia famiglia siete le persone a cui ho dedicato il mio lavoro, che, naturalmente metto a disposizione degli amici di Libero Ricercatore.
Un saluto e un grande abbraccio virtuale.
Francesca Tramparulo”.
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domenica 29 maggio 2011 (Angelo Del Gaudio)
Solidarietà agli operai: l’accorata missiva del dott. Angelo Del Gaudio:
“Caro Maurizio, ti avevo già a suo tempo inviato un’accorata lettera per i cari stabiesi in sofferenza per la mancanza di lavoro, anche se in forma anonima.
Sento sempre più la rabbia dentro di me per il destino crudele di queste famiglie a disagio. L’INNOCENTE SOFFRE, MA NON PERDE MAI così diceva mia nonna.
Questi nostri concittadini che senza colpa alcuna si vedono privati di un bene primario quale il lavoro per vivere, sappiano che in fondo al tunnel c’è sempre la luce e primo o poi si risveglierà anche per loro la primavera della speranza.
Coraggio uomini e donne fiere di Stabia, voi che avete sempre cavalcato le avversità ritrovando la felicità smarrita, ce la farete anche questa volta. E’ la mia, la nostra, la vostra speranza.
Angelo”.
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sabato 28 maggio 2011 (Lucia Amendola)
Solidarietà agli operai: in un chiaro pensiero della prof.ssa Lucia Amendola:
“Ci stanno negando la vita: anche io sento il bisogno di dare la mia solidarietà a Castellammare in un momento che considero tragico per i diretti interessati e tristissimo per la città. Non mi arrendo a credere che possa chiudere il cantiere. Conservo gelosamente tutte le cartoline elaborate dal nostro Antonio Cimmino e penso che la sua opera di diffusione sia di un valore pregevole, anche per il grande amore che rivela per l’emblema della sua città, della nostra città. Possibile che non ci siano soluzioni? Cosa può fare ciascuno di noi? Nel mio piccolo, nelle varie presentazioni del mio libro, manifesto al pubblico il mio dolore profondo per quanto sta accadendo a Castellammare. Ringrazio tutti voi per quello che fate e sono solidale con Luigi Casale. Mai come oggi mi sento “stabiana” e mi accorgo che ci stanno togliendo tutto! Indegnamente sento di essere una delle persone cui stanno negando il lavoro, forse la vita stessa, ma spero ancora che qualcuno o qualcosa possa fermare questo meccanismo perverso e mostruoso.
Lucia Amendola”.
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venerdì 27 maggio 2011 (Luigi Casale)
Solidarietà agli operai: la missiva del prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, so che ve la passate brutta. Quanta tristezza! La vita non è facile per nessuno. “Stringiamoci a coorte …” stiamo cantando ancora in quest’anno giubilare, mentre i lavoratori vengono “giubilati”.
Noi, invece, stringiamoci a ranghi compatti e solidali, e ognuno faccia … il proprio dovere, di “persona”, di “cittadino” e di “lavoratore” (art. 3 della Costituzione), esercitando tutti gli altri diritti che la nostra Costituzione ci riconosce. Lealmente e onestamente. Non le cose che si vedono in televisione. Ci vuole rispetto, ma anche autorevolezza…
La mia visione globale del mondo e della vita considera “educazione”, “cultura”, “senso civico” e “impegno politico e sociale” come un tutt’uno, come l’aria che respiriamo. E’ l’ossigeno che ci consente di vivere, ma non possiamo respirarlo da solo (anche questa similitudine sarà una banalità!? Ma spero che mi intendiate). Coraggio! E buon lavoro … (… è il caso di aggiungere: “A tutti!”).
Luigi”.
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giovedì 26 maggio 2011 (Gaetano Fontana)
Un’accorata lettera di Gaetano Fontana:
“Caro Maurizio, vorrei aggiungere alla rubrica “modi di dire” una frase molto usata dai nostri concittadini tanto che, si potrebbe elevarla addirittura a motto cittadino.
Il modo di dire in questione è: “Che tengo ‘a verè”. Della chiusura del cantiere tutti gli stabiesi oggi hanno qualcosa “’a verè”. Il cantiere rappresenta il fulcro dell’economia cittadina. Se chiude saltano i già precari equilibri economici e sociali. Personalmente non riesco ad immaginare cosa potrebbe succedere. Pertanto invito tutti gli stabiesi ad essere solidali con lo sciopero degli operai ed invito questi ultimi a scioperare con dignità e pacificamente (ricordando loro che basta poco a passare dalla ragione al torto). Una volta il lavoro al cantiere si trasmetteva di padre in figlio, capitava che nello stesso periodo vi lavorassero tre generazioni della stessa famiglia. Tutti gli operai avevano qualcosa “a verè” perché il cantiere assicurava il lavoro a loro ed alle generazioni future. Penso che sia uno dei momenti più difficili per la nostra città comportiamoci TUTTI di conseguenza. Mettiamoci Tutti un poco del Proprio. Vorrei infine dare uno spunto. Quando tutta questa storia sarà risolta per il meglio, perché non cambiamo il nostro motto cittadino “Post Fata Resurgo” che non mi è mai piaciuto in quanto ha un non so che di malaugurante (forse sarà la parola “Fata”) in “TENGO ‘A VERE’”?
A presto. Gaetano”.
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lunedì 16 maggio 2011 (Gigi Nocera)
Gigi Nocera si complimenta con il dott. Plaitano:
“Caro Maurizio, ho appena letto della eruzione del Vesuvio del 1631 e la storia del SS. Crocifisso apparso sulle onde del mare di Castellammare. Pur se dettagliato questo racconto è tutt’altro che arido e freddo; anzi, ti rende partecipe dello stato d’animo di quei nostri concittadini che poco meno di 4 secoli fa vissero quel dramma e quelle emozioni. E ciò, secondo me, è dovuto alla magistrale ed emozionante descrizione che ne fa l’autore: il Dott. Giuseppe Plaitano, cultore ed amante della storia di questa bella e sfortunata città. Quanti nostri concittadini conoscevano in dettaglio i fatti descritti? Credo pochi, ed io fra essi. Quindi ripeto l’invito che feci la volta scorsa: chi è in possesso di conoscenze storiche o tradizionali relative alla nostra Castellammare le porti a conoscenza del maggior numero di cittadini attraverso il Libero Ricercatore; avranno la gratitudine degli stabiesi amanti della loro terra.
Gigi Nocera”.
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domenica 15 maggio 2011 (Antonello Ferraro)
Ci scrive il carissimo Antonello Ferraro:
“Ciao Maurizio, voglio farti i complimenti per questa nuova veste che hai fatto indossare al sito. La pagina iniziale ha acquistato molto.
Abbracci Antonello”.
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sabato 14 maggio 2011 (Cira Ambrosio)
Ci scrive la signora Cira Ambrosio:
“Ringrazio voi di libero ricercatore e il signor Frank Avallone… che nella pagina “Giganti stabiesi”, cita il mio bisnonno Catello “Cinciniello”… e posso confermare dai racconti di mio padre che è tutto vero ciò che è stato scritto… RE MIDA vestito da povero… umiltà e generosità è ciò che distingue la nostra famiglia.
Cira Cinciniello”.
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sabato 14 maggio 2011 (Eduardo Zamino)
Ci scrive il signor Eduardo Zamino:
“Complimenti a libero ricercatore, ed elogio al grande Antonio Cimmino, davvero bella e suggestiva la storia della “Borbona”. Bravi.
Eduardo Zamino”.
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lunedì 9 maggio 2011 (Emanuela Donnarumma)
Ci scrive la laureanda Emanuela Donnarumma:
“Gentile LiberoRicercatore, sfogliando i tesori culturali che mette a disposizione dell’utenza internauta, mi sono imbattuta in quell’interessante documento che ha per oggetto l’interramento della sorgente dell’acqua rossa per le sue proprietà antifasciste. Siccome sto compilando una tesi di laurea in storia contemporanea che ha per oggetto lo studio dell’Onmi a Castellammare (ente che assisteva la maternità e l’infanzia e che divenne uno degli strumenti più validi del regime in campo di politiche demografiche), avrei pensato di inserirlo nel mio lavoro di ricerca. Le chiedo, dunque, la gentile concessione di poterlo fare e, qualora non le arrecasse fastidio, di comunicarmi eventualmente le fonti.
Con stima e apprezzamento, Emanuela Donnarumma”.
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domenica 8 maggio 2011 (Vyncent Valo)
La gradita missiva del cantante stabiese Vyncent Valo:
“Cara Redazione, vi ringrazio tanto, tantissimo per l’appoggio datomi durante le votazioni de “La compagnia delle fragole” nel contest di PopOn.it.
Se sono in finale ( visualizza classifica ) è anche merito vostro! Speriamo di stringerci le mani a breve, un saluto a voi e alla nostra città.
A prestissimo e buon lavoro! Vyncent Valo”.
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sabato 14 maggio 2011 (Eduardo Zamino)
Ci scrive il signor Eduardo Zamino:
“Complimenti a libero ricercatore, ed elogio al grande Antonio Cimmino, davvero bella e suggestiva la storia della “Borbona”. Bravi.
Eduardo Zamino”.
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martedì 3 maggio 2011 (Gigi Nocera)
Gigi Nocera plaude ai contributi storici di Plaitano & Fontana:
“Caro Maurizio, ho letto con grande interesse e godimento la storia del turco Dragut, che non conoscevo. E mi son chiesto, chissà quanti altri stabiesi la conoscevano? Io penso, davvero pochi. Quindi cade a proposito il suggerimento che rivolgo al Dottor Giuseppe Plaitano (come anche il Sig. Gaetano Fontana, che mi risulta siano entrambi cultori della storia e delle tradizioni della nostra Stabia): “Vogliate mettere sempre a disposizione dei fruitori del Libero Ricercatore queste pagine, gli stabiesi ne hanno bisogno!”. Penso che il sito e l’intera collettività, ne ricaverebbero nuovo impulso ed interessamento. Un saluto e un ringraziamento a te, al Dottor Plaitano e al signor Fontana.
Gigi Nocera”.
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lunedì 25 aprile 2011 (Gioacchino Longobardi)
Il graditissimo commento lasciato da Gioacchino Longobardi sul fanclub di facebook:
“Ho appena potuto visitare la raccolta fotografica; ringrazio Libero Ricercatore per aver custodito nel tempo le memorie di una Cittá stupenda. Le foto mi hanno lasciato senza parole. Cordiali saluti dagli Stati Uniti d’America.
Gioacchino Longobardi”.
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giovedì 21 aprile 2011 (Lucia Amendola)
Ci scrive la gentilissima prof.ssa Lucia Amendola da Roma:
“Carissimo Maurizio, volevo scriverti da tanto, ma ho rimandato tra un impegno e l’altro. Ieri sera per combinazione ho visto che il nostro caro e bravo Gigi Nocera ha addirittura recitato a Castellammare. Purtroppo l’ho scoperto troppo tardi. Non mi arrivano più gli avvisi di nessun genere e non sempre apro il sito, ma come si fa a sapere in anticipo le notizie? Uso malissimo facebook. Solo ora ho un po’ più di tempo per consultarlo, ma spesso faccio pasticci. Ho visto che avete un calendario degli eventi. Mi piacerebbe a maggio/giugno fare una presentazione del mio libro a Castellammare. Mi fai sapere tu quando? Ho visto le foto nuove e il libro di Nando Fontanella. Come fare per acquistarlo? Ho tanto desiderio di riprendere i contatti con voi e chiedo scusa per il lungo silenzio. Pare che “La luna a strisce” stia avendo successo, ma solo da questo aprile lo hanno messo in vendita presso le librerie, sempre su richiesta. Ti allego un video della recensione che mi ha fatto il tg2 in questi giorni. Saluti a tutti, in particolare alla tua famiglia e a Nando e complimenti a Gigi, al quale scriverò personalmente.
Sempre con affetto, Lucia Amendola”
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mercoledì 20 aprile 2011 (Ugo Meli)
Ci scrive il carissimo Ugo Meli da Mozzate (Co):
“Ciao Maurizio, ti scrivo per darti una piccola notizia, relativa alle prime scritte sui silos (rif.: “I Magazzini Generali”). Mia mamma mi diceva che esse (se la memoria non mi abbandona) “sale e grano”, furono scritte da mio nonno Alfonso Filosa,
padre dei famosi pittori Francesco e Giacomo. Spero che questa notizia possa completare un eventuale quadro di ricordi. Vi saluto caramente.
Ugo Meli”.
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lunedì 18 aprile 2011 (Salvatore Mancino)
Ci scrive il sig. Salvatore Mancino da Torino:
“Egregio dott. Cuomo, Le scrivo dopo tanto tempo per segnalarLe ulteriori soprannomi stabiesi che, se lo riterrà opportuno, potrà inserire nel sito che Lei pregevolmente cura. Si tratta, per una curiosa coincidenza, di ben tre appellativi riferiti al nome Vincenzo e uno al nome Eduardo, e sono: Vecienzo pasta ‘e fasule, Vecienzo Zuppa ‘e latte, Vecienzo Rocelamerda e Eduardo ‘o Speretiatore.
Gli ultimi due, come vede, sono abbastanza coloriti, ma il suo sito è bello proprio perché racconta la realtà stabiese senza censure di alcun tipo. In ogni caso, mi rimetto ad una sua valutazione di opportunità. Dimenticavo. L’altra sera, visitando il mio vecchio amico nonché stabiese doc Gennaro Esposito (‘o Capemastre), in una conversazione tra vecchi sono emersi due detti che potrebbe inserire nella sezione “modi di dire”, anch’essi coloriti, ma quantomai originali.
Il primo è: “Meglio ‘o cazone rutto ‘ngulo ca ‘o culo rutto int”o cazone”, espressione che si usava dire a chi per qualsiasi motivo si strappava i pantaloni, per invitare a guardare il lato positivo delle cose, così come da sempre fa lo stabiese di fronte alle avversità della vita. Il secondo è: “Tengo ‘n’affare p”e mmane ca si s’adderizza jamme buono tutt”e dduie”, espressione dal doppio senso evidente che si diceva a chi era in cerca di affari e guadagni facili, quasi a dire “lascia stare gli affari, che poi trovi i malintenzionati”. Le rinnovo i miei auguri e complimenti. Io dopo un breve soggiorno stabiese sono di nuovo a casa di mio figlio a Torino, ma La seguo con affetto, il suo sito mi aiuta a colmare la distanza dal suolo natio e dalla terra che amo e che amiamo. Grazie della Sua attenzione e mi scusi se mi sono dilungato (la vecchiaia porta ad essere logorroici!, ma quando si parla di Castellammare chiunque che la ami lo diventa!).
Salvatore Mancino”.
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domenica 17 aprile 2011 (Gigi Nocera)
I ringraziamenti del carissimo Gigi Nocera:
“Caro Maurizio, soltanto la gioia di essere ritornato in famiglia ha attenuato il rammarico di aver lasciato, temporaneamente, i cari amici del Libero Ricercatore. L’affetto con il quale mi hanno accolto e le premure dedicatemi mi hanno veramente commosso. Vorrei abbracciarli uno ad uno: quelli presenti a Castellammare e quelli, che seppur da lontano, mi hanno seguito con lo stesso affetto. Vorrei citarli tutti individualmente, ma ho paura che l’emozione me ne lasci qualcuno fra questi tasti.
A te che con la tua iniziativa e lo spirito organizzativo (che ti contraddistingue) hai fatto in modo che questo affettuoso incontro si sia potuto realizzare, un grazie particolare; e grazie anche allo spirito fraterno con il quale il buon Enzino mi ha seguito passo passo per rendermi sempre più gradevole la breve permanenza a Castellammare. Con grande affetto auguro a voi e alle vostre Famiglie una domenica serena.
Gigi Nocera”.
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martedì 12 aprile 2011 (Mary Santaniello)
Ci scrive la laureanda Mary Santaniello:
“Gentilissimo Maurizio Cuomo sono entrata per motivi di studio in contatto con il tuo sito e l’ho trovato davvero interessante. I motivi che mi hanno spinto a scriverti sono legati ad esigenze di studio: ho intenzione di terminare il mio percorso di laurea con una tesi sperimentale sulla nostra bella città. In verità il progetto è per bambini di scuola dell’infanzia e volevo chiedere il tuo consiglio nonché prendere in prestito qualche immagine per completare il mio lavoro…
In attesa di riscontro ti saluto, Mary Santaniello”.
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domenica 10 aprile 2011 (sig. F. De Martino)
Ci scrive il sig. F. De Martino da Taranto:
“Egregio Sig. Cuomo, nella pagina che ricorda il disastro ferroviario di Balvano, avete ricordato anche mio zio, morto come tanti altri, asfissiati dal fumo della motrice fermatasi in salita in galleria per il troppo carico. E’ la vittima al numero 134. Io non l’ho mai conosciuto perchè non ancora nato, ma di lui e dell’ incidente mi hanno raccontato i miei genitori sempre con grande commozione e amarezza; fa piacere che si ricordino quelle persone che rimarranno sempre nei cuori di chi le ha conosciute e di chi ne ha sentito raccontare.
Grazie. F. De Martino da Taranto”.
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sabato 9 aprile 2011 (Rosa Ingenito)
Ci scrive Rosa Ingenito, studentessa di architettura:
“Gentile Libero Ricercatore, sono una studentessa di Architettura della Federico II, abito a Castellammare di Stabia. Quest’anno per l’università devo svolgere un’esercitazione per il laboratorio di restauro; mi è stato chiesto di scegliere un manufatto architettonico che presenti valore storico-artistico e che abbia evidenti fenomeni di degrado. Navigando sul vostro sito, ho notato una chiesetta davvero interessante, dedicata a San Raffaele Arcangelo; sarebbe perfetta per il mio tema d’anno, ma non sono riuscita a capire bene come raggiungerla. Volevo chiedervi se avevate maggiori informazioni sulla chiesa e sulla sua localizzazione, dato che non è segnata su alcuna carta, o quantomeno dove reperirle.
Distinti Saluti, Rosa Ingenito”.
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giovedì 7 aprile 2011 (Luigi Casale)
Uno scatto d’autore del carissimo prof. Casale:
“Caro Maurizio, mi sento depresso. Molto probabilmente a questa mia depressione contribuisce in parte anche il fatto che non trovo più sul sito notizie sui Cantieri, né da fonti ufficiali, né da fonti di parte, come Amministrazioni o Sindacati, e neppure noto altri segnali da parte della base del popolo che di Cantieri vive: la Città, insomma. Eppure – suppongo – che a parte la chiamata a manifestare in piazza o negli altri forum, la gente poi voglia essere anche informata. Non solo per curiosità, né solo per conoscenza; io personalmente lo pretendo soprattutto per rispetto. Visto che ogni tanto la notizia ricorre anche sulle nostre rubriche. Non so gli altri. Sembra quasi che i problemi si addormentino sotto anestesia, per essere risvegliati a scadenza. Mi chiedo: Dopo che ci siamo indignati, dopo che abbiamo sottoscritto la nostra adesione a questo o a quell’altro proclama, possiamo fare anche noi qualche cosa? E che cosa?
Ma sono depresso principalmente per ciò che sta succedendo in mezza Africa e nel vicino Oriente; per ciò che sta capitando nell’Oriente lontano (ma, infine!, quanto lontano?); per quello a cui tutti i giorni assistiamo – sì, assistiamo! – perché queste tragedie succedono alle porte di casa nostra, nel Canale di Sicilia; per come si comportano i nostri governanti; per come reagisce l’Europa (che non c’è); per le azioni esitanti e non sempre chiare della Nato, ecc. O forse siamo convinti che tutte queste cose non c’entrino coi problemi dei Cantieri? O non hanno a che fare con la nostra vita? D’accordo siamo entrati nella campagna elettorale e non possiamo fare politica! Allora non lamentiamoci. Ma poi chi lo dice che fare politica sia solo ambire voti per questo o quel partito, per questa o quella fazione?
Diceva un mio amico, che per fare politica bisogna essere o cogli uni o cogli altri. Qui mi pare che ci siamo ridotti ad essere tutti “cogliuni”.
Ma non credi che fare educazione sia il miglior modo di fare politica? Convinciamocene! Aiutare i giovani a crescere, aiutare le persone – cominciando da noi stessi – a cambiare mentalità, attitudine e comportamenti, non è questa la vera politica? Quella che hai scelto di fare col tuo liberoricercatore? O si pensava ad altro? Scusami per lo sconforto, che è tutto mio, e per le parole forti che ti sono rivolte solo per sollecitare una forma di simpatia e di conforto.
Intanto, fammi sapere notizie sui Cantieri, anche se in privato, che da qui mi è difficile percepire gli umori e i sentimenti della Città.
Coraggio, e in gamba! Tu, che fai già tanto per tenere la città unita e aggrappata a valori positivi con buoni sentimenti.
Ti ammiro. Luigi”.
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domenica 27 marzo 2011 (Gigi Nocera)
In riferimento all’editoriale del 25 marzo 2011, ci scrive anche il carissimo Gigi Nocera da Torino:
“Caro Maurizio, col cuore colmo di tristezza per le sorti del nostro glorioso Cantiere e delle relative maestranze, non posso non fare le seguenti considerazioni.
Se le più alte autorità cittadine sono state catapultate a Castellammare da altre zone, da altre città, per motivi politici, e quindi non hanno nel sangue il DNA “stabiese”, come possono sentire l’amore per la nostra bella e sfortunata città? Quindi non stupiamoci se il loro interesse per Castellammare è così scarso.
Se alcuni frequentatori di questo sito non lo sanno, chi scrive ha imparato un mestiere, e anche in parte a vivere, proprio in questo Cantiere. Quando non era più un bambino e non ancora un giovanotto. Le esperienze che si fanno a quell’età rimangono indelebili nel cuore e nel carattere. Ecco perché amo il Cantiere e gli operai che ci lavorano. Ed ecco perché sono triste se penso al futuro dell’uno e degli altri.
A Loro tutta la mia solidarietà. Gigi Nocera”.
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sabato 26 marzo 2011 (Uno dei tanti stabiesi)
In riferimento all’editoriale del 25 marzo 2011, ci scrive uno dei tanti stabiesi vicino alla causa lavorativa degli operai del Cantiere Navale:
“Pensando ai tanti papà dei Cantieri Navali, con nel cuore la nera prospettiva di non poter più portare pane ai propri figli, mi brucia negli occhi l’immagine di questi piccoli che aspettano, teneri, inconsci, speranzosi, non il fatuo giocattolo come surrogato della sofferenza, ma il tozzo di pane che li aiuta a vivere e a crescere.
Quei signori che snobbano i poveri operai come massa vociante, escano dall’involucro di ipocrisia che li sostanzia e pensino per qualche istante a questi poveri figli che, per la tragica realtà in cui si trovano a vivere, nulla hanno in più della indigenza di quei negretti a cui la carità pelosa delle mogli invia ogni tanto i 50 euro di elemosina per sgravarsi la coscienza. Cari bambini, vi abbraccio uno ad uno e nel tendervi un dolce sorriso vi chiedo di perdonare chi fa pentire i vostri papà di essere nati a Castellammare, ormai così mal ridotta. Forza operai navali, alla fine del tunnel c’è sempre la luce. Vi abbraccio tutti.
Uno dei tanti stabiesi a voi vicino“.
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mercoledì 16 marzo 2011 (Dina Cimmino)
Ci scrive la gentilissima Dina Cimmino:
“Carissimo Maurizio, Come stai? Colgo l’occasione per inviarti i miei più calorosi saluti e complimentarmi con il nostro prezioso amico Nando Fontanella per il suo libro:”Racconti di un naturalista stabiese”!!!
La nostra città avrebbe bisogno di più persone come te e Nando, persone genuine, semplici e veramente innamorate della propria terra !!!!!
Sempre vostra amica, Dina Cimmino”.
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martedì 15 marzo 2011 (William Acton)
I ringraziamenti del sig. William Acton (rif.: rubrica “Avvisi” post del 13 marzo 2011):
“Dear Maurizio, mille Grazie! Ho aggiornato l’albero genealogico dove avevo commesso uno o due errori e ho aggiunto anche più membri della famiglia per l’albero. Non appena possibile le invio l’albero aggiornato.
Best wishes, William”.
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martedì 15 marzo 2011 (Angelo Del Gaudio)
Ci scrive il dr. Angelo Del Gaudio:
“Leggere i testi postati dall’incommensurabile GIGI NOCERA, scevri di arzigogoli e quintessenze, provoca sempre un rinverdire di ricordi cari all’infanzia, come la cara vecchia Villa Comunale. Si sente che questo caro vecchio bambino scrive per togliersi la soddisfazione di visualizzare sempre più chiaramente le vaghe impressioni di meraviglia e bellezza che suscita la nostra amata Castellammare.
Avanti Gigi, continua a scrivere, di te abbiamo bisogno, degli scritti aerem verberantes, no.
Un abbraccio cordiale. Angelo”.
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lunedì 14 marzo 2011 (Susan Speakman)
I ringraziamenti di Susan Speakman (rif.: rubrica “Avvisi” post del 13 marzo 2011):
“Dear Maurizio, thank you so much for your prompt reply. Before I could make contact myself, William had already sent an email to me. This is a very meaningful contact. Thanks to your site, this has allowed me to confirm my own research and opened up much more about my Acton family.
Kindest regards, Susan Speakman”.
Traduzione:
“Caro Maurizio, grazie mille per la pronta risposta. Prima che potessi entrare in contatto io, William aveva già inviato una mail a me. Questo è un contatto molto significativo. Grazie al vostro sito, questo mi ha permesso di confermare la mia ricerca e ha aperto molto di più sulla mia famiglia Acton.
Cordiali saluti, Susan Speakman”.
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domenica 13 marzo 2011 (Gigi Nocera)
Gigi Nocera scrive al sig. Nando Fontanella:
“In riferimento alla rubrica “Viaggio nella natura di Stabia”, volevo avvertire il “naturalista amico” sig. Nando Fontanella di non proseguire nella sua campagna terroristica con la quale fa conoscere sul web le brutture di Castellammare dovute alla incuria e al menefreghismo delle autorità locali. Con i tempi che corrono, dove i divieti imposti ai cittadini sono di molto superiori alle iniziative positive, corre il rischio di essere denunciato per denigrazione della città. Finché queste brutture da lei denunciate restano fra noi, va bene (tanto a noi che ce ne fotte!), ma farle conoscere in giro, fuori dell’ambito cittadino, no.
Quindi Signor Nando Fontanella (faccio nome e cognome in modo che possa essere facilmente identificato) stia tranquillo: si tenga le brutture, le cacche dei cani e quel che c’è di peggio a Castellammare, e stia zitto!
Gigi Nocera”.
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giovedì 10 marzo 2011 (Raffaele Scala)
Ci scrive il dott. Raffaele Scala:
“Egregio Direttore, nel ringraziarvi vivamente per la pubblicazione della locandina che annuncia la presentazione del libro sulla storia della Camera del Lavoro di Gragnano, colgo l’occasione per rinnovarvi i miei più sinceri complimenti per l’opera meritoria a favore della diffusione della cultura e della tradizione della nostra amatissima città e del suo circondario. Sarà per me un piacere, appena mi sarà possibile, farvi avere copia del volume. Allo scopo fatemi sapere l’indirizzo della sede o altro luogo d’incontro. Inutile dirle che, se libero da altri impegni, vorrà essere presente domani sera a Gragnano, non potrà che farmi piacere, se non altro per poterla incontrare e conoscere.
Cordiali saluti, Raffaele Scala
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sabato 5 marzo 2011 (Peppe)
Ci scrive Peppe di stazionidelmondo.it:
“Cara Redazione di LiberoRicercatore, sono un giovane stabiese che, anche se per volere del destino ha fatto tutt’altro nella sua vita, ho una passione pura per l’archeologia, soprattutto quella stabiana, di cui sono da sempre un instancabile sostenitore e nel mio piccolo divulgatore. Nell’ultimo periodo ho fatto un bel po’ di ricerche sull’ager stabiano e devo dire che sono rimasto colpito dall’enorme quantità di testimonianze archeologiche che sono presenti sul nostro territorio, da molti sconosciute: questo mio lavoro mi è servito per portare a termine una voce sull’enciclopedia Wikipedia, ossia Scavi archeologici di Stabia, che ho curato personalmente sia nei testi, che nelle foto, e che poco più di un anno fa, il 19 novembre 2009, ha avuto il riconoscimento di essere una delle migliori voci della Wikipedia italiana. Ho inoltre creato su Facebook una pagina chiamata Scavi archeologici di Stabiae che aggiorno sovente con notizie, immagini e descrizioni dei reperti: insomma cerco nel mio piccolo di contribuire a far conoscere questo nostro stupendo patrimonio. Il mio sogno? Veder realizzato il parco archeologico e poter visitare un giorno la Grotta di San Biagio e la l’Area Christianorum sotto la cattedrale (quest’ultimo un mio grandissimo desiderio).
Approfittando di ringraziare il vostro sito per l’aiuto che mi ha fornito nella mia ricerca, vi porgo i più cordiali saluti. Peppe”.
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giovedì 3 marzo 2011 (Angelo Del Gaudio)
Il dr. Angelo Del Gaudio, scrive al prof. Casale:
“E’ sempre con vivo piacere leggere gli intenti acculturanti rivolti ai piccoli frequentatori del Liberoricercatore da parte del prof. Casale. Mi permetto sussumere due piccole chiose al suo ultimo scritto. Ho voluto riferire l’origine ebraica del termine ‘ncignà perchè un mio vecchio docente di ebraico me ne aveva fatto cenno in quanto riferito al periodo pasquale (il passaggio del Mar Rosso per gli ebrei) ed alla loro ritrovata salvezza e rinnovata vita.
Come lei suggerisce però, lasciamo queste cose a chi avrà voglia e tempo di entrare in una biblioteca ben fornita, magari con un intento di impostare un lavoro scientifico.
Credevo che lei avesse facilità di ricerca, visto il grande e vasto interesse culturale per l’acculturazione della nostra gente, perciò l’ho disturbata.
In secondo luogo, e non me ne voglia, vorrei segnalare che scrivere III°, cioè il numero romano con il circolino, è un errore ortografico perché già di per sè III si legge terzo, mentre il numero ordinale 3 si legge tre ma diventa terzo solo se porta il circolino – 3° = terzo.
Capisco che per lei sarà stato un errore di battitura, ma, facendo tesoro dello spirito con cui si rivolge alle nuove leve, è bene veicolare anche queste precisazioni che erano la fisima dei nostri esperti di ortografia.
Continui a deliziarci delle sue ricerche ed a spronare una maggiore attività del nostro pago cervello.
Sempre con stima, e buon lavoro. Dr. Del Gaudio”.
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mercoledì 2 marzo 2011 (Luigi Casale)
Una interessante iniziativa segnalata dal carissimo prof. Casale:
“Caro Maurizio, per essere andato a letto ieri sera un’ora prima del solito, stamattina già a quest’ora mi ritrovo in piedi ad affrontare la giornata. La vecchiaia è una brutta bestia! In compenso, però, ho scorso www.vesuvioweb.com. Era tanto che non lo visitavo. E da Natale non avevo sentito neppure Argenziano. Ho notato (ma avrei potuto anche ricordarmene) che gli interventi di Iandolo (lezioni di analisi morfosintattica del napoletano moderno con excursus diacronici) su “vesuvioweb” si chiamano “pillole linguistiche”. Lui è molto più tecnico rispetto alla mia competenza, che è – se posso dirlo – più letteraria e quasi filosofica; però anche più vaga e approssimativa. Ma per me va bene così. Nelle mie c’è maggior coinvolgimento e più comunicativa. E comunque è fatto salvo il fine, che è di incuriosire e di cercare di avvicinare le persone ai problemi. Non solo quelli della lingua. Scorrendo poi l’indice delle novità ho aperto il pdf del 1° numero 2011 della “Rassegna d’Ischia” e ho evidenziato i due inserti che ti allego (ma puoi trovarli sul sito di “vesuvioweb”), che presentano le prossime celebrazioni della cultura imperniate su Napoli [Napoli 2013; Neapolis 2019]. Il primo senza firma (sarà stato redatto dalla testata), il secondo opportunamente firmato. Non so che relazione abbiano le due celebrazioni programmate con l’altra manifestazione chiamata “Città europea della cultura” che a rotazione si svolge nelle diverse città dei paesi dell’Unione Europea. Parlatene nel prossimo comitato di redazione, cercate qualche riferimento negli organismi organizzativi (ci sarà pure un Comitato a Napoli) e valutate se c’è un po’ di spazio all’interno del programma delle iniziative anche per Castellammare. Un’altra curiosità. Sempre su “vesuvioweb” è presentato un articolo di Mimmo Liguoro sulla “posteggia”, lemma che ti ho trasmesso la scorsa settimana per la rubrica. Si tratta del III° capitolo di una pubblicazione dello stesso autore, già uscita in stampa nel 1995 presso la Newton Compton (Tascabili Economici Newton) da me citata nella storia che ti ho trasmessa in Redazione. (La mia “posteggia” è autobiografica). Si tratta di una “posteggia” più modesta e familiare – la mia – emblema di quelle che eravamo abituati a vedere (ce ne sono ancora?) in provincia.
Mentre prosegui autonomamente questa ricerca, e in attesa di coinvolgere anche il Comitato di redazione, puoi presentare questo mio messaggio tra le “Lettere alla Redazione”. Hai visto mai? Che qualche lettore (magari un funzionario del Comune!) possa attivarsi per conto suo. E’ un servizio all’informazione, alla cultura e alla napoletanità.
Luigi”.
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mercoledì 2 marzo 2011 (Luigi Casale)
Il prof. Casale risponde al dr. Del Gaudio (rif.: post del 28 febbraio 2011):
“Il dott. Del Gaudio è troppo buono a lusingarmi di così alti riconoscimenti; ma nello stesso tempo si mostra un po’ distratto. Credo di aver precisato – nella premessa alla rubrica, nelle lettere, nella esposizione dei lemmi – l’ambito di questa mia ricerca (perché tra liberiricercatori stiamo parlando!). Ho pure individuato i destinatari, chiarite le finalità, precisate le modalità di fruizione. E, soprattutto, ho indicato i miei limiti. (Vedi risposta a Frank Avallone).
Tutto ciò fa parte dei patti. O meglio delle dichiarazioni di intento. Dei metodi della programmazione. E quello che chiede il dott. Del Gaudio, francamente, è al di fuori del quadro normativo di riferimento. Inoltre, a mio modesto avviso, non è di interesse generale. E soprattutto non serve a rendere più “chiara” la lingua a gente povera e modesta come noi. Proprio per questo motivo, dopo aver citato l’indeuropeo – una sola volta, ma solo per trasmettere una cognizione ai miei giovani amici di scuola media, che cominciano a studiare questa presenza, come cultura materiale, come crogiolo di istituzioni, e come compagine linguistica, alla base della nostra storia comune – non sono mai risalito alle “radici indeuropee” che sono ormai ricostruite e codificate per la maggior parte delle istituzioni sociali, economiche e religiose.
Spingere oltre la ricerca, indubbiamente, può servire a superare i particolarismi, gli egocentrismi, i campanilismi, e tutte le altre manifestazioni di separazione e di discriminazione. Di questo sia benemerito anche il dott. Del Gaudio. Per cercare un etimo di origine ebraica basta entrare in una qualsiasi biblioteca mediamente quotata. Ai nostri piccoli liberiricercatori basterà collegare la cara parola napoletana ‘ncignà al greco kainòs, lingua che si è parlata a lungo nelle nostre regioni, o saperla derivante dal medievale incaeniare, epoca che ci ha plasmato nel profondo della coscienza. Poi, se qualcuno di loro nel prosieguo dei suoi studi, ricordandosi di questi avvii (e un pochino anche di noi, come noi facciamo dei nostri maestri) vorrà continuare l’approfondimento su basi scientifiche e con un atteggiamento professionale, vorrà dire che per qualche verso saremo anche noi entrati nel flusso della storia. Al dott. Del Gaudio, lettore assiduo e …( puntiglioso?) – no! Mi sa di riecheggiamento: meglio puntuale! – i sensi di stima e di amicizia. Saluti. [Prossimo lavoro sul verbo propinare].
Luigi Casale”.
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lunedì 28 febbraio 2011 (Angelo Del Gaudio)
Ci scrive il carissimo dr. Angelo Del Gaudio:
“A proposito dell’etimologia della parola ‘ncignà vorrei chiedere, sommessamente, al prof. Casale se gli risulta, come a me, che la parola suddetta deriva dall’ebraico.
Purtroppo mi sfugge l’etimo ebraico, ma sono sicuro che la sua solerte e puntigliosa ricerca saprà arrivare ad appurare anche questa possibile derivazione della parola che, appunto, in ebraico, significa rinnovarsi o mettersi a nuovo. Sempre grato per quanto ci propina con la sua ricerca.
Dr. Del Gaudio”.
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venerdì 25 febbraio 2011 (Francesco Chianese)
Ci scrive il carissimo ing. Francesco Chianese:
“CARO MAURIZIO, se puoi indica quale soprannome a caso ‘Nanà’, è il mio modo di onorare una persona cara che un amaro destino ha strappato all’affetto di quanti la conoscevano ed ai suoi alunni.
Grazie, FRANCESCO CHIANESE”
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lunedì 21 febbraio 2011 (Luigi Casale)
Il prof. Casale risponde al sig. Averna e a Frank Avallone:
“Nel rispondere all’amico Frank Avallone dalla Florida e al sig. Giuliano Averna di Venezia (rif.: post del 20 febbraio 2011), mi vedo costretto a derogare alle due disposizioni metodologiche che guidano questa mia attività divulgativa orientata a suscitare nuovi interessi intorno ai fenomeni della lingua.
Primo. Gli ordini di servizio della Direzione, resi necessari dal coordinamento redazionale.
Secondo. La propedeuticità degli interventi, funzionale allo sviluppo del soggetto.
Linguistica? Semantica? Etimologia? Io direi di più. Sensibilizzazione sociale e politica!
E, in effetti, di questo si tratta: un pretesto per parlare d’altro. Chi legge attentamente le voci pubblicate può rendersi conto che i messaggi meta-testuali sono molti e abbastanza espliciti (e, tutto sommato, quasi tutti intertestuali).
Se il buon Frank e il simpatico sig. Giuliano avessero avuto la pazienza di attendere lo “sviluppo del programma”, probabilmente avrebbero trovato, se non queste, tante altre risposte tali da rendere superflua questa estemporanea loro rispettiva richiesta.
Visto però che mi sono compromesso, mi assumo le obbligazioni che me ne derivano.
Ho parlato di sensibilizzazione sociale e politica. Non vorrei che mi si fraintendesse. Allora sarò chiaro. Rendere la lingua trasparente resta per me lo scopo primario. Ma poiché personalmente tento di raggiungerlo a partire dal vocabolario, un fine recondito è quello di educare i giovani che volessero cimentarsi con la stessa avventura, i primi ed unici destinatari del mio disquisire, a provvedersi di questo strumento, ad usarlo fino a consumarlo, a rinnovarlo quando diventa desueto. Lì dentro è nascosto il segreto del mio mestiere. Che poi è lo stesso del liberoricercatore.
Ora però il rispetto degli altri, e una certa idea che ho di educazione (nelle due accezioni di abito mentale, e di intervento pedagogico) mi obbligano a rispondere ai cortesi lettori che pongono domande; ma, ancor più, mi gratificano di un apprezzamento di cui esprimo tutta la mia riconoscenza.
Al signor Giuliano dico che il termine mambrucco non fa parte del mio lessico, per cui non conoscendone il significato non mi azzardo neppure a farne un analisi semantica. Tuttavia come dovere di liberoricercatore lo annoterò nell’agenda, in attesa di nuovi elementi che possano aiutare me e, indirettamente, anche il sig. Giuliano. Glielo prometto.
All’amico Frank dico invece che il suo materiale è già in cantiere e, con la compiacenza del Direttore ad applicare un’ulteriore deroga, potrà essere pubblicato quanto prima.
Ad entrambi un caro saluto e mille ringraziamenti per l’attenzione; nonché – lo voglio sperare – per la considerazione nei miei riguardi
Luigi Casale”.
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domenica 20 febbraio 2011 (Frank Avallone)
Il carissimo Frank Avallone dalla Florida, pone una domanda al prof. Casale:
“Caro Maurizio, la nuova rubrica “Pillole di cultura” del professore Luigi Casale, è veramente interessante. I miei complimenti a te ed al professore!
Una parola che mi lascia perplesso è “accendere” la luce o “spegnerla”; queste potevano andare bene quando si accendevano o spegnevano le candele o le lampade etc., ma oggi per mettere in funzione le luci, bisogna premere gli interruttori. Caro professore mi dia un aiuto! Mi illumini! Grazie e saluti.
Frank Avallone dalla sunny Florida”.
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domenica 20 febbraio 2011 (Giuliano Averna)
Ci scrive il sig. Giuliano Averna (di Venezia):
“Gentile Signore, ho rintracciato nella lista di vocaboli del dialetto di Castellammare di Stabia da lei messo in rete il termine “mambrucco” (rif.: rubrica “Termini dialettali”). Sarei interessato a conoscerne l’origine o l’etimologia, se lei è in grado di potermela fornire. Questo per una mia ricerca, in tutt’altro dialetto, il veneziano, dove ho rinvenuto una voce simile, mambruch. In passato esisteva un ballo popolare così chiamato, e in alcuni dialetti troviamo la parola mambrucca con significato di carro da trasporto con due grandi ruote. Ma secondo me il significato che mambrucco ha nella parlata stabiese è quello che più si avvicina a quello che dovrebbe avere nel contesto dello scritto veneziano da me rinvenuto.
In attesa di sue cortesi notizie, cordiali saluti”
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sabato 19 febbraio 2011 (Lucia Amendola)
Ci scrive la gentilissima e apprezzabilissima scrittrice Lucia Amendola:
“Carissimo Maurizio, ho letto tra gli avvisi il lungo articolo sul mio libro (rif.: sezione “Avvisi” post di giovedì 13 gennaio 2011) e ti ringrazio di cuore, anche se con tanto ritardo. La mia vita è diventata molto complicata anche se ricca di emozioni, perchè ho tanti impegni nuovi che si aggiungono a quelli di una volta. Continuo a visitare il sito per non essere tagliata fuori dalla vostra comunità e spero di poter venire presto di persona a ringraziarti di tutto.
Scusami per il silenzio. Lucia”.
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mercoledì 9 febbraio 2011 (Luigi Casale)
Il prof. Luigi Casale saluta e commenta l’intervento di Gigi Nocera:
“La risposta a Gigi Nocera – mi permetto di chiamarlo confidenzialmente così come egli ama presentarsi, ricambiando la simpatia e l’amicizia – è molto semplice. Eccola. Perché di ipotesi ce ne sono tante e tante; e ognuno sceglie quella che gli piace. Le altre le lasciamo immaginare ai lettori. Per esempio si può anche prendere in considerazione che i contadini (ma i cafoni sono solo i contadini?) tirassero la vacca con la fune, o che con la fune trascinassero l’asino fuori dal pantano, ecc, ecc, … o che sempre con la fune legassero i covoni.
Saluti amichevoli. Luigi”.
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mercoledì 9 febbraio 2011 (Gigi Nocera)
Il carissimo Gigi Nocera scrive in riferimento alla etimologia del termine cafone:
“Egregi Professori e amici Angelo Del Gaudio e Luigi Casale, posso intromettermi? Scusatemi, io che sono quasi semianalfabeta vorrei portare il mio modesto contributo nell’identificare l’origine della parola CAFONE. Nel mio disordinato e acrobatico itinerario fra i libri che ho letto, mi ricordo che fra uno di questi (non saprei dire se fra i tanti scritti da Ignazio Silone (oltre a “Fontamara”,”Vino e Pane”, “Il Segreto di Luca”, ed altri; oppure quello di Vincenzo Rabito “Terra matta”) trovai una spiegazione molto semplice; eccola: poiché i contadini hanno sempre lavorato molto e guadagnato poco, per risparmiare, i pantaloni non li tenevano su con una cintura, ma con una fune. Ecco perché cà fune. Questa versione la conoscono in molti e quindi mi stupisco che i suddetti amici non l’abbiano presa in considerazione, neanche come ipotesi. A me sembra la più attentibile, anche cacofonicamente.
E’ vero anche che in una Enciclopedia che possiedo è scritto: “Etimo incerto; forse dal nome di un centurione romano di nome CAFO a cui sarebbero stati elargiti dei fondi nell’agro campano”. Dato che trattava i contadini in modo rozzo, tutti coloro che agivano come lui venivano detti cafoni.
Chiedo scusa, apro la porta e me ne esco discretamente, così come sono entrato.
Al caro Angelo Del Gaudio e al Prof. Casale i miei più cordiali saluti.
Gigi Nocera”.
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martedì 8 febbraio 2011 (Angelo Del Gaudio)
Ci scrive il carissimo dr. Angelo Del Gaudio:
“Sempre grato al professore Casale per le sue puntualizzazioni culturali, vorrei riferire quanto appreso per tradizione sul significato della parola cafone (sperando di non far sorridere qualche saputello di turno!). Il termine nel suo significato etimologico, più che dal greco kakofonos deriverebbe dal modo con cui i signorotti indicavano i villani, cioè quelli che venivano dalla campagna. Nel Medio Evo, quando le città erano cintate per difendersi dai predatori occasionali, spesso erano circondate da alte mura e ne era vietato l’accesso ai cosiddetti villani. Ma questi, scarpe grosse e cervello fino, si servivano di grosse e robuste funi e rozzi rampini con cui scalavano, non senza fatica, le alte mura. Una volta entro le mura, a chi chiedeva loro come avessero fatto ad entrare, rispondevano candidamente “ca’ fune”, donde il loro appellativo di cafoni, socialmente, oggi, villani. Non è un dogma, ma nemmeno una scemenza e mi è caro pensare che l’etimologia della parola sia piuttosto plausibile. Mi scuso con il prof. Casale per questo umile contributo al suo dotto disquisire.
Cordialità, dr. Angelo Del Gaudio”.
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lunedì 31 gennaio 2011 (Gigi Nocera)
Il carissimo Gigi Nocera scrive in riferimento all’Editoriale odierno:
“Caro Maurizio, i fatti (o misfatti) avvenuti a Quisisana il giorno 29 scorso, e da te obiettivamente esposti e biasimati nell’Editoriale del 31/1, sono talmente comici che non possono non sotterrare sotto una grossa risata i responsabili della poliziesca iniziativa. Come su alcune reti Rai tv stanno incominciando a prendere piede la censura preventiva, forse a Castellammare stanno facendo le prove generali per soffocare tutte quelle iniziative, anche culturali, che generosi e disinteressati stabiesi vogliono mettere in atto per far conoscere e valorizzare la nostra cultura, la nostra storia, le nostre bellezze naturali? Speriamo di no. Ma l’esperienza mi rende prudente. Quindi, amici aprite gli occhi. Nella vita c’è sempre una prima volta. Tutta la mia solidarietà ai partecipanti a quella innocua e meritoria gita turistica.
Cordiali saluti a tutti gi amici del Libero Ricercatore.
Gigi Nocera”.
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domenica 30 gennaio 2011 (Vincenzo Di Maio)
La gradita lettera del signor Vincenzo Di Maio, con la quale ci richiede informazioni (che per fortuna abbiamo) e che sono rintracciabili nella biografia pubblicata un po’ di tempo fa, che Alfonso Esposito, ha dedicato a suo padre “Vicienzo ll’acquaiuolo”:
“Caro Libero Ricercatore, peccato che soltanto adesso ho visto questo appuntamento sotto riportato nella mia casella di posta, altrimenti sarei venuto sicuramente perché mi piace e appoggio l’iniziativa, anche perché poi magari avrei avuto la possibilità di complimentarmi personalmente con voi per il vostro encomiabile lavoro continuo e costante. Fra l’altro ti scrivo per segnalarti un’altra cosa importante che secondo me andrebbe in qualche modo ricercata, anche perché, fra l’altro, io proprio non saprei come trovarla, e riguarda l’iscrizione esterna dell’acquafrescaio di via Principessa Mafalda, vicoletto che collega via Padre Kolbe con via IV Novembre, quel negozietto oramai chiuso che si trovava vicino all’orologeria De Meo. Quell’acquafrescaio, acquaiuolo o acquivendolo (non so come definirlo tecnicamente), a parte il fatto che era una reale testimonianza del passato, nonché una ‘sopravvivenza antropologica’ stabiese (ormai estinta), ma aveva quella iscrizione dipinta a mano dove descriveva una buona quantità di acque minerali e il loro uso medico-terapico.
Penso sia importante recuperare una foto di quel ‘tipico soggetto antropo-economico’ del nostro paese anche perché ‘testimoniava’ una continuità con il passato. Spero che questa segnalazione vi abbia fatto cosa gradita. Anche perché era un elemento essenziale che manca al bellissimo sito di liberoricercatore.it.
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venerdì 21 gennaio 2011 (Francesco Tolino)
Ci scrive Francesco Tolino:
“Ciao Maurizio, sono Francesco Tolino, da tempo seguo questo fantastico sito, luogo ideale di ritrovo per tutti coloro i quali amano Castellammare.
Ho scoperto con una punta di orgoglio che nello scritto “Eduardo e Castellammare”, il sig. Gigi Nocera riporta una breve poesia tratta da “‘O canisto” del grande Eduardo in cui viene citato lo storico locale della mia famiglia: il ristorante Tolino. Spero di fornire un piccolo, ma utile contributo inviandoti la scansione delle prime pagine de “‘o canisto” con una speciale dedica che il grande maestro, cliente affezionato del ristorante (all’epoca gestito dal mio prozio Camillo), fece a mio padre Catello Tolino ( visualizza scansione ).
Cordiali saluti
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venerdì 21 gennaio 2011 (Giuseppe Di Massa)
L’invito dello studioso Giuseppe Di Massa, presidente del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Maria Di Nola”:
“Ciao Maurizio, per sabato 22 ore 10,30 volevo invitarti alla presentazione del libro “Gragnano e Monti Lattari. Le vicende artistiche e l’arte negata”, dove tratto delle tante opere rubate dal nostro territorio, Castellammare compresa. Lo so che hai impegni di turno, se non potrai intervenire, ti farò avere il libro, ma intanto potresti mandare una comunicazione ai visitatori e ai collaboratori (soprattutto) del Libero Ricercatore che sono tutti attenti a queste problematiche? Dimenticavo: la presentazione avverrà presso il Palazzo di Giustizia di Gragnano in via Vittorio Veneto, 1, di fronte al Comune.
Grazie, ciao. Peppe”.
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mercoledì 19 gennaio 2011 (Silvano Moro)
Il chitarrista Silvano Moro dall’Austria, scrive al ritrovato amico Beppe Cuomo:
“Sono un chitarrista genovese che ha suonato con Beppe Cuomo negli anni ’60 per esattezza nel ’64/’65 alla Garitta di Albissola Marina insieme ad Oscar Prudente e Sergio Sandrini. Poi con Beppe mi sono ritrovato sempre suonando sull’Andrea C. sul quale facevamo crociere nel Mediterraneo. Io poi andai con un’altra orchestra in Danimarca e Beppe si fermó con le Navi della linea C. per fare crociere nei Caraibi. Così le nostre strade, come spesso succede, si divisero. Più avanti Oscar Prudente mi disse che Beppe Cuomo si era fermato in California. Qualche giorno fa jettando in internet provai a scrivere su google “Cuomo Beppe” ed arrivai alla vostra pagina dove vidi i ricordi di Castellammare di Stabia di Beppe, con le foto scolastiche e le foto dei tempi di Riccardo Rauchi. Ora vi chiedo gentilmente se fosse possibile avere
l’indirizzo mail di Beppe Cuomo, perché mi farebbe tanto piacere ritrovare un grande amico dal quale ho imparato tantissime cose e col quale ho condiviso tempi bellissimi. Io vivo in Austria ed ho aperto da 26 anni un ristorante italiano in montagna. Sperando in una vostra risposta, vi saluto cordialmente.
Silvano Moro”.
domenica 16 gennaio 2011 (Antonio Orazzo)
Antonio Orazzo, presidente dell’UNITRE di Castellammare di Stabia, ha elaborato un “Dizionario delle Immondizie”, utile a fare un po’ di chiarezza per eventuali dubbi:
“Spett. le redazione, dopo aver girovagato per tutta la città negli ultimi giorni, ieri ho aggiornato il “dizionario delle immondizie” adatto per i cittadini stabiesi. A C/mare molti contenitori non portano scritte e contenitori di colori diversi portano la stessa dicitura. Per la raccolta differenziata è un caos completo… I cittadini sono disorientati specialmente quando vedono vicini un contenitore con la scritta “Vetro” ed uno senza scritta dello stesso colore o quando vedono due contenitori di colore diverso entrambi portando la stessa scritta. Inoltre spesso i contenitori sono esposti con l’apertura dalla parte opposta del marciapiede ed accade che una persona rischia di essere investita dalle auto che sfrecciano a velocità elevate. Mi duole ancora il braccio per un auto che oltre un mese fa mi sfiorò mentre scaricavo i rifiuti nell'”organico”. Il dizionario che vi propongo è pubblicabile e alcune copie le regalerò alle persone che hanno partecipato agli incontri.
Cordialmente Antonio Orazzo”.
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sabato 15 gennaio 2011 (Antonio Orazzo)
Allo scopo di organizzare al meglio la “raccolta differenziata” dei rifiuti urbani, Antonio Orazzo, presidente dell’UNITRE di Castellammare di Stabia, organizza una petizione popolare con la raccolta di firme”:
“L’Unitre, visto che a C/mare l’Amministrazione comunale è “allergica” alla raccolta differenziata, ha iniziato a raccogliere le firme per una petizione al
Sindaco e… alla Comunità Europea. Invita tutte le associazioni che vogliono collaborare alla raccolta delle firme, sui cui moduli ( si veda allegato ) possono apporre il timbro dell’associazione di appartenenza, di rivolgersi al Presidente dell’Unitre tutti i pomeriggi dalla 17 alle 19 presso la scuola media “Stabiae”
Cordiali saluti Antonio Orazzo”.
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venerdì 14 gennaio 2011 (Luigi Casale)
Una nuova ipotesi del prof. Luigi Casale, in merito alla cantilena segnalata dal sig. Domenico Cuomo (rif.: “Papà, papà, papà…” della rubrica “Cantilene e filastrocche”:
“Ripensando alla cantilena segnalata dal sig. Domenico Cuomo, avrei una nuova ipotesi, ecco il quanto: in occasione della commemorazione dei defunti in certe comunità si offrivano – e dove la tradizione continua si offrono – dolcetti ai bambini.
Vuoi vedere che questo canto non voglia riprodurre proprio la situazione che si crea in famiglia nei giorni in cui ci si accinge a ricordare i propri defunti secondo le tradizioni locali? Preparazione dei dolci e ricordo degli antenati la cui presenza è viva all’interno della casa?
Da noi si offriva, oltre al melograno (simbolo di immortalità), un salvadanaio di cartone (detto “u kiryeleiso” [Kirye eleison]). In effetti si realizzava uno scambio: da una parte il frutto, dall’altra una rinuncia (la monetina da conservare). Forse per i poveri o per le messe, come si soleva dire, in suffragio delle anime del purgatorio. “Frisc’all’anime du purgatorio”.
Stranamente anche la “moderna” giornata del risparmio è fissata al 31 ottobre.
Alla prossima, Luigi”.
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giovedì 13 gennaio 2011 (Luigi Casale)
Il prof. Luigi Casale, scrive in merito alla cantilena segnalata dal sig. Domenico Cuomo (rif.: “Papà, papà, papà…” della rubrica “Cantilene e filastrocche”:
“Il termine dialettale “Vava” (ava) in genere indica la nonna e “vavona” la bisnonna (o anche la nonna, quando la parola è da sola non accompagnata da “vava”; oppure il nonno). Ma è strano che in questa filastrocca la nonna sia chiamata “vava” e il papà non sia chiamato “tatillo”. Evidentemente la cantilena si è contaminata con l’uso.
Non si capisce l’allusione alla nonna come “cap’i morta” che sta “a ret’ a porta”. A meno che non si voglia rappresentare il proverbiale astio tra genero e suocera.
Comunque a tutte queste stroppole (frottole), quando si è perduto il contatto con la fonte letteraria (perché c’è sempre un “autore individuo”, anche se anonimo), è difficile dare un senso logico. Sono filastrocche, cantilene, ricche di ritmo, rime ed assonanze, e proprio il non-senso è il loro pregio. Giocano sull’immediatezza, e sulla festosità del ridere.
Alla prossima, Luigi”.
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mercoledì 12 gennaio 2011 (Angelo Del Gaudio)
Il carissimo dott. Angelo Del Gaudio, ringrazia il prof. Luigi Casale:
“Sempre caro Maurizio, una mia piccola e modesta sussunta allo scritto del prof. Casale circa una poesia del Natale, ha provocato una Sua sottile, garbata e dotta digressione sul significato della nostra tradizione natalizia. Non vorrei che queste mie righe creassero il tautologico caso del serpe che si morde la coda perchè mi permetto ancora chiosare il Suo scritto. Non conosco il prof. Casale, ma sento il dovere di dire che ho visto in Lui il vero spirito del libero ricercatore: una notizia, un cenno, un documento, un’impressione che fa da supporto alla libera ricerca nel sapere e nella nostra tradizione in specie. Diceva Dante parva favilla gran fiamma seconda e dobbiamo essere grati a personaggi come il prof. Casale che non si arroccano nella posizione dell’ipse dixit ma, con umiltà, aprono alle piccole e grandi chiosature di chi segue con amore e competenza le sorti di una meravigliosa realtà della cultura stabiese come il LIBERORICERCATORE. Spero che il messaggio giunga a tutti quelli che non trovano modo o tempo di riscontrare qualche piccolo arricchimento proposto ai loro interventi nel sito. Ancora auguri Maurizio e grazie per quello che fai.
Ti abbraccio con la stima e l’affetto di sempre. Angelo”.
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lunedì 10 gennaio 2011 (Luigi Casale)
Ci scrive il prof. Luigi Casale:
“Caro Maurizio, passato il periodo delle feste natalizie ritorniamo all’ordinario, ognuno al suo posto. Di lavoro, di presenza, di impegno, di testimonianza. Almeno nelle intenzioni.
Scrivo a te – ma mi rivolgo, nello stesso tempo, e al gruppo ristretto dei tuoi collaboratori e all’intero popolo dei fedelissimi che manifestano consenso sulla linea editoriale e sulla funzione sociale del liberoricercatore. Nonché a tutti quei lettori, che, ricercando anch’essi con buona coscienza, trovano elementi di positività per la loro indagine conoscitiva e, tutto sommato, per la loro vita – ti scrivo, dicevo, per ringraziare il dott. Angelo Del Gaudio, che a commento di una mia lettera (rif.: post del 26 dicembre 2010), aggiungeva una postilla, doverosa postilla, a completamento dell’informazione sul contenuto della mia missiva.
Ora questo, oltre che allargare la discussione, crea una rete di rimandi, un tessuto di dati (persone, luoghi, avvenimenti: notizie) che completando il quadro della informazione, definiscono la sostanza della nostra cultura locale.
Nella mia lettera in quella del dott. del Gaudio, si parlava di Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e santo, e di Enrico Buondonno, monaco francescano, a proposito di un soggetto natalizio (testo letterario in lingua napoletana e relativo adattamento musicale), patrimonio della memoria più profonda e più antica di ogni napoletano, specialmente se cresciuto nei territori della provincia. Chi di noi, infatti, non avverte come componente essenziale della sua formazione culturale quella nenia natalizia, nata con noi perché ascoltata in casa dalla voce della mamma, o della nonna, con o senza parole, oppure per le strade, chiara e distinta nella melodia, ma frammentaria nel testo, parodia popolare talvolta, la quale proprio per questo motivo abbiamo considerato sempre come “anonima”?
E invece essa è di dominio mondiale, universale, come universale è il “Tu scendi dalle stelle …” di S. Alfonso M. de’ Liquori.
“Buondonno” e “Liguori” due cognomi diffusi nella nostra area, perché originari proprio di queste parti. Nomi collegati a Napoli e Pagani, a Gragnano e Nocera Superiore, solo se osserviamo i luoghi degli estremi cronologici (ma tutta la loro vita si è svolta in questa regione) delle due personalità, che, rispettivamente, hanno dato il loro apporto caratteristico ed originale al ‘700 e al ‘900 (vogliamo dire: napoletano?) Ecco la nostra storia. Di questo patrimonio dobbiamo essere gelosi custodi. Non voglio dilungarmi per non rischiare di tediare il lettore occasionale preso dalla fretta, ma volentieri ti parlerei di me. Come da te tante volte richiestomi.
E questa sarebbe una occasione propizia.
Con grande amicizia, Luigi”.
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sabato 8 gennaio 2011 (Antonio Orazzo)
La lettera aperta di Antonio Orazzo, presidente dell’UNITRE di Castellammare di Stabia, all’indomani del 2° incontro sulla “Raccolta Differenziata”:
“Spett.le Redazione Liberoricercatore, ieri sera alle ore 17 presso la scuola media “Stabiae” abbiamo avuto il 2° incontro sulla “Raccolta differenziata”. E poiché sul bollettino n.8 anno 80 dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Napoli e Provincia, leggemmo che “La crisi rifiuti in Campania induce la percezione di gravi rischi per la salute a causa dei rifiuti non raccolti. Gli studi hanno ravvisato la possibilità di un incremento di malattie infettive, dovuto ai rifiuti non raccolti. Circa la patologia tumorale , essa non nasce dal contatto con i rifiuti abbandonati……… Circa le malattie infettive l’Ass. reg. alla Sanità punta sul monitoraggio dell’andamento di alcune sindrome acute. Viene pertanto costituita una task force di specialisti…”, invitammo ufficialmente, oltre a scrivere una lettera aperta, il Signor Sindaco ed il Signor Commissario ASL NA 3 SUD per sapere cosa si sta facendo di concreto nella nostra città. Il Commissario straordinario ASL NA 3SUD, dottor Vincenzo Russo, ritenendo la problematica in discussione di notevole rilievo, per suoi impegni istituzionali improrogabili, ha delegato i dirigenti sanitari, dottor Alfonso Ciniglio ed il dottor Francesco Giuliano, a fornirci utili informazioni sulle malattie infettive correlate all’accumulo dei rifiuti. I due dirigenti sono stati molto esaustivi e ci hanno tolto tanti dubbi e noi li ringraziamo e ringraziamo anche il Commissario straordinario ASL NA3 dottor Vittorio Russo. I due non hanno potuto esaudire i nostri desideri riguardo alla discarica di via Schito ed alla raccolta differenziata. Il nostro Sindaco non ci ha considerato e noi abbiamo dedotto che l’Amministrazione Comunale è contraria ad una perfetta “Raccolta differenziata”. Visto che è intervenuta la Comunità Europea per la “munnezza” della Campania faremo presente al Commissario Barroso la situazione di C/mare dato che a tutt’oggi non si è fatto altro che aumentare la TARSU facendo diventare C/mare il paese che paga più di tutti. Ripetiamo che per una corretta raccolta differenziata occorre urgentemente:
– l’istituzione di almeno due isole ecologiche per gli ingombranti (bisogna riconoscere che gli ingombranti attualmente vengono ritirati puntualmente) e per l’olio esausto, premettendo che l’olio esausto può produrre almeno tre posti di lavoro per giovani che hanno voglia di lavorare e non per tre persone, messe là dai partiti, le quali correrebbero dietro al lavoro come fanno quelli sistemati, oltre nel Comune, nelle aziende municipalizzate.
– la sostituzione dei contenitori fatiscenti.
– la frequenza almeno trimestrale del lavaggio e disinfezione dei contenitori.
– l’esonero della tassa della Tarsu per le persone sole, specialmente donne, che non riescono più a vivere.
Inoltre, visto che a C/mare di Stabia non esiste un regolamento sui colori dei contenitori e visto che molti contenitori, di vario colore, non portano scritte, mentre altri di colori diversi portano la stessa scritta e poiché i cittadini stabiesi si sforzano di fare la raccolta differenziata, non esistendo a C/mare la raccolta porta a porta, esigiamo che il Comune predisponga che almeno sui contenitori ci siano le seguenti scritte sia davanti che di dietro e che i contenitori siano posti con l’apertura dalla parte del marciapiede:
1. Contenitore con la scritta “ORGANICO”
2. Contenitore con la scritta “CARTA E CARTONE”
3. Contenitore con la scritta “VETRO”
4. Contenitore con la scritta “PLASTICA E LATTINE”
5. Contenitore con la scritta “RIFIUTI NON DIFFERENZIABILI”
6. Contenitore con la scritta “INDUMENTI USATI”
Poiché i contenitori con indumenti usati o con vetro o…. non si trovano in tutte le zone, desideriamo che venga preparata una mappa dell’ubicazione dei contenitori.
Per i partecipanti all’incontro.
Il Presidente dell’Unitre, Antonio Orazzo”.
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giovedì 6 gennaio 2011 (Giuseppe Zingone)
Messaggio per la Befana di Giuseppe Zingone:
“Caro cugino la Befana è ormai solo un ricordo di chi, come noi, l’attendeva per un solo giorno di giochi; soprattutto oggi che è Babbo Natale tutti i dì. Penso però che la nostra fiducia l’abbia ripagata a tal punto che Lei stessa è scesa nelle nostre vie per portar via con sé l’immondizia della Città di Castellammare. Auguri a tutti… e soprattutto ai nostri netturbini (allego foto befana avvistata nei pressi del Montil).
Giuseppe Zingone”.
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giovedì 6 gennaio 2011 (ing. Francesco Chianese)
Ci scrive il carissimo ing. Francesco Chianese:
“CARI AMICI TUTTI, questo anno priorità familiari mi hanno tenuto lontano da Castellammare e non ho potuto godere del piacere della vostra compagnia per il brindisi augurale. Alle 12.00 del 01.01.2011 sono stato comunque vicino a voi.
Auguro a tutti voi ed alle vostre famiglie salute e momenti di tregua, vi auguro di realizzare qualcuno dei vostri desideri, ma soprattutto, visto il legame che ci unisce, auguro a noi tutti che, chi può, ci faccia vivere in una città più pulita, più ordinata e più sicura. FRANCESCO CHIANESE”.
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mercoledì 5 gennaio 2011 (Paolo e Caterina Balzano)
Ci scrivono Paolo e Caterina Balzano:
“Carissimo Maurizio, faccio gli AUGURI di Buon Anno a te e a i tuoi cari… la posta purtroppo l’ho letta solo ora… mi avrebbe fatto piacere brindare… Sono tornato l’altro ieri da Tivoli e mi divido fra Torre del Greco e Stabia…
Ho fatto subito un giro per le vie del centro e siamo sempre + convinti di ritornarcene quanto prima a Castellammare… è davvero bella… è una città che vive… Nel clima Natalizio poi, vederla piena di gente con tutti i negozi aperti fa tanto piacere…!!!
Ci sono xò tante altre cose che si dovrebbero mettere a posto… lo… spero tantissimo che con gli anni a venire tutto questo possa succedere!!… BUON 2011 Mauri’… continuiamo così…!!!
PAOLO E CATERINA BALZANO”.
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martedì 4 gennaio 2011 (Angelo Del Gaudio)
Ci scrive il carissimo dott. Angelo Del Gaudio:
“Caro Maurizio, non darmi del fesso se ti dico che guardando le foto del brindisi con gli amici ho visto con emozione le facce della Stabia pulita. Pensando a C/mare, prima dicevo con la canzone celeberrima “ma c’aggia fà, me fa paura ‘e ce turnà”, ora potrei dire “nun vedo ll’ora ‘e ce turnà!!!”. Siate benedetti per quello che fate per questa Stabia che, come aquila ferita , prima o poi, ritornerà a volare. Sempre con voi per un futuro migliore della nostra città che sia degna di accogliere i nostri figli.
Altius – Citius – Fortius.
Con tanta simpatia, Angelo”.
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martedì 4 gennaio 2011 (Gaetano Cotticelli)
La missiva del dott. Gaetano Cotticelli:
“Carissimo Direttore, ricambio di cuore gli auguri per 2011 di pace e serenità a Lei ed a tutta la sua famiglia; un augurissimo a tutti i lettori ed utenti del libero ricercatore ultimo faro di una Castellammare per bene e colta che chi sa mai se sopravviverà allo sconquassante terremoto di becera volgarità che pervade tutta la nostra società. Sempre grato per lo spazio che la Sua Redazione concede al convegno di Epatologia che ogni due anni mi ostino ad organizzare a Stabia, che richiama, per fortuna, un costante interesse della classe medica stabiese e non , ma ahimè quest’anno ha visto la latitanza della nostra Amministrazione Comunale che per la prima volta (rispetto alle precedenti edizioni) non ha presenziato alla cerimonia di inaugurazione del convegno alla quale hanno viceversa aderito, con estrema e puntuale sensibilità istituzionale le autorità accademiche nella persona del Magnifico Rettore della Seconda Università di Napoli. Un’altra occasione persa nell’ottica del risveglio culturale della nostra città!!!!
Un fraterno abbraccio, Gaetano Cotticelli”.
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domenica 2 gennaio 2011 (Antonello Ferraro)
Antonello Ferraro scrive una lettera al carissimo Gigi Nocera:
“Egregio Signor Gigi, vorrei per prima cosa augurarLe un buon 2011, ricco di serenità e di tutte quelle cose che il Suo cuore desidera. Sono un fan del sito Libero Ricercatore di Stabia, grazie al quale ho potuto conoscere le meravigliose pagine del Suo libro “Gli anni ’30 a Castellammare”. Francamente penso che il suo libro possa essere tranquillamente paragonato ad un quadro bellissimo dipinto con una grande maestria. Ho letto tutti i suoi scritti con grande attenzione ed emozione. Complimenti, sono veramente bellissimi!
Man mano che scorrevo le pagine mi sembrava di sentire la voce della mia povera mamma, mancata ormai da oltre dieci anni, che mi raccontava i suoi bellissimi anni verdi. Mia mamma era del 1923 ed abitava a via Salita San Giacomo, di fronte al carcere. La cosa simpatica è che il ciabattino da Lei descritto è il nonno di mia cognata. Oggi conservo questo libro come una reliquia. Stamattina assieme agli amici del sito ci siamo scambiati, al bar Fontana, gli auguri e prima del brindisi abbiamo ascoltato la Sua bellissima Mail, letta da Sua sorella. E’ stato un momento molto bello e tutti noi abbiamo sentito la Sua bella presenza anche se così lontana. Mi farebbe piacere conoscerLa personalmente, ma siamo troppo lontani.
Le invio i miei più rispettosi saluti e gli auguri per il futuro.
Antonello Ferraro”.
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sabato 1 gennaio 2011 (Antonello Ferraro)
A mezzanotte in punto (ore 00.00 del 1° gennaio 2011), ci scrive il carissimo e sempre preciso Antonello Ferraro:
“Carissimi Amici, in questo momento brindo alla Vostra salute ed auguro a tutti Voi, “fratelli del sito”, un anno di salute, di pace e di prosperità.
I miei più sinceri auguri al mitico Maurizio (se non ci fossi tu, bisognerebbe inventarti) e tutta la sua famiglia. Un pensiero speciale con gli auguri più sinceri, lo invio agli Stabiesi lontani dalla nostra Città. Quanto a me, cosa dire!!! Mi basta un Vostro sorriso!
Con affetto… Antonello Ferraro”.