a cura di Corrado Di Martino 25/05/2019
Oggi, dopo il taglio da parte della madrina, si sono rinnovati i riti antichi del varo, le emozioni, i brividi, e quella leggera commozione che pervade ciascuno di noi in queste grandi manifestazioni in cui la collettività è coinvolta. Il Cantiere Navale da sempre è stato considerato dagli Stabiesi come una cosa di famiglia, umanizzandolo il cantiere è diventato il parente stretto di ognuno di noi, credo si contino sulle dita di una mano coloro i quali non abbiano avuto il nonno, il padre, gli zii, un fratello, occupato a costruire navi nella fabbrica delle navi. Proprio per questo, il cantiere navale rappresenta per noi tutti la famiglia, una cosa cara. L’avventura cantieristica a Stabia è molto più antica di ciò che si pensi, come ci ha riferito Antonio Cimmino dell’ANMI, prima vi erano all’altezza di Porto Carello, tanti cantieri nautici per piccole imbarcazioni in legno, maestri d’ascia di grande abilità professionale costruivano il naviglio dell’epoca. Come è detto nel testo di Romano e Formicola “la Fabbrica delle Navi”, Filippo II detto il cattolico, commissionò a Stabia, alcuni degli otto galeoni che servivano per ricostruire la flotta andata persa contro gli inglesi. Siamo nel 1590 e Santiago de Galizia e Santissima Trinidad y San Vincente del 1592, erano i nomi di due galeoni costruiti proprio a Stabia. Purtroppo come spesso capita, la notizia è stata cannibalizzata da un modesto quotidiano locale, ma questo poco inficia, l’impegno di Antonio Cimmino nel riportare ai più la storia della marineria di Stabia.
Erano presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la supplente consorte l’avv. Laura Mattarella, madrina del varo; la Ministra delle Difesa Elisabetta Trenta; il Capo di Stato Maggiore della Marina l’Ammiraglio Walter Girardelli; il Governatore della Campania Vincenzo De Luca; il Cardinale Crescenzo Sepe; l’Amministratore di FINCANTIERI; il Sindaco di Napoli De Magistris; il Sindaco di Castellammare di Stabia, il Vescovo di Castellammare di Stabia; e non ultimo il Generale di Corpo d’Armata Rosario Castellano, stabiese illustre. Naturalmente a questa manifestazione oltre alle alte cariche istituzionali nazionali e locali e alle maestranze di FINCANTIERI, hanno partecipato anche gli amici dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia del Gruppo Luigi Longobardi che hanno portato il Medagliere Nazionale ANMI, per intenderci quello che sfila il 2 giugno a Roma; con tutte le medaglie d’oro al valor militare della Marina Italiana, facevano da scorta al medagliere, il dr. Enzo Amato e il dr. Antonio Cimmino, mentre l’alfiere era Pasquale Di Martino.
Trieste è il nome preso dall’incrociatore della Regia Marina (1928-1943) affondato nella primavera del 1943 dagli aerei anglo-americani presso Palau in Sardegna. Il vecchio Trieste, trasportava 4 idrovolanti che tramite una catapulta decollavano. A seguito dell’interesse specifico della Marina Spagnola, fu riportato a galla con delle operazioni di recupero dirette dall’ingegnere di marina Antonio Marceglia, a cui nel 2018 è stata dedicata una fregata missilistica appunto dal nome Antonio Marceglia. Successivamente l’acquisto, l’interesse spagnolo per la trasformazione in portaerei del Trieste svanì e la nave fu demolita. Molto probabilmente, dall’incrociatore Trieste, l’LHD pronta al varo, prenderà il motto, ovvero:- Redenta redimo -. Si crede frase, tratta dal discorso di Giovanni Pascoli intitolato “La Grande Proletaria s’è mossa” in occasione della guerra di Libia.