L'imperatrice di Russia, Aleksandra Feodorovna, in un ritratto di Christina Robertson, 1841-1842

Un giorno felice a Castellammare per l’imperatrice di Russia

Un giorno felice a Castellammare per l’imperatrice di Russia

di Giuseppe Zingone

L'imperatrice di Russia, Aleksandra Feodorovna, in un ritratto di Christina Robertson, 1841-1842

L’imperatrice di Russia, Aleksandra Feodorovna, in un ritratto di Christina Robertson, 1841-1842

Carlotta di Prussia nasce a Berlino il tredici luglio 1798, muore a Carskoe Selo il primo novembre 1860.

August Theodor Von Grimm, ne fu il biografo, (fu inoltre un pedagogo, scrittore e musicista) al servizio degli zar di Russia, sua è l’opera in due volumi, Aleksandra Feodorovna, edito a Lipsia nel 1866. Avevamo già accennato all’imperatrice di Russia nell’articolo su Giacinto Gigante.

La vita nella corte degli zar non fu per lei semplice, amò la famiglia di nascita e la sua Prussia per tutta la vita, ciononostante fu favorita dalla suocera, Marija Feodorovna, ma osteggiata dall’imperatrice e cognata, moglie di Alessandro I. Carlotta non padroneggiò mai bene il russo poiché a corte si parlava anche il tedesco ed il francese.
Aleksandra divenne imperatrice di Russia nel Dicembre del 1825, quando suo marito salì al trono quale successore del fratello Alessandro I, con il nome di Nicola I.
Lo stato di salute dell’imperatrice era alquanto compromesso a causa di una depressione e frequenti aritmie cardiache, le fu dunque consigliato dai medici di corte di trascorrere alcuni mesi nelle regioni più calde del sud Europa. Nello stesso periodo attorno alla fine degli anni trenta dell’ottocento, Giacinto Gigante era divenuto intimo amico di Sylvester Shchedrin. Fu il pittore nato a San Pietroburgo e morto nel 1830 ad introdurre Gigante nell’entourage nobiliare russo a Napoli, e nel 1845 il vedutista napoletano capostipite della scuola di Posillipo, affianca l’imperatrice nel suo viaggio a Palermo.

Siamo a conoscenza di una sua tappa a Sorrento, ma grazie alla biografia del Grimm, di una giornata felice trascorsa nella nostra Città.
Nel secondo volume di Grimm, alle pagine 232 e 233, si accenna alla visita dell’imperatrice di Russia a Castellammare, una visita insperata dalla protagonista stessa, con solo un gruppo di dieci persone, tra cui la figlia, Ol’ga Nikolaevna Romanova.

Ol'ga Nikolaevna Romanova

Ol’ga Nikolaevna Romanova

Ho chiesto a mia nipote, Claudia, di tradurre le due pagine dal tedesco sopra in descrizione e non posso che ringraziarla per come il testo rende in maniera netta e semplice, questo giorno felice trascorso a Castellammare da Aleksandra, nella primavera (mese di Aprile) del 1846, a ridosso della settimana Santa:

Un giorno, disse l’imperatrice ad un ospite:
“Credo mi si dovrebbe concedere la parola: “Vedi Napoli e poi muori”.
A tal proposito qualcuno subito replicò: “Un’altra espressione recita: Napoli è solo da vedere, ma Pietroburgo è da vivere”.
“Mi hai ricordato che”, replicò l’imperatrice vivacemente, “neanche una volta ho visto Napoli nel suo pittoresco splendore. Cosa potrebbe fare la compagnia in questi splendidi giorni primaverili?” – “Un’uscita a Castellammare” fu la risposta.
“Mi verrà vietato di respirare l’aria primaverile di Napoli?” -disse scherzando- “Spero di poter condividere la brezza montana con la mia compagnia”.
Per la prima volta l’imperatrice respirò aria fresca oltre i confini della città. La compagnia era composta da dieci persone.
Il re fece sì, che un ufficiale annunciasse ai cittadini di Castellammare, che le tasse sarebbero state rimandate per un anno intero, se sua Maestà non fosse stata importunata dai mendicanti. Per tutto il viaggio l’imperatrice dormì sul treno e sul suo viso comparve un’espressione tranquilla. Si sentì rinata e viaggiò serena su per la collina fino a Villa Lieven.

Loggia di Villa Lieven

Da qui si vede meglio la regina delle capitali europee innalzarsi come un anfiteatro. L’aria e il mare blu erano calmi. La giornata faceva concorrenza a quella del Carnevale a Palermo: anche qui fu sorpresa dal sonno ristoratore.
Quando sua figlia vide questo asino bianco, lo montò e invitò la compagnia a passeggiare nel bosco.
Fu un gradevole giorno primaverile e anche per la figlia del potente zar fu un giorno beato, passeggiando nei boschi del sud circondata dai suoi compagni invece che dai cortigiani. Raccolse con le proprie mani i fiori primaverili e nella bellezza della natura si dimenticò della sua dignità imperiale e gioì nel respirare i fiori.
Fece un bel quadretto anche sul suo candido destriero e sul suo viso vi era un’espressione felice, libera dall’austerità di una posizione tanto elevata.

Attuale Villa Lieven, al centro della foto

Attuale Villa Lieven, al centro della foto

Dopo un piccolo riposo, l’imperatrice poté godere la gioia della vita del Golfo di Napoli e si sedette in disparte dalla sua compagnia e fu immersa dalla contemplazione e dai suoi pensieri.
Mentre lei, in qualità di imperatrice, era invidiata da milioni di persone, in silenzio ammirava le centomila persone fortunate che abitavano in questo posto.
Dopo la grave malattia, si ricordò delle giornate primaverili in Titan1e fu grata per ogni momento felice e alzò gli occhi al cielo riconoscente di averle regalato tale giornata. La sera, fresca e rinvigorita, tornò al castello (a Napoli n.d.r.).

Iniziò la settimana Santa.2Nel castello la compagnia evitava, che il soggiorno dell’imperatrice non risultasse fastidioso. La sera vedeva appena una o due persone.
Il giovedì Santo l’imperatrice assistette alla messa nella chiesa del castello, dove il re fece erigere una tribuna. La chiesa era di un colore cupo ed era illuminata grazie a delle fiaccole. L’intera famiglia imperiale si mise in ginocchio all’altare. Tutto era calmo e toccante, ma né  gli ortodossi né i Protestanti (luterani n.d.r.) poterono comprendere, che questa sconvolgente cerimonia, veniva accompagnata da una melodia laica. Si potevano appena trattenere i pensieri, che questa melodia stesse deridendo la cerimonia.
Dopo la messa, la cerimonia proseguì nella sala del castello, con la lavanda dei piedi alle persone bisognose, fatta dal re in persona.   (Traduzione: Claudia Pane)

Vogliamo infine segnalare, ad onor del merito, e forse tra i primi a registrare la presenza di Aleksandra Feodorovna a Castellammare, il professor Giuseppe Centonze, che nel suo libro, Vittoria Aganoor a Castellammare, offre numerosi spunti di riflessione sui fasti nobili e dei personaggi famosi giunti nella nostra città.3

Terminato il 14 Dicembre 2019

Note


 

  1. Titan è una novella dello scrittore tedesco Jean Paul, che definì Titano il suo romanzo cardinale e capitale. Diviso non in capitoli ma in giubilei e cicli, comprende circa 900 pagine e racconta la storia dell’educazione dell’eroe Albano de Cesara, la sua trasformazione da giovane appassionato in uomo maturo che sale al trono del piccolo principato di Pestitz.
  2. La Pasqua del 1846, cadde il 12 di Aprile, quindi il suo soggiorno dovette aver luogo nella settimana antecedente tale data.
  3. Giuseppe Centonze, Vittoria Aganoor a Castellammare, pag. 25 (La Villa Moliterno a Quisisana),Bibliotheca Stabiana Altera 2011.

2 pensieri su “Un giorno felice a Castellammare per l’imperatrice di Russia

  1. Enzo Civale

    Ho trovato molto interessante l’articolo sopra esposto
    Sono uno studente di lingua russa pertanto ho letto con particolare attenzione e curiosità la visita della regina a Castellammare
    Volevo fare i più sinceri complimenti a De Cunto Pina di Castellammare per il fatto che pubblica spesso su facebook articoli culturali interessanti e non banalità come spesso alcuni pubblicano su facebbok

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    1. Giuseppe Zingone Autore articolo

      Gentile Enzo grazie, portate avanti le nostre radici, cìoè un patrimonio ancora da scoprire e mi riferisco alle migliaia di documenti storici che parlano della nostra terra: Noi di LR nel nostro piccolo e gratuitamente vogliamo al di là di tutte le difficoltà sotto gli occhi di tutti, parlare della nostra meravigliosa terra. Si può partire semplicemente prendendo i libri messi a disposizione da Google in forma gratuita. Mi scuso per il ritardo della risposta, ma gli impegni e le odierne difficoltà non sempre ci permettono di avere tempi distesi.
      Saluti Giuseppe Zingone

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