Luigi Denza
di Giuseppe Zingone
Ultimo brano inserito: Chante toujours, Daniela Benori soprano, Enza Ferrari pianoforte
“Al Signor Luigi Nocera, per il suo smisurato amore dell’Opera e della musica Classica,
ma soprattutto della VITA”.
All’incirca due anni fa, nel periodo delle festività pasquali (che sono solito trascorrere con i miei a Castellammare), decisi di rubare un po’ di sonno al mio dormire per recarmi in giro a curiosare, proprio quando tutti dormono e la città è quieta e tranquilla, pacifica, dormiente, come una splendida donna sdraiata su un divano. Il compito dell’innamorato allora è quello di osservare e ritenere nella mente questi magici momenti, che il turchino chiarore della giornata che inizia, rende ancestrali e le ombre che ancora l’ammantano, restituiscono questa Città all’unisono, malinconica e indicibilmente affascinante.Per fare questo, porto sempre con me la mia fotocamera, e raccolgo sulla sua memoria fatta di un piccolo e potente circuito integrato, queste immagini, che poi spero non si cancellino mai. Qualcuno penserà che a confronto i due pensieri sopracitati sono irrimediabilmente opposti, l’uno caldo e mite, l’altro freddo e quasi meccanico, e soprattutto qualcuno si chiederà cosa tutto questo abbia a che fare con il noto compositore figlio di Stabia. Attraversando quello che sulle guide storiche di Castellammare è noto come viale delle celebrità, mi accorsi che qualcuno, a cui la storia della nostra amata città non sta a cuore, aveva volutamente ridicolizzato il celebre compositore Luigi Denza. Infatti qualche buontempone aveva posto sulle labbra del musicista una chewingum e poi vi aveva inserito una sigaretta. Senza pensarci su due volte, chiesi a dei netturbini uno dei loro strumenti di lavoro e subito asportai quell’indecente spettacolo. Non è questo il luogo per polemizzare, chiedo solo rispetto per la memoria storica di un UOMO che ha portato in Europa la propria Città, prima che gli stati potessero addirittura formulare un pensiero simile che si è concretizzato solo di recente e forse anche con qualche perplessità. Gli anni in cui vive Denza (Castellammare di Stabia, 23 febbraio 1846 – Londra, 27 gennaio 1922) sono pieni di ottimismo verso il progresso, la pace, molte malattie ed epidemie erano state debellate, la mortalità infantile viene drasticamente ridotta. Questo intervallo storico è noto come BELLE ÉPOQUE,1 e di intervallo si tratta all’incirca 40 anni, ma l’Europa era in pieno fermento, tante le novità; si pensi all’Impressionismo, alla fotografia, alla nascita del cinema, alla costruzione di opere monumentali, il Titanic, la torre Eiffel, all’Art-Nouveau, destinata a diventare quello stile liberty, tanto amato anche in Italia. È vero che la propulsione maggiore si ebbe in Francia, ma a macchia d’olio questa rivoluzione socio-culturale si diffuse anche da noi, in questo clima Romantico e Positivo vive Luigi Denza e compone le sue opere, la bellezza di questo periodo storico fu interrotta dal primo conflitto mondiale. L’immagine di Denza è indissolubilmente associata alla sua Funiculì Funiculà, la quale fu composta per celebrare l’inaugurazione della funicolare del Vesuvio del 1880, sicuramente la sua opera più nota, ma anche la più singolare e diciamolo pure orecchiabile dal punto di vista musicale e forse non tra le più belle composte dall’autore, in ogni caso una tra le canzoni più note nel mondo intero.
Il fine pubblicitario di Funiculì Funiculà, (composta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza), ebbe come tutte le canzoni orecchiabili e famose napoletane un grosso impatto a livello sociale sia in Italia che all’estero, un successo ancora insuperato, in quanto il brano è tutt’oggi suonato e cantato in tutti i posti più reconditi del mondo.
Lo stesso Richard Strauss durante la tarda primavera del 1886, all’età di 22 anni si recò in Italia, da questa esperienza che egli stesso definirà a tratti positiva, a tratti negativa, compose Aus Italien ossia Dall’Italia (Richard Strauss, Aus Italien Op. 16 – IV. Neapolitanisches Volksleben).
Erano passati sei anni dal successo di Funiculà Funiculà ma ancora si perpetuava tra le stradine napoletane, nei salotti e nei caffé, la tarantella più grintosa e conosciuta mai musicata al mondo. Il giovane Richard, integrò nella sua opera le note del nostro Denza, ignaro della paternità e della tutela dei diritti d’autore (egli riteneva fosse melodia popolare) purtroppo la cosa gli costò una citazione per i sopra citati diritti ed il pagamento degli stessi a Denza, nonché uno scarso successo della sua opera, oltre a numerose critiche al suo rientro a Monaco.
Stessa sorte toccò ad Alfredo Casella, che inserì la canzone di Denza nella sua Rapsodia, Italia del 1909 anche se con quest’ultimo, il Denza, forse pago dei suoi personali successi professionali ed oramai sessantatreenne, fu più indulgente e umano, (Alfredo Casella: Rapsodia, Italia Op.11 del 1909).
Decine sono le opere del compositore Luigi Denza, che divenne professore di canto nello stesso Conservatorio di Napoli dove aveva compiuto gli studi; quindi, nel 1879 si spostò a Londra, dove fu condirettore della London Academy of Music fino al 1898, successivamente fu professore di canto alla Royal Academy of Music, cattedra che tenne sino alla morte nel 1922, dopo una brillante carriera che lo vide protagonista del suo tempo con collaborazioni musicali che abbracciavano il globo intero. È per questo che voglio dare visibilità ad alcune sue composizioni attraverso le copertine di alcuni spartiti in mio possesso:
A seguire darò anche voce ad alcune interpretazioni delle sue canzoni, celebrate dai massimi esponenti della musica classica mondiale. Al fine di ampliare la seguente raccolta, siete tutti invitati ad inviare i brani in vostro possesso, eventualmente non ancora presenti in elenco. E’ particolarmente gradito il vostro eventuale contributo. Buon ascolto!
Si segnala inoltre l’album Dolce Peccato, The Salon of music of Lugi Denza, prodotto da Hungaraton dell’ 11 giugno 2010, brani del maestro stabiese.
Ultimo inserito
Chante toujours, Daniela Benori soprano, Enza Ferrari pianoforte
Adieu, Rosa Olitzka (1902)
Uocchie nire, Giuseppe Anselmi
Torna, interpretata dal Baritono Alessio Quaresima Escobar
Alla Danza, Ksenia Kuchukova soprano, Andrei Bogatsh tenor, Jun Zhao, piano
In’s Wunderland, Park Eun Yong e Jeong Ji Eun
Funiculì Funiculà, Andrea Bocelli
Funiculì, Funiculà, orchestrata da “The Mount Prospect Band”
Occhi di fata, Luciano Pavarotti
Occhi turchini, Beniamino Gigli
Porquoi tardez vous, Giuseppe Anselmi
Si vous l’aviez compris, Giuseppe di Stefano
Tu, Andrea Bambace pianoforte e Cristina Pastorello soprano
Vieni! Vieni all’anima mia, Aureliano Pertile
J’ai peur de l’aimer, Joan Sutherland
Luna fedel, tenore Giovanni Bresciani, pianoforte Andrea Musso
Concludo con una curiosità, prontamente segnalata dal dr. Angelo Del Gaudio: “Un po’ di tempo fa, una personalità politica italiana, in visita ufficiale in Russia, venne accolta con tutti gli onori del caso ( come richiesto formalmente in tali occasioni ), solo che per inno nazionale gli fu suonato Funiculì Funiculà del nostro Denza“.
Questo articolo è stato pubblicato nel 2009
Leggi anche: Due Stabiesi e un napoletano nella Parigi della Belle Époque
Pubblicazioni musicali: Denza (articolo d’epoca)
Funiculì Funiculà e ‘o Telefono
Per ulteriori informazioni scrivere a: giuseppezingone@hotmail.com
- Leggi anche: Due Stabiesi e un Napoletano nella Parigi della Bella Époque, https://www.liberoricercatore.it/stabiesi-belle-epoque/ ↩
ma per sapere più informazioni riguardo Luigi Denza (mio bisnonno) a chi mi devo rivolgere?
Gentile Flavio, le rispondo nei limiti del nostro possibile….
Io a dire il vero mi sarei aspettato informazioni da parte sua che sarebbero pur sempre gradite.
In primis il Dottor Carlo Felice Vingiani, mi chiedeva come è imparentato con il Denza. Mi ha girato, inoltre, un albero genealogico da lui ricostruito e può contattarlo tramite un qualsiasi suo articolo come ha fatto con me.
Il nostro Direttore invece mi comunica che nella nostra libreria (fisica) abbiamo un volume scritto da Acampora-D’Angelo, il Genio di Funiculì Funiculà, Longobardi editore 2001.
Saluti Giuseppe Zingone e a risentirla presto!