( a cura di Antonio Cimmino )
(deceduto combattendo sul torpediniere “Cigno” in Africa settentrionale)
Dal racconto del fratello Comm. Vincenzo, si evince che Aniello Della Monica nacque a Castellammare di Stabia il 15 luglio del 1915 a piazza Mercato, ora piazza Cristoforo Colombo meglio conosciuta come Piazza Orologio. Fin dalla giovane età aveva una particolare predilezione per il mare e le attività marinaresche. Di carattere gioioso e di fisico robusto, dopo aver conseguito la licenza media ad indirizzo industriale, lavorò come fabbro in un’officina del centro antico. Non appena compì i 18 anni, fece richiesta di arruolamento nella Regia Marina e, superati gli esami di ammissione nel servizio volontario, il 23 luglio 1933 fu chiamato al Deposito C.R.E.M. (Corpo Reale Equipaggi Marittimi) Spezia in qualità di Allievo Torpediniere con matricola 34548. Successivamente venne inviato alle Scuole di San Bartolomeo per frequentare un corso di specializzazione inerente al Servizio Direzione Tiro (S.D.T.) per le artiglierie di bordo. Classificatosi primo del corso, gli fu concessa una licenza premio di 15 giorno.
Nel mese di settembre del 1934 fu imbarcato sull’incrociatore leggero Giuseppe Garibaldi con la qualifica di S.D.T. ed a gennaio dell’anno successivo fu promosso Sottocapo. L’armamento principale di tale incrociatore era costituito da 10 cannoni da 152/55 ( in 2 torri binate e 2 torri triple), 8 cannoni da 100/47 mm in 4 torri binate, 8 mitraglie da 37/54 mm e 12 del tipo Breda da 13,2 mm.
Con il Garibaldi partecipò alle operazioni navali della guerra d’Etiopia.
Per il suo impegno e la bravura militare nel Servizio Direzione Tiro delle artiglierie di bordo, ad Aniello Della Monica fu conferita una medaglia commemorativa concessa con regio decreto del 27 aprile 1936.
La sua professionalità fece sì che il Comandante del Cacciatorpediniere Pantera lo richiedesse a bordo. Il comando del Garibaldi con rammarico diede il N.O. provandosi di un valido elemento. Il 30 dicembre del 1936, dunque, si imbarcò sul Pantera. La nave apparteneva ad una classe di cacciatorpediere di tre unità: Leone, Pantera e Tigre che erano inquadrate nella V Squadriglia del Comando Navale in Africa Orientale di Massaua. L’armamento del Pantera era costituito da 8 cannoni da 120/45 mm 2 cannoni da 76/41, più 6 siluri. Su tale unità partecipò alle operazioni in Albania dal 7 al 16 aprile del 1939. Il 7 aprile, infatti, l’Italia occupò militarmente l’Albania costringendo alla fuga il suo re Zog e proclamando Vittorio Emanuele III Re d’Albania. Nel mese di ottobre dello stesso anno fu autorizzato a fregiarsi anche del relativo distintivo commemorativo.Scoppiata la guerra fu destinato al cacciatorpediniere Cigno, unità della serie Climene, classe Spica, inquadrata nella squadra navale di protezione dei convogli in Africa Settentrionale.
Il Cigno, normalmente di stanza a Tobruch, era inquadrato nella XI Squadriglia Torpediniere unitamente alle altre unità della sua classe: Castore, Climene, Centauro. Il suo principale armamento era composto da 3 cannoni da 100/47 mm e 6 mitraglie da 20/65 mm, nonché 4 mitraglie da 13,2 mm , 20 bombe di profondità e 4 siluri. Dalla Sicilia i convogli scortati da incrociatori e cacciatorpediniere, trasportavano truppe e materiale nei porti di Bengasi, Tobruch e Derna subendo ingenti perdite di uomini e mezzi, sia per l’inefficienza di una adeguata copertura area e sia per la mancanza di un sistema radar, strumentazione che gli inglesi già possedevano. Anche su tale unità Aniello si fece benvolere per il suo attaccamento al dovere e per la bravura nel servizio. Fu promosso nel grado superiore di Sergente. Il Cigno faceva base a Bengasi. Il porto ogni notte era soggetto a pesanti attacchi aerei della R.A.F.
Il Sergente Aniello Della Monica era l’unico marinaio a possedere la barba ed il Comandante gli ingiunse di radersi il pizzo, Aniello gli chiese di procrastinare la rasatura dopo essersi fotografato in franchigia. Il Comandante acconsentì.
La sera del 16 settembre del 1940 la città fu bombardata ad ondate successive. Tutti ai posti di combattimento! Aniello si affrettò alla Direzione Tiro dei cannoni di bordo ma una bomba lanciata da un aereo gli scoppiò nelle vicinanze. Il suo corpo straziato e ridotto a brandelli su sparso per tutto il ponte di coperta. I suoi resti furono riconosciuti solo dalla barba ancora attaccata ad un pezzo di mandibola.
Fu sepolto nel cimitero italiano di Bengasi.
Al Sergente S.D.T. Aniello Della Monica, con brevetto n. 5618, fu conferita la Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione: “…imbarcato su di una silurante, accorreva tra i primi al suo posto di combattimento, cadendo da prode in seguito allo scoppio di una bomba”.
Con protocollo 2365/3 del 23 settembre 1940, il Comando Superiore del Corpo Reali Equipaggi Marittimi, firma dell’Ammiraglio di Divisine Guido Bacci di Capaci, così scriveva alla famiglia: “Ho il dolore di comunicarVi che il Vostro congiunto Sergente S.D.T. DELLA MONICA Aniello, è deceduto nell’adempimento del proprio dovere il 17 settembre 1940. La Salma è stata tumulata nel Cimitero di Bengasi, la Regia Marina per mio mezzo Vi prega di accogliere le più profonde espressioni di cordoglio”.
Successivamente anche il Cigno pagò il suo tributo alla guerra. Il 16 aprile del 1943, a ovest della Sicilia, mentre scortava unitamente alla torpediniere Cassiopea, la motonave Belluno fu attaccato dai cacciatorpediniere inglesi Paladin e Pakenham avvantaggiati dall’installazione di un radar a bordo. Un siluro del Pakenham la danneggiò ed immobilizzò ma il Cigno continuò a sparare colpendo l’unità nemica che, alla fine dello scontro, si autoaffondò in quanto non poteva essere rimorchiata a Malta.
Il ritorno in Patria
Agli inizi degli anni ’70 la Libia, per liberare le aree occupate dei cimiteri di guerra e destinarli ad altri scopi, chiese al governo italiano di riprendersi i resti mortali. Il 22 ottobre del 1972 Aniello Della Monica ritornò nella sua città natale. In città il Sindaco fece affiggere dei manifesti, unitamente all’A.N.M.I. invitando la cittadinanza a partecipare al Rito che si articolò secondo un protocollo di Onoranze organizzato dal Comune di Castellammare di Stabia.
In piazza Incrociatore San Giorgio nello spazio antistante la Capitaneria di Porto, fu allestito un palco sul quale, alla presenza di Autorità religiose, civili e militari, nonché di rappresentanti delle Associazioni d’arma e combattentistiche e di numerosi studenti, fu celebrata una messa di suffragio. Successivamente un lungo corteo si diramò per le vie della città tra ali di folla commossa.
I resti mortali di Aniello furono posti su un automezzo dei Carabinieri scortato dai militi in alta uniforme e da un picchetto armato di marinai.
In ricordo del fratello scomparso, il Comm. Vincenzo Della Monica, eletto successivamente Presidente del Gruppo A.N.M.I. di Castellammare, si prodigò per la costruzione e la sistemazione di Monumento ai Marinai che si erge in villa comunale.
Vincenzo Della Monica non ha mai dimenticato il sacrificio di coloro che sono morti per l’adempimento del loro dovere e, negli anni ’80 ha costituito in città anche una sezione, intitolata alla M.O.V.M. Domenico Baffigo dell’Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione Inquadrati nelle FF.AA.