Masdea chi era costui?
di Antonio Cimmino 28-06-2024
Parafrasando la domanda che si poneva don Abbondio nei Promessi Sposi a proposito del filosofo greco Carneade, la si può ripetere per Edoardo Masdea, noto solo tra gli addetti ai lavori. Nel panorama dei progettisti navali a cavallo dei secoli XIX e XX egli, però, si annovera tra i più “gettonati” Giacinto Pullino, Vittorio Cuniberti e Benedetto Brin.
L’ingegnere Eduardo Masdea nacque a Napoli il 23 luglio 1849 e, a 10 anni d’età, fu ammesso a frequentare la locale Accademia di Marina. Dopo l’istituzione della Regia Marina nel 1861 continuò a frequentare la stessa Scuola fino a divenire Guardiamarina dopo gli imbarchi sulle corvette a vela Euridice e Valoroso, passando successivamente dal Corpo dello Stato Maggiore a quello del Genio Navale. Nel mese di dicembre 1865 divenne allievo ingegnere nella Scuola di Applicazione del Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia, ove insegnava l’ingegnere Giacinto Pullino, futuro progettista del Delfino, il primo sommergibile italiano varato nel 1895. Il giovane ingegnere ebbe modo di farsi notare quando, nella rada di Ancona, recuperò l’ariete torpediniere Affondatore dopo che la nave, il 6 agosto 1866, era colata a picco a causa di un temporale. Riportato a galla, l’Affondatore venne trainato in cantiere, ove rimase per circa tre anni per essere riparato. Sotto la direzione di Benedetto Brin, il giovane progettista napoletano, prese parte alla progettazione delle rivoluzionarie corazzate veloci Italia e Lepanto, impostate nel 1876 (la prima a Castellammare di Stabia e la seconda a Livorno). Erano dotate di una efficiente compartimentazione interna in grado di consentire alle predette Unità di rimanere operative anche con il 30% dei compartimenti allagati. Allestite con enormi spazi tali da poter imbarcare una divisione di fanteria di 10.000 uomini (soluzione adottata da altre Marine). Bastimenti precursori delle navi da battaglia, ma che divennero presto superate dall’avvento dei cannoni a tiro rapido. Ormai il Masdea si era affermato e fu incaricato dal Brin di collaborare al progetto delle tre corazzate classe “Re Umberto”: Re Umberto, Sardegna e Sicilia. Navi progettate apportando miglioramenti a quelle della classe “Italia”. Ma la lungaggine tra la data di impostazione e quella di entrata in servizio (1884 – 1895) le resero anch’esse obsolete poco dopo l’entrata in servizio. Nel 1884 Benedetto Brin fu nominato ministro della Marina e, in funzione delle avventure coloniali dell’Italia e dell’espansione commerciale verso l’Africa, il Sud America e l’Estremo Oriente, decise di far progettare idonei incrociatori protetti in relazione alle nuove e molteplici occasioni di impiego. L’incarico fu assegnato al suo “pupillo” Eduardo Masdea, che prese a modello i piani di costruzione delle navi costruite nei cantieri inglesi Armstrong. Queste nuove Unità della classe “Regioni” (Lombardia, Calabria, Elba, Etruria, Liguria, Puglia e Umbria) furono impostate tra il 1888 e il 1893. Masdea, con tali incrociatori, cominciò a essere conosciuto anche all’estero: erano navi che, oltre alla soddisfacente abitabilità, preziosa per le lunghe campagne, avevano buone qualità nautiche e ottima manovrabilità; la loro stabilità, anche con mare grosso, dava precisione ai tiri di artiglieria. L’opera viva dello scafo aveva un rivestimento di legno ricoperto di lastre di zinco per proteggerlo da flora e dalle teredini nella navigazione in mari tropicali. Con un unico ponte corazzato, i depositi carboni lungo le fiancate dell’opera morta fungevano da ammortizzatori per eventuali colpi di artiglieria. Dal novembre 1888 al marzo 1894 Masdea divenne membro del Comitato per i disegni delle navi, continuando a studiare la progettazione di Unità di grandi dimensioni. Progettò due incrociatori corazzati: Carlo Alberto e Vettor Pisani. Le navi possedevano buone qualità e caratteristiche marine. La corazzatura, con piastre d’acciaio tipo Havery (nichel con carbonio), forniva maggiore durezza e omogeneità. Con tali Unità Masdea portò la cantieristica na zionale all’attenzione del mondo. Nel 1894 Masdea fu nominato Direttore delle costruzioni navali del Regio Arsenale presso il primo dipartimento marittimo di La Spezia e dal febbraio 1896 ricoprì lo stesso incarico presso il ministero della Marina con il grado di Ispettore e poi Maggiore Generale. Per soddisfare le richieste del citato Dicastero, che chiedeva Unità maggiormente protette e armate, a Masdea fu affidato l’incarico di progettare degli incrociatori corazzati. Egli si mise all’opera secondo i seguenti principi ispiratori:
- Unità in grado di assolvere compiti sia dell’incrociatore corazzato e sia della nave di linea, operando in stretto contatto con quest’ultima;
- impiego strategico atto ad affrontare, anche se isolato, formazioni di incrociatori protetti;
- sostenere il confronto con navi maggiori essendo in grado di disimpegnarsi grazie alla elevata velocità rispetto alle navi di linea.
Nacquero così gli incrociatori corazzati classe “Giuseppe Garibaldi”. Fu un successo internazionale. Erano navi molto versatili, capaci di mantenere il loro posto all’interno della linea della flotta, e perfetti intermediari tra incrociatori pesanti e corazzate. Inoltre, furono costruite rapidamente (4 anni contro 6-9 per le navi francesi) e a un costo inferiore rispetto alla maggior parte dei cantieri navali europei, rendendole una proposta interessante per l’esportazione. Divennero, quindi, il primo grande successo internazionale della cantieristica militare italiana dell’epoca e, per molti anni, essa in effetti dopo la Gran Bretagna fu considerata la più grande esportatrice di incrociatori. Il primo dei quali fu impostato nel 1893 nel cantiere Ansaldo di Sestri Ponente. Le richieste dall’estero non si fecero attendere. Per esaudirle, alcune navi furono acquistate già sullo scalo di costruzione.
Tanto è vero che la Regia Marina dovette attendere qualche anno per averne tre: Giuseppe Garibaldi, Francesco Ferruccio e Varese 1. Alla fine del secolo, quindi, la Regia Marina, diede la priorità alla costruzione di Unità in grado di superare in velocità quelle francesi e austriache (Nazioni considerate come potenziali nemici). Il 2 marzo 1899 Eduardo Masdea fu nominato giudice supplente del Tribunale supremo di Guerra e di Marina. Fu impegnato, dunque, non come progettista ma come investigatore, per far luce su uno scandalo avvenuto nel regio cantiere di Castellammare di Stabia. Al Ministero erano pervenute numerose denunce su angherie perpetrate ai danni di alcuni dipendenti e su alcune truffe sulle forniture. L’indagine si chiuse con il trasferimento in altri cantieri statali di alcuni capi operai. Sembra che fosse stato coinvolto anche il deputato locale, ammiraglio Giuseppe Palumbo (https://www.liberoricercatore.it/giuseppe-palumbo/), che avrebbe utilizzato, quale bacino elettorale, le migliaia di dipendenti del cantiere. Ma tutto fu insabbiato. L’11 gennaio 1901 Masdea fu nominato capo dell’Ufficio tecnico del Ministero della Marina e si dedicò allo studio di due altri incrociatori corazzati, il San Giorgio e il San Marco, impostati rispettivamente il 4.7.1905 e il 4.9.1905 e varati il 27.7.1908 e il 20.12.1908 nel regio cantiere di Castellammare di Stabia. Il progetto di tali Unità era teso al miglioramento degli incrociatori corazzati della classe “Pisa”. Masdea ne conservò l’armamento, modificò la corazzatura, rialzò il castello di prua e migliorò gli alloggi dell’equipaggio. La nuova classe era caratterizzata da una carena che forniva elevata velocità e buone qualità nautiche. La struttura assicurava, inoltre, una consistente riserva di galleggiabilità. Le caratteristiche belliche furono migliorate sistemando le artiglierie più in alto rispetto al galleggiamento e velocizzando il rifornimento delle munizioni durante i tiri. Il San Marco si differenziava dal quasi gemello San Giorgio per possedere, prima nave in Italia, le turbine a vapore in luogo delle macchine alternative e per essere dotata di bussola giroscopica e di casse antirollio, nonché di quattro eliche. La carriera dell’ingegnere Masdea continuò spaziando anche in altri ambiti. Tra giugno e settembre del 1904, fece parte della Commissione per lo studio delle riforme al codice della Marina mercantile, divenne capo del Genio Navale, fu promosso Tenente Generale del Genio Navale. Nel 1905, da una idea di Vittorio Cuniberti, un altro eminente Ufficiale del Genio Navale, Masdea progettò la prima corazzata di tipo monocalibro della Regia Marina: la Dante Alighieri, impostata nel 1909 nel regio cantiere di Castellammare di Stabia. Per tale Unità Masdea adottò una innovativa sistemazione delle artiglierie principali: 12 cannoni da 305 mm. in 4 torri trinate poste nel piano di simmetria della nave.
Le torri corazzate dei cannoni da 305 mm. erano brandeggiabili mediante un sistema sia idraulico sia elettrico, mentre l’elevazione delle munizioni dai depositi, il caricamento e la manovra delle grosse artiglierie all’interno delle torri erano solamente idraulici. La corazzata rappresentò un punto di svolta dell’industria cantieristica in quanto, per la prima volta in Italia, vennero installate in parte caldaie a nafta e in parte caldaie a combustione mista (carbone più nafta) a monte di un apparato motore a turbine e 4 eliche. Era stata varata la prima dreadnought italiana, ipotizzata da Cuniberti nei suoi studi, tempestivamente costruita dagli Inglesi (in servizio nel 1906) con il nome di HMS Dreadnought, che significa “non temo nulla”. Da allora tutte le navi potentemente corazzate e con grossi monocalibro sistemati per chiglia, furono così denominate. Il 17 agosto 1907 Masdea fu nominato direttore del Comitato per l’esame dei progetti di navi e subito si tuffò nell’elaborazione dei piani di altre tre corazzate: Conte di Cavour, Giulio Cesare e Leonardo da Vinci, che cominciarono a essere costruite nel 1910. Mentre era in costruzione il Dante Alighieri promise all’ammiraglio Carlo Mirabello, Ministro della Marina impegnato nell’ammodernamento tecnologico della Forza armata, di completare in soli tre mesi i piani delle nuove unità più potenti, tipo “Conte di Cavour”, e mantenne l’impegno, consegnando i disegni il 2 settembre 1909. Con le corazzate classe “Conte di Cavour” finalmente si abbandonò la ormai anacronistica prua a sperone. Lo scafo possedeva un doppio fondo a struttura cellulare sottostante a triplo fondo con una estesa compartimentazione formata da 4 paratie orizzontali e 19 trasversali. Sulla coperta, dalla torre sopraelevata di poppa fino a prua, si estendeva una cittadella corazzata che conteneva le batterie da 120/50 mm. La nave era dotata di due timoni semi compensati, posti uno dietro l’altro, quello più verso prua aveva la superficie grande un terzo di quello a poppa. Erano manovrabili indipendentemente anche manualmente in caso di avaria ai servomotori; in tal caso le ruote dei timoni erano azionate da una squadra di 16 uomini. Un’altra caratteristica era rappresentata dal sistema delle torri binate e trinate delle artigliere, sempre da 305 mm; le prime erano sistemate a livello superiore per alleggerire le sollecitazioni sullo scafo durante le salve, per un totale di 13 cannoni, superiore a tutte le corazzate costruite fino ad allora, tranne la Sultan Osman 2. Tali navi furono ordinate come risposta ai piani francesi di costruire corazzate classe “Coubert”. Masdea rimediò ad alcuni difetti rilevati sulla Dante Alighieri relativamente alla debole protezione e all’armamento. Tali piani furono poi utilizzati con minime variazioni, apportate dal tenente generale Giuseppe Valsecchi, per realizzare le navi da battaglia di 1a classe cl. “Duilio” (Duilio e Andrea Doria), impostate nel 1912 a Castellammare e a La Spezia e varate nel 1913. In riconoscimento dei suoi meriti, oltre ad aver ricevuto le onorificenze di Grande Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro il 24 maggio 1906 e di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia il 4 giugno 1908, fu nominato senatore del Regno nel gennaio 1910. La sua nomina fu salutata dai colleghi senatori riconoscendo il suo nobile carattere, scrupoloso osservatore del dovere, rigoroso ma giusto, nonché amabilissimo nelle maniere. Nei pochi mesi, che frequentò palazzo Madama, fu molto assiduo; da lui ci si attendevano preziosi contributi nelle materie di sua competenza. Purtroppo la morte lo colse il 12 maggio 1910.
Durante la commemorazione in Senato l’ammiraglio Carlo Leone Reynaudi nel suo appassionato intervento ebbe a dire:” Mi limito a rilevare come Egli sia stato il degno successore del grande Benedetto Brin, il quale, ben giudicando delle particolari attitudini, dell’amore del Masdea ai severi studi dell’ingegneria navale, lo volle presso di lui e suo collaboratore prediletto. Alieno dal far parlare di sé, modesto, forte lavoratore, d’indole mite, potrei dire che le sue caratteristiche personali era il genio e la bontà”. Si può affermare che l’allievo Eduardo Masdea avesse superato il maestro Benedetto Brin, in quanto progettò e studiò più navi di tutti dall’unificazione agli inizi del secolo XX. Riconoscenti Roma e Napoli gli dedicarono delle strade e la seconda, sua città natale, nel 1915 fece affiggere a Via Foria al palazzo in cui nacque una targa, sulla quale si legge: “Il vigile spirito ricordi alla risorgente fortuna d’Italia, che l’avvenire della Patria è sul mare”.
- Due delle navi nel 1902 furono vendute alla Marina argentina prima del completamento come Mitre e Roca; furono ribattezzate Rivadavia e MarianoMoreno. GliArgentini a loro volta le vendettero alla Marina imperiale giapponese prima del completamento definitivo nel 1904 (Kasuga e Nisshin). L’Argentina, inoltre, comprò il Generale Garibaldi nel 1895 e il Generale San Martin nel 1896. Il Cristobal Colon fu venduto alla Marina spagnola, che stava per acquistarne una seconda chiamata Pedro de Aragon, acquisizione non concretizzata a causa della guerra ispano-americana con il successivo ridimensionamento dell’Armada spagnola. ↩
- Una corazzata da 27.500 t., impostata per il Brasile come Rio de Janeiro il 14 settembre 1911 da Armstrong, venne acquistata dalla Turchia a metà costruzione. All’atto della consegna nel 1914 fu confiscata dalla Royal Navy e denominata HMS Agincourt ↩
grazie per aver voluto condividere con i lettori di libero ricercatore l’attività professionale di Edoardo Masdea