Il monumento sorse ad iniziativa di un Comitato cittadino che, con deliberazione del 24 gennaio 1925, ne affidò l’incarico all’artista prof. Giuseppe Renda; e costò L. 150.000: somma comprensiva del bozzetto, della messa in opera del monumento atto alla inaugurazione e della direzione artistica; mentre la sistemazione dello spiazzo sistemato ad aiuole al di fuori del cancello che recingeva la base del monumento, costò L. 9000, come da deliberazione della Consulta Comunale in data 26 aprile 1928.
Ecco la relazione del prof. Renda sul significato della statua e dei quattro bassorilievi:
« Secondo il bando di concorso il monumento deve rispondere a queste condizioni:
1 – glorificare i Caduti e suscitare l’amore patrio;
2 – esprimere ciò senza simboli difficili a intendersi;
3 – ispirarsi alle grandi opere classiche.
Ho cercato di soddisfare queste esigenze con un gruppo di tre figure.
La lotta vittoriosa (rappresentata dal guerriero trionfante), i dolori sofferti (rappresentati dalla madre dei combattenti e dei Caduti), sono consacrati ed offerti a Roma, simbolo della patria. Roma risorge sulle rovine del suo passato, riprende e stringe nel pugno il mantello imperiale. La nuova potenza della patria si rivela ai combattenti, che vedono in essa la più alta glorificazione della propria opera. Mi è sembrato che così una sola rappresentazione unifichi l’esaltazione dei combattenti e l’amor patrio; che la guerra diventi vittoria della nazione e che si evitino le solite rappresentazioni di combattenti carichi di allori e di incoronati.
Nei quattro bassorilievi, appena accennati nel bozzetto, sono interpretati i quattro aspetti principali della guerra. Come nel gruppo così nei bassorilievi ho tolto ogni riproduzione di armi o vesti o strumenti guerreschi moderni (fucili, aeroplani, bombe, ecc.). Questi stonerebbero con l’ispirazione classica e sarebbero piuttosto fotografie che interpretazione artistica. Il bassorilievo di fronte interpreta la guerra terrestre con la lotta tra un legionario e l’aquila austriaca. Il bassorilievo a destra interpreta la guerra marittima con la nave rostrata latina guidata dalla vittoria tra le insidie del mare. Il bassorilievo a sinistra interpreta la guerra aerea con le furie che seminano incendi e lutti sulle città. Il bassorilievo alle spalle interpreta la preparazione civile alla lotta con il lavoro delle officine e nei cantieri per la guerra. Per coerenza di stile la base è ispirata ai grandi monumenti romani ».1
Era tutto pronto per l’inaugurazione, inviti compresi, per domenica 28 ottobre 1928, quando il Vescovo, inaspettatamente, si rifiutò di prendere parte alla cerimonia. Difatti riteneva che le immagini fuse in bronzo alla base della Vittoria Alata fossero “…alquanto sconce e scandalose” ritraevano, infatti, nella loro realtà, audaci nudi maschili, anche con rappresentazioni di organi genitali.
L’impasse fu lungo ed il Monumento rimase coperto per circa tre anni. Lo scultore Renda, da vero artista, si rifiutava di mascherare le nudità, mentre il Vescovo non recedeva dalle sue decisioni. La situazione fu infine sbloccata dall’allora presidente dell’Azione Cattolica, avvocato Silvio Gava, che con lettere premurose e prudenti convinse definitivamente lo scultore Renda, che cedette.
Rimosso quest’ultimo ostacolo, il Monumento, alla presenza di tutte le autorità, civili, militari e religiose, Vescovo compreso, fu solennemente inaugurato2il 29 marzo del 1931.
Note: