Nancy Bowmann

Nancy Bowmann

a cura di Giuseppe Zingone

Il Critico d’arte Girace con la pittrice americana Nancy Bowman

Uno scritto di Piero Girace dedicato alla pittrice statunitense.

Una sera, nella Taverna Margutta, ove di solito venivano a cenare tutti gli aderenti al Movimento Istintista, mi fu presentata una giovane e bella americana, la quale disse di essere pittrice e di voler aderire all’Istintismo.

Scambiammo nel miglior modo quattro chiacchiere circa l’arte, l’istintismo, la bellezza di Roma; poi uscimmo insieme dalla trattoria, tutti e due alquanto euforici, e passeggiammo a lungo per Trinità dei Monti, a quell’ora deserta. Seppi così ch’ella era nativa di Boston e che era stata allieva di Maurice Sterne. Mi disse di andare a trovarla. Ed io ci andai. Ma durante il cammino pensavo: Chissà che razza di pittura farà costei!- Invece, non appena varcai la soglia dello studio, ebbi a ricredermi. Amava Napoli. Amava Pompei. Vi si recava spesso.

I suoi dipinti erano originali, di una drammaticità impressionante pur essendo modernissimi, avevano un tono di classicità, o meglio di antica pittura parietale mediterranea. Mi sono rimasti impressi nella memoria «La corrida», «Quelli che portano il fardello», in cui sono rappresentati due bovi monumentali davanti a un mare in tempesta. «La deposizione», «La danza dei cavalli», «La vita vertiginosa» con i cavalli che corrono all’impazzata e che in effetti simboleggiano il disordine dei sensi e dello spirito dell’umanità di oggi. Sembravano bassorilievi.

La giovane americana metteva nella pittura qualcosa di concettuale e ad un tempo di passionale. I suoi dipinti erano ricordi di cose che l’avevano enormemente impressionata. Cavalli. Tempeste. Tori infuriati. Bovi. Maschere. Teste antiche. La luna. Il mare. In ogni dipinto un sentimento drammatico.

Vagava per le strade di Napoli, di Roma, di Parigi, di Nuova York o di Londra: s’immergeva fino alla gola nel fiume della vita, e ritornava per purificarsi con maggior passione alla pittura.

Celava nella sua anima la tempesta: in una specie di catarsi scaricava nei suoi dipinti insieme con le emozioni le fantasie di un mondo interiore, dove di volta in volta si alternavano luci abbaglianti e tenebre nere.

Un bel giorno partì, e non ebbi più notizie di lei.1

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Articolo terminato il 25 settembre 2023


 

  1. Piero Girace, Artisti contemporanei, Napoli, Ed. E.D.A.R.T., 1970, pag. 573.

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