Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )
Caro Gesù bambino, chi ti scrive è un vecchio bambino (o un bambino vecchio, scegli tu) che dalla vita ha avuto tutto, il bello e il brutto; le gioie e i dolori. E della vita ha visto quasi tutto… Gli manca soltanto il finale. Ma oggi vuole dimenticare tutto questo e ritornare un innocente fanciullo e scrivere la letterina dei desideri. In questo Santo giorno i bambini, normalmente, chiedono dei doni, dei giocattoli. Ma il bambino che per un giorno questo vecchio vuole rappresentare non ti chiede questo, ma un dono prezioso e nello stesso tempo pesante come un castigo: il LAVORO! Ma non per se, no!, ma per suo padre, per suo nonno. Devi sapere che questi suoi cari lavorano (o lavoravano? dato i tempi questo non si può affermare con sicurezza) nel glorioso cantiere navale che da circa due secoli è la principale fonte di reddito della maggioranza degli stabiesi. Se questo reddito viene a mancare al suo posto subentrano miseria e disperazione. Ed oggi questa prospettiva sta diventando realtà: il cantiere non ha più lavoro e sta mettendo “a spasso” (come si diceva una volta con un malizioso eufemismo) centinaia di lavoratori, privandoli quindi di quel poco denaro che finora è servito per tirare avanti la famiglia, sottraendola ai richiami brutti dell’illegalità. Difatti, si può rimanere passivi e inermi quando sul desco quotidiano scarseggia il pane? Quando non si possono comprare scarpe e panni caldi? Quale padre, davanti ad un figlio che sta crescendo nel fisico e nella mente, non si ribella a questa che ritiene, ed è, una ingiustizia? Quindi non stupirti, caro Gesù Bambino se aumenta la delinquenza. E non credere neanche a quelli che dicono: “Ma c’è la crisi per tutti!” Non crederci: non è vero. La crisi colpisce principalmente i poveri, i senza voce, coloro che non vengono mai ascoltati: da nessuno e in nessuna sede. L’unica arma che possiedono è la solidarietà fra di loro, l’unirsi affinché la voce di ognuno non sia un flauto, ma con quella degli altri diventi un tuono. Un tuono tanto fragoroso da far sobbalzare dalla comoda sedia chi con occhio annoiato e infastidito vede tutto ciò e non fa nulla.
Quindi caro Gesù Bambino fa che questi amici, fratelli concittadini, ascoltino il consiglio di chi in questo nostro glorioso cantiere ci ha lavorato da giovane, tanto tempo fa. Quando il ta – ta – ta – ta dei martelli pneumatici dei calafati riempiva l’aria di tutta la città, e stava a significare che il suo cuore batteva, che era viva. Da questo rito pagano dello sposalizio fra il maschio chiodo e la femmina lamiera nasceva poi la nave! Ed al parto (il varo) assistevano migliaia di stabiesi che salutavano l’evento con entusiasmo ed orgoglio.
Caro Gesù Bambino, possibile che tutto questo debba finire? Ti prego, fa che chi ha il potere di decidere delle sorti di questa città e della sua gente si metta una mano sul cuore, e dia una speranza concreta a questi miei concittadini.
Nello scriverti questa letterina di Natale, questo vecchio di 86 anni, che è voluto ritornare bambino per un giorno, ha trovato il candore e la speranza di allora. Di quando era sicuro che i suoi desideri si sarebbero realizzati. Quindi ti prego, guarda con occhio benevole questi miei fratelli; dagli la speranza di poter vivere e allevare i figli nel culto del lavoro e dell’onestà.
Nel ringraziarti non mi resta che augurare a te e a tutti i miei concittadini un BUON NATALE!
Gigi Nocera
Ed una soluzione ci sarebbe, attrezzando il cantiere per necessarie costruzioni, non realizzabili altrove, utilizzando un nuovo, spazioso bacino di assemblaggio, come indicato in un progetto di sviluppo per tutta la zona meridionale della citta´ metropolitana di Napoli. Purtroppo queste note, spedite a cani e porci (chiedo scusa!), sembra non interessare nessuno. Ciononostante, BUON NATALE lo stesso. Antonio Mascolo