zampognari

Natale in via Santa Caterina

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

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Secondo me il carattere, l’indole, i sentimenti, che sono alla base dell’animo umano si formano quando si è a cavallo tra la fanciullezza e la gioventù. Le conoscenze, i luoghi, gli avvenimenti importanti con i quali veniamo in contatto in quel periodo sono come il bulino dell’incisore: scavano in questa opera d’arte che è l’UOMO solchi profondi che rimangono indelebili per tutta al vita. Sul Libero Ricercatore ho già descritto alcuni di questi luoghi, di questi avvenimenti. Ma ora, nell’avvicinarsi del Santo Natale, non posso non ricordare l’atmosfera che si respirava in via Santa Caterina in quei giorni di tanto, tanto tempo fa. Quel centro storico che andava suppergiù da Piazza del Municipio fino alle Terme vecchie, di fronte al Cantiere Navale, per noi era il centro del mondo. La varia umanità che si incrociava per le strade aveva il volto sorridente, anche se oppresso da tanti guai; in quegli occhi si leggeva l’allegrezza, l’atteggiamento era cordiale, gioioso.

Si avvicinava il Natale, non si poteva essere tristi, ingrugniti: non te lo permetteva l’atmosfera che ti avvolgeva. Le grida di richiamo del fruttivendolo, del pescatore che decantava la qualità e la freschezza dei suoi capitoni che si avviluppavano tra loro nella vasta tinozza; le nenie suonate dagli zampognari con le loro zampogne e ciaramelle, nenie reiterate per tutto il percorso che facevano; il chiacchiericcio della folla che si incrociava, che si urtava in quella via stretta che ai miei occhi di fanciullo sembrava larghissima, erano la colonna sonora di una rappresentazione vivente i cui attori erano gli abitanti della via. E tutte le volte che si ci incontrava si augurava un Buon Natale. Ci si incontrava dieci volte? Ed erano dieci Buon Natale. A casa di mio nonno materno tutti gli anni si preparava il presepe. La cui realizzazione dava luogo a lunghe discussioni: “No! il cantiniere va messo qui! Là sopra la contadina con le galline; Melchiorre è il primo dei re Magi e deve stare a destra della grotta”. Discussioni inutili perché l’ultima parola era di mio nonno (allora i vecchi erano rispettati ed ascoltati!). E il presepe allora piaceva a tutti, non c’erano dei Nennillo (ricordate Natale in casa Cupiello?) che per dispetto dicevano: “A me ‘o presepio nun me piace!”
Mio nonno, che non era ricco, ma agiato si e certe cose se le poteva permettere; invitava gli zampognari a suonare davanti al presepe e poi li ricompensava con qualche moneta e li rifocillava a dovere. Per ascoltare questo “concerto” davanti all’uscio dell’abitazione si radunavano molti abitanti della casa.
L’odore che emanavano i giacconi di questi suonatori, confezionati, allora, con pelli d’animali, ce l’ho ancora nelle narici. Un odore unico ed inconfondibile.
Questa tradizione del presepe a casa mia, anche se lontani da Castellammare, è continuata con l’impegno di mia mamma che fin che è stata in vita lo ha preparato tutti gli anni per la gioia dei tanti nipoti.
Ora che sono “diversamente giovane” ringrazio il buon Dio che mi ha fatto vivere quei giorni e che me li ha fatto vivere a Castellammare, e poi che mi ha lasciato una mente integra che mi permette di ricordarli e di riviverli sempre con grande nostalgia.

Gigi Nocera

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