Archivi categoria: Natura di Stabia

Pteride di Creta, reperto interessante della flora stabiana

Pteride di Creta (Pteris cretica)

Pteride di Creta (Pteris cretica)

Ricordo di aver provato un piccolo brivido quando nell’estate del 2005 passeggiando per i monti stabiani ho incontrato questa bellissima felce (Pteridophyta), che cresce tra le rupi ombrose a quote comprese tra 100 e 800 metri ed è distribuita in tutta la fascia tropicale dell’Eurasia, Africa e America, ma in Italia alle medie latitudini è una pianta rara, infatti questa specie adattata a vivere in climi caldo umidi è presente da noi come relitto di una flora tropicale terziaria* che in quel periodo caratterizzava tutta la penisola per poi estinguersi quasi del tutto quando il progressivo mutare del clima, sempre più freddo e asciutto, ha portato alle glaciazioni quaternarie*. Continua a leggere

I boschi cedui dei monti stabiani

Se non potessi vendere legname e fascine e non avessi pietra da farne calce, col legname fa’ carbone, e le fascine e i sarmenti che ti avanzeranno bruciali sui terreni da coltivare, e poi seminaci papaveri” (Marco Porzio Catone [ 234 a .C. – 149 a .C.] in “De agricoltura”)

Confine tra ceduo abbandonato e ceduo infestato.

Confine tra ceduo abbandonato e ceduo infestato.

È intenzione di chi scrive affrontare la questione del governo dei boschi cedui che crescono sui monti di Castellammare di Stabia.

Purtroppo la mancanza di una seria politica della gestione delle risorse boschive, l’assenza pressoché totale dei controlli degli enti preposti alla tutela del territorio, la scellerata avidità dei proprietari dei boschi e la tragica perdita delle antiche e assennate tradizioni culturali che regolavano il governo dei cedui, hanno generato una situazione drammatica che ha seriamente compromesso la funzione ecologica e paesaggistica dei boschi ed ha inoltre innescato potenziali e gravi situazioni di pericolo per la pubblica incolumità. Continua a leggere

Rovigliano, la petra Herculis tra leggenda e realtà

Uno degli aspetti più affascinanti e caratteristici di un popolo sono le leggende. Racchiudono gran parte del patrimonio culturale appartenente alla tradizione del racconto orale e spesso nascono per spiegare un fatto altrimenti inspiegabile e per questo mescolano il reale al meraviglioso.

Edit. E. Ragozino, Napoli 2300 - Lo Scoglio di Rovigliano col Castello

Edit. E. Ragozino, Napoli
2300 – Lo Scoglio di Rovigliano col Castello

Tra le tante leggende dell’area “torrese-stabiese” una delle più affascinanti riguarda lo scoglio di Rovigliano, il piccolo “isolotto” che si trova di fronte alla foce del fiume Sarno, ed è legata alla figura mitologica dell’eroico Ercole. La tradizione vuole che attorno al 1239 a.C. Ercole di ritorno dalla Spagna, dopo aver compiuto la decima delle dodici fatiche, approda in Campania. Nella regione fonderà diverse città tra cui Ercolano e Stabiae, quest’ultima fu edificata dal figlio di Zeus quando staccò la cima del Monte Faito e la scagliò in mare dando origine così allo scoglio di Rovigliano, un tempo detto, appunto, la Petra Herculis. Questa storiella una verità la racconta, Rovigliano è veramente la “cima del Monte Faito”, infatti come il gigante dei Monti Lattari anche la Petra Herculis è costituita da bianche rocce sedimentarie, calcari e dolomie (chimicamente dei carbonati di calcio e di calcio e magnesio). Questa evidente “somiglianza litica” deve essere apparsa inspiegabile ai primi che l’hanno notata, ed è probabile che per dare una risposta a questo enigma sia nato il mito dell’Ercole nostrano. Continua a leggere

Noci, nella tradizione e la cultura locale

Vorrei raccontarvi del noce, una delle essenze arboree più importanti della tradizione contadina dell’agro stabiano, del vesuviano, della penisola sorrentina e dei Monti Lattari.

Noce comune (Juglans regia L.)

Noce comune (Juglans regia L.)

Il noce comune (Juglans regia L.) è un albero imponente alto 10- 20 metri , dalla corteccia grigio chiaro che sbiadisce con l’età, la chioma ampia ed espansa con foglie grandi dall’odore fragrante, di colore verde chiaro e caduche in autunno, costituite da 5-9 segmenti (imparipennate) di cui i tre apicali lunghi 5- 10 cm e i basali progressivamente più piccoli.
Le infiorescenze (amenti) pendule, le maschili lunghe 5- 8 cm costituite da numerosi fiori, le femminili brevi con solo 1-5 fiori, entrambe presenti sulla stessa pianta. Il frutto è una drupa ovale dal rivestimento carnoso e verde (mallo) che racchiude una noce legnosa divisa in due logge (guscio) che contengono il seme (gheriglio), ottimo da mangiare e ricco di olio.
L’origine del noce è ignota, si presume che la patria di quest’albero sia localizzata tra il Sud-Est Europa e la Cina occidentale. Continua a leggere

Il Caprifoglio di Stabia

( una pianta che porta nel nome l’unicità della terra di Stabia )

articolo di Ferdinando Fontanella

Il Caprifoglio di Stabia (fam. Caprifoliaceae) è la specie più importante dei Monti Lattari, della Penisola Sorrentina e di tutto il comprensorio stabiano. L’inestimabile valore di questa pianta è direttamente proporzionale alla sua unicità. Si tratta, infatti, di un raro endemismo puntiforme, in tutto il pianeta ne esistono solo pochi esemplari che crescono localizzati esclusivamente in poche stazioni del gruppo “Monti Lattari-Penisola Sorrentina”.

Caprifoglio di Stabia, schizzo a matita di Ferdinando Fontanella

Caprifoglio di Stabia, schizzo a matita del naturalista Ferdinando Fontanella

Il nome scientifico della specie è: Lonicera stabiana Guss. ex Pasquale, il termine Lonicera fu coniato nel 1753 dal naturalista svedese Carolus Linnaeus (1707 – 1778) in onore del medico austriaco Adam Lonitzer (1528 – 1586), mentre l’epiteto specifico stabiana è riferito alla località di origine degli esemplari tipo sui quali è stata descritta la specie. Continua a leggere