articolo del dott. Tullio Pesola
Giuseppe Marotta definiva ‘o pazzariello “uno strano miscuglio di banditore e di giullare”. Infatti, questa figura burlesca, molto diffusa e caratteristica di una Napoli compresa tra la fine del Settecento e la prima metà del Novecento, si trasformava in fine banditore che improvvisava scene comiche e pantomime per le vie di Napoli e… non solo di Napoli. Testimonianza ne è l’immagine a seguire, che ci mostra il noto attore Ugo d’Alessio che per un film di Montillo, interpreta un pazzariello nella piazza dell’Orologio di Castellammare di Stabia, nell’atto di attirare i passanti con i suoi strampalati spettacolini.
Vestito in modo molto vistoso, con balli, danze e filastrocche era solito annunciare l’apertura di nuovi negozi. Un piccolo gruppo di suonatori, composto per lo più da tamburino, putipù, scetavajasse e triccheballacche, sottolineava fragorosamente le frasi elogiative di questo singolare personaggio, mentre si muoveva – come si diceva – a passo di danza per le vie del rione. Si presentava, infatti, alla città bardato di tutto punto, decorato in modo decisamente enfatico e con in testa la classica feluca, brandendo, inoltre, nella mano destra il bastone del mazziere, del ciambellano o del direttore d’orchestra. Il suo costume era l’esasperazione ironica della divisa del “banditore ufficiale”: il personaggio che dava voce al potere, diffondendo editti ed ordinanze governative in un momento storico in cui la viva voce era assai più efficace di scritte ed affissioni.
Valorizzata e resa celebre dal grande Totò, la figura del Pazzariello uscì dallo schema del semplice diffonditore di notizie, per diventare la maschera del richiamo pubblicitario.