Omaggio ad Annibale Ruccello
di Nicola D’Ammora(1)
Era il 1982 quando conobbi Annibale Ruccello e realizzai per la sua compagnia “il Carro” il logo e il primo manifesto teatrale: L’Ereditiera liberamente tratto da un racconto di Henry James.
Quelli che seguirono furono realizzati nel periodo “noir” della sua produzione come “Le cinque rose di Jennifer”, “Notturno di donna con ospiti”, “Week end”, e “Anna cappelli” e poi l’ultimo lavoro teatrale prima del tragico incidente: “Ferdinando”.
Per tutti questi lavori Annibale utilizzò un sistema semplice per raccontarmi la trama suggerendomi delle suggestioni che a volte venivano dal cinema di cui Annibale era un cultore e così venivano fuori spesso di getto i bozzetti che diventavano definitivi dopo che lui li aveva visti. Non dimentichiamo che quegli anni furono caratterizzati nel bene e nel male da un risveglio di energie dopo gli anni di piombo (fine settanta) e da una critica ad un sistema che già era “società dello spettacolo” con in testa la televisione che in quegli anni passò dal B/N a colori. Il “postmoderno” era la corrente artistica degli ’80, Annibale sensibile agli umori che la società di quegli anni produceva rappresentò in alcuni lavori uno spaccato di vita sempre in bilico sull’assurdo.
All’epoca realizzare manifesti era difficile per i costi di stampa, allora non esistevano ancora le stampe digitali e i computer erano agli albori. Si lavorava in maniera tradizionale con tecniche miste. La maggior parte dei lavori eseguiti sono delle tempere miste a pastello ed ecoline oppure incisioni su lastre o diapositive. Annibale trovò uno sponsor la Merit theatre che sponsorizzava allora in Italia il teatro giovane e di avanguardia. E grazie a quello sponsor che Annibale riuscì a visualizzare i suoi lavori. Per noi vedere i manifesti affissi era un vanto che solo poche compagnie importanti potevano permettersi. Tanto per farvi capire in che mondo vivevamo per portare i manifesti in stampa affrontammo un viaggio di 800 km per consegnarli alla stampa, una tipografia industriale a nord di Milano. Oggi con una e-mail e comodamente da casa si invia in stampa. Tutto era analogico e difficile, era una sfida e lo era ancora di più perché le “province” erano distanti dai “centri” della cultura.
(1) Nicola D’Ammora: autodidatta, sul finire degli anni settanta si dedica al fumetto d’autore (cofondatore di “storiestrisce” coop di fumettisti attiva su testate “alter linus”, “frigidaire”, poi grafica per il teatro (Ruccello, Teatro Ausonia, teatro Nuovo) e l’editoria (copertine per edizioni scolastiche godot, di narrativa, come la prima edizione italiana di “Rumore bianco” di don De Lillo pubblicato da Pironti.
Manifesti Murali
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