Giacomo Palombo stabiese 1769

Giacomo Palombo stabiese 1769

I Lazzari 1865, volume I

Il racconto sul marinaio Giacomo Palombo detto anche Occhio di Bufalo, fa parte de I Lazzari, di Francesco Mastriani romanzo a carattere patriottico, incentrato sul ruolo del ceto basso del popolo napoletano, appunto i lazzari, le cui aspirazioni di libertà in realtà verranno sempre soffocate e deluse dai poteri forti, da re Ferdinando (il lazzarone), dai francesi Giuseppe Bonaparte e Murat, dagli inglesi, dal cardinal Ruffo. Nulla cambia, anche i valori transalpini di liberté, fraternité ed egalité, tanto osannati ancor oggi dai cugini francesi, produssero solo un nuovo tipo di oppressione e tanta miseria e morte. Potremmo dire attualizzando al nostro oggi, che l’uomo pur godendo di tanta tecnologia è ancora allo stato primitivo e se un tempo uccideva solo i suoi simili, oggi ha deciso di togliere di mezzo anche il pianeta terra, la casa dove egli stesso vive. Continua a leggere

Le antiche Ville di Stabiae

( Cronaca dei giorni nostri del giornalista stabiese Francesco Ferrigno )

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Un colonnato di villa Arianna (foto Luigi Casale)

Al di là del parapetto si scorge quel che resta di un prezioso mosaico del complesso archeologico. L’ultimo pezzo, il resto è franato tutto giù dalla collina. Siamo a Villa Arianna, presso gli Scavi Archeologici di Stabiae. Qui il campanello d’allarme sulla conservazione è suonato da molto, come confermato dal presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale Antonio Irlando: “Bisogna fare presto, il sito stabiano è in pericolo”. Le Ville dell’Ozio, Arianna e San Marco, sono in preda al degrado e all’incuria. Le infiltrazioni d’acqua bagnano i dipinti che cadono a pezzi e gonfiano i pavimenti; le tessere dei mosaici continuano a venir via; i piccioni defecano un po’ dove gli pare; i lavori di restauro sono un’utopia. Le Ville sono di competenza della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, quella da cui il sindaco Luigi Bobbio ha chiesto di distaccarsi per crearne una dedicata ai solo siti archeologici vesuviani.
A mostrarci la situazione di emergenza è proprio il presidente Irlando. Già trovare Villa Arianna è una bella sfida. Nessuna segnaletica avverte il guidatore se dallo svincolo di Gragnano si procede in via Passeggiata Archeologica verso il rione San Marco. L’unico cartello si intravede nella direzione opposta, che ci dirige verso l’angusta stradina che porta agli Scavi. Se si sente un forte odore e si sente abbaiare all’impazzata si è arrivati. Il parcheggio e l’entrata, sulla destra, confinano con un canile. Gli animali non sembrano stare proprio benissimo. Secondo i custodi, la signora proprietaria del terreno confinante, l’ha avuta vinta e i poveri cani sono rimasti lì: sporchi, impauriti e feriti.
L’entrata è gratis, ma solo a Castellammare. A Pompei, invece, è possibile acquistare un biglietto che, tra i siti visitabili a poche decine di euro, comprende anche Stabiae. Fortunatamente non siamo passati prima da Pompei, per cui firmiamo un registro ed entriamo. Il libro ci rivela che ad agosto sono passati di qui circa 1100 turisti, di cui 500 stranieri. “Qui ci dovrebbe essere la fila – afferma Irlando – per vedere pitture e colori uniche nel loro genere”. Per i primi giorni di settembre non si superano le 30 persone. Ci incamminiamo verso la grande villa e, superata l’inaccessibile “Palestra”, si giunge nelle stanze. Nel “Triclinio 3” ci sono feci di piccione ovunque, con a destra dipinti sbiaditi dietro plexiglas impolverati. Poco più in là ci sono le stanze dove venne rinvenuta la Flora o Primavera. Un dipinto che oggi gira il mondo in mostre itineranti. Meglio così: le verrebbero i lacrimoni nel vedere oggi la sua vecchia casa. La copertura di una grande sala perde, in terra ci sono delle pozzanghere, e sulle pitture non si sa bene cosa sia colato. In un angolo, i mosaici che compongono il pavimento sono rialzati: infiltrazioni d’acqua anche qui. E in un altro angolo, tra polvere e tessere venute via ci sono anche cicche di sigarette. “Quando piove le tessere galleggiano” dice il custode. Le segnalazioni dei dipendenti alla Soprintendenza sono cosa nota, si attendono lavori che forse partiranno affidandoli a ditte esterne invece che ai propri archeologi. In altre parti della Villa a fianco ai dipinti sbiaditi sono state apposte riproduzioni digitali di ciò che era, forse per “abituare” già tutti a ciò che sarà. In una stanza c’è un dipinto che sta per cedere, staccato dal muro. “Chissà se quando succederà – riflette Irlando – si avrà la stessa eco mediatica di Pompei oppure basterà un colpo di scopa e nessuno saprà mai nulla di questo”. In terra si notano bende su alcuni mosaici. Sono vecchie di anni: un restauro mai completato. Passiamo accanto ad aree off-limits e a depositi pieni zeppi di reperti catalogati troppi anni or sono. Ci affacciamo sulla città, nella zona più a sud della Villa che la domina. Notiamo i mosaici di cui sopra. Ci scorgiamo e vediamo in basso un poligono di tiro dove si spara in continuazione. Stridono con la quiete che dovrebbe essere e non è. C’è anche quello che una volta doveva essere un rilevatore di movimenti con tanto di fotocellule: ora è vandalizzato, ma probabilmente serviva ad impedire l’accesso agli Scavi da parte dei malintenzionati. Ci dirigiamo a Villa San Marco, poche centinaia di metri lungo via Passeggiata Archeologica. archeggiamo e ci incamminiamo tra piccole costruzioni abitate, campi di cavolfiore, panni stesi. “Uno spettacolo indecoroso, qui ognuno dovrebbe fare la sua parte, Comune e Soprintendenza. E’ una situazione che non si smuove dai tempi di Libero D’Orsi “. Forse abbiamo sbagliato strada. E invece no, poco più avanti si scorge un cartello: Antiquarium Nazionale di Boscoreale. Allora abbiamo proprio sbagliato strada, ma di molto. Non ci perdiamo d’animo, e a fianco all’entrata ormai chiusa della Villa, con tanto di tornelli arruginiti, c’è un segnale di “senso vietato” con su affisso un foglio A4 che ci informa: “Entrata Villa San Marco”, di là. Attraverso altri panni stesi si raggiunge l’entrata. Ma è proprio troppo. Ci giriamo per guadagnare l’uscita e incontriamo un turista. Affannato e sudato, ci chiede appunto se ha sbagliato strada. No, “left”, “right” e ci sei. Buona fortuna.

 

Le Fonti di Plinio

La mostra illustrata sulle acque di Castellammare attualmente in esposizione (libera) nell’area mescita del parco idropinico delle Nuove Terme di Stabia nasce da un’idea della locale A.C.S.T. e di ProNatura Onlus. L’allestimento dei pannelli (120×120 cm) è stato interamente curato da liberoricercatore.it con testi e contenuti fotografici gentilmente concessi dall’Ass. Onlus Ex Diversis Unum di Castellammare e con il contributo del prof. Bonuccio Gatti.

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L’Autostrada Castellammare-Sorrento

L’Autostrada Castellammare-Sorrento

di Giuseppe Zingone

Tram pronto in partenza

La strada che conduce a Sorrento è sicuramente un luogo incantevole, anche se per chi viaggia in auto e guida c’è ben poco di che distrarsi. Questa è la notizia di un’altra opera che vedrà la luce negli anni trenta del novecento, non che non ne esistesse già una, ma la strada (chiamata qui autostrada) fu ampliata e migliorata e forse anche la sua costruzione impose la fine nel tempo di quella bella vettura che da Castellammare trasportava cittadini e turisti verso la penisola, il Tram. Continua a leggere

Pozzano una veduta

Pozzano una veduta

di Giuseppe Zingone

Veduta da Pozzano, foto Giuseppe Zingone, giugno 2023

Recarsi a Pozzano è ancora oggi una delle passeggiate più suggestive, di cui proponiamo un percorso virtuale per tutti coloro che non possono più recarvisi: La collina di Castellammare. Sarà la presenza della santa Vergine, sotto il titolo di Pozzano, il santuario, la croce, la vista sullo spazio circostante, sul Vesuvio, su Castellammare è davvero struggente all’alba, al tramonto, in ogni ora. Continua a leggere