Anthonis van Dyck, Ritratto di Enrico di Guisa

La venuta del Duca di Guisa a Castellammare

La venuta del Duca di Guisa a Castellammare

di Giuseppe Zingone

Anthonis van Dyck - Portrait of Henri II de Lorraine

Ritrattto di Enrico II di Lorenia, Antonio van Dyck

Anche il Guisa, (Enrico II) provò, a riconquistare la terra dei suoi avi, quel Regno di Napoli oramai spagnolo. Tentò l’impresa con i suoi, la prima volta cercando l’appoggio di coloro che non avevano dimenticato gli angioini e sfruttando il malcontento popolare, a sua volta sfociato nella rivolta con a capo Masaniello, il tutto durò solo sei mesi, era l’anno 1647.1

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  1. Le memorie del Duca Di Guisa sono state raccolte da Philippe Goibaud Dubois, (tradotte in italiano da Pietro della Piazza) e stampate a Colonia nel 1675. Il libro diviso in parte prima e seconda si concentra sulle gesta del Guisa a Napoli durante la rivolta di Masaniello. ne emerge un personaggio fortemente motivato nella sua impresa, ma feroce e spietato, crudele, pronto talvolta anche a gesti caritatevoli. In questi due volumi purtroppo non si fa alcun cenno della sua seconda venuta nel regno di Napoli, forse per la magra figura che emerge dal racconto del Parrino. Castellammare è citata solo una volta siamo alla pagina 467-468 libro terzo, volume Primo: “Doppo la presa dell’Anunciata, feci rivenire le truppe, che l’avevano assediata, per farle partire il giorno seguente e tentare di pigliare Castellamaro luogo, donde gli nemici trahevano gli loro viveri”. Vedi anche: Alberto Lazari, il quale scrive: Premeva al Viceré (Iñigo Vélez de Guevara) la conservatione di Castell’ a Mare e in particolare per il mantenimento delli Molini che somministrano il macinato a Napoli; in: Alberto Lazari, Motivi e Cause di tutte le Guerre maneggiate dalla Corona di Francia, tanto nel proprio Regno, quanto altrove, dall’anno MDLX sino al MDCLXXIII, Venetia MDCLXXIII, Parte Terza, pag. 635.
Avviso a ruote Sirena

Avviso a Ruote Sirena (anno 1859)

 ( a cura di Antonio Cimmino )

Tipo di nave:
Con il termine avviso, nella marineria velica si designava una piccola unità armata a cutter, usata come trait-d’union, per posta o ordini, tra le navi delle squadre navali ovvero con la base. Con l’introduzione del vapore, questi avvisi si dotarono anche di macchine alternative, unitamente all’armamento velico, con ruote laterali di propulsione e, più tardi, con elica. L’ingombro delle caldaie e delle motrici, era consistente, tanto è vero che i due alberi (trinchetto e maestro) erano distanti l’uno dall’altro. La velatura era necessaria per la scarsa affidabilità dei macchinari che consumavano una enorme quantità di carbone. L’avviso aveva anche il compito di trainare i vascelli e le altre navi a vela, in caso di bonaccia.

Avviso a ruote Sirena

Avviso a ruote Sirena

Pur non essendo adeguatamente armati e quindi atti al combattimento, gli avvisi erano utilizzati nelle esplorazioni essendo più veloci delle navi a vela. La velocità era favorita da un buon disegno dello scafo, molto lungo e stellato. Nella seconda metà dell’800 le loro dimensioni aumentava avviandosi a divenire corvette a vapore ovvero piccoli incrociatori. Durante il periodo borbonico, il cantiere di Castellammare costruì diverse unità di questo tipo, alcune protagoniste della storia dei primordi della Regia Marina (Delfino, Maria Teresa, Lilibeo, Messaggero, Miseno).

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Soprannomi stabiesi

Soprannomi stabiesi

a cura di Maurizio Cuomo

“La presente raccolta dà onore e merito al compianto Lilino Diogene per essere stato il primo stabiese ad aver avuto la pregevole idea di pubblicare un elenco di soprannomi stabiesi (libro: “All’ombra del castello” – Vol. I – anno 1999).
Dedico questa modesta pagina a “Zuccariello” al secolo Domenico Scala, uomo simpatico e cordiale, venuto meno agli affetti di chi lo conosceva, perchè sfortunatamente coinvolto in un tragico e misterioso incidente ferroviario”.

Maurizio Cuomo

Soprannomi stabiesi

Soprannomi stabiesi

Il nomignolo nella tradizione popolare ha radici antichissime. Ha origine per lo più da una qualità fisica o morale che caratterizza una persona, alla quale, si assegna scherzosamente come attributo. In alcuni casi il soprannome è mantenuto per generazioni, per cui finisce per essere un vero e proprio secondo nome, con il quale vengono identificate in modo più semplice e diretto intere famiglie. Nella tradizione stabiese, ve ne sono molti ancora in uso, per cui mi sembrava doveroso pubblicarne una selezione tra quelli più noti e bizzarri.


2.119 soprannomi stabiesi censiti
Data ultimo inserimento: 05/11/2023


ultimi soprannomi inseriti:

Brioscia

Catiello capa vacanta

Don Mario ‘o cicco ‘e puorco

Franco Fragolino

Lina ‘e Matteo

Pascale ‘o chiancariello

Peppe ‘e Papesce

Roberto don don

Rusella ‘a curnutielle

Tonino patana


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Il torroncino dei morti

Il “torroncino dei morti”

a cura di Maurizio Cuomo

Il torroncino dei morti

Il torroncino dei morti

Quest’oggi parleremo del “torroncino dei morti”, un tradizionale dolciume dal cuore tenero, che dalle nostre parti, il 2 di novembre, giorno della Commemorazione dei defunti, si usa regalare alla donna della propria vita. Ebbene, per quanto abbia potuto ricercare, sembra che: il dove, il come e il quando abbia avuto origine questa usanza non è del tutto ben chiaro (qualcuno dalle nostre parti ha azzardato nel dire che la suddetta usanza risalga almeno a 150 anni fa, personalmente non avendone certezza e soprattutto non avendone avuto alcun riscontro documentario, preferisco evitare datazioni di sorta), per cui mi limiterò nel dire che per testimonianza orale tramandata, questa usanza era in auge dalle nostre parti già a fine ‘800, tradizione peraltro radicata un po’ in tutta la regione Campania. Continua a leggere

Poesia di Murolo

Poesia di Murolo

Giuseppe Zingone

Vincenzo La Bella, Ernesto Murolo, disegno acquerellato, Certosa e Museo Nazionale di San Martino, 1897

Un articolo apparso sul Mattino del 13 novembre del 1942, di Piero Girace, viene qui ripresentato,  questo scritto, celebrava la pubblicazione edita da Bideri,1delle poesie di Ernesto Murolo, a qualche anno dalla morte (era il 1942) del celebre poeta, giornalista e commediografo. Continua a leggere

  1. Fondata a Napoli nel 1876 da Ferdinando Bideri, questa casa editrice raccoglie la maggior parte delle canzoni napoletane in auge da quegli anni sino ad oggi, la sede si è spostata a Roma ed è ancora nelle salde mani della famiglia, nella persona di Silvia Bideri.