Le corone cesellate da mio nonno Michele Filosa

Le corone della statua della Madonna del Carmine

( a cura di Massimiliano Greco ) 

La Madonna del Carmine portata a spalla

La Madonna del Carmine portata a spalla

Sul culto della Madonna del Carmine e sulla statua custodita nella chiesa del Gesù, hanno già scritto importanti studiosi. Nell’ottantesimo anniversario dell’incoronazione, vorrei condividere con gli amici di liberoricercatore.it i ricordi di mia madre relativi alla realizzazione delle corone, cesellate da suo padre Michele Filosa, orafo nonché tecnico di precisione del Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia. Mio nonno che all’epoca abitava in via Nuova, ricevette l’incarico da Mons. Pandolfi e fu preferito a diversi orafi napoletani e milanesi, probabilmente anche per una questione di natura economica.

Le corone cesellate da mio nonno Michele Filosa

Particolare delle corone cesellate da mio nonno Michele Filosa, orafo nonché tecnico di precisione del Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia

La raccolta e la fusione dell’oro fu fatta lungo la calata via Gesù dove, con un furgoncino, fu trasportata l’attrezzatura necessaria. Era il 24 maggio del 1933. L’oro fu raccolto grazie alla generosità della popolazione: chi donava un anello, chi un paio di orecchini, chi altri oggetti preziosi.
Mio nonno, aiutato dal figlio Mario che anni dopo ebbe il laboratorio in piazzetta Quartuccio, asportava le pietre e metteva il metallo prezioso nel crogiolo per ricavare i lingotti che in seguito sarebbero serviti per realizzare le corone, su disegno dell’architetto Giuseppe Pandolfi, fratello del prelato. Questi, pur abitando di fronte all’abitazione di mio nonno e nonostante gli facesse visita spesso e volentieri per verificare lo stato dei lavori, amava ammirare le fasi della lavorazione per mezzo di un cannocchiale per cui mio nonno, a richiesta, doveva posizionare i manufatti in modo tale che questi potesse guardarli da casa sua.
Mia madre, unica ancora in vita della numerosa famiglia, ricorda che fu un lavoro massacrante visti i tempi richiesti per la consegna. Il fratello, che all’epoca aveva poco più di vent’anni, per alleviare il dolore alla schiena dovuto alle ore passate curvo sul banco a lavorare di traforo, era costretto a dormire sul pavimento. A lavoro ultimato, ricevettero la visita di tutti i sacerdoti di Castellammare, una vera e propria processione.

Statua della Madonna del Carmine

Essendo avanzate diverse pietre preziose, Mons. Pandolfi pensò di donarle a mio nonno. “Don Michele, disse, voi avete una famiglia numerosa”.
E lui di rimando: “Monsignore, vi ringrazio per il pensiero, ma queste pietre appartengono alla Madonna!”.
Prima dell’incoronazione, avvenuta il 16 luglio del 1933, le corone furono esposte al pubblico nelle vetrine del bar D’Arco che si trovava proprio di fronte alla chiesa del Gesù.
Oggi, per ovvi motivi di sicurezza, le corone sono gelosamente custodite e vengono esposte soltanto in particolari occasioni.

L’estate dei pittori

L’estate dei pittori

a cura di Giuseppe Zingone

Il pittore Vincenzo Migliaro, tra Piero Girace ed un giovanissimo Antonio Asturi, alle Terme di Castellammare

Sarà il caldo afoso di queste ore, ma questo racconto di Piero Girace, scritto così bene si addice proprio a questi giorni d’estate. In particolare l’Acqua e il Maestrale è un volume meraviglioso, una dedica alla sua città di nascita Castellammare di Stabia. Il giornalista stabiese ci racconta minuziosamente una gara di pittura che si svolse a Castellammare di cui egli stesso fu, co-artefice. Un evento che vorremmo rivedere oggi, con i nostri occhi, mentre siamo costretti ad accontentarci di rileggerlo qui e riportarlo in vita per il semplice piacere dei nostri lettori. Ahimé, quanto mi mancano le Terme con le sue acque!

Continua a leggere

‘E stufe a rena

‘E stufe a rena
di Ferdinando Fontanella

Il naturalista stabiese Ferdinando Fontanella scrive di suo nonno, lo scritto, racconta in modo semplice e veritiero uno spaccato di vita stabiese.

Il Lungomare con la sabbia Vulcanica

Il Lungomare con la sabbia Vulcanica (coll. Catello Coppola)

Peccato per tutte quelle erbacce e quella immondizia, adesso che questa spiaggia era diventata così grande sarebbe stata il posto ideale per fare delle belle e salutari “stufe a rena”. A questo pensava Mastu Ciccio ogni qualvolta gli capitava di fare quattro passi lungo l’arenile di Castellammare. Immaginava i punti dove sarebbe stato più opportuno scavare le buche, si dilettava a calcolare quante persone avrebbero potuto beneficiare di quella sabbia calda e asciutta. Curarsi con le sabbiature, o per dirla con un termine medico che aveva sentito da un professore, la psammoterapia era, un tempo, uno dei grandi vantaggi che offriva la sua città. Una cura semplice e gratuita per guarire o alleviare i reumatismi, le artrosi. Un toccasana soprattutto per la gente più povera che per campare faceva lavori logoranti, mangiava poco e viveva nei bassi, case piccole e umide al piano terra o nei seminterrati dei palazzi del centro antico dove raramente arrivava il sole Un lungo e piovoso inverno passato in queste condizioni spesso lasciava profondi segni nello spirito e nel corpo. Segni dolorosi che solo l’arrivo della calda estate, del sole, dell’aria di mare e della sabbia potevano mandare via. Una sabbia costituita da un miscuglio di minerali unico al mondo, una ricetta i cui ingredienti erano stati portati dal vicino Vesuvio, dal Fiume Sarno e dai circostanti monti calcarei come il Faito. Una sabbia ricca di preziosi minerali che il sole asciugava e riscaldava fino ad una temperatura di 50-60 gradi. Continua a leggere

Errico Gaeta

Errico Gaeta

di Giuseppe Zingone

Gaeta Errico, Castellamare

Castellammare di Stabia 11 Settembre 1840 – Castellammare di Stabia 5 Luglio 18871

Continua a leggere

  1. Errico Gaeta fu vittima di un vile agguato in località di Pozzano il giorno 4 Luglio, mentre era intento a dipingere, la sua amata Castellammare, per approfondimenti si rimanda al pdf di Rosario Caputo, Errico Gaeta, Edizioni Vincent, 2014. In questo preciso momento della sua vita, Gaeta si trova all’apice della sua carriera, oramai è noto in Italia ed in ambito internazionale.
Giovanni Celoro Parascandolo

Giovanni Celoro Parascandolo: elogio funebre

ELOGIO FUNEBRE
DEL
Gr. Uff. Dott. Giovanni Celoro Parascandolo

di Gaetano Pagano

 

   Il dottor Giovanni Celoro Parascandolo è stato un medico e uno storico.
Come medico ha svolto la sua professione con attento scrupolo e caloroso zelo. Si apriva alla persona intera che a lui si rivolgeva e non soltanto ai sintomi della malattia, coinvolgeva se stesso fino alla completa guarigione del paziente ed esigeva il rispetto assoluto delle sue prescrizioni. Sapeva aprirsi alle urgenti richieste dei sofferenti nel corpo e questa disponibilità, questa apertura, questa condivisione del dolore poteva dirsi segno non solo di maturità professionale e di rispetto della deontologia medica, ma anche segno di una fede operosa. Egli, quindi, dava vitalità, arricchimento e calore umano alle regole che governano l’esercizio della scienza medica, ponendosi sulla scia luminosa del professore Giuseppe Moscati, il grande santo di cui era particolarmente devoto.

Libero D'Orsi e il dottor Giovanni Celoro Parascandolo, immagine di copertina di Come ritrovai l'antica Stabia

Eccelsi ricercatori stabiesi: Il dottor Giovanni Celoro Parascandolo con il preside Libero D’Orsi.

  Come storico ha riordinato documenti, ha portato contributi alla storiografia di Castellammare e delle città che la circonda­no. Ha elaborato dati, notizie, cronache, saggi e studi sulla Chiesa stabiana (Vescovi della Diocesi. Vicari Capitolari, monasteri e chiese), ha indagato su eventi particolari, portando alla luce cose che ora possono considerarsi (così come le opere del grande e indimenticabile Mons. Prof. Francesco di Capua) pilastri portanti della storiografia locale. E ciò gli ha meritato l’appartenenza alla Società Napoletana di Storia Patria. Continua a leggere