Titolo: Preparativi per il varo della R. N. Caracciolo a Castellammare
Tratto da:
Illustrazione Italiana anno XLVII n. 20 del 16 maggio 1920
Illustrazione Italiana anno XLVII n. 21 del 23 maggio 1920
San Catello e il curioso caso di catalessi. Correva l’anno 1899
articolo a cura del dott. Raffaele Scala
È sempre pieno di sorprese San Catello. In ogni tempo! Già altre volte abbiamo scritto storie curiose, fatti, persone e vicende legate alla sua festività, anzi alle sue due festività, perché, come è noto, San Catello si festeggia due volte, il 19 gennaio, giorno in cui ricorre la sua festa civile e la seconda domenica di maggio, quando è portato in processione per le principali strade cittadine tra due ali di popolazione adorante. Oggi un poco meno, ma ancora resiste, nonostante tutto, non fosse altro per la curiosità dell’evento tramandato da diversi secoli e per la bella giornata di sole che quasi sempre accompagna la sua annuale uscita dalla cattedrale, invitando gli stabiesi, curiosi, turisti e quanti altri a fargli da corona.
Santo amato e venerato dagli stabiesi, di cui fu vescovo nel VI secolo, nonostante si dica fosse notoriamente protettore dei forestieri, municipio e popolazione non badavano – e ancora non si bada – a spese per le dovute onoranze, tra banda musicale, luminarie, bancarelle, fumi, fuochi e tric trac. Un giornale del 1910 racconta che se ne andavano in spese municipali dalle 35 alle 40mila lire dell’epoca, circa 164mila euro di oggi, anno del Signore 2023.[1] Continua a leggere
( di Paolo Gramaglia )
La seguente ricetta è proposta da Paolo Gramaglia, titolare ed executive chef del Ristorante President di Pompei. Gramaglia vanta una lunga e prestigiosa carriera, la sua Ars culinaria ha varcato anche i confini d’Italia. La seguente ricetta, ha come suo ingrediente principe il carciofo raccolto dai rinomati “Orti di Schito” di Castellammare di Stabia. Continua a leggere
a cura di Corrado Di Martino
Poco dopo le 17,00 del 4 maggio di 70 anni fa, si consumava la più grande tragedia del nostro calcio, di ritorno da Lisbona l’aereo che riportava a Torino la squadra granata, si schiantò rovinosamente contro la collina di Superga.
Nel tragico impatto persero la vita equipaggio e passeggeri, 31 persone in tutto. La squadra del grande Torino, i dirigenti, gli accompagnatori e tre giornalisti perirono nella sciagura. Era la squadra dei record, era il grande Torino, aveva vinto cinque scudetti consecutivi a partire dal 1942 al 48-49. L’ultimo gol di quella squadra eccezionale, lo segnò un atleta molto vicino alla nostra cultura sportiva: Romeo Menti, il cannoniere silenzioso, segnò proprio su rigore al Benfica l’ultimo gol della sua carriera, l’ultima rete in granata. Noto anche come Menti III, per distinguerlo dai fratelli più grandi; era schivo, riservato, ma sul campo era un grande attaccante, imprimeva al pallone effetti innaturali, che intimorivano tutti i portieri del tempo. L’incontro con la nostra città e, con l’A.C. Stabia, fu come quelle storie d’amore, che pur brevi restano impresse in maniera indelebile nel cuore e nel tempo. Continua a leggere