Continuando il racconto sulla vita di quel grande amico che è stato Gigi Nocera, abbiamo raccolto la testimonianza della Sorella Edda, che vive ormai stabilmente a Castellammare di Stabia. Nel racconto di Edda si profila il carattere gioviale e simpatico di Gigi, allegro giovane buontempone sempre pronto per una burla o uno scherzo. Si scopre, poi nella maturità, una persona ricca di interessi, grande lettore di libri, avido di conoscenza, desideroso di evolversi, come uomo, come padre di famiglia come cittadino.
Gigi nel ricordo della figlia Gemma
Ricordo di Gigi Nocera
di Gemma Nocera
Capita che tornino alla memoria ricordi così antichi da parere irreali. Mi viene in mente, per esempio, dalla mia prima infanzia, la voce di mio padre che, con me tra le braccia, canta piano piano Maruzzella mentre mi fa addormentare la sera, camminando avanti e indietro per il corridoio.
Divenuta un po’ più grande, cominciò ad insegnarmi a giocare a scacchi, di cui lui, al tempo, era appassionato. E io un po’ delusa quando, smaccatamente, mi faceva vincere.
Quando ero malata e avevo la febbre, la sera mi leggeva Pinocchio o il libro Cuore. Letture edificanti di quel tempo che spronavano i ragazzi ai buoni sentimenti con espressioni un po’ retoriche. Ma andava bene così. Allora non si usava ancora leggere le storie ai bambini prima di dormire.
Del resto mio padre lo vedevo solo all’ora dei pasti: tornava a casa a pranzo alla mezza, mangiava e faceva un breve sonnellino per rientrare in ufficio e rincasare verso le sette di sera. Telegiornale, Carosello. E a letto. Continua a leggere
100 anni con Gigi
Nel 2007 compare sulla soglia di Libero Ricercatore 1 un visitatore nuovo, singolare, insolito almeno per come era in grado alla sua età 2 di fruire dei moderni mezzi di comunicazione.
Poche righe, il racconto di qualche ricordo dell’infanzia trascorsa a Castellammare, e lì per lì ci si rese conto della qualità particolare di questo ospite, anzi è più giusto dire amico.
L’amicizia è un sentimento spontaneo, nasce per caso, a volte anche senza i crismi di una lunga frequentazione, ci si sceglie a vicenda, Gigi scelse Libero Ricercatore, la Redazione tutta scelse Gigi.
In onore della grande amicizia nata con Gigi, ho realizzato con Enzo suo figlio virtuale, una serie di video per tratteggiarne la figura.
Figura simile a quella di tanti altri stabiesi che col duro lavoro, la costanza, la volontà e il sacrificio sono riusciti a distinguersi in ambiti nuovi a volte refrattari se non del tutto ostili.
Gigi, emigra con la famiglia in Piemonte, inizia giovanissimo a lavorare in FIAT, partecipa alla Guerra Partigiana, studia, si diploma, mette su famiglia, fa carriera. Gigi è la metafora che rappresenta in uno la storia, la vita, di tanti Stabiesi, di tanti Meridionali, che negli anni dai 30 ai 60 hanno vissuto da protagonisti un processo su larga scala di cui non siamo ancora pienamente consapevoli.
Lo stabiese Vincenzo Sorrentino
Lo stabiese Vincenzo Sorrentino
il fascista navigatore solitario
(articolo del dott. Raffaele Scala)
Premessa. La biografia di Vincenzo Sorrentino, pur completa nel suo insieme presenta numerose lacune per colmare le quali sarebbero necessarie nuove e più approfondite indagini nei vari Archivi disseminati tra Castellammare di Stabia, Napoli, Roma e, forse, Buenos Aires, dove il nostro navigatore solitario visse gli ultimi trenta anni della sua esistenza e dove ancora riposano le sue spoglie, seppure perdute, gettate chissà dove da chi rubò l’urna che conteneva le sue ceneri. Una vita vissuta pericolosamente, non priva di lati oscuri, di ombre che sarebbe opportuno dissipare. Qualcuno, forse, lo farà. Noi abbiamo gettato il seme della curiosità, del dubbio, se Sorrentino fu veramente un grande navigatore solitario o se millantò parte del credito che il fascismo esaltò per il suo prestigio. Non possiamo, comunque, non riconoscergli un ottima conoscenza dei venti e delle correnti, uno spirito incline alla solitudine, che deve apparire particolarmente spaventosa, allorché altissimi si levano i cavalloni a squassare la fragile imbarcazione o quando la nebbia ti avvolge fitta, demoralizzandoli per timore di cozzare su scogliere e bassifondi,[1] ma soprattutto non deve mancare un indubbio coraggio e un temperamento spericolato, senza i quali non si va da nessuno parte.
Circolo Nautico Stabia – Vincenzo Antonio Sorrentino, figlio del 34enne medico Alfonso e della 24enne casalinga Maria Liberata Milano, sposata il 19 marzo 1898, nasce alle quattro del mattino in via Brin il 22 settembre 1903, terzo figlio dopo Catello (1899 – 1971) e Vincenzo (1901 – 1902), morto quando aveva soltanto 18 mesi di vita. Anche il quarto figlio della coppia ebbe vita breve con la piccola Antonietta scomparsa a soli quattro mesi il 18 luglio 1907. Seguirà un quinto figlio, Antonino (1909 – 1985).
Lo incontriamo, giovanissimo, tra i primi canottieri del Circolo Nautico Stabia, sorto il 23 maggio 1921, gareggiare con i fratelli Guido e Nino Gaeta, già noti militanti socialisti e con Piero Girace, figlio del barone Francesco, già sindaco di Gragnano e assessore del comune di Castellammare di Stabia, condividendone fin dalle origini la fede fascista. Con Nino formerà il primo equipaggio a quattro sceso in acqua in iole.[2] Gli altri tre erano il capovoga, Nino Natale, Paolo Scognamiglio e Carlo Vitelli, mentre Sorrentino fungeva da timoniere.[3] Nonostante fosse mingherlino e di bassa statura, possedeva una incredibile resistenza fisica, messa continuamente a dura prova nelle sue infinite traversate nel golfo di Napoli.
Girace, che aveva probabilmente conosciuto Sorrentino grazie alla comune militanza nel nascente fascio di combattimento e alla stessa passione per il mare nel Circolo nautico Stabia, dove anch’egli si dilettava come vogatore, in un suo articolo racconta di come il giovanissimo Sorrentino fosse da sempre innamorato del mare, di come le sue giornate le passasse sempre nelle azzurre acque del golfo.
Ore ed ore sotto il cielo lattiginoso dell’alba e sotto il sole canicolare, al timone di uno jole o nella sua fragile canoa. Castellammare Capri e ritorno, Capri Gaeta e ritorno erano per lui gite di piacere, le quali si compivano cantando, ossia con grande comodità. Si trattava invece di exploit che avrebbero fatto impressione anche al più vecchio e provetto marinaio, adusato ad ogni aspra e dura fatica del mare.[4]
Un infinito amore per il mare, una instancabile voglia di percorrerlo nella solitudine della sua canoa che, forse, trasmise ai suoi allievi negli anni in cui fu allenatore del Circolo Nautico Stabia, divenuto Fascio Nautico Stabia negli anni del regime nero di Benito Mussolini, sotto la presidenza di Giovanni Vollono, commerciante in grano, nonché segretario cittadino del locale Fascio di combattimento. Continua a leggere
Villa San Marco: sito archeologico di Stabiae
Villa San Marco: sito archeologico di Stabiae
articolo di Maurizio Cuomo
Tra i siti archeologici di Castellammare di Stabia, particolare attenzione merita villa San Marco; tanto si è scritto in merito, per cui Libero Ricercatore cercherà di essere sintetico e allo stesso tempo esauriente. Situata sul pianoro di Varano, fu completamente sepolta dalla celeberrima eruzione vesuviana del 24 agosto del 79 d.C., che stessa sorte riservò alle vicine città di Ercolano, Oplonti e Pompei.
Villa San Marco, quasi del tutto dimenticata, venne esplorata diversi secoli dopo dai Borbone (ricercatori che operarono sul nostro territorio dal 1749 al 1782), i quali, sin dai primi scavi, si resero conto che la pioggia di cenere e lapilli, antica portatrice di morte e distruzione, paradossalmente, poteva essere considerata una manna dal cielo, per l’ottimo stato di conservazione in cui aveva mantenuto la struttura del complesso archeologico e i numerosi reperti ritrovati.
Dopo un periodo spento dal punto di vista archeologico, finalmente nel secolo scorso (secondo il diario di scavo i lavori iniziarono a far data dal 16 febbraio 1950 e proseguirono con sacrificio e con alterne fortune fino al 1962), Stabiae rivide definitivamente la luce, grazie al nostro illustre concittadino Libero D’Orsi.
In particolare, villa San Marco è il risultato del così definito “scavo A”, operato sul fondo Gaspare De Martino e fondo Massa (guardando la collina dalla Città il sito è posto sull’estrema sinistra), la suddetta denominazione vi è stata attribuita perché la Villa è situata dove nella seconda metà del 1700, fu costruita una cappella dedicata a San Marco, ormai del tutto scomparsa.
Ecco come il prof. Giuseppe D’Angelo (seppur brevemente) ebbe a descrivere Villa San Marco, una delle ville più rappresentative dell’intero complesso archeologico di Stabiae: “Entrando nell’atrio con impluvium, notiamo sulla parete un lararium decorato con pittura a finto marmo preceduto da due gradini.
Dopo la zona delle cucine, prima di giungere al peristilio, incontriamo un ampio quartiere termale con calidarium, tepidarium e frigidarium (sale per il bagno caldo, tiepido e freddo).
Il peristilio si apre nel grande viridarium (giardino) con al centro una splendida piscina. Ai cui lati c’erano i due filari di platani, di cui oggi si osservano i calchi in cemento”1.
Nella pagina “L’Antica Stabiae“, a cura di Gaetano Fontana, invece, troverete una splendida collezione di stampe d’epoca, che mostrano Stabaie antica in tutto il suo splendore.
- Testo tratto da: Rivivi la Città, Giuseppe D’Angelo ↩