Confidenze... familiari

Confidenze… familiari

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

articolo del 1 ottobre 2011

In una delle più significative scene del suo ultimo film “Luci della ribalta” il grande attore Charlie Chaplin affermava che il cervello è il “più bel giocattolo del mondo”.
Se è stato tenuto costantemente in esercizio, cioè se non si è del tutto rimbambiti oppure imbambolati da certi spettacoli televisivi, quello dei vecchi contiene un tesoro inestimabile: i ricordi.

Confidenze... familiari: il ricordo

Confidenze… familiari: il ricordo

Provate ad immaginare una persona senza memoria: è un automa, un vegetale. A volte basta la sollecitazione dei figli, dei nipoti o dei giovani amici per estrarre da questo scrigno fatti e avvenimenti significativi e curiosi del remoto passato. Dal 1935 al 1938 la mia famiglia ha abitato in via S. Caterina n° 8. Nello stesso stabile risiedeva anche la famiglia del mio nonno materno. Nel loro alloggio passavo molte ore al giorno, adescato dalla musica proveniente da un apparecchio radio tenuto acceso tutto il giorno. L’altra calamita che mi attirava erano i numeri arretrati del settimanale sportivo “Il calcio illustrato” che mio zio Vincenzo conservava gelosamente e che io sfogliavo con avidità.
Di quei giorni ricordo molte cose: alcune importanti altre meno. A parte certi gustosissimi piatti di pasta e fagioli (cu’ ‘e tubbettielli) che mia nonna Catella preparava con grande maestria, mi è rimasto impresso e mi ha sempre incuriosito il fatto che mio nonno si rivolgeva a sua moglie dandole del TU, mentre mia nonna gli dava sempre del VOI. Continua a leggere

Il Real teatro Francesco primo

Il Real teatro Francesco primo

di Giuseppe Zingone

Il Real teatro Francesco I, foto Corrado di Martino

Così è scritto nell’Antologia storica di Michele Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia: “Pochi, anzi pochissimi sanno che dove oggi è la villa Perna, fino al 1859, sorgeva un teatro, che per la sua bellezza, per l’eleganza delle sue linee, per la sua importanza artistica, era ritenuto fra i migliori della Campania, dopo il R. Teatro San Carlo ed il Teatro del Fondo di Napoli”.1

Altra interessante notizia ci viene da Mario Rinaldo che scrive: Per completare la densa rassegna musicale del 1829 (anno in cui, oltre al teatro ducale di Parma, s’inaugurò anche il teatro Francesco I di Castellamare di Stabia, con un lavoro del Pacini).2

Ed ecco la sintesi dell’inaugurazione sulla Gazzetta di Milano:
Regno delle Due Sicilie
Napoli 21 Agosto
I pubblici manifesti annunziano per dimani l’adempimento del Teatro Francesco Primo recentemente costruito in Castellamare. Gli artisti de’ Reali Teatri vi daranno la prima rappresentazione che sarà la Prova d’un Opera Seria. Verrà dagli attori medesimi cantato un Inno allusivo alla circostanza messo in musica dal maestro Pacini.3
(F. di N.)4

Quello che interessa al lettore sulla storia del teatro di Castellammare, lo si può leggere in questo magnifico e completo tomo di cui abbiamo già parlato nell’articolo: Vice consoli a Castellammare, tratto da Michele Palumbo.

Volevamo aggiungere, inoltre, due notizie interessanti sulla vita del Real teatro, che abbiamo trovato in alcuni documenti, le opere architettoniche non ci possono parlare di sé stesse, ma quante storie ci potrebbero menzionare sull’importanza che hanno rivestito nel tempo del loro splendore. Oggi ridiamo la parola al Real Teatro Francesco I, attraverso queste testimonianze giornalistiche dei fasti che furono.

CASTELLAMMARE. Nel Teatro Francesco I.
In Castellammare agisce una compagnia di musica quella diretta dall’Impresario Giovanni Paladino5la quale è stata molto bene gradita da quel pubblico; ella ha dato prove di capacità tanto nel buffo che nel serio, eseguendo il Ventaglio, il Ritorno di Pulcinella da Padova, il Campanello e la Lucia di Lammermoor di Donizetti. I principali attori che la compongono sono la Poggetti prima donna, (Giovanni n.d.r.) Varriale primo tenore, Vitelli primo basso, Bressou buffo6— La medesima compagnia è disponibile dal primo settembre in poi.7

Il retro del teatro fortemente rimaneggiato, foto Giuseppe Zingone

L’Orfanella Bellotta

La Michelina Bellotta di Palermo, fanciulla di anni nove, che arreca gran maraviglia coll’arte, facilità e grazia che ha nel sonare il pianoforte, va mostrandosi in vari esperimenti, ne’ quali sorprende come in sì tenera età possa tanto saper fare; ed in cui il difetto naturale di maggior sviluppamento della parte intellettuale vien compensato largamente dalla feconda propensione alla bell’arte dell’armonia, che in cotesta fanciulla ha la forza di facilitarlo ed anticiparlo meravigliosamente.
Oltre l’accademia che diede in Napoli nel passato maggio, che fu il suo esordire al Pubblico e che ne ottenne ampi suffragi, come tutti i nostri giornali dichiararono, ne ha date da ultimo altre tre in Aversa, Torre Annunziata, e sul teatro di Castellammare, nelle quali ha raffermata lodevolmente e con ammirazione la sua bella fama, ed il progresso che va facendo nel miglioramento. Nè le sensazioni momentanee del Pubblico concorrono per questa cara fanciulla, ma l’approvazione autorevole dì rinomatissimi professori dell’arte medesima, signori Coop e Cerimele, e di valorosi maestri di musica, tra’ quali primeggia l’egregio signor Mercadante, che siamo assicurati averne fatti lusinghieri elogi. La sventura tien pure sua vittima
questa fanciulla, e piaccia a Dio che non abbia ad opprimerla del tutto: ha perduto il genitore in sì tenera età, che era onesto impiegato, e le ha la lasciato in retaggio la squallida miseria.
Infelice ragazza, essa corre i paesi sotto amica e provvida tutela, invocando soccorso non solo a lei, ma a due fanciullini, suoi fratelli, ai quali essa è prima di età, e così di buon’ora n’è divenuta il sussidio, il conforto e la direzione. Ma può essa provvedere a tanta urgente necessità, a tanti mali coll’incerto e troppo angusto utile che ritrae così stentatamente dalla sua abilità musicale? Quale stato per questa desolata famiglia di fanciulli inesperti, e che si sventuratamente si son gittati in una vita attiva, agitata e piena di pericoli? Pericoli che sono molti, imminenti e disastrosi sotto molti aspetti; e tra questi è il minore sicuramente quello delle privazioni e della stessa miseria.

Avventurosamente sentiamo che alcune anime gentili e generose, prese di nobile e pio sentimento, saranno le prime ad aprire una sottoscrizione per accumulare un sussidio mensile a questi orfanelli infelici, che serva di baluardo ai mali che li minacciano, maggiori eziandio di quelli che or soffrono; e divenga l’àncora salutare, e la bella speranza di potersi la virtuosa suonatrice perfezionare nell’arte sua, e così un giorno salire a quella gloria che non le potrà certo mancare.

Che noi possiamo presto pubblicare di essersi effettuato questo pietoso ed onorevole sentimento, e con esso i nomi de’ generosi ad onor loro e del nostro paese! Oh, come debbono essi godere del pensiero di dar la vita non solo a tre infelici orfani, ma sottrarli da’ pericoli, addrizzarli a coltura ed onore, e facilitare la gloriosa rinomanza di una giovane artista. Bel monumento di onore e di venerazione alla scintilla del genio che la Provvidenza ha ispirato nell’orfanella Bellotta!

S. R.8

Il tearo Francesco I, immagine tratta da Stabiae e Castellammare di Stabia

Leggi anche: Storia del fu teatro Francesco I, di Martina Cesarano

Articolo terminato il 15 Giugno 2022


 

  1. Michele Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia, ed Fiory, 1972, pag. 197 e 198
  2. Mario Rinaldi, Felice Romani dal melodramma classico al melodramma romantico, Edizioni de Santis, 1965, pag. 231.
  3. Pacini Giovanni nacque a Catania l’11 febbraio 1796, e morì a Pescia, il 6 dicembre 1867, è stato un compositore italiano molto apprezzato, che ricevette molte riconoscimenti reali, tra cui una lettera d’encomio proprio da re Francesco I, anche la stampa dell’epoca lo osannava, come il Piccolo Corriere delle Dame del 1° ottobre 1825: Pacini è di ultima moda presso l’impresa dei reali teatri. Pacini al San Carlo, Pacini al Fondo e Pacini scrive per 19. Per chi fosse interessato alla sua biografia: Giovanni Pacini, Le mie memorie artistiche, Guidi 1865, pag. 148.
  4. Gazzetta di Milano, numero 45, del 3 Settembre 1829.
  5. Nel 1853, Giovanni Paladino è a Reggio Calabria, con una compagnia tutta rivisitata ed accresciuta: Prime donne assolute, Matilde Calì Mugnone colla scelta delle parti e Alessandrina Castellucci. Primi tenori assoluti sig. Agostino Pagnoni e Carlo Soldini. Primo baritono assoluto sig. Luigi Vendemmia. Primo basso sig. Giovanni Lauri. Comprimaria e generica signorina Giuseppina Sedelmajer. Primo tenore generico sig. Giovanni Variale. Secondo tenore Sig. Vincenzo Raimondi. Buffo napoletano sig. Francesco Parisi. Terza donna signora Marietta Messina Raimondi. Numero dodici coristi d’ambo i sessi. In IL PIRATA, Giornale di Letteratura, Varietà e Teatri, ANNO XIX, numero 36, del 3 Novembre 1853, pag. 144. Vedi anche: L’Italia musicale, giornale dei teatri, di letteratura, belle arti e varietà, Anno IV, 23 Ottobre 1852, pag. 339.
  6. Il buffo, ossia quella categoria di attori, che deve il suo nome all’opera buffa e che comprende quei tipi fissi, interpretati dai migliori attori della compagnia e riproposti costantemente di commedia in commedia sempre con lo stesso nome-ruolo, come Pulcinella Cetrulo, Pascariello Carota, don Pangrazio Cocozziello e i tre buffi di cui ci si occuperà in questo paragrafo: don Asdrubale Barilotto, Anselmo Raganelli e il guappo napolitano. In: CARMELA DE PINTOFRANCESCO SGUERA, Il carattere del nome nel teatro napoletano dell’Ottocento, pag. 103.
  7. IL PIRATA, Giornale di Letteratura, Varietà e Teatri, ANNO VII, Venerdì giorno 27 Agosto 1841, numero 17, pag. 68.
  8. IL PIRATA, Giornale di Letteratura, Varietà e Teatri, ANNO IX, Numero 27 di Martedì 3 Ottobre 1843, pag. 106.
Cattedrale: Padre Pio (foto Enzo Cesarano)

Don Gennarino Abagnale

Don Gennarino Abagnale: “…un sant’uomo di Castellammare”

(articolo del dott. Carlo Felice Vingiani)

Cattedrale: Don Gennarino Abagnale (foto Enzo Cesarano)

Cattedrale: Don Gennarino Abagnale (foto Enzo Cesarano)

Gennaro Abagnale nacque il 18 aprile 1879 a Castellammare di Stabia e, più precisamente, in piazza Fontana Grande, dove suo padre Luigi, originario di Gragnano, possedeva una caffetteria. La madre, Maria D’Auria, aveva già quattro figli ed altri tre ne sarebbero nati negli anni successivi.
L’ambiente del porto in cui egli crebbe non era certamente dei più tranquilli, né tanto meno lo erano gli abituali avventori dell’attività di famiglia ma, a dispetto del contesto sociale in cui cresceva, Gennarino si accorse ben presto di avere la vocazione sacerdotale. Continua a leggere

Ettore Tito

Ettore Tito

a cura di Giuseppe Zingone

Ettore Tito, autoritratto a matita

Nella rivista Lidel, del mese di maggio del 1919, Massimiliano Greco, ha rinvenuto un articolo su Ettore Tito, a firma TINGA.1Per chi non conoscesse il pittore nato a Castellammare, indichiamo questo articolo presente sul nostro sito: Ettore Catello Tito. Continua a leggere

  1. Ettore Tito, in: Lidel rivista di letture, illustrazioni, disegni, eleganza, lavoro, Maggio 1919, pag. 18 e 19.
san francesco

Chiesa e convento di San Francesco a Quisisana

Chiesa e convento di San Francesco a Quisisana
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )

Stemma della chiesa di San Francesco a Quisisana

Stemma della chiesa di San Francesco a Quisisana

Nel 1585 alcuni gentiluomini stabiesi decisero di far venire in città anche i frati francescani cappuccini. Per questo fecero acquistare dal Comune un pezzo di terra – parte incolto, parte oliveto e parte a castagni – per edificarvi un convento. I monaci, però, ritenendo del tutto insufficiente la chiesetta già esistente, decisero di costruire il convento ed una nuova chiesa, che fu dedicata come la prima, a Santa Maria del Loreto. Continua a leggere