L’acqua rossa e la vesuvialis

L’acqua rossa e la vesuvialis

di Giuseppe Zingone

Castellammare antiche Terme 3

Ero alla ricerca in rete di qualcosa che potesse essere inerente alla nostra città ed all’indirizzo evidenziato Castellamare di Stabia, sul portale Alamy1ho trovato 44 immagini. Mi è bastato aggiungere un m a Castellammare, che mi sono ritrovato davanti centinaia di foto. Tutti possono trarne beneficio, poiché alcune immagini sono libere da copyright mentre per poterne utilizzare altre, bisogna pagare.

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  1. Alamy è un database fotografico aperto e proprietario, lanciato nel 1999 e gestito da una società privata britannica che ha sede nel parco tecnologico di Milton, nell’Oxfordshire, inseriti da agenzie fotografiche e professionisti indipendenti, ovvero raccolte dal sito a partire da archivi di notizie, musei e collezioni di rilievo nazionale. Il sito è alimentato dagli inserimenti da parte di fotografi sia professionisti che amatoriali. Info tratte da Wikipedia.
Giacinto Gigante, Ruderi del Castello, acquerello, datato 17 giugno 1851, Immagine tratta dal catalogo d’asta Giovanni Tesorone, asta tenutasi a Roma nel 1909 opera gentilmente segnalata da Massimiliano Greco

Il castello in rudere

di Massimiliano Greco

articolo pubblicato il 16 giugno 2018

Con estremo piacere segnalo a tutti gli amici di liberoricercatore.it un bellissimo dipinto che ho avuto modo di rintracciare e di apprezzare dal catalogo d’asta Giovanni Tesorone (asta tenutasi a Roma nel 1909).

Ruderi del castello

Paesaggio con ruderi

Il dipinto, uno stupendo acquerello (40×28 cm) di Giacinto Gigante datato 17 giugno 1851, come riportato nella nota che rimetto in scansione a seguire, mostra una rarissima immagine dei ruderi del castello di Castellammare di Stabia. Continua a leggere

salto della cavallina

Uno ‘a luna… (il salto della cavallina)

(articolo di Maurizio Cuomo)

Tramandato per generazioni e sicuramente già in uso agli inizi del novecento, di questo gioco non è ben identificato il periodo di origine. Espressione di intelligenza, agilità e coordinazione, questo gioco di gruppo la cui dinamica è molto somigliante allo sport olimpionico del salto del cavallo, veniva prevalentemente praticato da ragazzi di sesso maschile in età preadolescenziale.

salto della cavallina

salto della cavallina

Lo svolgimento è molto semplice: prestabilito mediante una “conta” il giocatore che farà da “cavallina” (colui che restando fermo con le mani poggiate alle ginocchia e la testa in giù ben coperta da eventuali contatti con i saltatori, assume la posizione del noto attrezzo ginnico), fungendo come appoggio, attende i compagni di gioco, che, eseguita una breve corsa, poggiandogli le mani sulla schiena si danno slancio per scavalcarlo mediante un salto a gambe divaricate. Per non essere penalizzati a fare la “cavallina”, i saltatori non devono toccare l’avversario in nessun altro modo, se non con le mani sul dorso. Ciò che però rende questo gioco caratteristico, distinguendolo da una qualsiasi prova ginnica, è la “voce” che ciascun saltatore è tenuto a dare come accompagnamento al proprio salto. La “voce”, data prettamente in dialetto, differisce a secondo del turno e descrive in che modo verrà eseguito il salto. Nel corso degli anni questo gioco ha subito innumerevoli modifiche, per cui di seguito illustriamo una delle tante versioni di “Uno ‘a luna”, descrivendo le voci che caratterizzano i sedici turni: Continua a leggere

Biglietto autobus: Gestione Autolinee Urbane

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Biglietto autobus: Gestione Autolinee Urbane

Biglietto autobus: Gestione Autolinee Urbane

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( collezione privata Maurizio Cuomo )

Ll’Arco ‘e Santu Catiello

Ll’Arco ‘e Santu Catiello

di Corrado Di Martino

San Catello è noto in mezzo mondo è il Patrono della città di Castellammare di Stabia, ma perché dedicargli un arco, una delle porte della città, se a poche decine di metri è situata proprio la Cattedrale?

ARCO DI SAN CATELLO

Il motivo è tutto stabiese, come stabiese, è la propensione a raggiungere o preservare il proprio profitto, finanche, ma non è questo il caso, nelle dispute più sterili e povere. In origine l’Arco di San Catello, detto Porta del Quartuccio, era il luogo di transito di uomini e merci che accedevano alla città antica. Ivi degli esattori, riscuotevano il diritto di passo su tutte le mercanzie portate in città: – orzo e vettovaglie varie, legumi, olio, frutta. – Come è stato detto in altre pagine, veniva riscossa una gabella di origine angioina, denominata Quartuccio dall’antica unità di raffronto pari a poco più di due chilogrammi (2,294 kg).

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