a cura del prof. Luigi Casale
E’ un modo di fare le cose. La parola è usata anche come appellativo o soprannome, nomignolo, (strangianomme) per indicare quelle persone dal fare disordinato che le cose le fanno “come vengono vengono”. Alla sanfrason, appunto.
Questa espressione mi era molto familiare perché la usava mia madre in molte circostanze, specialmente quando si riferiva a me e alle mie azioni.
Un giorno – ero adulto ormai – in Lussemburgo con un ragazzo di origini napoletane, sapendo io la gioia che egli provava nel sentire parlare la lingua dei suoi genitori, introdussi nel discorso questa tipica espressione “napoletana”. E non avevo fatto i conti che colui, appassionato del napoletano, oltre a parlare (bene!) l’italiano conosceva (bene!) l’inglese e il francese, e – discretamente – qualche altra lingua. Come se non avesse capito (bene!) – infatti non aveva capito bene, perché quella parola non era del suo codice – mi chiese di ripetere.
– “Come?”
– “Alla sanfrason!”. Dissi io, chiaro e ad alta voce, credendo di insegnargli una nuova espressione napoletana.
Dopo un attimo di incertezza, superata l’esitazione, scoppiò in una fragorosa risata. E mi disse: Si dice: “Sans façon. (leggi : sanfasòn)”
Letteralmente significa: Senza forma, senza maniere. Ma può valere anche: In maniera molto semplice; semplicemente.
Così imparai una cosa nuova. Di non fare lo sbruffone quando non si è sicuri delle cose che si dicono.
Ma ci volle quella “lezione”.