a cura del prof. Luigi Casale
“’A sciorte” oppure “’a ciòrta”, con diversa fonetica a seconda delle aree di produzione, è la sorte. Ma anche la scelta, o – ancora – l’assortimento, oppure la fortuna.
A Napoli, invece, per antonomasia è la pasta, intesa come tipo o taglio.
Con connotazione positiva, poi, la parola indica anche la buona sorte, cioè quella che gli antichi Romani chiamavano fortuna secunda o fortuna prospera.
Noi familiarmente e in maniera scherzosa e un po’ volgare, diciamo “’o mazzo”.
Infatti, “tèn’a ciòrte” chi consegue un premio o un risultato in maniera inaspettata. ‘Nce vo’ ‘na bella sciorte!
Anche nella lingua italiana, la parola corrispondente (sorte) assume gli stessi significati.
L’origine delle due parole: sorte e ciòrta è il vocabolo latino sors (sorte) dal verbo sero (intrecciare), ricalcata a sua volta sul più antico: “fors” (caso) che è collegato al verbo “fero” (portare) nel senso di “comportare”. Fors indica perciò la manifestazione della sorte, come dimostra la parola latina fortuna. E Fortuna, oltre ad essere la dea, è anche – sia in latino che nelle lingue romanze – la ricchezza [vedi il particolare uso che se ne fa anche nella lingua italiana].
Ma – come ho detto – “’a ciòrte” è anche il tipo di maccheroni.
“Né! Ma che ciòrte vuó?” chiede la cuoca al marito, dovendo buttare la pasta. Sicché ‘a ciòrte è proprio il tipo di pasta.
Una volta se ne contavano più di 100 tipi. Oggi, nei supermercati se ne vedono a stento una decina.
Ci salviamo noi, fortunati (“Che bella ciòrte!”) ad avere il pastificio a due passi da casa. E possiamo scegliere il tipo adatto per ogni piatto, e per ogni condimento.
Ma poi questa fortuna la sappiamo apprezzare?
Postilla inviata dall’autore (in vista dei Referendum):
Fortuna, è quindi la sorte; cioè, fondamentalmente, il caso. Per cui essa non implica necessariamente, come succede a noi parlanti moderni, un qualcosa di favorevole, di positivo. Per lo stesso motivo i Romani dicevano “fortuna secunda” o “fortuna adversa” per distinguere la fortuna buona da quella cattiva.
“Secunda” significa, infatti “che segue, seguente”; cioè che ci viene da dietro, e quindi ci spinge in avanti. Pensate al verbo “assecondare” (= guidare il movimento spingendo da dietro). Mentre “adversa” è contraria: cioè (da “ad + versus”) che ci viene incontro girata verso di noi, perciò si oppone al nostro movimento. Ci frena, se non – addirittura – ci respinge. Buona giornata a tutti. E buona fortuna! E mi raccomando: “Tutti a votare domenica!”. Se ci stanno a cuore la nostra sorte e – insieme – la nostra fortuna. Che sia “secunda”!